PRIMARIE A SINISTRE, CORSA AI SEGGI SICURI
TOTONOMI SUL LISTONE E SI PENSA GIA’ AL DOPO BERSANI… SPUNTA IL NOME DI BARCA PER IL RUOLO DI SEGRETARIO
Non c’è solo il nome di Pietro Grasso tra i giudici che il Pd vuole candidare: dai piani alti filtra anche quello del giudice anti-Gomorra, Raffaele Cantone, cui potrebbe essere proposto di entrare nel listone bloccato insieme a quelle personalità che non vengono sottoposte al vaglio delle primarie che metteranno a confronto 1500 sfidanti in giro per le province tra domani e domenica.
E si registra gran movimento intorno al «listone», un elenco di 120 nomi che verrà reso noto dopo le primarie, dove confluiranno una ventina di capilista, esponenti delle correnti, ma anche una quarantina di persone decise dal segretario.
Che per la scelta di volti nuovi farà tesoro degli incontri riservati in questi mesi con storici, economisti, intellettuali ed esperti di comunicazione.
Tra i nomi «sugli scudi» c’è sempre quello di Fabrizio Barca, ministro della coesione territoriale, molto stimato da Bersani, che ha già provato a coinvolgerlo, senza esito, nella sfida per la conquista del Campidoglio.
Ma che lo ritiene adatto, se non entrerà nel listone come candidato, a ricoprire ruoli di governo o di partito ai più alti livelli.
Non sorprende dunque che, per l’apprezzamento di cui gode Barca anche nel mondo di Sel, comincino a circolare voci di una sua possibile ascesa ai vertici, al punto che c’è chi ritiene sia un nome spendibile perfino per la corsa ad una futura segreteria unificata dei due partiti, Pd-Sel.
Ma è sul problema più impellente ora, quello del «listone», che si concentrano le attenzioni: si vocifera di un corteggiamento ad altri ministri come Balduzzi o Profumo, ma non ci sono conferme a riguardo.
Poi c’è il nodo dei big che hanno ottenuto la deroga al limite dei tre mandati: mentre la Bindi corre in Calabria e la Finocchiaro a Taranto, Franco Marini è esonerato dalle primarie ed entrerà nella quota bloccata, così come, forse, anche Beppe Fioroni e Gianclaudio Bressa.
Sempre nel «listone bloccato» dovrebbero entrare altre personalità come Marco Rossi Doria, sottosegretario del governo Monti, l’ex segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, il politologo Carlo Galli.
E potrebbero trovare spazio anche alcuni parlamentari renziani come gli ambientalisti Realacci, della Seta e Ferrante o l’ex ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Di certo ne faranno parte i componenti dello staff di Bersani per le primarie: lo storico Miguel Gotor, la portavoce Alessandra Moretti e Roberto Speranza.
Stesso dicasi per lo staff ristretto di Renzi, Giuliano Da Empoli, Roberto Reggi e Simona Bonafè.
Ma in centinaia si cimenteranno sul campo, a partire dai 200 parlamentari uscenti (un altro centinaio si è ritirato) che se la vedranno con figure popolari, come la ex olimpionica Josefa Idem che corre a Ravenna, o molto radicati sul territorio, come il fratello del sindaco di Bari Alessandro Emiliano.
A Torino gareggia anche l’ex ministro del lavoro Cesare Damiano, che potrebbe avere poi un ruolo da capolista, ma anche Pietro Marcenaro, Fabrizio Morri.
Nel Lazio un affollamento di parlamentari, da Marianna Madia a Stefano Fassina da Roberto Morassut a Matteo Orfini, da Walter Tocci a Vincenzo Vita e due renziani, Giachetti e Lorenza Bonaccorsi.
In Abruzzo si candida la ex presidente della Provincia aquilana, Stefania Pezzopane, a Reggio Calabria la Bindi è in lista con altri sei candidati, a Bologna corre il renziano Salvatore Vassallo, la ex portavoce di Prodi, Sandra Zampa e un’altra dozzina di candidati tra cui il presidente dei famigliari delle vittime dell’attentato dell’80, Paolo Bolognesi.
Fatte le primarie, delle liste si parlerà il 3 gennaio quando si dovrà procedere alle compensazioni con le correnti, prima della Direzione dell’8 gennaio chiamata a mettere il timbro sulle candidature.
Carlo Bertini
(da “La Stampa“)
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