LUPI DECISO A LASCIARE IL GOVERNO E A RIDIMENSIONARE ALFANO
IN BALLO LA GESTIONE DEL PARTITO LASCIATA A QUAGLIARELLO E SCHIFANI
Come si fa a sopravvivere dopo l’uragano elettorale che ha portato il Pd oltre il 40%? Chi dovrà evitare di finire inghiottito dal monocolore renziano?
Nel Nuovo Centrodestra si è aperta una «questione politico-esistenziale» che spinge Alfano e Lupi a dover decidere se lasciare il governo e dedicarsi totalmente al partito. Nei gruppi parlamentari il problema è considerato esiziale, non più rinviabile.
Il ministro delle Infrastrutture, eletto eurodeputato, sta seriamente valutando di lasciare il suo dicastero e volare a Strasburgo: avrebbe tempo e mani libere per far crescere una creatura politica rachitica del 4,3.
Una percentuale, tra l’altro, che non appartiene tutta all’Ncd perchè almeno l’1%è attribuibile all’Udc (Casini insinua che il partito guidato da Cesa avrebbe portato di più, il 2% dei voti).
Ci sono alcuni problemini non secondari all’arrivo di Lupi. Il primo. Chi andrebbe al suo posto alle Infrastrutture? Si aprirebbe la sarabanda nel partito e poi abbandonare quella casella così importante nel governo significherebbe correre il rischio di perderla definitivamente.
Il secondo è che in via Arcione, sede dell’Ncd, chi guida la baracca c’è già e sono Quagliariello e Schifani.
Ma il terzo problemino è ancora più pesante: con Lupi di fatto segretario, Alfano verrebbe oscurato.
I più diplomatici del Nuovo Centrodestra sostengono che la scelta di Lupi di lasciare l’esecutivo per il Parlamento europeo e per il partito sarebbe fatta di comune accordo. Insomma, Angelino rimarrebbe il leader di fatto.
Ma c’è una versione maliziosa che circola, quella secondo cui Maurizio vorrebbe far scendere di un gradino il ministro dell’Interno responsabile di un risultato elettorale più che deludente.
Un risultato, dicono gli autori di questa versione maliziosa, che nel «democratico Nuovo Centrodestra non viene discussa in nessuna sede, mentre si critica l’antidemocratica Forza Italia che domani (oggi, ndr) riunisce l’ufficio di presidenza».
Per evitare l’arrivo di Lupi, dovrebbe essere Alfano a dimettersi dal ministero dell’Interno e occuparsi a tempo pieno del partito.
Una richiesta che gli viene fatta da molto tempo. Ma lui non sembra intenzionato a fare questo passo. È convinto che tutti, Lupi compreso, dovrebbero rimare al proprio posto e far lavorare tranquillamente Quagliariello e Schifani.
È convinto anche che l’Ncd si rilancerà garantendo la governabilità e facendo valere con forza le proprie idee e proposte, a cominciare dal fisco.
Una presenza che smentisca il monocolore renziano. Ma sono in molti nello stesso Ncd a dubitare che ciò possa accadere, soprattutto se al ministero dell’Economia rimarrà il viceministro Casero che non sarebbe in grado di battersi per trovare gli 80 euro da dare anche alle partite Iva.
C’è un dibattito aspro e poco visibile nel partito di Alfano.
Un confronto e una divisione che riguardano anche le prospettive politiche. Schifani ieri ha detto che l’obiettivo resta quello di costruire un partito di centrodestra alternativo al Pd che, alle prossime elezioni, non sia condannato alla «medaglia di bronzo». Da soli è impossibile.
L’alleanza con Berlusconi, Salvini e Meloni è sempre più lontana.
Si apre allora un’altra ipotesi: governare con Renzi e con lui poi stringere un patto elettorale per le Politiche.
L’Ncd diventerebbe quello che erano i liberali e repubblicani per la Dc.
Un satellite.
Amedeo Lamattina
(da “La Stampa”)
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