URNE A FEBBRAIO, IL PIANO DEL COLLE PER EVITARE IL CANDIDATO MARTIRE
LE CREPE NELLA MAGGIORANZA, LA TENTAZIONE DI B. PER L’ARRESTO E LA SENTENZA SUL PORCELLUM… IL CERCHIO MAGICO DEL QUIRINALE FA I CONTI: NON SI POSSONO SCIOGLIERE LE CAMERE PRIMA DI DICEMBRE
Il rullìo bipartisan dei tamburi di guerra per le elezioni anticipate è stato sentito chiaro e forte anche dal Colle più alto.
E così Gaetano Quagliariello, ministro delle Riforme in quota Pdl ma anche ex saggio del Quirinale ai tempi del surreale preincarico a Bersani, s’incarica di raffreddare gli animi eccitati dei due maggiori partiti, ribadendo peraltro una sua posizione già nota: “Non si possono sciogliere le Camere prima che la Corte costituzionale si sia pronunciata sulla legittimità della legge elettorale, ossia prima del 3 dicembre. Non si può andare alle elezioni prima che si sappia se l’attuale parlamento possa essere dichiarato illegittimo”.
Il ministro specifica che “si tratta di un giudizio di tecnica costituzionale”. Ma gli effetti politici ci sono eccome e potrebbero anche essere un indizio di quello che sarà l’atteggiamento di Giorgio Napolitano da qui a una settimana, quando a Ferragosto secondo i falchi del Pdl scadrà l’ultimatum di Berlusconi sul provvedimento di grazia chiesto al capo dello Stato.
Cosa succedera’ ?
INNANZITUTTO, LA PREMESSA
Se il Cavaliere ha fretta, visto che il 15 settembre gli sarà notificata l’esecuzione della pena, Napolitano no. Anzi.
I due marciano in direzione opposta. Rinchiusosi nel suo periodo di “riflessione”, in cui non accetta “intrusioni ” politico-giornalistiche, il presidente della Repubblica manterrà , se lo manterrà , l’impegno preso con i due Renati capigruppo parlamentari del Pdl, Schifani e Brunetta, solo dopo la ripresa della stagione politica a settembre. Forse. Non è detto.
È una partita che per il Colle si gioca sui tempi medio-lunghi e che per le colombe del Pdl presupporrebbe un addio nobile di B. alla politica.
Ma anche se non fosse vera quest’ultima condizione, Napolitano non ha affatto intenzione di muoversi sotto la pressione e le minacce alimentate da Arcore o Palazzo Grazioli sul voto anticipato a novembre, magari il 24.
Quello che è certo è che sono stati messi a studiare la pratica due strettissimi collaboratori del presidente: Ernesto Lupo, consigliere per gli affari del-l’amministrazione della giustizia, e Giancarlo Montedoro, consigliere di Stato che si occupa degli affari giuridici e delle relazioni costituzionali.
Lupo ha sostituito Loris D’Ambrosio e agli occhi del cerchio magico del Cavaliere è il prezioso testimone della “buonafede” del Quirinale sulla fatidica sentenza del Primo Agosto della Suprema Corte.
Lupo, infatti, sarebbe stato tra gli “ambasciatori” che avevano profetizzato l’annullamento con rinvio.
Nella sua “riflessione” di questi giorni il Colle sarebbe in contatto con due presidenti emeriti della Consulta, come Alberto Capotosti e Ugo De Siervo. Politicamente, invece, il confronto è con l’amico di sempre Emanuele Macaluso, migliorista come lui nel Pci-Pds.
Questa è la cornice in cui dovrebbe maturare, non subito, il salvacondotto.
La formula potrebbe essere quella della commutazione della pena in senso pecuniario ma la fantasia al Colle non è mancata in questi mesi, come dimostra il comitato di otto saggi per passare dall’era Bersani a quelle delle larghe intese.
E di fronte a un eventuale muro berlusconiano sulla questione dei tempi, le idee di Napolitano sono chiarissime.
Il voto in autunno non lo concederà mai.
Il progetto di B. di fare il candidato-premier dal carcere o dai domiciliari o facendo i servizi sociali (in attesa di decadenza e interdizione) potrebbe rimanere un’illusione. Nell’incontro di lunedì scorso al Quirinale per la grazia, Napolitano lo ha spiegato a Brunetta e Schifani: “Con questa legge elettorale non vi mando a votare, prima la dovete cambiare”.
Ora, per cambiare il Porcellum e vanificare il memorandum di Quagliariello, la maggioranza delle larghe intese avrebbe appena venti giorni a settembre, dalla riapertura delle Camere alla fine del mese.
È plausibile pensare che in poco più di due settimane Pd e Pdl, senza contare Scelta Civica, si mettano d’accordo per fare quello che non hanno fatto in due anni e andare a votare il 24 novembre? No.
Ed è per questo che il sentiero d’emergenza del Colle conduce al voto a febbraio-marzo, dopo la riforma elettorale.
In questo lungo arco di tempo, da qui alla primavera del 2014, viene collocata la concessione del salvacondotto.
Sempre che il Cavaliere non dia un’accelerazione al suo profilo di martire populista e pregiudicato.
In merito, il contributo dato all’innalzamento della tensione dall’intervista di Epifani al Corsera (“La sentenza va applicata, niente salvacondotto”) non è stato affatto gradito da Napolitano, che si sarebbe molto arrabbiato.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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