CINQUESTELLE, SALTA LA ROTAZIONE DELLE CARICHE AL SENATO
TREGUA ARMATA ALL’INTERNO DEL MOVIMENTO FINO A SETTEMBRE
Stallo, incertezza. Nel Movimento si attende l’evoluzione degli eventi, sia a livello politico (in vista di una eventuale crisi di governo) sia per quanto concerne il nodo degli equilibri interni.
Molto probabilmente, infatti, ogni discorso su alleanze, svolte e assetti dei gruppi parlamentari verrà rimandato a settembre.
Il 7 o l’8 è in via di definizione una grande manifestazione del popolo Cinquestelle a Roma a difesa della Costituzione (e non solo).
A settembre se non prima si saranno dissipati i dubbi sul possibile appoggio a un esecutivo che comprenda personalità di alto profilo della società civile gradite al Movimento.
E sempre tra un mese si ripartirà con il refrain delle votazioni per scegliere il capogruppo del Senato e il vice della Camera (dove, per il meccanismo di rotazione, Alessio Villarosa, attuale vicario, subentrerà a Riccardo Nuti lasciando scoperta la carica).
Allora probabilmente riemergeranno anche le fratture tra le varie anime dei pentastellati.
Una tregua, quella estiva, che sta dando qualche frutto. Anche concreto.
Un paio di settimane fa, infatti, c’è stata la votazione per le altre cariche dei Cinquestelle a Palazzo Madama: vicecapogruppo, tesoriere, segretario (differente il discorso alla Camera, dove è in vigore uno statuto diverso che prescrive un ricambio su base annuale).
Risultato? Non è cambiato nulla o quasi nonostante lo statuto dei senatori pentastellati preveda all’articolo 3 che gli eletti abbiano «cadenza trimestrale, nel rispetto del principio di rotazione tra i componenti del gruppo».
Nel Movimento c’è chi suggerisce che si tratti di «una pace armata» tra dissidenti – pronti a tornare alla carica per selezionare il sostituto del capogruppo Nicola Morra e compatti anche in queste votazioni di luglio nel far sentire il loro peso – e fedelissimi.
Un patto per non alimentare malumori dopo il caso Gambaro e alla vigilia della pausa estiva.
Qualcosa di insolito dei pentastellati però è avvenuto.
Crimi parla di una «soluzione condivisa da tutti».
Uno strappo allo statuto, insomma, con il placet unanime dei pentastellati di Palazzo Madama.
Emanuele Buzzi
(da “il Corriere della Sera“)
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