SU UE E CONTI RENZI PROVA A SCARICARE SU LETTA, POI SI SMENTISCE
PALAZZO CHIGI MANDA UNA VELINA AI GIORNALI: “SAPEVAMO CHE I NUMERI NON ERANO GIUSTI”… POI IL RIPENSAMENTO: “NON C’È BISOGNO DI NUOVE MANOVRE”… IL NIPOTE NON REPLICA, SACCOMANNI SàŒ
“Sapevamo che i numeri non erano quelli che raccontava Letta, ma siamo gentiluomini e non abbiamo calcato la mano”. La velina dello staff di Matteo Renzi, mercoledì sera, è arrivata puntuale ai grandi quotidiani che l’hanno fedelmente riportata nelle edizioni di ieri.
In sostanza, il presidente del Consiglio — reagendo alla bocciatura della Commissione europea degli squilibri strutturali italiani — sostiene che Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni abbiano truccato il bilancio dello Stato.
Non certo un’informazione da affidare a un sms senza commento, questa è l’era Renzi: velocità , leggerezza, un piglio dilettantesco che riesce contemporaneamente a essere cinico e naà¯f.
C’è un problema: su queste materie non è lecito scherzare, buttare lì una frase e poi correre a parlar d’altro, a far cantare altri scolari.
Se i conti non sono a posto e — come ha spiegato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al Sole 24 Ore — noi abbiamo intenzione di rispettare i parametri di bilancio, allora c’è bisogno di una manovra correttiva sul 2014.
Non sia mai, tanto Palazzo Chigi che il Tesoro hanno dovuto smentire questa eventualità , che semplicemente discende logicamente dalla frasetta consegnata dal premier alla stampa.
Nel pomeriggio, poi, Renzi — dopo aver partecipato a Bruxelles al vertice europeo sull’Ucraina — ha tagliato corto: “Non abbiamo rassicurazioni da dare. L’Italia sa perfettamente quello che deve fare, lo sa da sola e lo farà , consapevole che oggi la priorità per il nostro Paese sono crescita e lavoro”.
Chiarimenti? Niente da fare: “Scusate, devo andare: ho una cena col segretario di Stato americano Kerry”. E via di corsaverso palazzo Taverna a Roma.
E i “truccatori” di bilanci? Enrico Letta, che è in vacanza in Australia, è furioso, ma non ha detto una parola pubblica sull’argomento, e così si sono regolati anche i parlamentari a lui vicini.
La risposta è stata affidata all’ex ministro Fabrizio Saccomanni, il quale — per così dire — non ha gradito e ha inviato una email a molte redazioni per definire le parole di Renzi “commenti incomprensibili e immotivati”.
Quanto alla Commissione, ha scritto, “non ha fatto alcuna analisi ex-post della contabilità nazionale, bensì ha ribadito la divergenza tra le proprie stime e i nostri obiettivi per l’anno in corso”.
E pure sul debito, sarebbe bene che Bruxelles ricordasse “i versamenti ai fondi europei salva-Stati e l’operazione straordinaria di pagamento dei debiti delle Pa concordata con la stessa Commissione”.
Concludendo, in serata, via radio: “Escludo nel modo più assoluto che vi siano buchi” nei conti pubblici “o che vi sia bisogno di manovre correttive”.
Anche Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio del Pd e un tempo molto vicino all’ex premier, usa parole dure: “Frasi incredibili. Mi auguro che Renzi le smentisca”.
Chi ha ragione? Tanto Saccomanni che la Commissione, in realtà .
Il report sugli squilibri di Bruxelles è diventato una notizia per due soli motivi: l’imprudenza di Renzi nel commentare e la tendenza di un pezzo dell’opinione pubblica italiana a vedere le istituzioni europee come la maestrina che punisce l’allievo discolo.
Veniamo al merito.
Le previsioni della Commissione differiscono da quelle del governo Letta e questo era un fatto assodato già prima: in particolare Bruxelles fissa il deficit strutturale allo 0,6 per cento (anzichè allo 0,3), cioè oltre il limite di mezzo punto; il debito pubblico al 132,4 invece che al 129,4 per cento; la crescita allo 0,6 per cento e non all’uno previsto da Saccomanni.
La differenza, in realtà , è di metodo: in sostanza l’esecutivo precedente sosteneva che quelli erano gli obiettivi che sarebbero stati centrati al 31 dicembre 2014 grazie a quanto già fatto e a quello che si stava facendo.
Ad esempio, un miglioramento del disavanzo pubblico era affidato alla spending review di Carlo Cottarelli.
Esattamente quello che prevede di fare Renzi, che vuole tirarne fuori 5 miliardi, cioè solo 2 in più di quanto intendeva fare il suo predecessore, per il suo interventino sul cuneo fiscale.
Insomma, questa è la storia di un caos inutile, quello che si crea quando si tenta di governare un grande paese in 140 caratteri.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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