SOCCORSO LEGHISTA SUL REFERENDUM PER NON TAGLIARE I PARLAMENTARI
RAGGIUNTO IL NUMERO NECESSARIO, SONO 71 DI CUI 6 DELLA LEGA… CONTRADDIZIONE PALESE DELLA LEGA CHE IN AULA VOTO’ A FAVORE DEL TAGLIO
Raggiunto e superato il numero minimo di 64 firme per presentare il quesito del referendum contro il taglio dei parlamentari. Lo si apprende da fonti parlamentari, secondo cui, nelle ultime ore, sarebbe arrivato un sostanzioso appoggio anche da parte di senatori leghisti, non solo gli ex M5S ma anche esponenti doc del Carroccio.
Domenica scade anche il termine per la raccolta firme tra i parlamentari: dopo il ritiro di quattro eletti di Forza Italia di area Carfagna, sono arrivate le nuove sottoscrizioni tra i senatori.
Ale 15 la presentazione delle firme in Cassazione. “Mi interessa che si possa svolgere nel Paese la consultazione. Alla fine hano firmato tutti i gruppi parlamentari”, ha spiegato il senatore azzurro Andrea Cangini.
Tra i nuovi arrivi i forzisti Roberta Toffanin e Dario Damiani, vicini a Silvio Berlusconi, irritato per l’iniziativa di Carfagna e sollecitato da Salvini perchè richiamasse all’ordine i suoi parlamentari.
Tra i nuovi firmatari vi sono poi sei senatori leghisti. E c’è già anche chi guiderà il Comitato per il no: è la Fondazione Luigi Einaudi che ha anche promosso la raccolta delle firme tra i parlamentari. Il coordinamento nazionale dei comitati noiNO, contrari alla riforma approvata dal Parlamento, sarà presentato in una conferenza martedì prossimo nella sala stampa della Camera dei Deputati, con i costituzionalisti e i parlamentari che aderiscono alla campagna.
E sulla raccolta firma c’è il Movimento 5 Stelle che attacca la Lega: “Non hanno resistito alla voglia di tenersi strette le poltrone e a quanto pare è arrivato ‘l’aiutinò della Lega” nella raccolta delle firme per il referendum sulla riforma sul taglio dei parlamentari – dicono fonti grilline -. Non vediamo l’ora di dare il via alla campagna referendaria per spiegare ai cittadini che ci sono parlamentari che vorrebbero bloccare questo taglio, fermando così il risparmio di circa 300mila euro al giorno per gli italiani che produrrebbe l’eliminazione di 345 poltrone”.
Federico D’Incà , ministro 5S per i Rapporti con il Parlamento, su Twitter scrive: “Se si farà il referendum sulla legge per il taglio dei parlamentari sono convinto che i cittadini saranno dalla nostra parte. Certo è curioso che a volerlo adesso siano quelli che l’hanno approvata. In situazioni normali sarebbe contraddizione, per certa politica è consuetudine”.
Per Mara Carfagna “quello sul taglio dei parlamentari è un referendum salva-poltrone. È un vero e proprio trucchetto, che ha come unico obiettivo quello di costringere gli italiani a eleggere nuovamente mille parlamentari, anzichè seicento. Per questo ai colleghi senatori che mi hanno chiesto un parere ho detto: non prestatevi a un giochino di Palazzo che screditerà la politica, squalificherà Forza Italia, resusciterà il populismo”.
Intanto il senatore 5S Mario Michele Giarrusso via Facebook fa sapere di aver ritirato in mattinata la sua firma dalla richiesta di referendum: “La mia posizione è stata strumentalizzata da alcuni e travisata da altri. Rimango dell’idea che dare la parola ai cittadini con un referendum confermativo senza quorum- aggiunge-, è una scelta in linea con la nostra storia di impegno per la democrazia diretta. Purtroppo però, queste argomentazioni, non sono state nè recepite e nè tantomeno comprese. Sciacalli invece si sono subito tuffati nella polemica, solo per gettare fango, senza ritegno alcuno. A me dispiace av
er lasciato la bandiera della democrazia diretta, nelle mani di chi non la merita. Peccato”. E anche due dem hanno ritirato le loro firme: sono Francesco Verducci e Vincenzo D’Arienzo. In una nota i due sentaori del Pd scrivono: “Consideriamo un risultato politico importante, per niente scontato, aver raggiunto un accordo che impegna le forze di governo ad approvare una nuova legge elettorale proporzionale ed il deposito del conseguente disegno di legge. Introdurre il proporzionale è l’unico modo per salvaguardare la rappresentanza politica e sociale che è alla base della nostra democrazia rappresentantiva e per evitare il rischio di pesanti distorsioni dovuto al taglio dei parlamentari”.
(da agenzie)
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