MELONI E SALVINI GETTANO L’ENNESIMO SALVAGENTE ALLA “CASTA” DEI BALNEARI: IL TESORO HA DECISO IL TAGLIO DEL CANONE DELLE CONCESSIONI DEMANIALI DEGLI STABILIMENTI. UN “ULTIMO REGALO” DEL GOVERNO, PRIMA CHE SCATTINO LE GARE
I CONCESSIONARI USCENTI CHE PERDERANNO GLI STABILIMENTI AVRANNO ANCHE UN INDENNIZZO
Il decreto Salva infrazioni approvato dal Parlamento a novembre dello scorso anno ha previsto l’ultima proroga delle concessioni balneari fino a settembre 2027, poi scatteranno le gare. Sempre quel provvedimento, aveva rimandato a un decreto attuativo del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti le norme per calcolare gli indennizzi per i concessionari uscenti che perderanno gli stabilimenti.
Con qualche mese di ritardo (doveva essere pronto a marzo), le misure preparate dal Mit e bollinate dalla Ragioneria sono state inviate al Consiglio di Stato e parallelamente proseguirà l’interlocuzione con la Commissione europea rispetto alla procedura di infrazione tuttora pendente.
Il decreto attuativo, però, contiene una sorpresa, l’ultimo regalo ai balneari: il taglio del canone delle concessioni demaniali. Una sorta di lascito prima delle gare, quasi una compensazione del centrodestra che da anni – e in modo ancor più forte in campagna elettorale – aveva fatto del blocco del mercato e della reiterazione delle proroghe un principio non negoziabile. Per poi fare retromarcia davanti all’intransigenza dell’Europa.
l’esecutivo garantisce un taglio dell’affitto che il proprietario dello stabilimento versa al demanio e che sarà più o meno ampio a seconda della categoria e dell’area di riferimento. I canoni erano già stati abbassati del 4,5% nel 2024 dopo i maxi aumenti del 2022 e del 2023, ma la nuova normativa concordata tra Palazzo Chigi e l’Europa aveva previsto, inizialmente, una risalita del 10% della quota da versare all’Erario, non un altro sconto.
Bisogna ricordare che l’ammontare minimo dell’affitto si aggira intorno ai 3.200 euro, però gli imprenditori del settore hanno sempre sottolineato che lo Stato tiene i prezzi bassi perché obbliga i concessionari a farsi carico di altri costi che altrimenti graverebbero sulla collettività
Quanto agli indennizzi, la bozza del decreto attuativo riconosce al concessionario che perde lo stabilimento una «equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni», adottando come base di calcolo «il valore nominale iniziale degli investimenti iscritti nei bilanci dei cinque anni antecedenti quello di avvio della procedura di affidamento». Quindi niente rimborsi sui beni non
ancora ammortizzati a bilancio.
I sindacati dei balneari spiegano che nell’incontro avuto con il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini è stato loro detto che Bruxelles si è opposta agli indennizzi sugli investimenti immateriali (come ad esempio il marchio o l’avviamento dell’attività).
Ma è tutto il sistema del riconoscimento del valore dell’azienda che non convince gli imprenditori, che avrebbero voluto un meccanismo di rivalutazione dei beni.
(da agenzie)
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