“SE VOGLIONO RIUSCIRE A RIAVERE LA POTESTÀ GENITORIALE E I LORO TRE FIGLI, I CONIUGI TREVALLION-BIRMINGHAM DEVONO SMUSSARE GLI ANGOLI E SPALANCARE MENTE E CUORE”: LO DICE L’AVVOCATO GIOVANNI ANGELUCCI, CHE HA RINUNCIATO A DIFENDERE LA FAMIGLIA CHE VIVEVA IN UN CASALE NEL BOSCO DI CHIETI
IL LEGALE RACCONTA CHE I GENITORI HANNO DETTO NO A QUALSIASI SOLUZIONE ALTERNATIVA CHE GLI ERA STATA OFFERTA (GRATUITAMENTE): “IL SINDACO GLI AVEVA PROPOSTO UNA CASA. PER LORO ERA TROPPO RUMOROSA E NON AVEVA LA VISTA SULL’ALBA. NON POTEVO IMPOSTARE UNA DIFESA MONCA”
Avvocato Giovanni Angelucci, perché ha lasciato la difesa della famiglia nel bosco?
«Ci sono state ingerenze esterne, si è incrinata la fiducia alla base del rapporto professionale che lega avvocato e cliente».
In sei mesi i coniugi Trevallion-Birmingham hanno cambiato quattro legali. Non è un buon segno.
«Se vogliono riuscire a riavere la potestà genitoriale e i loro tre figli devono smussare gli angoli e spalancare mente e cuore».
Ci racconta queste ultime 48 ore?
“Sono sfinito. Ho bisogno solo di riposare, dopo settimane frenetiche».
Cosa è successo nella giornata di martedì?
«Avrei dovuto incontrare Nathan, il padre, nuovamente nel pomeriggio. Era previsto il sopralluogo in un’abitazione distante pochi chilometri dalla loro. L’aveva messa a disposizione, a titolo gratuito, un imprenditore della ristorazione di Ortona, originario di Palmoli. Un bed and breakfast nel bosco, una vecchia casa contadina in pietra, ristrutturata. Tre camere, soggiorno, cucina, porticato, garage. Sì, gratis».
Che cosa ha detto Nathan?
«Non si è presentato».
Sarebbe servita a ospitarlo durante la ristrutturazione del famoso casaletto nel bosco.
«Sì, e questa soluzione si aggiungeva a quella proposta dal sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli. Aveva offerto, anche in questo caso gratuitamente, una casa vicino al paese. Visto che la precedente l’avevano abbandonata perché rumorosa e senza vista sull’alba, il Comune ne ha recuperata una seconda a due chilometri dal centro. Un piano, 70 metri quadrati, ampio terreno. Questa, rifatta venti giorni fa. C’era l’energia elettrica, ma prodotta dai pannelli fotovoltaici. Neppure l’ha guardata».
È partita, almeno, la ristrutturazione del famoso casaletto di proprietà?
«Niente. Per il loro amato rustico era pronta anche la soluzione di un imprenditore pescarese: avrebbe potuto appoggiare moduli abitativi all’avanguardia in giardino. Nathan, e direi anche sua moglie Catherine, che è sempre alloggiata nella struttura che ospita i bambini, ci hanno ripensato. Il padre avrebbe dovuto darmi la firma per procedere con il deposito al genio civile del progetto di ristrutturazione straordinaria, ma alla fine ha detto che i lavori sarebbero stati invasivi. La società San Salvo Appalti era disposta a eseguirli a sue spese: respinti».
Retromarcia su tutto, come già accaduto con l’assistente sociale.
«Avevo preso appuntamento con una psicologa infantile specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale. Le sue diagnosi sarebbero servite ai coniugi come supporto tecnico-scientifico per il futuro giudizio del Tribunale dei minori. No anche su questo fronte».
Quindi?
«Questi passaggi, logistici e tecnici, erano e sono imprescindibili ai fini della predisposizione del ricorso, in scadenza sabato prossimo. E il tempo a disposizione non permetteva indugi né ripensamenti. Sì, a malincuore ho ritenuto necessario rinunciare al mandato difensivo. Non potevo impostare una difesa monca, che, peraltro, avevo concordato».
(da Corriere della Sera)
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