TRA TANTE PAROLE, ARRIVANO PURE I FATTI – I CAMALLI DI GENOVA HANNO IMPEDITO LO SBARCO DI TRE CONTAINER PIENI DI MATERIALE BELLICO SPEDITO VERSO ISRAELE: “SOLO CON L’ANNUNCIO DI UNO SCIOPERO SIAMO RIUSCITI A FAR SÌ CHE UNA COMPAGNIA MARITTIMA COME LA COSCO ABBIA RINUNCIATO ALLO SBARCO”
CHISSÀ COME AVRÀ PRESO LA NOTIZIA IL PATRON DI MSC GIANLUIGI APONTE CHE SPADRONEGGIA NEL PORTO LIGURE: L’ARMATORE DEVE LE SUE FORTUNE ALLA MOGLIE. O MEGLIO, AL SUOCERO, IL FACOLTOSO EBREO PINHAS DIAMANT, UNO DEI FONDATORI DELLO STATO DI ISRAELE
Tra tante parole in libertà, ce ne sono alcune che producono fatti. La morsa di Israele su Gaza indigna molti, ma pochi protestano in modo concreto e pacifico. Una lezione arriva dai ruvidi scaricatori di porto di Genova, i celebri camalli, che sono riusciti a impedire lo sbarco di tre container pieni di materiale bellico spedito verso Israele.
“Solo con l’annuncio di uno sciopero siamo riusciti, anche grazie anche al coordinamento internazionale dei porti, a far sì che una compagnia marittima come la Cosco abbia rinunciato allo sbarco di tre container con dentro armamenti diretti a Israele” hanno annunciato i componenti del Calp, il collettivo autonomo lavoratori portuali del porto di Genova, che già un mese fa, a dire il vero, “respinsero” un cargo simile. Una tradizione consolidata, e puntualmente applicata anche in passato per i trasporti verso altri paesi belligeranti.
“In queste settimane ci siamo mobilitati per contrastare di nuovo col coordinamento quello che è un ulteriore traffico di armi diretto a Israele. Il coordinamento, che sta funzionando soprattutto nell’area del Mediterraneo, ha fatto sì che i portuali del Pireo (il porto di Atene, ndr) in una prima fase abbiano rinunciato a sbarcare questi container per poi segnalarci l’arrivo sul porto di La Spezia e sul porto di Genova di questa merce – ha spiegato un rappresentante del Calp -. Fin da subito ci siamo mossi per capire come mobilitarci all’interno del terminal e capire in quale terminal sarebbe attaccata questa nave e abbiamo notato anche che successivamente ai porti liguri la nave avrebbe
fatto scalo a Marsiglia per poi andare a Valencia”.
Secondo i camalli, si tratta di “una grande vittoria, proprio perché è la prima volta che accade che una compagnia marittima di un peso come la Cosco ci comunichi, tramite la rivista Shippingitaly, la rinuncia di questo carico. Continueremo questo tipo di mobilitazioni a sostegno della popolazione palestinese per chiedere un cessate il fuoco immediato e per chiedere che non ci siano più traffici di armamenti nei porti civili”.
La nave giovedì sera era in porto a La Spezia, poi nella prima mattinata di venerdì si è mossa in direzione Genova, dove ha attraccato intorno alle 18. Ma i tre container, ha fatto sapere la compagnia di navigazione taiwanese, saranno rispediti al mittente, in Estremo Oriente. Soddisfatta l’Unione dei sindacati di base (Usb) del porto genovese. “Negli ultimi mesi Usb – si legge in una nota – ha moltiplicato le iniziative per spezzare la catena logistica che alimenta conflitti e massacri.
A giugno i lavoratori hanno incrociato le braccia all’aeroporto di Brescia Montichiari per bloccare un carico di armi, e a luglio il presidio davanti al Comune di Genova ha rilanciato la richiesta di dichiarare i porti liguri off limits per le spedizioni belliche. La mobilitazione è parte di un fronte internazionale che unisce i portuali di Francia, Grecia, Germania e Nord Africa”. La campagna “Il lavoro ripudia la guerra”, spiegano i sindacati, “rivendica un principio semplice: i porti italiani non devono diventare basi logistiche per i conflitti, ma restare luoghi al servizio delle comunità”
(da agenzie)
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