MARCO TRAVAGLIO: IL GRAN CONIGLIO
ARCORE, LE ULTIME VOLONTA’: SALVATE IL PREGIUDICATO
Arcore (Brianza), villa San Martino, interno giorno.
S.B. Bene, amici carissimi — in tutti i sensi —, vi ho convocati qui per discutere delle sorti del governo del Paese, cioè del mio culo.
Quagliariello. Suggerirei di chiamarlo agibilità politica, sennò il nonnetto lassù mangia la foglia.
B. Vabbè, come vuoi. Idee? Angelino diceva di averne un sacco.
Alfano. Sire, ne avevo un paio, ma ora così, su due piedi, a bruciapelo, sarà l’emozione, non me le ricordo più. Quanto tempo ho?
B. Ma figurati, fai con comodo, ci mancherebbe, tanto chi sta per finire al gabbio sono io… Dio mio in che mani sono, se penso che questo è vicepremier, ministro dell’Interno e segretario del partito… Fortuna che almeno non lo pago io, ma gli italiani.
Santanchè. Io avrei un’idea meravigliosa.
B. Sentiamo, vai Daniela.
Santanchè. Ho trovato! Tu vai in galera, così imparano quei comunisti rottinculo, e poi ci divertiamo. Mica male, eh?
B. Ma certo, come no: e se mi scivola la saponetta nella doccia, chi si china a raccoglierla? Tu? Tutti bravi a fare i detenuti col culo, pardon con l’agibilità politica degli altri.
Verdini. Tranquillo, capo, se finisci dentro noi ti veniamo a trovare tutti i giorni, e le saponette nuove te le portiamo noi.
Schifani. Giusto, e poi gli amici di giù dicono che al 41-bis non si sta poi così male: cella singola, niente sovraffollamento.
B. Intanto è meglio che alle carceri non vi avviciniate proprio: una volta dentro non uscite più. E poi, nel caso, niente visite: l’unico vantaggio dell’arresto è che almeno non vi vedo più per un po’.
Gasparri. Ma scusate, non s’era detto di impugnare la condanna alla Corte di Edimburgo?
Matteoli. Ma quale Edimburgo: di Salisburgo.
L. Comi. Ma non era Friburgo? O Amburgo?
F. Pascale. Buoni gli hamburger, vero Dudù?
B. Han parlato i principi del foro! Avvocato Coppi, la prego.
Coppi. Veramente sarebbe Strasburgo, ma non è questo il punto. Lei deve accettare la condanna, proclamarsi colpevole, assumere un’aria contrita e penitente, scusarsi col capo cosparso di cenere, flagellarsi pubblicamente ai piedi di un pm a scelta, chiedere l’affidamento al servizio sociale, iniziare a scontare la pena…
Voce femminile dalla stanza della lapdance. Qualcuno ha detto pene?
B. No cicci, si parlava di pena. Torna giù, Katiusciah, non è ancora il tuo momento… Mi scusi, Coppi, lei sarà anche un principe del foro, ma qui il foro me lo gioco io. Possibile che, con tutto quel che la pago, non le vengano in mente idee più brillanti?
Ghedini. Scusi, maestà , se il collega consente io un’idea ce l’avrei.
B. Sarebbe la prima volta, comunque sentiamo, spara!
Ghedini. Sto elaborando un lodo infallibile in base al quale il decreto Severino si applica soltanto su base volontaria, su richiesta del parlamentare condannato (e noi naturalmente siamo furbi e non facciamo richiesta), altrimenti è incostituzionale: qualche giurista di sinistra che se la beve lo troviamo sicuro, così mandiamo tutto alla Consulta e guadagniamo un paio d’anni.
B. Sì certo e il lodo chi ce lo vota? Tua zia? Per carità , ricordati che fine han fatto gli altri lodi infallibili: Schifani, Alfano ecc. Capace che li scrivete così bene che in galera ci finisco sul serio.
Alfano. Mi avete chiamato? Scusate, stavo cercando di ricordare quelle mie due idee strepitose.
B. Come non detto, Angelino: con le tue idee geniali riusciresti a farmi dare l’ergastolo.
Longo. Eh no, per l’ergastolo ci sono già io. Sennò che ci sto a fare?
B. Ecco, appunto, lei parli solo quando la interpello. Cioè mai.
Brunetta. Ribadisco la mia idea di mettere i tornelli fuori dai tribunali: basta estenderla alle carceri, rubare tutte le chiavi a scheda, e il gioco è fatto.
B. Va bene, Renato, ora però torna a giocare al piccolo economista che qui s’è fatta una certa… Se solo ci fosse Dell’Utri, lui aveva sempre buone idee: ma ormai s’è dato. Vabbè, lo capisco, lui sta peggio di me, non me l’avete neppure fatto riportare al Senato. Fedele, tu come la vedi?
Confalonieri. Non so perchè, è triste dirtelo in un momento così, ma gli esperti mi garantiscono che se vai dentro il titolo sale in Borsa, se fai cadere il governo le azioni precipitano. Vedi tu.
E. Doris (traccia un cerchio nella sua aiuola di sabbia portatile). Da assicuratore,assicuro.
Marina. Se lo dicono loro, lo dico anch’io.
B. Grazie tesoro, sei la solita leonessa, senza di te non so come farei. Quindi mi faccio arrestare?
Capezzone. Mi oppongo fermamente, sarebbe un vile cedimento al golpe delle toghe rosse nell’ambito della ventennale guerra civile fra magistratura ideologizzata e politica indebolita che…
B. Ma questo chi l’ha fatto entrare?
Cicchitto. È pur sempre il nostro viceportavoce. S’è pure pagato il viaggio.
B. Ah ciao, tessera 2232, ci sei pure tu? Scusa, ma senza cappuccio non ti riconosco mai.
Cicchitto. Figurati, tessera 1816. Daniele ha ragione: occorre spezzare il circuito mediatico-giudiziario con una solenneriaffermazione del primato della politica…
B. Per favore, siamo fra noi: queste cazzate vanno bene per i talk show e i giornali che si ingoiano tutto. Torniamo al punto.
Massimiliano Allegri (al telefono). Presidente, stasera il Milan vincerà per lei, e se l’arbitro non ci dà almeno due rigori per garantirci l’agibilità sportiva , mi farò sentire nelle sedi opportune.
B. Grazie, caro, ora però vai a giocare a palla, chè i grandi han da fare… Allora, altre idee? Altri ministri? Dispersi?
B. Lorenzin (da dietro una fioriera). Sono qui, padrone. Come ministro della Salute potrei ottenere un certificato medico che ti dichiari inabile al carcere e ai domiciliari. Che dici, provo?
B. Vabbè, grazie del pensiero. Maurizio?
M. Lupi (da sotto il tappeto). Scusa, Signore, stavo facendo le prove di indipendenza da te, come richiestomi da Enrico Letta.
B. Ecco, ce ne siamo perso un altro. Scusa Gianni, ma a che gioco gioca il nipotino?
G.Letta. Tranquillo, Silvio, ci parlo sei volte al giorno e cinque con Napolitano. Tutto sotto controllo, sei in una botte di ferro.
B. (piange) La conosco la tua botte di ferro: quattro muri di un metro per due con le sbarre alla porta… Paolo, Mariastella, Sandro, aiutatemi almeno voi.
Bonaiuti. Sto vergando un vibrante comunicato contro l’irresponsabile atteggiamento del Quirinale e del Pd, insensibili alle istanze…
B. Sì, bravo, mentre tu verghi io finisco in galera. Mariastella?
M. Gelmini. E’ una vergogna, uno scandalo, ma mi mancano le parole.
B. E ti pareva. Meglio così. Da quando hai tirato fuori il tunnel dei neutrini, meno parli meglio è per tutti. Sandro?
Bondi. Eminenza Reverendissima, si ragionava appunto con la mia meravigliosa Emanuela (Repetti, che annuisce, ndr) che l’ora è grave e s’impone uno scatto d’orgoglio acciocchè…
B. Sai dove te lo devi ficcare il tuo scatto d’orgoglio… Ok, basta. Qualcuno ha un revolver?
F. Pascale. No, puccipucci, non farlo, lo sai che senza di te non vivo più. Non è il momento di farla finita, non prima del testamento almeno.
B. Ma che hai capito! Non è per me: è per voi, razza di mangiapane a ufo.
Dudù. Baubau.
Dudi (detto Piersilvio): È quel che dico sempre anch’io, il collega che mi ha preceduto mi ha tolto le parole di bocca.
Primo carabiniere dietro la finestra. A rega’, cheddite? Famo ‘na retata e li ingabbiamo? Quanno ce ricapitano tutti insieme?
Secondo carabiniere in giardino. Zitto che ce tocca pure faje ‘a scorta.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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