PONTE SULLO STRETTO, COSA SUCCEDE ORA CHE LA CORTE DEI CONTI HA NUOVAMENTE BOCCIATO IL PROGETTO
SI COMPLICA L’ITER DEL PROGETTO, LE MOSSE DEL GOVERNO DIPENDERANNO DALLE MOTIVAZIONI DEI GIUDICI… GLI SCENARI POSSIBILI
La seconda bocciatura da parte delle Corte dei Conti al Ponte sullo Stretto rappresenta un altro duro colpo per Matteo Salvini, che alla fine del mese scorso si è visto negare il timbro di legittimità alla delibera Cipess che ha dato il via al progetto. Quest’ultima, per cui si attende di leggere le motivazioni della sentenza, riguardava l’assegnazione delle risorse e l’approvazione del progetto esecutivo del Ponte, mentre il nuovo no riguarda il terzo atto aggiuntivo che regola i rapporti tra il Ministero dei Trasporti e la società concessionaria Stretto di Messina Spa.
Anche in questo caso, bisognerà aspettare – fino a trenta giorni – per conoscere le motivazioni dei magistrati contabili, ma Salvini è determinato ad andare avanti. Nel frattempo la società Stretto di Messina Spa ha fatto sapere che il prossimo 25 novembre convocherà un Consiglio di amministrazione per capire il da farsi.
Dalle motivazioni dei giudici dipenderanno le mosse del governo. Le prime dovrebbero arrivare entro la fine di
novembre, attorno al 28, mentre per quest’ultime dovremmo attendere metà dicembre. Quel che è certo è che Palazzo Chigi non intende rinunciare al progetto del Ponte e gli scenari possibili sono diversi. A seconda dei rilievi evidenziati dalla Corte e dalla possibilità o meno di sanarli, il ministero dei Trasporti deciderà come muoversi.
I possibili scenari
Inizialmente, si era fatta avanti l’ipotesi di forzare il no della Corte e proseguire con una “registrazione con riserva”. Una procedura tecnicamente possibile, in quanto consentita dalla legge, ma che aprirebbe un nuovo terreno di scontro con la magistratura. Anche per questo motivo, il governo aveva fatto sapere di voler attendere le ragioni dei giudici prima di agire.
L’alternativa, preferibile, sarebbe quella di apportare le correzioni necessarie per superare i rilievi dei magistrati ed eventualmente, ricorrere a una nuova delibera. Cosa che potrebbe rivelarsi più complicata del previsto se le criticità segnalate dai giudici dovessero essere particolarmente gravi. Non solo. Anche se ci trovassimo di fronte a una strada percorribile, seguirla allungherebbe di parecchio i tempi per l’avvio dei cantieri, già in ritardo.
Per il ministro dei Trasporti l’ennesimo stop al progetto “è l’inevitabile conseguenza” del primo ricevuto dalla Corte dei Conti. Anche l’amministratore delegato di Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci parla di una decisione “prevedibile” e connessa alla precedente.
Tuonano invece, le opposizioni. Secondo il deputato M5s Agostino Santillo, il governo “dovrebbe tirare fuori gli attributi e riapprovare l’opera in Cdm”, ma “teme il danno erariale” e dunque “non lo farà”. Il pentastellato ricorda le altre criticità del progetto, che riguardano “i rilievi dell’Ue, il rischio procedura d’infrazione, la direttiva Iropi violata, le 62 prescrizioni della Via-Vas non sciolte, le norme sulla concorrenza bypassate” e parla di “un colabrodo procedurale”. Il leader di Avs, Angelo Bonelli, ha detto di nuovo di essere pronto a “denunciare il governo alla Procura europea se dovesse insistere” sul Ponte. “Ignorare il pronunciamento della Corte significherebbe assumersi responsabilità pesantissime, anche sul piano giuridico”. Dura anche la segretaria Pd Elly Schlein che ha definito il progetto “ingiusto, sbagliato, dannoso e vecchio”.
(da fanpage)
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