VERDINI E COSENTINO VERSO LE DIMISSIONI, IL GOVERNO COME I SALDI: AD ESAURIMENTO MERCE
BERLUSCONI PRONTO A SCARICARE IL COORDINATORE DEL PDL: VERDINI AVEVA CHIESTO IL MINISTERO DI SCAJOLA PER VALERSI DEL LEGITTIMO IMPEDIMENTO, MA IL CASO BRANCHER HA CONSIGLIATO PRUDENZA…I FINIANI VOTERANNO LA MOZIONE DI SFIDUCIA A COSENTINO
Non è bastato il “ghe pensi mi” del premier a frenare l’emorragia di consensi dell’elettorato di centrodestra.
Le rilevazioni di Renato Mannheimer sul “Corriere della Sera” indicano una chiara tendenza: se ad aprile il 58% degli italiani era ottimista sulla realizzazione delle riforme promesse dal governo, oggi solo il 35% dichiara di crederci ancora.
L’area degli scontenti e degli scettici raggiunge il 20% degli elettori del Pdl e addirittura il 40% di quelli della Lega.
Non a caso Berlusconi ha cercato di allargare la maggioranza a Casini, offrendogli la vicepresidenza del Consiglio e due ministeri (tra cui quello degli Esteri), ma ricevendo un cortese rifiuto.
La Lega si è messa di traverso a cose ormai fatte, comprendendo benissimo che per loro sarebbe finito il bengodi.
Ma altre tegole stanno arrivando: i finiani hanno parlato di “dimissioni inevitabili” da coordinatore del Pdl per Verdini e hanno annunciato che appoggierano la mozione di sfiducia per il sottosegretario Cosentino.
E’ significativo che nel partito non si siano alzate voci a difesa di Verdini, a parte quella di Bondi.
Le varie correnti interne dei berluscones aspettano le decisioni del premier per riposizionarsi e conquistare potere interno, mentre il premier pubblicamente difende Verdini, ma in privato parla apertamente di “leggerezze” da parte del fidato collaboratore.
A ore il premier chiederà a Verdini un passo indietro, ovvero le dimissioni.
Si è saputo che nei giorni scorsi, quando Verdini aveva captato che si stava muovendo un pesante atto di accusa contro di lui (associazione a delinquere volta a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali e degli apparati della Pubblica Amministrazione) aveva chiesto a Berlusconi di nominarlo ministro allo Sviluppo economico al posto di Scajola.
Stavolta il premier, scottato dal caso Brancher, aveva preso tempo, evitanto che Verdini potesse usufruire del legittimo impedimento.
Il premier teme in particolare che la pubblicazione del dossier sul caso Caldoro apra una ferita irrimediabile nel partito e i sondaggi indicano chiaramente l’insofferenza sempre più estesa degli elettori del centrodestra verso il susseguirsi degli scandali.
Sul caso Cosentino poi il rischio di rimediare una brutta figura in Parlamento indurrà un attimo prima alle dimissioni del sottosegretario.
I finiani voteranno infatti contro Cosentino: dice Fabio Granata che “sta emergendo una colossale questione morale” e lancia una frecciata: “finirà che questi ci manderanno via dal Pdl con l’accusa di antimafia”.
Voterà contro anche l’Udc, quindi i margini per salvare il sottosegretario accusato di connivenze mafiose non ci sono più.
Se Verdini si dimette, salta anche il triumvirato con Bondi e La Russa e i giochi si riaprono.
Da un lato il premier vorrrebbe un coordinatore unico, ovvero Bondi, i finiani non vogliono assolutamente Bondi.
Chiedono un coordinatore forzista ma a loro gradito e un vice unico, ovvero Bocchino.
Una cosa è certa: a forza di dimissione per scandali, il governo sembra sempre in periodo di saldi, fino ad esaurimento merce (o ministri).
E i finiani per ora non sbagliano un colpo.
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