SALVINI ORA INGOIA ANCHE STRADA, L’EX PEGGIOR NEMICO
LE ONG QUANDO SERVONO NON SONO PIU’ NEMICHE… E VIENE MENO ANCHE “UN CALABRESE PER LA CALABRIA”…MA GIA’ DA TEMPO LE ONG OPERANO IN SICILIA, IN LOMBARDIA, IN PIEMONTE E NELLA MARCHE
Da “aiutiamoli a casa loro” ad “aiutateci a casa nostra”. A proposito della vicenda di Emergency che su input della Protezione Civile collaborerà alle “attività socio-sanitarie” anti-Covid in Calabria, la Lega non va allo scontro diretto.
Almeno con l’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada, con cui quando era al Viminale Matteo Salvini ha spesso incrociato metaforicamente le lame.
Adesso, invece, gli strali sono riservati al premier, al ministro della Salute Speranza e al governo che si è impelagato nel feuilleton dei “tre piccoli commissari” tutti finiti (male) prima di cominciare.
Il Capitano ripete da due giorni la stessa frase: “Perchè prendere i Gino Strada? Meglio un calabrese. Ce ne sono di eccellenti”. A dire: il problema non è di persone bensì di ruoli.
Tesi simile a quella espressa da Cristian Invernizzi, ex commissario e da quest’anno segretario del Carroccio in Calabria, nonchè fedelissimo del leader: “A livello umano e professionale non posso dire nulla contro il dottor Strada. C’è solo da fargli i complimenti, anche se politicamente so dove è schierato — ha detto alla stampa locale — Il rischio è che si cerchi di mettere in piedi un’operazione di sola immagine usando un grande nome per nascondere una situazione determinata dall’incapacità ”.
lo stesso Nino Spirlì, vicepresidente della Calabria, leghista eterodosso (eufemismo), divenuto presidente facente funzione dopo la morte di Jole Santelli, ha calmato i bollenti spiriti. Dal tuonare che Strada “ci ha rotto” e “dovranno passare sul mio cadavere”, è passato a riflettere: “Il problema non è che Strada si occupi di emergenze, fa già un lavoro eccezionale sui migranti. Ma serve un commissario che sia medico e organizzatore”.
Una correzione di rotta non da poco, considerando che Spirlì intende giocarsi la partita, politica e mediatica, in vista delle prossime elezioni regionali.
Ma a colpire è la moderazione di Salvini, che nell’estate 2019 — quella dei porti chiusi, dei decreti Sicurezza e delle polemiche roventi con le Ong — con l’uomo-simbolo di Emergency aveva scambiato parole molto taglienti. Strada si era detto sbalordito dalla sua “completa disumanità ”, ne aveva stigmatizzato l’atteggiamento come “non soltanto poco solidale, gretto e ignorante ma criminale”.
A sua volta, il ministro dell’Interno lo aveva bollato come “amico dei clandestini”, osservando che “la fine della mangiatoia sull’immigrazione clandestina lo stava facendo impazzire”.
Adesso la musica è cambiata, almeno un po’. Del resto, lo è il contesto: la pandemia ha scalzato l’immigrazione nella classifica delle paure degli italiani. Medici, operatori sanitari, infermieri ed esperti di situazioni emergenziali sono diventati merce rara e ricercata.
Se la Calabria è in difficoltà , le altre regioni non stanno meglio. Una settimana fa, di fronte al sistema sanitario sotto pressione, a lanciare l’allarme e un appello alle Ong è stato il Piemonte governato dal forzista Alberto Cirio.
Il presidente della commissione Sanità in consiglio regionale, il leghista Alessandro Stecco, medico ospedaliero di professione, ha invocato le organizzazioni umanitarie: “Dirottate personale sanitario dai vostri ospedali all’estero verso il Piemonte, i posti letto e soprattutto il personale si stanno esaurendo, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti”. Stanchezza, ritmi di lavoro massacranti, carenze numeriche: “Non siamo in grado di fronteggiare un tale aumento di ricoveri… Mi chiedo se le Ong che magari gestiscono ospedali e personale in contesti internazionali che magari vivono una fase pandemica diversa da quella europea possano mandarci da subito più personale medico e infermieristico per dare una mano”.
E le Ong ci sono. Non solo operano in Italia già dalla prima ondata di pandemia, ma lo hanno fatto in tutte le situazioni di emergenza — terremoti, alluvioni — e di criticità – lotta al caporalato, campagna contro l’abbandono scolastico. Da anni.
Dividendosi i territori, in modo da supplire alle esigenze di tutti. “E’ bene che all’opera ci siano organizzazioni diverse perchè una soltanto non potrebbe coprire tutte le necessità — spiega Claudia Lodesani, presidente di Medici Senza Frontiere Italia — Già da tempo noi siamo in Sicilia, mentre Emergency è in Calabria. A Gino Strada faccio i migliori auguri di buon lavoro”.
In questi mesi di coronavirus, MSF ha supportato ospedali in Lombardia, fatto formazione sul territorio, attività domiciliari con monitoraggio da remoto.
E’ stata presente in una quarantina di strutture per anziani nelle Marche, nelle carceri in Lombardia, Piemonte e Liguria. Con i suoi team ha affiancato le autorità sanitarie di Lampedusa durante gli screening medici agli sbarchi nel rispetto delle misure anti-Covid (assistendo 5.795 persone in 226 sbarchi).
“Ovunque nel mondo lavoriamo con governi e istituzioni — prosegue Lodesani — Servono accordi firmati, autorizzazioni. All’inizio dell’epidemia la Protezione Civile ci ha indirizzato in Lombardia, e poichè avevamo già un contatto con l’azienda ospedaliera di Lodi abbiamo firmato un protocollo con loro. In Sicilia, invece, gli accordi in occasione degli sbarchi si prendono di norma con la Regione o con il Viminale. Per quanto riguarda le carceri, invece, ci interfacciamo con le Asl e con il ministero della Giustizia”.
Le Ong, insomma, non agiscono all’impronta. La collaborazione istituzionale è la regola. Dal Piemonte alla Calabria e alla Sicilia. Il colore politico dell’interlocutore non conta. Lodi, governato da una giunta leghista, due anni fa salì alla ribalta per la controversa delibera del sindaco che subordinava l’accesso scontato alla mensa scolastica e allo scuolabus non soltanto alla certificazione Isee ma anche all’assenza di case o redditi nei Paesi di origine. In sostanza, una norma anti-stranieri che tagliava fuori dalle agevolazioni circa 300 famiglie di immigrati. “Con l’amministrazione lodigiana contro il coronavirus abbiamo lavorato benissimo — assicura la presidente di MSF Italia — Quando gli obiettivi sono comuni e si collabora, i problemi si risolvono”.
(da “Huffingtonpost”)
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