STORICO RISULTATO DEGLI INDIPENDENTISTI DELLO SINN FEIN IN IRLANDA NEL NORD: A UN SOLO SEGGIO DALLA VITTORIA
DOVE I NAZIONALISTI NON SONO MACCHIETTE ANTI-EUROPA … LA LEADER DEL PARTITO CATTOLICO IRLANDESE E’ MICHELLE O’NEILL
Una donna guida gli indipendentisti nord-irlandesi al miglior risultato elettorale della loro storia. Michelle O’Neill, 40 anni, madre di due figli, ex-sindaco ed ex-ministra del governo della regione autonoma britannica, ha portato lo Sinn Fèin, il partito cattolico repubblicano, alla quasi parità con gli avversari del Democratic Unionist Party (Dup), il partito protestante fedele a Londra.
I risultati ufficiali delle elezioni anticipate in Irlanda del Nord assegnano infatti 28 seggi al Dup e 27 allo Sinn Fein, con una perdita di nove seggi per il partito dei protestanti unionisti rispetto alle votazioni precedenti.
Con l’aggiunta dei partiti minori, il fronte unionista pro-britannico ha in tutto 40 seggi, quello indipendentista ne ha 39 e 11 seggi vanno a un blocco non allineato.
“Proveremo a ricostituire il governo congiunto con il Dup”, dice O’Neill, ma non è detto che ciò accada.
In base alle norme fissate da Londra, la regione ha tre settimane di tempo per formare una nuova coalizione di governo. Dopodichè il governo centrale britannico avrà due opzioni: rimandare l’Irlanda del Nord alle urne o imporre “direct rule”, cioè tornare a governarla da Londra.
La seconda ipotesi sarebbe una ricetta per riaccendere i Troubles, com’era chiamato il trentennale conflitto che ha provocato 3 mila morti fra le due parti fino agli accordi del Venerdì Santo del 1998 che hanno avviato due decenni di pace e benessere.
Una pace relativa, perchè a Belfast cattolici e protestanti sono ancora divisi da un muro e fazioni di irriducibili aspettano solo l’occasione per rilanciare la violenza, peraltro sempre presente in sottofondo: solo nell’ultimo mese ci sono stati due azzoppamenti a colpi d’arma da fuoco a Londonderry e una bomba disinnescata dalla polizia a Belfast.
La vincitrice morale delle elezioni è Michelle O’Neill, prima leader dello Sinn Fèin a non avere conosciuto sulla propria pelle il conflitto: non è mai stata in prigione, a differenza del padre, a lungo incarcerato, nè è mai stata coinvolta in violenze, a differenza di un cugino, ucciso in uno scontro a fuoco all’epoca dei Troubles.
Appena tre mesi fa O’Neill ha preso il posto di Martin McGuinness, ex-comandante dell’Ira, l’Irish Republican Army (Ira) che ha rinunciato alle armi dopo 30 anni di guerra, il quale ha dato le dimissioni da vice-premier per contrasti con il Dup ma si è subito dopo ritirato dall’attività politica per una grave malattia.
Esce invece di fatto sconfitta dal voto Arlene Foster, leader del Dup e premier del governo autonomo: nel suo partito si levano già voci che ne chiedono le dimissioni.
Tra le ragioni del risultato storicamente positivo per lo Sinn Fèin c’è la Brexit.
Nel referendum britannico del giugno scorso, in Irlanda ha prevalso con il 56 per cento il fronte per restare nell’Unione Europea. Ora molti temono che l’uscita dalla Ue farà risorgere il confine tra le due Irlande e riaccenderà il conflitto.
A Dublino come a Belfast, molti chiedono uno status speciale per tutta l’isola che ne preservi l’unità di fatto raggiunta nei vent’anni di processo di pace.
Se questo non sarà possibile, lo Sinn Fein intende chiedere un referendum in tutta l’Irlanda, del nord e del sud, britannica e già indipendente, per la riunificazione dell’isola.
La stagione dei referendum, insomma, da queste parti potrebbe non essere finita: ne vuole fare uno anche la Scozia, che come l’Irlanda del Nord ha votato a netta maggioranza contro la Brexit nel referendum britannico, e ora ne vuole indire un altro per ottenere l’indipendenza da Londra e restare nella Ue.
Per uscire dall’Unione Europea, il Regno Unito rischia di diventare un regno disunito, anzi dimezzato, perdendo due regioni su quattro, ridotto a una Little England più il piccolo Galles.
(da agenzie)
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