MELONI E’ NERVOSA
FINANZIARIA DI GALLEGGIAMENTO, SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, ELEZIONI DIRETTA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
Grande è la versatilità di Giorgia Meloni nel passare dalla postura di statista di livello internazionale, che alterna serietà compunta e faccine sorridenti ammiccanti, a quella di guida di un governo variamente sfidato da opposizioni in disordine sparso, «costretto» a difendersi e a contrattaccare con toni minacciosi da comiziante (una parte che le ha dato fama e probabilmente portato voti).
Qualche volta, però, di recente, la presidente del Consiglio manifesta un eccesso di nervosismo che la spinge sopra le righe. Con un verbo che a Colle Oppio è di uso frequente, Meloni “sbrocca”. Raffinati psicologi meglio esploreranno modi, tempi, entità della perdita di controllo sulla voce e sul body language. Utile, forse preferibile andare all’individuazione delle cause politiche del comportamento di Meloni.
Il fatto
A uso dei sostenitori e degli oppositori premetto che le difficoltà e le tensioni, le criticità nelle azioni del governo e le appena visibili conseguenze non positive non si traducono né immediatamente né automaticamente in caduta di consensi per lei e per il suo governo né, meno che mai, in impennate di intenzioni di voto per le opposizioni e i loro dirigenti. Ci vuole altro. Poi, però, purtroppo per loro, i benaltristi non sanno dire con sufficiente previsione e condivisione che cos’altro e come manca e da chi potrebbe essere prodotto.
L’agenda della valutazione e, presumibilmente, delle preoccupazioni del governo (e delle migliori fra le opposizioni, alcune sono solipsistiche) la dettano il fatto, il non fatto e il fatto male. La legge finanziaria è il fatto più importante. Sul punto mi atterrò alla sapida espressione inglese “a gentleman never quarrels about figures”.
Non importa se i numeri danno qualche premietto ai ceti medi, tali definiti con riferimento ai redditi che spesso sappiamo non essere proprio il più affidabile degli indicatori. Importa poco anche che i “ricchi” sfuggano a qualsiasi aggravio. No, Robin Hood non frequenta nessuna foresta italiana. Importa di più che ai ceti più deboli non vengano dati aiuti più cospicui. Cruciale, invece, è che il governo preferisca il galleggiamento a interventi “coraggiosi” per la crescita, per aumentare le dimensioni della torta e non per (re)distribuire poco più delle briciole.
Sarà, come argutamente sospetta Giulia Merlo, la Finanziaria dell’anno elettorale a mostrare tutta la sua spinta espansiva, fatta
specialmente di regali più meno mirati, collocati in bella mostra in vagoncini clientelari?
Quasi fatta è la separazione delle carriere fra pubblici ministeri e magistrati giudicanti. Non sarà lo sbandierato ricordo che questa riforma la voleva Silvio Berlusconi a farmi votare Sì al referendum prossimo venturo. Infatti, fra i mei ricordi trovo anche le strenue battaglie del Cavaliere e dei suoi seguaci non solo “nei” processi, ma “contro” i processi. Quanto ai sondaggi che danno al Sì un buon vantaggio, ricordo che anche il referendum di Renzi partì con notevole abbrivio che si spense piuttosto rovinosamente. Memore, Meloni ci rassicura o ci gela: il rigetto (referendum nient’affatto “confermativo”) non farà cadere il governo che pure quella separazione ha voluto e imposto. Non esattamente un bell’esempio di accountability.
Il non fatto
Fra il non fatto risplende «l’elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri», sbrigativamente il premierato. Definita da Meloni stessa «la madre di tutte le riforme» sembra destinata a rimanere incinta ancora per molti mesi. Per non incorrere in un referendum rischioso assai nonostante il probabile sostegno dei riformisti già impunitamente renziani, è tutto rimandato alla prossima legislatura.
Servirà, forse, in campagna elettorale quando si potrà assistere allo spettacolo senza precedenti dell’unica capa del governo italiano rimasto in carica per l’intera legislatura che chiede voti per la stabilità, degli altri. Sì, anche questa non remota
eventualità provoca una non modica dose di nervosismo. Troppo banale concluderne che, al momento, non si vede chi sappia approfittarne e come?
(da editorialedomani.it)
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