PRIMO MAGGIO ALLA FRANCESE, PARIGI DEVASTATA DAI BLACK-BLOC
UN PAESE SEGNATO DAGLI SCIOPERI, SINDACATI DIVISI
A cinquant’anni da quel maggio parigino che infiammò le strade della capitale con proteste e incidenti, oggi la Francia celebra la tradizionale festa dei lavoratori in un clima da guerriglia con violenti scontri di piazza, mentre i sindacati avanzano in ordine sparso, l’opposizione è persa in un’impasse e il presidente Macron se ne va dall’altra parte del mondo in uno dei momenti più delicati del suo mandato.
Uno scenario frammentato, testimone di una scollatura tra istituzioni e parti sociali, all’interno del quale il governo continua a far avanzare le sue riforme come un rullo compressore, senza badare troppo alle proteste dei suoi oppositori.
La manifestazione di oggi a Parigi è stata caratterizzata da violenti disordini tra forze dell’ordine e un gruppo di circa un migliaio di persone a volto coperto appartenenti ad ambienti anarchici e di estrema sinistra.
Cominciate verso le 15 all’altezza del ponte d’Austerlitz, le violenze si sono verificate alla testa del corteo e hanno obbligato i manifestanti a cambiare il percorso inizialmente previsto.
La polizia ha risposto con dei gas lacrimogeni e un cannone ad acqua al lancio di pietre e oggetti contundenti. Al termine della giornata, le forze dell’ordine hanno fermato circa 200 black block, con un bilancio che riporta diverse vetrine rotte, un McDonald’s saccheggiato e alcune macchine date alle fiamme.
L’Eliseo ha fatto sapere che il presidente Macron, in viaggio in Australia, ha seguito con attenzione l’evolversi della situazione. Immediata anche la reazione del ministro dell’Interno, Gerard Collomb, che sul suo profilo Twitter ha lanciato una “ferma condanna delle violenze e degli atti degradanti”, sottolineando che “è stato messo in atto tutto il necessario per far smettere questi gravi disordini ed arrestare i responsabili”.
Sul fronte sindacale, a scendere nelle strade delle principali città francesi per la tradizionale manifestazione del Primo maggio oggi c’erano solamente la Cgt e Solidaire, due dei principali sindacati nazionali.
La prefettura ha contato 20mila persone nel corteo sindacale e 14.500 persone a d fuori delle organizzazioni.
A nulla sembra essere servito l’appello lanciato qualche giorno fa da Philippe Martinez, segretario della Cgt, che aveva richiamato all’ordine tutte le sigle per una giornata “unitaria”. A Parigi la Cfdt ha organizzato un evento “culturale e rivendicativo insieme all’Unsa e la Cftc, durante il quale è stato proiettato il film “7 Minuti” di Michele Placido.
Force Ouvrière, invece, ha indetto una conferenza stampa dopo il recente cambio di segretario che ha visto Pascal Pavageau prendere il posto del contestato Jean-Claude Mailly.
In realtà , i sindacati francesi per la festa dei lavoratori sono tradizionalmente divisi. L’ultima iniziativa intersindacale comune risale al 2009, quando all’Eliseo c’era Nicolas Sarkozy. In quell’occasione, otto organizzazioni sfilarono fianco a fianco per protestare contro la crisi economica di quel periodo.
Alla base di queste divisioni ci sono le differenti strategie adottate dai sindacati, tra chi preferisce la mobilitazione in strada, come la Cgt, e chi adotta una linea centrata sul dialogo con le istituzioni.
“I sindacati devono parlarsi più spesso. E invece di discutere delle cose che ci differenziano, bisogna vedere cosa ci unisce” ha detto Martinez in un’intervista pubblicata ieri da Libèration.
Secondo il segretario, la protesta si porta avanti “prima di tutto con i lavoratori”, anche se ci possono essere delle “iniziative con i partiti”.
Tuttavia, nonostante il dialogo tra le confederazioni nazionali resti bloccato, le proteste nei vari settori vedono un’intesa maggiore.
Ferrovieri, dipendenti pubblici, pensionati e personale di Air France: la lista delle categorie che in questa settimana incroceranno le braccia è lunga e include le principali organizzazioni. Giovedì e venerdì toccherà ai dipendenti della Sncf, l’azienda nazionale dei trasporti ferroviari, e di Air France, che si fermeranno insieme. La settimana si concluderà il 5 con la “Festa di Macron”, una manifestazione contro le politiche del governo indetta a Parigi da Franà§ois Ruffin, deputato della France Insoumise, partito della sinistra radicale.
E proprio mentre la Francia si prepara ad affrontare un inizio di primavera particolarmente “caldo”, il presidente Macron decide di partire per un viaggio che questa settimana lo vedrà impegnato in Australia e in Nuova Caledonia.
Una scelta che ha fatto ovviamente discutere, interpretata da molti come una “fuga” dalle contestazioni di questi giorni.
“Non ci sono giorni feriali quando si è presidente della Repubblica” ha detto il capo dell’Eliseo a Sidney, definendo il dibattito come “una falsa polemica”. Sebbene la presenza del capo di Stato non avrebbe apportato cambiamenti sostanziali alla situazione visto il suo tradizionale atteggiamento distaccato dalle questioni interne, la mossa ha contribuito ad aumentare l’irritazione dei partner sociali, che a più riprese hanno puntato il dito contro “l’arroganza” del presidente.
Il dialogo sociale sulle ultime riforme, in particolare quelle del lavoro e delle ferrovie, si è svolto in un clima di freddezza, con il governo fermo sulle sue posizioni.
Ma il presidente francese non è l’unico ad aver disertato la capitale in questa giornata. Anche la leader del Front National, Marine Le Pen, ha scelto di allontanarsi da Parigi per celebrare il Primo maggio a Nizza insieme ai suoi alleati europei del Movimento per un’Europa delle nazioni e delle libertà (Menl) per la “Festa delle Nazioni”. All’appuntamento era atteso anche Matteo Salvini, che però ha declinato l’invito all’ultimo minuto, così come Geert Wilders, capo del partito olandese per la libertà (Pvv).
Un duro colpo per la presidente dell’estrema destra francese, che puntava su questo evento per lanciare il suo partito in vista delle elezioni europee de 2019.
Avere al proprio fianco tutti i leader dei principali partiti populisti avrebbe consacrato la presidente del Front National come capofila del movimento all’interno dell’Unione europea.
Al suo ritorno, il presidente Macron si ritroverà in un clima sociale ancora più teso di quello che aveva lasciato alla viglia della sua partenza. Una situazione che però non sembra preoccupato vista la determinazione mostrata dal suo governo in questi ultimi mesi.
(da “Huffingtonpost”)
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