PROFUGHI OSPITATI A CASA DEI TEDESCHI: ACCOLTI DA COMUNI CITTADINI
ANCHE IN ITALIA QUESTI EPISODI DI SOLIDARIETA’ SONO IN CRESCITA
Se il motto della Lega di Matteo Salvini è “Aiutiamoli a casa loro”, da qualche tempo, in Germania, il refrain con cui gestire l’arrivo dei profughi dalla Siria potrebbe essere, osando una forzatura, aiutiamoli a casa nostra, laddove per ‘casa nostra’ non si intende il suolo patrio, ma proprio la casa, quella vera con camere, bagno e cucina.
Ad aprire le porte delle abitazioni privati agli stranieri in arrivo in Germania e Austria è stato, dalla fine del 2014, il sito Flà¼chtlinge Willkommen (Benvenuto rifugiato) che si occupa di mettere in contatto i profughi appena arrivati in Germania e Austria con persone disposte ad ospitarli in casa, a seconda della città e della disponibilità di spazio.
Il sito tedesco, come se fosse un Air B&B per rifugiati, in buona sostanza funziona così: ci si iscrive, si indica la propria disponibilità , la città in cui si risiede e il numero massimo di profughi che si intende ospitare.
Non appena all’associazione arriva un caso compatibile con le caratteristiche dell’ospite volontario, i contatti vengono incrociati e chi cerca una casa può trovare un tetto per un periodo variabile (da poche settimane ad alcuni mesi) e chi invece ospita riesce a ottenere un piccolo guadagno (circa 300 euro al mese) a titolo di rimborso spese.
Questa cifra viene provvista o dallo Stato (nei lander che prevedono questo tipo di sussidio) o dal sito stesso con un sistema di crowdfunding.
I profughi accolti arrivano da paesi come Afghanistan, Bangladesh, Niger, Iraq, Iran, Pakistan, Senegal e Siria e, gli ospitanti sono di ogni tipo, tra i 21 e i 65 anni, coppie, single, studenti o professionisti.
Ad oggi, sul sito si sono registrati in poco più di 800, tra tedeschi e austriaci, e in 107 casi disponibilità e richiesta si sono incrociati con successo.
Numeri che se da un lato, possono sembrare dissonanti con i recenti disordini anti profughi scatenatisi per esempio a Heidenau, in Sassonia, con due notti di guerriglia urbana, o Nauen, in Brandeburgo, con l’incendio (probabilmente doloso e di matrice neonazi) di un centro di accoglienza , per altri versi, sembrano invece coerente con le recenti decisioni di Angela Merkel, intenzionata a prendere di petto la questione profughi e di mandare in soffitta, almeno per un po’ i vincoli della carta di Dublino che imporrebbe di respingere nel paese di sbarco gli immigrati che premono sui confini tedeschi.
La questione non è da poco se si pensa che, secondo i dati del Ministero per l’Immigrazione tedesco, dall’inizio del 2015 sono arrivate 600mila richieste di asilo e si ritiene che da oggi a fine anno se ne aggiungeranno altre 800mila.
Un fenomeno imponente che si somma ai 10,9 immigrati già presenti sul territorio tedesco e che fanno della Germania il secondo Paese per percentuale di immigrati al mondo dopo gli Stati Uniti.
Un fronte, quello degli arrivi, che ora, senza la protezione della Carta di Dublino rischia di diventare troppo esteso per le strutture di accoglienza pubbliche e che rende plausibile la via dell’accoglienza domiciliare.
Anche in Italia non sono mancati di recente episodi in cui comuni cittadini hanno aperto le porte di casa loro a stranieri e profughi e senza che intervenisse a teutonica organizzazione di un sito, ma solo con il passa parola e gli appelli di volonterosi sindaci, parroci e vescovi.
Se pochi giorni fa ha fatto rumore il caso di Treviso, dove un insegnante, Antonio Silvio Calò, ha accolto in casa un gruppo di sei profughi, meno clamore, invece, si è alzato attorno alla scelta di un’anziana di Padova, Mara Gambato, 90 anni, che, scossa dalle immagini degli sbarchi a Lampedusa, ha traslocato in una appartamento per mettere a disposizione di un gruppo di profughi la sua villetta.
Azioni concrete che si sono accompagnate a contestati appelli pubblici.
Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì, a febbraio ha esortato i cittadini a aprire le loro case ai rifugiati e, ad aprile, il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia si è rivolto ai privati “per sistemare, provvisoriamente, gli immigrati in arrivo dalla Sicilia”.
Luciana Grosso
(da “L’Espresso”)
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