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MATTARELLA, L’UNICA CERTEZZA DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE

“IL FOGLIO”: “MENTRE MELONI CELEBRA LA SUA SPECIAL RELATIONSHIP LUI A MUSK GLIELE CANTA E GLIELE SUONA” … “COME LE VERE ICONE DI SUCCESSO È SEMPRE IDENTICO A SÉ STESSO. NON CAMBIA PETTINATURA, NON CAMBIA ABBIGLIAMENTO, MAI VISTO SENZA CRAVATTA O CAMICIA INEVITABILMENTE BIANCA”

Mancano pochi giorni al classico discorso di Capodanno, ma nel marasma dell’anno di disgrazia 2024, con guerre e sconquassi e nuovi leader che sembrano cattivi di James Bond, Sergio Mattarella rimane una certezza.
Qui non si fanno classifiche né si potrebbe limitarsi a nominarlo l’uomo dell’anno, perché Mattarella è almeno l’uomo del settennio (doppio). Anche mentre si rapporta coi cattivi di James Bond. Una delle dialettiche più gustose è quella proprio con Elon Musk. Mentre noi tutti stiamo alla finestra per capire cosa combinerà il tesliano, mentre Meloni celebra la sua special relationship con il tesliano, Mattarella al tesliano gliele canta e gliele suona.
“L’Italia sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione e nessuno dall’estero può impartirle prescrizioni” ha detto Mattarella dopo i tweet di Musk in cui questi suggeriva che i giudici rei di aver bloccato il piano albanese di Meloni “devono andarsene”.
Il rapporto con la Silicon Valley di Mattarella del resto è sempre stato molto dialettico, direbbe un quirinalista. Ci ricordiamo quando andò in visita di stato a San Francisco, visita che svela anche un aspetto non secondario del mattarellismo: noi c’eravamo e ci raccontarono di quando Mattarella dovette incontrare – in mezzo a un bosco di querce – Gavin Newsom, il governatore della California.
Il protocollo californiano aveva chiesto un dress code “informale”, il Quirinale aveva detto “benissimo”, il governatore della California si presentò quindi in smanicato centogrammi, e Mattarella invece in giacca e cravatta e col soprabito blu scuro di Cenci. Perché qui entriamo in un’altra dimensione, non meno importante, del mattarellismo, quella estetica: Mattarella come le vere icone di successo è sempre identico a sé stesso.
Non cambia pettinatura. Né tantomeno si fa crescere la barba, non indossa uniformi militari, non cambia abbigliamento. Mai visto senza cravatta o camicia inevitabilmente bianca. Mattarella poi negli anni si è pure ammorbidito e sorride di più. Sorride quando Riccardo Muti sbrocca allo squillo di un telefono cellulare dirigendo il concerto al Senato.
Sorride nell’instancabile attività di globetrotter, sorride e non protesta sotto la pioggia battente alle Olimpiadi di Parigi, a 83 anni, forza fisica e miracolo biologico (chiunque altro anche con metà dei suoi anni il giorno dopo avrebbe la febbre alta) . Sorriderà probabilmente anche alle accuse di essere un rettiliano.
C’è infine chi vorrebbe Mattarella capo oscuro dell’opposizione, della vera sinistra (un magnifico paradosso, visto che la creatura Mattarella, umana o rettiliana, fu “inventata” da Matteo Renzi, il più inviso alla sinistra-sinistra, il più impuro, insomma rettiliano pure lui, chissà che pupilla).
Ma la teoria più verosimile è quella che vorrebbe Mattarella inviso soprattutto alla premier Giorgia Meloni. Del resto qualcuno si ricorda ancora i video di una Meloni ruspante all’opposizione che chiedeva la messa in stato d’accusa del presidente per alto tradimento, per aver troppo seguito “interessi stranieri” (sic), quando mise il veto su Paolo Savona ministro dell’Economia.
Ovviamente il rapporto tra i due dà molto da pensare e si presta a gustosi retroscena anche se si è molto istituzionalizzato da quando Meloni è al governo. Proprio l’anno che va terminando si era aperto assai poco dolcemente, con un attacco della premier che a febbraio aveva deciso di criticare Mattarella pur senza evocarlo, dopo il pestaggio degli studenti di Pisa da parte delle forze dell’ordine.
Se il presidente della Repubblica aveva chiamato al telefono il capo della Polizia per essere informato di quanto avvenuto, Meloni aveva un po’ scoattato (“Penso che sia molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra”) facendo prevedere l’apertura di un conflitto istituzionale tra Palazzo Chigi e Quirinale senza precedenti.
C’è chi vorrebbe Mattarella come una specie di fratello maggiore di Schlein, soprattutto chi vorrebbe che non firmasse certe leggi. Insomma Mattarella ogni giorno si sveglia e sa che deve correre più veloce di qualcuno che gli chiede di non firmare qualcosa. Secondo qualcuno ci sarebbe un sistema infallibile per giudicare se Mattarella abbia o no gradito una legge: il tempo che ci mette a promulgarla.
La firma del presidente infatti deve arrivare entro 30 giorni dall’approvazione di una legge o decreto. Più tardi arriva, peggiore è direbbero i giovani la sua “vibe”. Il promulgometro calcolato sul tempo di firma vuole che non gradite sarebbero la maternità surrogata reato universale; il decreto Albania; l’autonomia differenziata. Ma andando indietro anche il decreto anti-rave, primo atto del Governo, tutti firmati last minute.
A tutti questi retroscena Mattarella ha risposto, naturalmente non a brutto muso, ma in mattarellese. Con una pacata esternazione. [Nel caso di Mattarella la risposta [venne durante l’incontro coi vertici della Casagit-
Alla mutua dei giornalisti ex lussuosa Mattarella ha fatto il seguente ripassino di storia: “Qualche volta ho l’impressione che qualcuno pensi ancora allo Statuto albertino in cui, come è noto, veniva affidata la funzione legislativa congiuntamente alle due Camere e al re”, ha detto il presidente. “Vorrei cogliere l’occasione, approfittando e rivolgendomi ai tanti presenti che sono anche nella veste insopprimibile di giornalisti” (insopprimibile anche per la mutua), per far notare che “quando il presidente della Repubblica promulga una legge, non fa propria la legge, non la condivide, fa semplicemente il suo dovere”.
Insomma il Presidente della Repubblica ha voluto chiarire di non essere Elly Schlein, ma neanche Zerocalcare, né Ghali, insomma non un testimonial della sinistra né di un partito in generale. Diciamo Ghali non a caso però. Il momento più grave, per gli antimattarellisti, si ebbe proprio su un palco musicale; lo schiacciamento di Mattarella a sinistra è avvenuto a Sanremo, quando per la prima volta un capo dello stato presenziò al Festival della canzone italiana.
E insomma era derivata l’ospitata di Mattarella al Sanremo più schleiniano, più genderizzato, più ztlizzato, quello insomma del 2023, anzi ventiventitré come si dice in sanremese.
Quello coi monologhi delle femmine dolenti, quello della concione del maschio democratico Roberto Benigni sulla Costituzione nella prima serata, quello del bacio tra Fedez e Rosa Chemical nell’ultima, quello del “sentiti libera” di Chiara Ferragni, di cui ricordiamo anche il celebre selfie proprio con Mattarella, la figlia Laura, “Ama” e Gianni Morandi (dopo la “foto di Vasto”, quella di Sanremo per una nuova piattaforma democratica).
Era l’anno in cui Sanremo era l’Atreju del Pd, e il fatto che Mattarella andasse a presenziare pareva un chiaro segnale. I retroscena sostenevano che la sua presenza fosse un messaggio contro la riforma presidenzialista di Meloni; che fosse un messaggio contro la riforma della autonomia differenziata. Alla fine probabilmente Mattarella aveva solo voglia di andarci (certo adesso per par condicio andrà al festival melonizzato di Carlo Conti, con Tony Effe?).
Mattarella è rockstar tranquilla. Non è un trapper. Anche se a volte mette a segno delle mosse diaboliche, come allo scadere del suo primo e, si pensava, unico mandato. Sapendo egli che quando si vuole fortissimamente una cosa, specialmente in politica, si deve concentrare ogni energia nel celare il desiderio, anzi smentirlo, negarlo, a parole e soprattutto a fatti (risultato di un’educazione gesuitica di prima classe), si trovava a concorrere con un altro formidabile alunno di gesuiti, Mario Draghi (venuto su al liceo Massimo).
Quando Draghi, interrogato sulle proprie mire sul Quirinale, ammise che sì, gli avrebbe fatto piacere, si capì che era perduto. Mentre quell’altro non solo smentiva, non solo faceva postare al suo portavoce foto eloquenti di un trasloco, ma veniva miracolosamente paparazzato in visita a un fantomatico appartamento a Roma, dove avrebbe preso residenza disceso finalmente dal Colle (Colle di cui non discese mai). Ecco, il trasloco e la visita immobiliare tranquillizzarono tutti, e sappiamo come andò a finire (evidenza della superiorità del gesuitismo siculo rispetto al gesuitismo romano). Peraltro ha studiato dai gesuiti anche Donald Trump: vuoi vedere che in un minuto Mattarella scippa a Meloni pure l’Arancione suo amico? Auguri per un 2025 cordiale e collaborativo
(da “il Foglio”)

This entry was posted on domenica, Dicembre 29th, 2024 at 19:35 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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