UN AGENTE UCRAINO DELLE UNITÀ SPECIALI SVELA COME DÀ LA CACCIA AGLI INFILTRATI FILORUSSI
“PARTIAMO DA INTERNET E DA TELEGRAM. CI SONO I SABOTATORI VERI E QUELLI SPAZZATURA, CHE SCOPRI SUBITO” … “I DANNI MAGGIORI LI FANNO SE RIESCONO A GUIDARE I RAID AEREI DEI RUSSI, QUANDO MANDANO INFORMAZIONI DETTAGLIATE E COORDINATE PRECISE”
Zaporizhzhia è la prima grande città nel Sud dell’Ucraina che si incontra se si arriva dalle aree occupate dai russi, è piazzata fra la Crimea annessa nel 2014 e i separatisti di Donetsk e per questo è un magnete per i sabotatori filorussi.
Ramyl è l’ufficiale che comanda l’unità locale della polizia che si occupa delle intercettazioni internet e quindi soprattutto dei sabotatori, perché comunicano fra loro e con i loro contatti in Russia «con metodi che possono usare tutti, scambiandosi messaggi su Signal e su Telegram».
Parla dalla portiera aperta di un Suv civile, con un fucile compatto messo di traverso sul petto e il giubbotto antiproiettile. È stato nelle Spetsnaz, le unità speciali dell’esercito, e sostiene che per questo motivo ha familiarità con le tecniche dei sabotatori filorussi, che fanno le stesse cose: operano in profondità dietro le linee nemiche e tentano di fare il maggior danno possibile. Soltanto che si lavora molto in mezzo ai civili, nelle città
«I danni maggiori li fanno se riescono a guidare i raid aerei dei russi, quando mandano informazioni dettagliate e coordinate precise, oppure osservano le postazioni dei soldati e tutto quello che può essere attaccato. A volte fanno operazioni anche loro. Non aggrediscono obiettivi militari, perché non ne hanno la forza, ma civili: incendiano pompe di benzina e gli oleodotti. Fanno un primo attacco, poi aspettano che arrivino i poliziotti e i vigili del fuoco e attaccano di nuovo. A volte lo fanno con le squadre mandate a riparare».
È il cosiddetto double tap, una tecnica spesso usata dai piloti russi nei bombardamenti e – com’ è ovvio – considerata un crimine di guerra. «A volte lasciano un cecchino appostato molto indietro, che spara alle spalle di chi arriva e poi se ne va».
La vita degli infiltrati è resa facile dal fatto che il russo è usato da tutti e che poi ci sono anche gli ucraini che lavorano con la Russia, a cominciare dai separatisti.
i sono quelli veri e ci sono quelli spazzatura. Nel 2014 durante la guerra i separatisti sono entrati negli uffici che preparano i documenti personali e hanno portato via casse di passaporti intonsi, che adesso usano come documenti falsi per infiltrarsi.
Però noi li scopriamo subito quei passaporti. Vedi – si fa passare un documento – questo si capisce che non è nuovo, i loro si notano. Inoltre abbiamo i numeri di serie dei passaporti rubati e quindi possiamo verificare».
E cosa succede quando li trovate? «Se li troviamo durante un controllo in città li portiamo via – mima il gesto di andare a braccetto con uno – ma se invece li incontriamo in azione»: tira un pugno contro il palmo dell’altra mano aperta. «I sabotatori reali sono i professionisti bene addestrati e con una copertura solida, molto più difficili da trovare e molto più efficienti. Cellule al massimo di quattro-cinque persone, così anche se ne arresti uno non ne trovi molti altri collegati al primo e il danno è contenuto».
Durante il primo mese di guerra l’intelligence ucraina ha dichiarato di avere catturato più di 350 sabotatori russi, il numero non è stato ancora aggiornato al secondo mese di guerra. «Quando l’invasione è cominciata, i poliziotti di quartiere – che conoscono tutti faccia per faccia – sono andati a vedere se c’erano macchine nuove nei posteggi e gente che aveva affittato appartamenti di recente. Hanno fatto domande in giro. Così abbiamo cominciato a trovarli, funziona».
(da “la Stampa”)
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