NORDIO NON SA NEANCHE DI COSA PARLA: “LA CEDU NON DICE NULLA DI QUELLO CHE SOSTENGONO I MAGISTRATI”
MA LA SENTENZA E’ DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA (CGUE) E NON DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO (CEDU)… E MENO MALE CHE DICE DI AVERLA LETTA ATTENTAMENTE NELLA VERSIONE IN FRANCESE
Da Cedu a Cgue il passo è breve. O almeno lo è per il ministro della Giustizia Carlo Nordio che sabato 19 ottobre, a margine di un convegno a Palermo, si è espresso sullo scontro governo-magistratura in merito ai cpr in Albania.
Ma nel farlo ha scambiato la Corte di Giustizia dell’Unione europea, sulla cui sentenza si basa la decisione del tribunale di Roma, con la Corte europea dei diritti dell’uomo.
«Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro. C’è una sentenza della Cedu, che io ho letto attentamente – tra l’altro è in francese – e che non dice affatto quello che sembra essere stato il motivo della sentenza».
Peccato che, nel bel mezzo del discorso, il guardasigilli non si sia accorto di aver scambiato la Crte di giustizia dell’Unione europea con la Cedu.
A sottolinearlo con ironia sui social è Vitalba Azzollini, giurista ed editorialista per il Domani: «Nordio critica fortemente i giudici di Roma, che non hanno convalidato il fermo dei migranti in Albania, basandosi su una sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue. Peccato che Nordio dica di aver letto attentamente una sentenza della Cedu, che è tutt’altra cosa. Forse ha letto la sentenza sbagliata». I commenti si scatenano: «Forse il suo francese non è impeccabile» – «Basta il traduttore automatico per leggerla in italiano».
Ma Azzollini, in un altro tweet, entra più nel merito della questione giuridica. «I giudici applicano la normativa Ue, fonte di rango superiore rispetto a qualunque atto del governo, incluso il decreto legge», spiega la giurista rispondendo alle accuse rivolte alla magistratura di arrogarsi un diritto non suo. «È una direttiva Ue a dire espressamente che un Paese è “sicuro” solo se è tale per tutti e in ogni parte del suo territorio». Ma è proprio nel decreto interministeriale italiano che 15 Paesi non risultano rispettare i criteri. «In altre parole, non sono i giudici a dire che quei Paesi non sono sicuri per tutti e in ogni loro parte, ma è lo stesso decreto interministeriale italiano ad ammetterlo. Quindi, non c’è stata nessuna indebita invasione di campo da parte della magistratura. I giudici regolarmente valutano la coerenza della normativa nazionale rispetto a quella europea».
(da agenzie)
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