MILANO, GUERRA IN PROCURA: INCHIESTA PARALLELA SU EXPO
BRUTI LIBERATI ACCUSA ROBLEDO: “HA INTRALCIATO LE INDAGINI CON DOPPI PEDINAMENTI”
È guerra aperta nella procura di Milano.
Da una parte c’è il procuratore Edmondo Bruti Liberati e dall’altra il pm Alfredo Robledo.
L’oggetto del contendere è più di uno e riguarda anche alcune delle inchieste più importanti della magistratura milanese: dall’Expo al caso Ruby.
A proposito delle presunte tangenti per gli appalti sull’esposizione universale, Bruti Liberati ha scritto una nota al Csm in cui spiega che le iniziative di Robledo “hanno determinato un reiterato intralcio alle indagini”.
Nota nella quale osserva che l’invio da parte di Robledo al Csm di copie di atti del procedimento ha anche “posto a grave rischio il segreto delle indagini”.
Tra gli episodi che Bruti cita c’è anche quello di un doppio pedinamento che avrebbe potuto compromettere l’inchiesta: “Robledo – ha scritto – pur essendo costantemente informato del fatto che era in corso un’attività di pedinamento e controllo su uno degli indagati svolta da personale della polizia giudiziaria, ha disposto analogo servizio delegando ad altra struttura della stessa guardia di finanza”.
Il procuratore ha aggiunto che “solo la reciproca conoscenza del personale della guardia di finanza che si è incontrato sul terreno ha consentito di evitare gravi danni alle indagini”.
Processo Ruby.
È stata “anomala” l’assegnazione dell’indagine Ruby a Ilda Boccassini, capo della Dda di Milano. È quanto sostiene il pm Ferdinando Pomarici nella sua audizione davanti al Csm, spiegando di aver messo nero su bianco le sue critiche in una lettera al procuratore Bruti Liberati.
A Bruti, Pomarici ha raccontato di aver scritto che l’indagine Ruby era “palesemente estranea”alle competenze della Dda. E ha riferito che in una successiva riunione alla procura di Milano ribadì le sue perplessità sulla scelta del procuratore.
Processo Sallusti.
Per il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, che era stato condannato alla reclusione per diffamazione, Bruti Liberati voleva che si facesse “un unicum”, cioè una deroga che valesse solo per lui.
Lo ha detto ancora Pomarici, davanti al Csm, a proposito della concessione della detenzione domiciliare a Sallusti, senza che questi l’avesse chiesta.
Pomarici ha confermato la versione data sempre al Csm, dal procuratore aggiunto Nunzia Gatto, responsabile dell’ufficio esecuzione della procura di Milano: di fronte alla richiesta di Bruti di compiere solo per Sallusti una sorta di “operazione chirurgica” i pm di quel pool si ribellarono.
E qualche giorno dopo il procuratore emanò una direttiva con la quale stabilì che da quel momento in poi tutti i casi simili sarebbero stati trattati come quello di Sallusti.
Inchiesta su Formigoni.
Non ci fu nessun ritardo nell’ iscrizione dell’ex governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni nel registro degli indagati nell’ambito di uno dei filoni di indagine sul San Raffaele. Davanti al Csm il pm di Milano Francesco Greco, responsabile del pool sui reati finanziari, ha smentito la tesi sostenuta dal collega Robledo nel suo esposto al Csm.
Formigoni è stato iscritto nell’apposito registro, quando doveva esserlo, ha sostenuto Greco, facendo peraltro notare al Csm che si tratta di una materia che va al di fuori delle competenze di Palazzo dei Marescialli.
Greco ha anche confermato la tesi di bruti Liberati, secondo cui Robledo non era interessato a una coassegnazione dell’inchiesta sul San Raffaele, ma in realtà avrebbe voluto lo spezzettamento delle indagini. E ha poi fatto notare che comunque il fascicolo era seguito in prima battuta dal pm Orsi, che proprio in quel periodo era transitato dal pool di Greco a quello di Robledo.
Sulla vicenda invece del fascicolo Sea-Gamberale dimenticato dal procuratore in cassaforte, come lui stesso ha ammesso, Greco ha parlato di un atto “incolpevole”. E ha spiegato di aver assegnato subito il fascicolo sull’indagine al pm Fusco, uno dei magistrati più esperti della Procura.
(da “Huffingtonpost”)
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