RAPPRESAGLIA STALINISTA, FUORI I MARONIANI DAI COLLEGI: PINI, STUCCHI E ALTRI LI METTERANNO SUI VAGONI PIOMBATI?
LA LEGA IN MANO A UN FANCAZZISTA MEGALOMANE , MA SE MARONI SI METTE A PARLARE …
Il calcolo lo ho fatto il mago dei numeri di casa leghista, Roberto Calderoli. “Nella prossima legislatura — ha detto — noi avremo almeno 110 deputati e 40-45 senatori”. Cifre da capogiro per il Carroccio.
Ma in queste ore il problema non è più “quanti” ma “chi”. Perchè la parola d’ordine consegnata da Matteo Salvini è: nessun collegio per i maroniani o sospettati di simpatie verso il governatore uscente della Lombardia.
L’epurazione, dunque, è già cominciata. E si spiega non soltanto con l’escalation della tensione tra i due big legisti. “Salvini con me si è comportato da stalinista”, ha accusato Bobo. Ribaltando la versione data appena qualche giorno fa sul suo addio al Pirellone: “Incompatibilità con lui”, ammette ora. Il segretario del Carroccio sceglie di snobbarlo pubblicamente attraverso i social. “Preferisco usare il mio (e vostro) tempo — scrive – per lavorare e costruire, non per litigare o rispondere agli insulti”.
Ma visto che neanche Salvini vive di soli tweet, sul piano pratico il suo ordine è arrivato perentorio. E la motivazione più vera e profonda sta nel sospetto — che con il passare delle ore viene considerata una certezza — che tutta l’operazione Maroni non soltanto porti anche le impronte digitali di Silvio Berlusconi, ma abbia soprattutto uno scopo ben preciso: quello di provare a garantirsi una ‘riserva’ di padani più dialoganti da arruolare in caso di governo di larghe intese.
Ad avvalorare nelle truppe dei salviniani il sospetto che l’operazione sia stata così congegnata, c’è anche l’insistente voce che tra i candidati di Forza Italia finisca la portavoce dell’attuale governatore della Lombardia, Isabella Votino.
Se questo è dunque il sospetto, la soluzione è fare in modo che nemmeno uno di quei 150 parlamentari che la Lega conta di eleggere al prossimo giro possa rischiare di essere complice di un tale disegno.
Il compito di fare le liste è nelle mani di Giancarlo Giorgetti, lo stesso che all’indomani del vertice Berlusconi-Salvini-Meloni, si è recato per due ore ad Arcore per spiegare al Cavaliere che se saltava Fontana come candidato in Lombardia saltava tutto.
I potenziali candidati, compresi i parlamentari uscenti, hanno inviato a Giorgetti il loro curriculum vitae, ma molti si sono anche messi in fila dietro la porta del suo studio alla Camera.
In realtà la pattuglia dei maroniani di stretta osservanza non è molto nutrita al momento in Parlamento: al numero uno della lista c’è però Gianluca Pini, il leghista emiliano.
Gli altri nomi di possibili epurati che circolano sono quelli dei deputati Filippo Busin, che si schierò a favore di Gianni Fava nel congresso per la segreteria poi stravinto da Salvini, e Guido Guidesi. Entrambi, però, hanno sempre mantenuto un basso profilo e Guidesi — raccontano — ha la stima di Giorgetti. Al Senato, invece, la poltrona che potrebbe saltare è quella di Giacomo Stucchi.
Ma molti di più sono i nomi di coloro che entreranno nelle file della Lega per la prima volta. “Li conosciamo tutti, abbiamo anche il loro dna”, ironizza un dirigente lombardo. Più complicata potrebbe risultare l’operazione pulizia al Centro-Sud. Sempre secondo i calcoli di Calderoli, per esempio, nel Lazio il Carroccio riuscirà a conquistare 2 deputati e 1 senatore. E d’altra parte, sulla nazionalizzazione della Lega, Salvini si è giocato buona parte della sua leadership. Da Roma in giù, ad occuparsi dei candidati sarà ancora Raffaele Volpi (che non ne ha azzeccate molte).
Salvini non ha ancora capito che non controllera’ mai 150 parlamentari, perchè una volta eletti ognuno andrà dove lo porterà la convenienza, ormai dovrebbe conoscere i suoi polli.
(da “Huffingtonpost”)
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