VOTARSI ADDOSSO
QUANDO L’OBBEDIENZA CIECA E ASSOLUTA VA IN CORTOCIRCUITO
Una piccola notizia di cui si è parlato poco, eppure a me continua a sembrare pazzesca. Martedì, alla Camera, la maggioranza ha votato un emendamento dell’opposizione, nonostante il parere contrario del governo. L’emendamento riguardava i cervelli in fuga, ma stavolta a preoccupare sono certi cervelli rimasti a casa. Quelli dei tanti onorevoli, centocinquanta, che hanno votato compatti contro sé stessi.
Perché, delle due l’una: o i parlamentari governativi sapevano ciò che stavano facendo e quindi siamo in presenza di un clamoroso ribaltone. Oppure non lo sapevano e allora non si capisce che cosa ci stiano a fare in quell’Aula.
Gli interessati sostengono di aver capito che il parere del governo era favorevole.
Ma se anche così fosse (e non è), la cosa avrebbe dovuto insospettirli
o quantomeno incuriosirli. Meloni e Salvini che invitano a votare un emendamento presentato da Italia Viva e appoggiato dal Pd. Curioso, no? Talvolta persino auspicabile, ma certo meritevole di approfondimento. Bastava ascoltare, bastava leggere, bastava chiedere. Invece non c’è stato un solo parlamentare della maggioranza che abbia espresso un dubbio.
Siamo all’obbedienza cieca, sorda e muta che va in cortocircuito e si trasforma in disobbedienza. Resto un fan del Parlamento e deploro il suo declassamento ad assemblea di pigiatori di bottoni. Però di questo passo i leader di partito non si limiteranno a imporre i loro deputati. Li rimpiazzeranno direttamente con dei robot, che almeno stanno più attenti.
(da il Corriere della Sera)
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