M5S, LEGA E SEL SE NE VANNO TUTTI PER PROTESTA
APPELLO A MATTARELLA CHE FA IL DEMOCRISTIANO E NON RICEVE NESSUNO… E’ IL LOGICO FINALE DI UNA RIFORMA INFAME
Dopo le botte, l’Aventino.
Messa così, la concatenazione degli eventi che stanno portando alla riforma della Costituzione ha un suono sinistro.
Ma è la ricostruzione empirica degli eventi. Perchè nella notte sono volati pugni, spinte, schiaffoni, con l’infermeria a soccorrere due contusi e il vicepresidente Roberto Giachetti sotto cortisone per il crollo delle corde vocali.
Poi, nella mattinata, la situazione è ulteriormente precipitata.
“O ci date una capigruppo o usciamo dall’aula”, ha tuonato Renato Brunetta di buon mattino. Quando Laura Boldrini ha concesso un’interruzione della seduta fiume per consentire ai presidenti dei vari schieramenti di fare il punto e tentare una mediazione tra l’intransigenza del governo e l’ostruzionismo delle opposizioni, il clima sembrava essersi rasserenato.
Forse era stata solo la stanchezza a placare gli animi.
Perchè, nell’ufficio della presidente, al primo piano di Montecitorio, l’aria era incandescente. Dopo un’ora è stata la vicecapogruppo del M5s Francesca Businarolo a infilare l’uscita e a sbottare: “Questa riforma non la appoggiamo, non la condividiamo e non la voteremo e usciremo dall’aula”.
Un Aventino in pieno stile, dopo che per tutta la giornata di ieri i grillini, pur rimanendo in Aula, non avevano partecipato alle votazioni.
Una situazione ancora più tesa, perchè anche Sel, Lega e probabilmente Forza Italia assumeranno la stessa decisione.
Insomma, si prefigura uno scenario in cui tutte le opposizioni disertano l’aula e la maggioranza tira dritto nel votare la riforma dell’architettura dello stato.
Non un’immagine bellissima. Con, per di più, anche la minoranza Democratica a fare la voce grossa per la totale incomunicabilità con la stanza dei bottoni in cui sono asserragliati i renziani.
È stato Roberto Speranza a mettere una pietra tombale sul possibile compromesso avanzato dal M5s.
Mettiamo da parte l’articolo 15 (quello che norma i referendum) e riapriamo il capitolo a marzo, con un clima più sereno. “Avanti con la seduta fiume, al massimo lo si può accantonare e votare alla fine” il massimo che ha concesso il capogruppo del Pd. Stop.
Una fine che potrebbe riguardare non solo la trattativa sulla riforma del Senato, che Forza Italia vuole portare all’attenzione del Capo dello Stato, al quale chiederà un incontro.
Perchè Matteo Renzi ha fatto capolino stanotte, verso le due e mezza, nell’emiciclo. E si è fermato a parlare con alcuni deputati forzisti.
“Sono otto mesi – ha detto il premier secondo quanto viene riferito da più fonti – che le riforme sono bloccate alla Camera. Se questa Camera non riesce a votare le riforme prendo atto che la legislatura è finita e si va a votare, a me va benissimo”.
Fine dei giochi?
Forse Renzi dimentica che non decide lui se si va o meno al voto…. delirio di onnipotenza
(da “Huffingtonpost“)
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