REFERENDUM, SILVIA ALBANO: “RIFORMA NON MIGLIORERA’ LA GIUSTIZIA, NON RENDERA’ I PROCESSI PIU’ VELOCI”
“VOGLIONO AFFERMARE IL PRIMATO DELLA POLITICA SULLA GIURISDIZIONE, COSA NON PREVISTA DALLA NOSTRA COSTITUZIONE”
La presidente di Magistratura Democratica Silvia Albano, ospite della redazione di
Fanpage.it, spiega la scelta del No al referendum confermativo sulla riforma della separazione delle carriere.
I cittadini saranno chiamati a esprimersi sulla riforma entro fine marzo 2026, e l’intento dichiarato dal governo è quello di fermare “l’invadenza dei giudici”, che devono vigilare sull’azione politica. “Non la chiamerei separazione delle carriere – dice Albano a Fanpage.it – perché il cuore della riforma non è quello. Il cuore della riforma è lo spezzettamento, l’indebolimento, lo svuotamento del Consiglio Superiore della Magistratura, e le finalità sono state dichiarate dai proponenti: si tratta di un disegno di legge costituzionale proposto dal Governo, che ha detto che servirà a a fermare ‘l’invadenza della magistratura’
rispetto alla politica. Vogliono riequilibrare i poteri affermando il primato della politica sulla giurisdizione, cosa che non è prevista dalla nostra Costituzione. La politica, qualsiasi politica di governo, deve essere esercitata nei limiti della legalità e l’indipendenza della magistratura serve proprio a questo, ad affermare il primato della legge anche rispetto al potere” esecutivo.
Secondo la giudice Silvia Albano la riforma “altererà l’equilibrio tra i poteri pensato dai costituenti”. Pochi giorni fa la premier Meloni, orma entrata nel vivo della campagna referendaria, ha inviato i cittadini a domandarsi se la giustizia funzioni bene. Il punto però è che la riforma non tocca quest’aspetto, non renderà la giustizia più efficiente: “Questa riforma non c’entra nulla con il miglioramento della giustizia, lo ha dichiarato anche Nordio, non c’entra nulla con la velocizzazione dei processi e col funzionamento della giustizia. Non può essere nemmeno un referendum sul gradimento della magistratura. La giustizia funziona malissimo, i magistrati fanno del loro meglio, la magistratura italiana è quella con la più alta produttività in Europa, pur avendo l’Italia un numero molto basso di magistrati per numero di abitanti, rispetto ad altri Paesi” ma abbiamo “un grandissimo problema di carenza di organico, sia del personale amministrativo che anche del personale di magistratura. Abbiamo 12.000 precari della giustizia che scadono a giugno 2026 e che hanno permesso di diminuire molto i tempi dei processi, quasi dimezzando i tempi dei processi penali e diminuendo moltissimo la durata dei processi civili. Di questi
12.000, che dovevano essere tutti stabilizzati, non si sa nulla. Per il momento in bilancio ci sono i soldi per stabilizzarne 3000. Senza questi funzionari dell’Ufficio per il processo che hanno dato un supporto fondamentale ai giudici, a giugno chiudiamo baracca e burattini. Sarà molto difficile dare una risposta di giustizia in termini efficienti. È molto difficile rendere giustizia in queste condizioni”.
Albano è stata anche protagonista di uno scontro con il governo Meloni, dopo che da giudice della sezione Immigrazione del tribunale di Roma, nel 2024, non ha convalidato il trattenimento dei migranti nel centro di Gjader, smontando di fatto l’impianto del protocollo firmato tra Italia e Albania. Da allora diverse pronunce hanno confermato la stessa interpretazione, fino ad arrivare alla sentenza della scorsa estate della Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha stabilito che “uno Stato membro non può includere nell’elenco dei Paesi di origine sicuri” un Paese che “non offra una protezione sufficiente a tutta la sua popolazione”.
La giudice ricorda di non aver agito da sola, ma si essere stata il “bersaglio più facile, per la mia esposizione associativa perché presidente di Magistratura democratica, le cosiddette ‘toghe rosse’. Ho proposto un’interpretazione, non solo io, ma tutta la mia sezione, poi tutti i tribunali italiani hanno seguito quell’interpretazione. Poi la Corte di giustizia dell’Unione europea ci ha dato ragione”.
Secondo il ragionamento di Albano, se prima di far partire i centri in Albania – per i quali è stato recentemente presentato un
esposto alla Corte dei conti nei confronti del governo per danno erariale – l’esecutivo avesse avviato un dialogo con i tecnici, sarebbe stato possibile evitare uno spreco ingente di risorse. “Io non ho sfidato nessuno. faccio questo lavoro, mi pagano per garantire l’applicazione della legge e garantire l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Non è che siccome si tratta dei diritti dei migranti, questa vicenda non riguarda tutti noi. Perché l’universalismo dei diritti riguarda la persona in quanto tale, non in quanto cittadino italiano o straniero. E se il giudice non è più in grado di garantire i diritti fondamentali di tutti, oggi sono i migranti, domani sarà un’altra minoranza, dopodomani potrà essere ciascuno di noi”.
“Se si supera quel confine, per cui si legittima la violazione dei diritti di qualcuno, un domani si potrà legittimare la violazione dei diritti di tutti. Per questo è importante che ci sia una magistratura indipendente in grado di garantire la legalità”.
(da Fanpage)
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