“RISCHI PER L’ORDINE PUBBLICO”: UN DOSSIER SUGLI EFFETTI DELLA RIFORMA CARTABIA AGITA IL GOVERNO
CRESCE IL TIMORE DOPO IL PARERE DI MAGISTRATI E GIURISTI SUL “COLPO DI SPUGNA”
Il governo è preoccupato per gli effetti dell’entrata in vigore della legge Cartabia. Ogni giorno nei ministeri interessati e anche a Palazzo Chigi arrivano denunce e richieste di aiuto di magistrati e prefetti costretti a liberare scippatori, borseggiatori, sequestratori e perfino mafiosi perché le rispettive vittime non hanno sporto querela.
Le cronache locali sono piene di casi come questi, denunciati negli ultimi giorni anche dal Fatto. Anche Giorgia Meloni è preoccupata: il rischio che la sua immagine di paladina della legalità e della lotta alla mafia venga scalfita aumenta di ora in ora.
Per questo, in attesa di un intervento che il sottosegretario alla Giustizia di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro, annuncia “a breve”, ai piani alti del governo circola un dossier tecnico, che il Fatto Quotidiano ha letto, sugli effetti della legge Cartabia tra i cittadini.
Una lista di reati per i quali, in assenza di una querela della vittima, i magistrati dovranno rinunciare alla procedibilità e in molti casi anche alle misure cautelari.
Tra questi ci sono le lesioni personali dolose, il sequestro di persona, la violenza privata, la minaccia, la violazione di domicilio, il furto (anche aggravato), il danneggiamento, ma anche la truffa, la frode informatica, l’appropriazione indebita. Inoltre nel dossier tecnico si ricorda che ci sono tre mesi di tempo per sporgere querela ed evitare la non procedibilità (diventano 6 mesi per i reati contro la libertà sessuale), mentre 20 giorni per confermare le misure cautelari.
Molti di questi sono reati di micro-criminalità che la destra al governo ha sempre voluto combattere: ormai l’applicazione della riforma Cartabia non riguarda più solo tecnicismi giuridici, ma per l’esecutivo sta diventando una questione di ordine pubblico e di sicurezza, ha detto un esponente del governo. Il dossier sta circolando nei ministeri e in queste ore si chiedono pareri a giuristi ed esperti che tutti i giorni, sul territorio, devono applicare il decreto legislativo che ha dato attuazione alla riforma Cartabia.
Per esempio, non è passata inosservata l’intervista che il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, ha concesso a La Nuova Venezia il 7 gennaio scorso: “Dobbiamo augurarci che nel 2023 questa legge venga smantellata e mandata in soffitta perché aiuta solo i delinquenti”, ha detto arrivando addirittura ad appellarsi al buon senso delle vittime chiedendo loro di “sporgere querela”. Una sorta di resa. Come dire: noi abbiamo le mani legate, ci appelliamo al buon senso dei cittadini. Non una dichiarazione da poco visto che non proviene da un magistrato ma da un prefetto che, in quanto tale, è la massima autorità dello Stato in termini di pubblica sicurezza nelle città e che quindi dipende dal ministero dell’Interno.
Ma le critiche alla riforma provengono anche da magistrati e giuristi. Il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, un punto di riferimento di Meloni, ieri ha ribadito che la riforma Cartabia “è un disastro, non degna di un Paese civile”. Secondo un giurista, a cui il governo ha chiesto un parere negli ultimi giorni e che si preferisce tenere anonimo, l’entrata in vigore della riforma Cartabia “ha ripercussioni anche sull’ordine pubblico”: “È un disastro – inizia il parere durissimo inviato al governo – la riforma provocherà un’insicurezza e un’impunità che trasformeranno l’Italia in un Paese sudamericano”.
E ancora: “Col pretesto di rendere la giustizia efficiente per scopi di Pnrr, si decide semplicemente di rinunciare a perseguire ab initio una serie di gravi reati che generano timore e pericoli per la collettività”. Alcuni reati predatori come il turista borseggiato, continua il giurista, saranno “depenalizzati de facto”.
Inoltre nel parere si ricorda quanto non sia automatica la querela della persona offesa da reati gravi: “Le vittime saranno sottoposte a minacce per non sporgere querela – si legge nel dossier – e quando la presenteranno saranno sottoposti a minacce successive per ritirarla”. Insomma, è la conclusione del giurista interpellato dal governo, “è il contrario di una riforma che ci si aspetti da un governo di destra liberale: via libera a ladri, persone violente e truffatori, l’impunità è assicurata”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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