MANOVRA, LA RIVOLTA DI LEGA E FORZA ITALIA E I TIMORI PER IL GIUDIZIO DELLE AGENZIE DI RATING
LA DUCETTA, COME SEMPRE, SI SENTE SOTTO ASSEDIO: “SEMBRA UN AGGUATO”…LA PROSSIMA SETTIMANA ARRIVA FITCH, IL 17 NOVEMBRE C’È IL GIUDIZIO DI MOODY’S
«Dureremo quattro anni», diceva mercoledì la premier. Eppure la giornata di ieri restituisce un’immagine non proprio rassicurante. Le indiscrezioni sulle bozze del provvedimento atteso in Parlamento hanno scatenato Lega e Forza Italia. Il Carroccio, dopo aver propagandato lo smantellamento della legge Fornero e la cosiddetta pace fiscale, deve accettare norme che inaspriscono le condizioni per lasciare il lavoro e aumentano i controlli nei conti correnti degli evasori.
Forza Italia non riesce ad ingoiare il rospo della stretta sulle tasse immobiliari, in particolare l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi.
L’intervento sulle pensioni, voluto all’ultimo momento da Meloni, è l’assicurazione contro il declassamento delle agenzie di rating. Il perché lo raccontano gli ultimi dati Inps sulla spesa previdenziale. L’anno scorso è salita del 2,9 per cento a 322 miliardi, più di un terzo del bilancio pubblico, quasi il triplo della spesa per la sanità, sei volte più di quel che lo Stato dedica alla scuola.
Delle quattro agenzie che si devono esprimere sull’affidabilità dei titoli italiani, finora a confermare il giudizio è stata solo S&P Global. Oggi è il turno di Dbrs, la settimana prossima di Fitch, il 17 novembre chiude il giro Moody’s. Se quest’ultima peggiorasse anche solo di un gradino il giudizio, il debito italiano perderebbe il livello “investmente grade” con conseguenze gravissime sui mercati.
All’ora di cena contro la norma che rafforza i poteri dell’Agenzia delle entrate si scaglia Salvini: «Non ci saranno incursioni sui conti degli italiani». Poco dopo un’indiscrezione fatta circolare da Palazzo Chigi spiega che non ci sarà nessuna norma per permettere all’Agenzia di «entrare direttamente nei conti», ma solo «la possibilità di utilizzo di strumenti informatici per efficentarne di già esistenti». Un giro di parole per confermare senza smentire. Poi siccome dei giornali è bene non fidarsi, Meloni riscrive il concetto su Facebook con tono polemico: «Avviso ai naviganti: quella norma non c’è».
Se la bozza circolata ieri fosse quella concordata con i partiti, si dovrebbe desumere che fra Meloni, Giorgetti e i partner sia in atto un gioco delle parti. Le modifiche alle pensioni sono limitate, così come non ci sono cambiamenti enormi sul fisco.
Le novità rilevanti sono tre: la modifica dei moltiplicatori per gli assegni dei più giovani, il limite minimo di mille euro per i debiti fiscali che prevedono il pignoramento sui conti bancari, il tetto a 50mila euro per usufruire dell’esclusione dei titoli pubblici dal calcolo dell’indicatore di ricchezza (Isee).
Per fermare il corto circuito mediatico il Tesoro ha comunque dovuto fare una nota per smentire l’ufficialità delle bozze fin qui diffuse. Il banco di prova della maggioranza sarà in Parlamento.
(da La Stampa)
Leave a Reply