“ZECCHE, ACQUA LURIDA E FECI NELLE STANZE”: LA DENUNCIA DEI DETENUTI DEL CARCERE DI VIGEVANO
IL RECLAMO DI 50 DETENUTI ARRIVA IN PARLAMENTO… NESSUNA OBBLIGA NORDIO E DELMASTRO A STARE AL GOVERNO: SE DEI PROBLEMI DEL LORO MINISTERO NON GLIENE FREGA NULLA POSSONO ANCHE TOGLIERE IL DISTURBO
“I detenuti sono costretti a tagliarsi per essere visitati, bisogna gridare mezz’ora e fare rumore” perché non c’è nessuno e nessuno sente se si ha bisogno. “Dobbiamo sperare di non avere un infarto. Se no, sicuro moriamo”. Sono queste alcune delle segnalazioni contenute nella lettera di reclamo che Fanpage.it ha potuto visionare, firmata da 50 detenuti della 5ª sezione della Casa di Reclusione di Vigevano per segnalare una serie di presunti soprusi subiti all’interno dell’Istituto che, però, ora finiscono in Parlamento.
Questo perché “la lettera è stata aperta e letta dalla Direzione del carcere, nonostante fosse indirizzata a me e al Magistrato di Sorveglianza. In più, a seguito della lettera i firmatari sono stati convocati uno a uno dalla Comandante di Reparto in quello che appare come un tentativo intimidatorio e ritorsivo, in violazione dei diritti di libertà d’espressione, riservatezza e tutela contro trattamenti vessatori”, ha spiegato a Fanpage.it Guendalina Chiesi, avvocato e vicepresidente dell’Associazione Quei Bravi
Ragazzi Family che hanno segnalato i fatti e che, mercoledì 11 giugno, hanno sporto denuncia presso la Procura di Pavia contro il carcere per denunciare “le gravi violazioni dei diritti fondamentali dei 50 detenuti” e, contestualmente, presentare un’Istanza urgente per ispezione igienico-sanitaria indirizzata al Magistrato di Sorveglianza di Pavia per verificare la situazione all’interno della 5ª sezione.
Tali azioni hanno portato a un intervento degli operatori sanitari dell’ASL. “Nonostante alcuni miglioramenti, permane un clima di forte tensione e preoccupazione. Questo perché venerdì 13 giugno si è tenuta una riunione con 11 detenuti, durante la quale – secondo quanto appreso – sarebbero stati rivolti messaggi e atteggiamenti descritti come intimidatori, con accenni di possibili trasferimenti punitivi”, ha fatto sapere ancora a Fanpage.it l’Associazione Quei Bravi Ragazzi Family. “Per questo richiediamo l’allontanamento della direttrice Rosalia Marino e la comandante Melania Manini non dei detenuti che hanno avuto il coraggio di denunciare e dovrebbero essere protetti”.
“Chiediamo con urgenza l’intervento delle autorità competenti, del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e del Ministero della Giustizia”, ha concluso a Fanpage.it Nadia Di Rocco, presidente dell’Associazione. “Non si può tollerare che in uno Stato di diritto chi denuncia venga intimidito. La dignità, la salute e la sicurezza dei detenuti devono essere garantite sempre, non solo dopo l’intervento delle associazioni e dei legali”.
Così, la questione, alla fine, finirà in Parlamento grazie all’Onorevole Marco Lacarra, Deputato alla Camera del Partito
Democratico, che nei prossimi giorni ha confermato a Fanpage.it l’intenzione di presentare un’interrogazione parlamentare sulle condizioni dei detenuti della 5° sezione di Vigevano. “Se non si può manifestare senza temere ritorsioni, come si può pensare di compiere un percorso di reintroduzione sociale?”, ha commentato sul caso l’Onorevole a Fanpage.it. “Servono condizioni di civiltà e di rispetto dell’umanità”.
In seguito alle azioni intraprese dall’avvocato Guendalina Chiesi e dall’Associazione Quei Bravi Ragazzi Family, il carcere di Vigevano è stato obbligato a consegnare la lettera di reclamo redatta dai detenuti. Nel documento, che Fanpage.it ha potuto visionare, emerge un lungo elenco di presunti soprusi e vessazioni che i detenuti avrebbero subito all’interno dell’Istituto che, secondo loro, “esercita un regolamento da Regime”.
“Le celle sono piene di zecche nei materassi e nei vestiti sporchi di sangue, se piove entra acqua dalle finestre e si allaga tutto e d’inverno spesso manca l’acqua calda”, sono alcune delle situazioni di disagio divenute ormai insostenibili segnalate dai detenuti all’interno della lettera. Tra le problematiche più urgenti, la mancanza di misure igieniche: “Le docce non vengono mai disinfettate, i soffioni sono tubi di ferro come gli abbeveratoi degli animali, e gli scarichi sono sempre intasati”. In più, “i bidoni dell’immondizia all’interno della sezione sono senza coperchi e con il caldo” emanano un “odore insostenibile”. Ancora: “Per pulire non abbiamo il mocio, ci danno soltanto uno straccio di 30 centimetri per corridoi di 80 metri”, aggiungono i detenuti. “Ovviamente dopo 10 metri lo straccio è da buttare” e non si può pulire.
Tra le altre mancanze, l’impossibilità di poter svolgere attività. “Non possiamo fare colloqui con educatori, psicologi o psichiatri, non ci sono dottori”, e in più “le pastiglie delle terapie” vengono date direttamente in mano, già scartate, e spesso “sono sbagliate”. Anche le “telefonate agli avvocati sono bloccate” e questo “ci toglie il diritto alla difesa”. E insieme alle attività, mancherebbero anche gli oggetti di prima necessità. “Nella sala non abbiamo tavoli, sedie e ventilatori e tv, andiamo lì come bestie in un recinto senza poter far nulla. Non possiamo neanche avere una sveglia, come nei lager”, hanno scritto ancora i detenuti. “Non possiamo avere un pc per lo studio e non possiamo svolgere attività artistiche o artigianali come invece sarebbe previsto dal regolamento. Come possiamo fare un percorso di reinserimento se non abbiamo nulla da fare tutto il giorno, se non ci viene concesso nulla e veniamo istigati continuamente? Vogliamo solo scontare la pena con dignità”.
Fortunatamente, le denuncia e l’istanza presentate dall’avvocato Chiesi ha portato ad alcuni miglioramenti dovuti all’intervento degli operatori sanitari dell’ASL. Tra l’altro a “una somministrazione regolare dei farmaci che avviene ora con l’involucro nel rispetto della trasparenza e della dignità individuale”, ha fatto sapere l’Associazione Quei Bravi Ragazzi Family. “In più, sono stati introdotti tavoli, sgabelli, i sanitari in alcune celle che ne erano sprovviste, e persino un tavolo da ping pong, segno che i problemi strutturali denunciati erano reali e rimediabili”.
(da agenzie)
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