VERTICE DI EMERGENZA M5S, DI MAIO ALLE CORDE
I SUOI PER ORA LO RICONFERMANO, POCA AUTOCRITICA, DI BATTISTA IN PRIMA LINEA… “CHE SI FA CON IL GOVERNO? ANDIAMO AVANTI O NO?”
La verità è che una strategia vera e propria ancora non c’è. Il ceffone subito dal Movimento 5 stelle alle europee, quell’asticella drammaticamente crollata sotto il 20%, è stato troppo violento e repentino perchè Luigi Di Maio e la sua cerchia più stretta abbiano ancora elaborato una risposta complessa.
La domanda provocatoria che ha rivolto a tutte le figure chiave con le quali ha interloquito, e con cui ha aperto una sorta di gabinetto di guerra riunito in fretta e furia oggi (“Che facciamo, andiamo avanti?”) testimonia il momento d’incertezza.
Una riunione tesa, nervosa. Nella quale la sorte dell’esecutivo è stata realmente messa sul piatto.
Al momento l’unica cosa certa è che una vera autocritica non c’è stata, e che alla domanda la gran parte delle risposte è stata un secco no. “Dobbiamo tornare a essere Movimento”, spiega il capo politico, “a recuperare i nostri temi e la nostra pelle, le nostre battaglie che sono quelle per cui ci hanno sempre premiato”.
In mattinata il vicepremier fa quattro telefonate: a Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Roberto Fico, Alessandro Di Battista. Quando convoca una conferenza stampa al ministero dello Sviluppo economico dopo il silenzio e la grande fuga della notte, li elenca tutti e quattro.
Perchè tutti e quattro, a loro modo, rappresentano un contropotere interno, tutti possibili collettori di un malumore interno che dopo il risultato più magro dai tempi del 2013 non può che essere fisiologico.
Da tutti, dicono i suoi, incassa parole di stima e di fiducia: la sua leadership non è in discussione. Il solo fatto che lo si debba sottolineare è un’ammissione che le pale del frullatore in cui si è immerso il Movimento sono ben lungi dal fermarsi.
Nel pomeriggio converge al ministero tutto lo stato maggiore. Ci sono Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Paola Taverna, Gianluigi Paragone, Carlo Sibilia, Stefano Buffagni, Vinecenzo Spadafora, Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli.
Il conclave ne dura tre ore, Di Maio ne riesce papa. Alla fine fonti vicine al leader parlano di una fiducia confermata, e della necessità di continuare sulla falsariga delle ultime due barricadere settimane di campagna elettorale.
Ma c’è chi spiega che i dubbi se continuare o meno nell’esperienza gialloverde siano reali, e alberghino nella testa di più di uno fra i colonnelli pentastellati.
C’è anche Di Battista, l’unico a esporsi un po’ al termine: “Nessun processo a Luigi, il governo deve andare avanti, ci siamo ripresi da scoppole peggiori”.
Dall’interno dei 5 stelle filtra una novità : che “Dibba”, come lo chiamano tanti dei suoi, potrebbe tornare in prima linea. Aveva detto di no appena venerdì scorso, nella piazza semivuota della chiusura della campagna elettorale. Ma il mondo da allora è cambiato, il punto di fusione delle stelle è lì a un passo.
L’ex deputato globetrotter potrebbe così accettare un ruolo nella riorganizzazione incombente del Movimento. Perchè, oltre a un’assemblea prevista per la giornata di mercoledì con tutti i parlamentari, già questa settimana potrebbero esserci i primi passaggi sul blog per la costruzione di una vera e propria cabina di regia che affianchi il vicepremier.
La linea abbozzata è “tornare a fare il Movimento”. Non mettersi di traverso pretestuosamente alla volontà di Matteo Salvini di passare all’incasso del trionfo elettorale, ma non cedere i un millimetro sulle proprie battaglie storiche e sui vincoli del contratto di governo.
Un Movimento che non potrà “essere l’ago della bilancia in Europa” come detto in campagna elettorale per lo sgretolamento del gruppo, che vede un solo eletto fra i cinque partiti alleati.
Al punto che sta circolando in queste ore l’idea comunque di effettuare sondaggi con le famiglie politiche già esistenti, anche se la strada sembra stretta. Così come stretta sembra quella da percorrere in Italia, e complicato l’equilibrio da dover mantenere. Nei prossimi giorni il sottosegretario Edoardo Rixi, leghista, potrebbe essere condannato. Che si fa? Risponde un uomo vicino al leader: “Il contratto di governo parla chiaro: deve dimettersi”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply