ORA ROMEO E’ DIVENTATO UN “INFILTRATO” NEL M5S: I GRILLINI RISCOPRONO IL COMPLOTTISMO
LA RAGGI SI SAREBBE QUINDI CIRCONDATA DI UN ASSESSORE CHE LA SPUTTANA PER LA SUA VITA PRIVATA (BERDINI), DI UN’ALTRA ASSESSORA CHE L’ACCUSA DI ESSERE A CAPO DI UN CENTRO OCCULTO DI POTERE (MURARO), DI UN ARRESTATO PER CORRUZIONE (MARRA) E DI UN INFILTRATO CON CUI APPARTARSI SUI TETTI (ROMEO): MA CHE BELLE SCELTE !
“Non solo farò una querela ma pure un Tso, me lo consentono i poteri da sindaco”: Virginia Raggi usa anche il sarcasmo nei confronti di Salvatore Romeo in una frase riportata oggi da Valeria Pacelli sul Fatto Quotidiano.
Ma se, come è evidente, la sindaca scherza quando parla di trattamento sanitario obbligatorio nei confronti di Salvatore Romeo — anche se è vero che i poteri da prima cittadina glielo consentono, e quindi tutti in campana! — l’accusa più grave è un’altra: quella di essere un infiltrato nel MoVimento 5 Stelle.
Spiega Ilario Lombardo oggi sulla Stampa che il sospetto è che Romeo possa essere un infiltrato:
«Non può essere semplicemente un caso…» le dicono. «Non può essere un caso…» ripete Raggi oscillando la testa, raccontano, in un’eco sconfortante e piena di angoscia. Anche lei a questo punto non esclude nulla e il «sospetto che possa davvero essere un infiltrato» che ha lavorato a lungo sui fianchi di Raggi quando era consigliera in vista della sua ascesa in Campidoglio «diventa fortissimo».
Questa volta però la reazione della sindaca sembra impietosa: «È inaccettabile che il dottor Romeo abbia fatto una cosa del genere. A questo punto con i miei avvocati presenterò un esposto in Procura per tutelare la mia persona».
Quello che era uno dei «quattro amici al bar» della nota chat, che forniva materiale a lei e all’ex vicesindaco Daniele Frongia quando erano consiglieri e lui un semplice dipendente del Comune specializzato in municipalizzate, che le ha fatto conoscere Raffaele Marra, suo sodale e mentore, quello che è stato fotografato sul tetto con Raggi, forse per parlare lontano da orecchie e cimici indiscrete, viene ora da lei liquidato come il «dottor Romeo».
Un sospetto ingeneroso nei confronti del dirigente del Comune che urlava “Abbiamo vinto” nei corridoi del Campidoglio dopo i risultati del ballottaggio.
Perchè, per quel poco che è stato possibile notare dai comportamenti pubblici di Romeo tutto sembra tranne che un diabolico doppiogiochista: nell’ingenuità con cui si è presentato davanti ai giornalisti assumendosi la responsabilità degli errori nelle nomine e portando come giustificazione il fatto che fosse agosto e che facesse caldo è difficile, se non impossibile, vedere malizia.
Di certo Romeo ha ripetutamente dimostrato di non essere all’altezza del clamoroso stipendio da 120mila euro lordi annui che la sindaca gli ha attribuito con un atto da lei firmato, ma il caso Berdini e il caso Muraro, oltre a quello clamoroso di Raffaele Marra, certificano già che la Raggi non è stata molto lungimirante nella scelta delle persone di cui circondarsi.
Le infiltrazioni nel M5S
Più che altro l’accusa sembra un retaggio culturale del complottismo atavico nel MoVimento 5 Stelle, sempre alla ricerca di un nemico (ovvero di un capro espiatorio) a cui attribuire i mali del mondo e, all’occorrenza, la responsabilità dei propri errori. Tutto si può dire sulla dabbenaggine di Salvatore Romeo e sul suo muoversi come un elefante in una cristalleria nella sua — breve — esperienza nell’amministrazione a 5 Stelle.
Ma occorrerebbe anche ricordare che negli anni in cui il M5S è stato all’opposizione era considerato fidatissimo dai quattro consiglieri, ai quali ha fornito molto spesso expertize e documentazione per fare il loro lavoro sui banchi dell’opposizione.
Ma d’altro canto l’intera vicenda, in assenza per ora di ipotesi di reato, appare come un surreale scontro all’arma bianca tra l’intelligenza e la debbanaggine.
Uno scontro al quale la sindaca non è per nulla estranea: si è scelta un’assessora che adesso che è andata via racconta di centri occulti di potere in Campidoglio; un assessore che l’ha diffamata accusandola di avere un rapporto con il suo caposegreteria e facendolo in anonimo; un vicecapo di gabinetto poi arrestato per corruzione.
Non poteva sapere, certo. Ma la responsabilità politica è qualcosa di molto diverso da quella penale.
E la Raggi dovrebbe saperlo, visto che ha accusato Marino più o meno di tutto quando era all’opposizione.
(da “NextQuotidiano”)
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