MOHAMMAD E FEDERICO, I SALVATORI DEL PICCOLO KELVIN: “MA NON SIAMO EROI”
LA STORIA DI UN SOCCORSO CHE HA CONQUISTATO IL WEB… PRESTO TUTTI E DUE IN OSPEDALE DAL BIMBO
Uno si chiama Mohammad Guyele, ha 20 anni e fa il bodyguard in alcuni negozi del centro. L’altro è Federico Rappazzo, ha 25 anni ed è un soldato che studia da infermiere.
Sono i due giovani che sabato sera nei momenti di panico in piazza San Carlo a Torino hanno salvato il piccolo Kelvin, il bambino di 7 anni, di origini cinesi, che è ancora ricoverato in terapia intensiva al Regina Margherita ma migliora di ora in ora. Il primo, Mohammad lo ha estratto dal groviglio di gambe e corpi della piazza e lo ha adagiato in un lato protetto.
L’altro si è avvicinato per capire come stesse, e quando ha visto che respirava, e che piangeva, lo ha avvolto in una sorta di abbraccio come per proteggerlo dalla piazza impazzita, aspettando un’ambulanza.
Quel momento è diventato uno scatto che ora impazza sui social e che ha trasformato Federico in una sorta di eroe anche se lui si schermisce: “Non ho fatto nulla di eccezionale. L’unica cosa che contava in quel momento era caricarlo su un’ambulanza e portarlo in ospedale”.
Anche Mohammad, che il papà di Kelvin sin da subito voleva rintracciare per ringraziarlo di cuore, non vuole essere additato come un eroe. “Se lo avessi lasciato lì sarebbe morto. Avevo tanta paura, ma dovevo fare qualcosa”.
Ieri mattina Mohammad ha voluto sincerarsi di persona delle condizioni di Kelvin.
Si è presentato in ospedale dove ha incontato i genitori e la sorella. “Sono contento di sapere che stia meglio. Quando l’ho visto lì da solo a terra, con tutte quelle persone sopra, ho pensato che non ce l’avrebbe fatta. Sapevo che era pericoloso, ma ho deciso di fare comunque qualcosa. Mi sono fatto coraggio e ho spostato gli altri. Sono riuscito a metterlo in salvo e a proteggerlo dalla folla”.
Il primo pensiero di Mohamed è stato cercare un medico. “Chiedevo a tutti dove poter trovare un’ambulanza, ma era il caos. Chi mi diceva di andare da una parte, chi dall’altra. Per fortuna mi ha aiutato un ragazzo italiano, Federico. Abbiamo steso Kelvin a terra e gli abbiamo dato da bere. Dopo poco sono arrivati anche i medici. La mia più grande preoccupazione è che non riuscisse più a respirare, con tutte quelle persone che gli erano salite sopra. Sapere che sta meglio è la più bella delle notizie. Io stesso a un certo punto ho temuto di non farcela. Invece Dio ci ha salvati tutti”.
Presto forse Mohammad e Federico andranno insieme nella cameretta dell’ospedale dove Kelvin si sta riprendendo dopo la grande paura. Magari insieme con i compagni di scuola del piccolo che ieri hanno appesso fuori dalle finestre della scuola primaria Montessori di Moncalieri uno striscione per lui: “Forza Kelvin siamo con te”.
(da “Huffingtonpost”)
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