RISCHIO AUMENTI ACCISE PER 730 MILIONI: MISSIONE UE A ROMA
NO ALL’ESTENSIONE DELL’INVERSIONE CONTABILE DELL’IVA AI FORNITORI DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE…. SCATTANO LE CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA: SALGONO LE IMPOSTE SUI CARBURANTI
Sono arrivati — annunciati — mentre il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan era a Bruxelles per la riunione dell’Eurogruppo e dell’Ecofin sull’esito delle elezioni in Grecia.
Ma, insieme ai tecnici della Commissione Ue e della Bce, a Roma è arrivata l’anticipazione di una bocciatura che costringerà il governo di Matteo Renzi a trovare in pochi mesi 730 milioni di euro sui 4,5 miliardi necessari per finanziare quella riduzione aggiuntiva dell’indebitamento che l’esecutivo ha promesso alle istituzioni europee a fine ottobre.
In caso contrario scatteranno le famigerate “clausole di salvaguardia“, nella forma di una stangata sulle accise su benzina e gasolio,
I tecnici europei, 38 persone in tutto guidate dal direttore degli Affari economici e finanziari Istvà¡n P. Szèkely, sono in Italia da lunedì e ci rimarranno fino a mercoledì per verificare, in vista del verdetto finale sulla legge di Stabilità atteso per marzo, il progresso delle riforme strutturali e degli interventi realizzati per ridurre i cosiddetti “squilibri macroeconomici”.
Cioè non solo l’eccesso di debito pubblico ma anche la bassa competitività e produttività , la rigidità del mercato del lavoro, le inefficienze di pubblica amministrazione e giustizia.
Obiettivo finale dell’analisi, condotta parlando con i funzionari dei principali ministeri — a partire da quello del Tesoro — ma anche con tecnici di Bankitalia e Confindustria, è valutare se Roma ha diritto agli “sconti” previsti dalle nuove linee guida di Bruxelles sull’interpretazione flessibile del Patto di stabilità .
I tecnici valuteranno se Roma ha diritto agli sconti previsti dalle nuove linee guida di Bruxelles sull’interpretazione flessibile del Patto di stabilit�
Quel documento stabilisce che ai Paesi in crisi economica venga concesso più tempo per rispettare gli obiettivi di bilancio fissati dal Fiscal compact: quelli che registrano una crescita reale negativa o una differenza significativa tra la crescita “potenziale” e quella effettivamente realizzata (il cosiddetto “output gap”) dovranno ridurre nel corso dell’anno il deficit strutturale solo dello 0,25% del Pil e non dello 0,5% richiesto in precedenza.
E ulteriori sconti sono previsti a fronte di riforme strutturali con effetti positivi di lungo termine e di investimenti in progetti cofinanziati dalla Ue o nel nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici (Efsi) previsto dal piano Juncker.
I tecnici Ue “misureranno” gli effetti previsti del Jobs Act e dei piccoli interventi fatti finora sulla giustizia e decideranno se concedere all’Italia l’attivazione di quelle clausole, in vista appunto del giudizio definitivo sulla manovra economica del governo.
Se il no di Bruxelles si allargherà allo “split payment”, le risorse da recuperare con aumenti delle imposte arriveranno a 1,7 miliardi
Dopo il via libera alle linee guida, la strada appariva in discesa visto che Roma ha già garantito che taglierà il deficit dello 0,3% del Pil.
Ma, stando a quanto riporta Il Sole 24 Ore, proprio in questi giorni su Palazzo Chigi è arrivata da Bruxelles una tegola che potrebbe riaprire la partita: la Commissione, secondo il quotidiano di Confindustria, ha fatto sapere al governo che dirà no alla possibilità di estendere la reverse charge, l’inversione contabile per cui l’Iva viene pagata allo Stato direttamente all’acquirente e non dal venditore, ai fornitori della grande distribuzione.
Una misura pensata per ridurre l’evasione dell’imposta sul valore aggiunto, ma che ha subito provocato le proteste di Federalimentare, secondo cui in questo modo lo Stato esige dalle imprese un “prestito forzoso” che non si sa in che tempi sarà restituito. Poco importa, perchè, appunto, l’Europa ha già espresso la propria opposizione. D’altro canto nel 2006 anche Germania e Austria hanno incassato un rifiuto all’inversione, che confligge con la direttiva europea sull’Iva.
Peccato che l’Italia abbia già “usato” i 730 milioni di entrate aggiuntive previste per finanziare la riduzione aggiuntiva del deficit (dal 2,9 al 2,6% del Pil) decisa a fine ottobre.
E peccato che quelle entrate, se verranno meno, saranno sostituite da un ulteriore aumento delle imposte sui carburanti pronto a scattare fin dall’1 luglio.
Per di più, se a questa decisione dovesse aggiungersi anche un no allo split payment – altro meccanismo contabile anti-evasione in forza del quale dall’1 gennaio la pubblica amministrazione paga l’Iva direttamente all’erario e non alle imprese fornitrici — le risorse da recuperare saliranno a oltre 1,7 miliardi.
E le accise schizzeranno alle stelle.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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