VERTICE GOVERNO-PARTITI: VINCE IL SENSO DI RESPONSABILITA’
MONTI OTTIENE UN TESTO CONDIVISO… MA SULLA TV ALFANO E BERSANI RESTANO LONTANI
Il fatto che siano andati tutti a Palazzo Chigi, che nessuno si sia alzato dal tavolo nè rifiutato di trattare
alcun tema di quelli imposti in agenda da Mario Monti è già un’intesa.
Non si poteva fare altrimenti, forse.
Ma che i tre segretari – Alfano, Bersani e Casini – dopo una settimana di botta e risposta, polemiche, punzecchiature, accuse più da campagna elettorale che da navigazione standard di una maggioranza forzosa ma comunque solida, abbiano alla fine condiviso un testo – quello del comunicato del premier – è un risultato che Monti può incassare come una svolta per il suo governo.
E che Casini alle due di notte rilancia: «Ottimo clima, ottimo risultato».
Con più o meno fatica, più o meno sofferenza e difficoltà , i tre leader hanno dovuto sottostare alla legge della responsabilità , imposta dal premier, dalla moral suasion del Quirinale ma soprattutto da una situazione politico-economica ancora niente affatto risolta.
Così si è potuti arrivare ad una intesa sul punto più delicato e potenzialmente esplosivo, quello dell’articolo 18, con grande soddisfazione di Angelino Alfano, con l’approvazione di Pier Ferdinando Casini, con i paletti e le richieste in parte ancora da mettere a punto di Pier Luigi Bersani.
Ma anche sulla giustizia alla fine si è arrivati ad una difficile mediazione, nella quale ciascuno ha rinunciato a qualcosa: il Pdl smussa sulla responsabilità civile dei magistrati, accetta il giro di vite sull’anticorruzione (che però alleggerisce Berlusconi dall’accusa di concussione per il processo Ruby) e incassa l’impegno del governo a presentare un nuovo testo di legge sulle intercettazioni. Sulla Rai invece è stallo completo: i veti reciproci tra Pdl e Pd, con Alfano a difesa di questa governance, questa legge per il rinnovo del Cda e dell’accordo che assegna gratis le frequenze e Bersani che chiede rinnovamento radicale di struttura e criteri e frequenze a pagamento, hanno impedito qualsivoglia intesa.
Se ne parlerà «nei prossimi vertici», forse dopo le Amministrative.
Monti invece si impegna ad incontrare con regolarità , assieme ai ministri interessati ai provvedimenti all’esame, i capigruppo della maggioranza
Non c’è stato spazio nè modo per contrastarsi a muso duro, perchè l’accordo per tutti era approdo obbligato.
Lo ha fatto capire subito una formidabile mossa mediatica di Casini, che a vertice appena iniziato ha mandato sul suo profilo Twitter la foto di lui, Bersani e Alfano seduti l’uno accanto all’altro e con dietro di loro Monti con fare paterno che in piedi quasi li abbraccia, con cinguettio a commento pieno di punti esclamativi e di entusiasmo: «Siamo tutti qui! Nessuna defezione!».
È bastato lo scatto, una prima assoluta come fenomeno mediatico via web, a dare da subito senso e verso a un vertice che il leader dell’Udc vorrebbe fosse quello che battezza la formazione che andrà al voto nel 2013 e che governerà nella prossima legislatura.
Perchè al di là dei volti tra l’ironico e lo scettico di Bersani e Alfano, è vero che i temi spinosi affrontati al vertice non hanno spezzato il filo esile ma fortissimo che lega i tre segretari all’inevitabile sostegno a Monti, che anche Berlusconi ieri ha rivendicato invitando i suoi ad andarlo a «spiegare ai cittadini» scagliandosi contro «la vecchia politica delle chiacchiere fumose e inconcludenti, la politica dai riti bizantini e incomprensibili alla gente comune».
Poi certo, sia su lavoro che su giustizia che sulla Rai al vertice c’è stato da discutere.
Sulla riforma del welfare Alfano spinto da tutto il suo partito si è intestato la difesa dei lavoratori autonomi, delle piccole e medie imprese e la critica a un’impostazione che fino a ieri sera gli era parsa «troppo cauta» sull’articolo 18.
Al contrario, Bersani ha chiesto a Monti e alla Fornero, pure presente al vertice, passi avanti su «ammortizzatori, contratti, risorse», ricevendo in cambio del suo appoggio alla modifica dell’articolo 18 sul modello alla tedesca apertura su sviluppo e ripresa che facciano da contraltare alla stretta sui licenziamenti.
Monti ha insomma ottenuto l’appoggio che voleva, e ha potuto mettere sul tavolo anche i due temi che più hanno diviso Pdl e Pd, giustizia e Rai.
Sul primo, dopo il braccio di ferro iniziale, (con Alfano a tenere duro su inasprimenti eccessivi dell’anticorruzione e sbracamenti su responsabilità civile dei giudici e Bersani attento a non concedere troppo sulle intercettazioni), si è arrivati a un sostanziale accordo.
Fumata nera invece sulla Rai, come sulle misure per la crescita.
Nella notte, tutti hanno potuto far credere di essere abbastanza soddisfatti.
Ma oggi ci sarà da spiegare, argomentare, e fare i conti sui dare e avere di un vertice che ha rafforzato soprattutto Mario Monti.
Paola Di Caro
(da “Il Corriere della Sera”)
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