SUPERBONUS, ENNESIMO CASINO DELLA MELONI E DI GIORGETTI: IL TAGLIO SCONTENTA COSTRUTTORI, FORZA ITALIA E PERSINO QUALCUNO DI FRATELLI D’ITALIA
FIBRILLAZIONI NELLA MAGGIORANZA: “SCHIZOFRENIA LEGISLATIVA, CAMBIARE LE REGOLE IN 15 GIORNI PENALIZZA I PIU’ POVERI E RISCHIA DI FAR SALTARE DECINE DI MIGLIAIA DI IMPRESE”
La stretta, in consiglio dei ministri, dal 110 al 90%. Le accuse di “deresponsabilizzazione” rivolte dalla premier alle imprese. La polemica sui crediti d’imposta che, dice Giorgetti, non sono “diritti acquisiti”. L’incontro a Palazzo Chigi, con l’annuncio di un tavolo di lavoro tra governo e costruttori per individuare una misura “strutturale”.
Intanto, da nord a sud, le imprese insorgono, accusando l’esecutivo di “schizofrenia” legislativa che non fa bene “all’occupazione e al Paese”. Nel pomeriggio, le crepe già presenti nella maggioranza si allargano, con Forza Italia compatta al fianco dei costruttori e qualche malumore che, sussurrato, inizia a materializzarsi anche in Fdi. Insomma, la sensazione è che da qui al ‘parto’ della manovra a fine mese, di Superbonus continueremo a sentir parlare ancora a lungo.
È finita la ‘pacchia’. Come finiti sono anche i denari per continuare a sostenere la misura. Il governo annuncia la stretta al Superbonus. A partire dal primo gennaio la percentuale di rimborso a copertura statale verrà abbassata dal 110 al 90%. Dalle parti di via XX settembre hanno fretta e portano il taglio già nel decreto Aiuti quater, sperando di ricavare risorse preziose da piazzare in manovra, la prima dell’era Meloni. “La copertura al 110 – ha detto la premier in conferenza stampa – ha prodotto deresponsabilizzazione: se io non sono tenuto a compartecipare al beneficio, tendo a non chiedermi se il prezzo sia congruo. Questo ha portato a distorsioni”.
L’accusa, in altri termini, è che alcune imprese abbiano ritoccato al rialzo i listini di prezzo. Tanto paga lo Stato. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha poi voluto sottolineare come l’intenzione dell’esecutivo sia quella di consentire solo a chi non può permettersi di tasca propria i lavori di ristrutturazione edilizia di continuare a usufruire del bonus: “Non si è mai vista nella storia una misura che costasse così tanto a beneficio di così pochi”.
Le tesi dell’esecutivo, però, non hanno fatto breccia tra i diretti interessati, mondo edile in primis. “Siamo consapevoli della necessità del governo di tenere sotto controllo la spesa – premette la presidente Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori, Federica Brancaccio, che oggi ha incontrato Meloni a Palazzo Chigi – ma cambiare le regole del Superbonus in 15 giorni significa penalizzare soprattutto i condomini che sono partiti per ultimi”.
Quelli cioè, spiega, “delle periferie e delle fasce meno abbienti che per far partire i lavori hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e della necessità di vedere interamente coperti finanziariamente gli interventi”. La fretta – avverte – rischia di far fare errori. Altro problema è poi lo sblocco dei crediti fiscali rimasti in pancia ad aziende e banche che non riescono più a piazzarli. Al grido d’allarme sulla liquidità delle aziende di Ance, si unisce anche la proposta dell’Abi, l’Associazione delle banche italiane, che oggi, insieme a costruttori e altre 22 sigle imprenditoriali – tra cui Confindustria – hanno partecipato al tavolo con l’esecutivo, il secondo dopo quello di mercoledì con i sindacati: “Chiediamo al governo di consentire di utilizzare una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24 – si legge in una nota Abi – compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dagli intermediari”.
Per non parlare, poi, della ‘rivolta’ delle imprese che esplode sul territorio. In tutta la penisola. “Nel solo Veneto – è il grido di allarme di Paolo Ghiotti, numero uno di Ance a livello regionale – il venir meno della misura rischia di far saltare 4200 imprese. L’errore è stato cambiare le regole in corso ancora una volta e con effetto immediato, per giunta senza aver individuato una soluzione per sbloccare i crediti incagliati”. In Calabria lo spartito è lo stesso: “Il cambio di regole penalizza gli interventi che sono partiti per ultimi che riguardano in particolare le aree del Sud”. Con il rischio, aggiungono dall’Ance nazionale, che a rimetterci siano proprio le classi meno abbienti che la stretta di queste ore dovrebbe invece andare a favorire secondo Giorgetti.
Istanze, quelle dei costruttori, che spingono non solo le opposizioni – Giuseppe Conte è sul piede di guerra, come prevedibile, trattandosi di una misura bandiera del Movimento 5 Stelle – ma anche la maggioranza a una serie di distinguo.
“Forza Italia lavorerà per spostare la data di scadenza delle agevolazioni almeno di un mese per chi ha già deliberato in assemblea di condominio e ha già stipulato contratti” recita una nota congiunta dei due capigruppo azzurri di Camera e Senato, Alessandro Cattaneo e Licia Ronzulli, annunciando la presentazione di un emendamento ad hoc non appena il decreto approderà in Parlamento.
“Al governo chiediamo – proseguono i due forzisti – anche un tempestivo intervento mirato allo sblocco dei crediti fiscali”. Perfino nel partito della premier, inizia a delinearsi del malumore. Un esponente di riferimento della materia fiscale, il deputato e commercialista Andrea De Bertoldi, con molta cautela, avverte: “La scelta dell’esecutivo di fare un tagliando al Superbonus è corretta ma non si possono cambiare le carte in tavola” a partita in corso perché “si rischiano di fare danni e innescare contenziosi giudiziari, con costi per lo Stato non indifferenti e il rischio di soccombere. Faccio mio l’appello lanciato da Abi e Ance”.
La risposta del governo per ora è quella annunciata dalla premier in persona durante l’incontro con le imprese. “Siamo rimasti d’accordo con il presidente del Consiglio – spiega Brancaccio uscendo da Palazzo Chigi – che ci sarà un tavolo per una misura strutturale di medio-lungo periodo”. Parole, “medio-lungo periodo”, che stonano con la fretta che l’esecutivo ha nel preparare il disegno di legge di bilancio, da partorire e portare in consiglio dei ministri necessariamente entro la fine di novembre.
(da agenzie)
Leave a Reply