SCELTA CIVICA: L’ALA DI MONTEZEMOLO SI ALLONTANA
DOPO LA NOMINA DEI MINISTRI CHE HA VISTO PREMIATI SOLO MAURO, MOAVERO E L’UDC D’ALIA, CRESCE L’INSOFFERENZA SIA DI ITALIA FUTURA CHE DEI CATTOLICI DI RICCARDI
Alla fine Governo d’intesa fu. Quello che Scelta civica sperava dal giorno dopo le elezioni, e a dire il vero anche da prima, dal momento in cui Monti ne ha battezzato la nascita come movimento per poi ‘salire’ in politica.
Ma è un’intesa che, per i civici, potrebbe essere divisiva, e che ad oggi allontana ancora di più l’ala montezemoliana dal resto del movimento.
Basta guardare ai nomi che, tra tutti quelli che i civici consideravano papabili per il Governo, alla fine sono in squadra.
C’è Mario Mauro: non vice premier come sperato – bisognava dare spazio pieno ad Alfano per bilanciare Letta Premier -, ma in un ministero di peso, e di spesa, la Difesa.
Rappresentanza indispensabile, per i civici, quella dell’ex capogruppo Pdl al Parlamento europeo, figura di cerniera, di dialogo con il partito del Cavaliere.
Mario Monti non entra, anche per scelta.
E’ bene che leader e senior diano il loro appoggio senza entrare, diceva ieri il Premier uscente.
E poi un conto sarebbe stato un Governo dal profilo più tecnico, altra cosa un profilo così marcatamente politico, come chiarito da Giorgio Napolitano.
Ma c’è un uomo montiano in squadra, Enzo Moavero, riconfermato alle Politiche comunitarie, garanzie per il fronte europeo.
Restano invece fuori le altre componenti della galassia civica: a partire da quella che fa capo ad Andrea Riccardi, che pure contava in una conferma se non all’Integrazione in un altro ministero: un epilogo che potrebbe accrescere il distacco del fondatore di Sant’Egidio dal movimento che pure ha contribuito a fondare solo qualche mese fa.
Soprattutto – come in realtà previsto – restano fuori i montezemoliani, che ora attendono la partita su vice ministri e sottosegretari (Carlo Calenda, braccio destro di Montezemolo, aspirava ad un incarico allo Sviluppo).
“Un buon governo, con nomi di qualità . Purtroppo Scelta civica esprime il grado più basso di innovazione: nessuna donna, nessuna vera novità “, twitta Andrea Romano.
Anche perchè entra invece in squadra Giampiero D’Alia, uomo di Pier Ferdinando Casini, che dunque – seppure non con l’ardita manovra per portare Vietti alla Giustizia – alla fine l’ha vinta, a dispetto del tracollo elettorale: proprio l’Udc, che i futuristi hanno sempre bollato come il ‘vecchio’ dentro Scelta civica.
Uno scontro latente che potrebbe riproporsi a stretto giro, sia sul fronte del Governo nella partita su vice e sottogretari, sia su quello interno, a partire dalla sostituzione di Mauro come capogruppo al Senato.
Incarico per il quale era in corsa Maria Paola Merloni, vicina a Montezemolo, ma che invece ora vedrebbe papabile anche Benedetto Della Vedova, unico finiano in Parlamento.
Partita dunque aperta.
Un epilogo positivo e a tratti non sperato, il Governo Letta “è un grande successo” di Scelta civica, afferma Linda Lanzillotta, e si muove “sulla nostra linea, della responsabilità “, osserva Lorenzo Dellai, capogruppo alla Camera.
Certo, allontana il voto, ovvero lo scenario peggiore per i civici.
Ma non esclude la scissione all’interno dello stesso movimento.
Martina Cecchi de Rossi
(da “L’Huffington Post”)
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