MONTI METTE IN ALLERTA I MINISTRI : “DOVETE ESSERE TUTTI REPERIBILI”
LE MOSSE DEL PROFESSORE PER EVITARE UN LUNEDI NERO SE FALLISSE IL CONSIGLIO EUROPEO
“Prepararsi al peggio”. Con questa parola d’ordine il premier è partito ieri alla volta di Bruxelles per la battaglia più difficile dal giorno del suo ingresso a palazzo Chigi.
La vigilia di trattative in Europa lo induce a un moderato ottimismo, ma la sua responsabilità è anche quella di prevedere e prepararsi a un esito fallimentare del vertice Ue.
Perchè questa volta si gioca senza rete, come ha detto lo stesso Monti alla Camera.
“Non ci sono soluzioni pronte su cui i leader devono solo mettere la firma”. Si tratterà davvero, con il coltello tra i denti. E già questa mattina, prima dell’inizio del summit, Monti ha in agenda un bilaterale con Angela Merkel.
Intanto, per non sbagliare, il premier ha preallertato i ministri. Nessuno dovrà allontanarsi dalla Capitale nel week-end. “Vi prego di essere tutti reperibili”. Non si sa mai, dovesse riunirsi un Consiglio dei ministri per prendere decisioni d’urgenza.
La paura infatti è che lunedì mattina i mercati, nel caso il consiglio europeo si risolva in chiacchiere, puniscano duramente proprio l’Italia, il bersaglio più grosso.
Per domenica sera Monti ha convocato una riunione ristretta a Roma con Moavero, Grilli, Passera, Giarda e Catricalà .
Un summit formalmente chiamato a discutere nel dettaglio l’ultima versione della spending review in vista del Consiglio dei ministri di lunedì.
E tuttavia è chiaro che il vertice servirà anche a stabilire come reagire nel caso l’Italia debba affrontare da sola un’ondata speculativa in arrivo.
Ad alzare il velo sulla necessità di un “piano B” è stato Giuliano Amato, chiamato come consulente da Monti.
In un’intervista a l’Unità , due giorni fa l’ex premier ha parlato di misure per calmierare lo spread come “una drastica riduzione del debito pubblico sotto il 100 per cento”.
O l’emissione di titoli del debito a basso interesse, garantiti da un fondo in cui dovrà confluire il patrimonio pubblico.
Qualcosa in ogni caso sembra muoversi, vista da palazzo Chigi la situazione non è affatto nera.
Pier Luigi Bersani, che ha discusso a lungo con Monti martedì sera, è uscito dal faccia a faccia meno pessimista.
“La Merkel – riflette il segretario del Pd in un corridoio di Montecitorio – ha chiuso in maniera drastica sugli eurobond, dicendo che finchè campa non ci saranno mai. Perchè fare una sparata così dura su una materia che, per stessa ammissione di Hollande, per il momento non è più sul tavolo? Secondo me è il segno che si prepara a cedere sul resto”.
Bersani spera in un segnale positivo sia sul Salva-Stati sia sul Fondo di redenzione, quel meccanismo che dovrebbe mettere in comune, fra gli stati dell’eurozona, la parte del debito pubblico eccedente il 60%.
Pochi metri più in là un altro esponente della “strana” maggioranza, in contatto quotidiano con i tedeschi, annusa la stessa aria: “Ho spiegato ai nostri amici a Berlino – osserva Rocco Buttiglione – che noi non vogliamo i loro soldi, come ha scritto erroneamente la Bild. Noi vogliamo solo una difesa comune contro la speculazione: proponiamo che si attivi un meccanismo simile all’articolo 5 della Nato, che faccia scattare l’obbligo di difesa di tutta l’Alleanza se uno dei membri è sotto attacco”.
Da palazzo Chigi fanno sapere che i segnali positivi non si limitano al meccanismo abbassa-spread, quello che gli sherpa francesi hanno ribattezzato “couloir”, “il corridoio” (visto che blocca lo spread entro una banda di oscillazione prefissata). Aperture da parte del fronte del Nord Europa (Germania, Olanda, Finlandia) ci sarebbero anche sulla “golden rule”, ovvero la possibilità che taluni investimenti nazionali in grandi opere europee possano essere scomputati dal calcolo Deficit/Pil. Buttiglione già pregusta la vittoria: “Se Monti riesce a portare a casa i project-bond, la golden rule, l’uso del Salva-stati contro lo spread e il piano per la crescita, per l’Italia sarà un successo incredibile”.
A quel punto la maggioranza “strana” potrebbe anche ristrutturarsi intorno a un nocciolo duro iper-montiano e europeista.
E un primo esperimento lo si è avuto ieri alla Camera con il voto sull’Europa.
“La mozione unitaria su cui si sono ritrovati oggi Pd-Udc e Fli – ragiona il democratico Sandro Gozi – in fondo prefigura quell’arco di forze che, nella prossima legislatura, potrebbero proseguire l’opera riformatrice di Monti”.
Sempre che lunedì non crolli tutto.
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
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