SCILIPOTI, DA “RE DEI PEONES” A “RE DEI CONDOMINIOS”: L’ULTIMA FATICA LETTERARIA
DA SILVIO A BERLUSCONI ALLA SORA PINA, STORIA E DECLINO LETTERARIO DEL PEONE
Da “Re dei peones” a “Re dei condominios”.
Il ritorno di Domenico Scilipoti Isgrò non è propriamente al grido “ad maiora”.
Da Montecitorio ha traslocato in un caseggiato della Serenissima. Non stiamo parlando di Venezia ma di Tor de Schiavi, la Roma lontana dai Palazzi.
Per la presentazione del suo ultimo libro, luce al neon, 25 persone in sala, un vecchietto che fa una domanda, poi ottiene la risposta e dice: “Non sono soddisfatto”.
Lui, Scilipoti Isgrò, da Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, davanti a un auditorium che pende dalle sua labbra di ex peone, lancia una delle sue tesi più forti: “La Banca d’Italia ormai è stata privatizzata. No, ad Amato al Quirinale”.
La platea sbanda e si domanda: “Eh?!?!?!…”. Sembra non aver capito il grido di battaglia, che avrà grandi conseguenze sulla corsa al Colle, lanciato da Mimmo Isgrò, che ormai è diventato l’altro nome di Domenico Scilipoti.
Per capirci di più, la platea accorsa deve iniziare a compulsare attentamente l’ultima fatica letteraria dal titolo – tra storia e autobiografia, tra macroeconomia e scenari globali tracciati da un laureato in medicina specializzato in ginecologia e agopuntura – “Le crisi finanziarie e la battaglia di un senatore della Repubblica”.
Si sparge la voce in sala: “Adesso arriva Berlusconi”. Non è così.
Ma l’altra volta però, a Montecitorio, quando Scilipoti Isgrò presentò la sua opera prima da parlamentare della Repubblica – il Cavaliere c’era per onorare il suo debito con “Mimmo” e disse: “Di eroi come lui l’Italia ha sempre più bisogno”.
In prima fila ad applaudire c’era Antonio Razzi, una sorta di fratello di latte di Scilipoti.
Qui in prima fila, a spellarsi le mani per il senatore-scrittore c’è Sora Pina della scala B di un condomino che conta 4500 residenti su 8 edifici.
Ma dei 4500 abitanti neanche traccia.
Nella sala condominiale ci sono soltanto Pina e i suoi amici più cari portati da un signore che si presenta come un bancario esperto di economia, amico di Mimmo, con un ufficio in una palazzina di questo enorme condominio.
Prima appunto ci fu Berlusconi, adesso c’è un signore un po’ impostato a festeggiare quello che fu e vuole continuare a essere: “Il Re dei peones”.
“Mi ha portato qui un amico-collaboratore-autista, ma nè io nè lui siamo pratici di Roma e ci siamo persi a Largo Preneste. Grazie d’avermi aspettato più di un’ora dentro questa bella sala”.
Ma quando lui non c’era, perchè vagava per l’urbe senza bussola, i condomino in ansia si chiedevano vicendevolmente: “Sarà finito all’Eur?”.
Ma dal palchetto si alza una voce, è uno dei tre relatore: “Il nostro Senatore, ha detto che sta qui dietro. Ha avuto una giornata pesante in Senato per lavorare al servizio della Nazione”.
Poi viene accolto tra gli applausi. Chi lo chiama Scilipoti e chi ha iniziato a chiamarlo Isgrò.
Comunque è sempre lui e annuncia: “Il percorso intrapreso dal governo non favorisce gli italiani, e le piccole e medie imprese. La mia fede cristiana mi ha dato la forza per sostenere le battaglie che sto sostenendo”. Berlusconi non è venuto? “Non importa chi c’è, l’importante sono le cose che si dicono”
Il convegno è di grande interesse ma come tutte le cose belle a un certo punto finisce, ed è il momento del buffet.
L’appuntamento era alle 19, Scilipoti è arrivato alle 20.15, quando alle 22 finisce di parlare le persone sono affamate.
Ma Scilipoti Isgrò non mangia.
Confida davanti a un prosciutto: “Io non mangio mammiferi. Ma questa è un’altra storia”.
Ce la racconterà nel suo prossimo libro?
(da “Huffingtonpost)
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