Ottobre 2nd, 2025 Riccardo Fucile
E’ LA REAZIONE A UNA DERIVA CHE CALPESTA I DIRITTI UMANI
Ci sono momenti nella storia che squarciano il tempo, segnando una rottura netta tra un prima e un dopo. Non sono semplici incidenti, ma catalizzatori in cui le azioni, anche le più estreme, assumono un significato più grande, facendosi eco di un malessere profondo e di una richiesta di giustizia. Questi sono i momenti nei quali la società civile si fa avanti, supplendo alle croniche mancanze dei governi e riempiendo un vuoto che ha un peso politico e simbolico insostenibile. È la reazione, il segnale di una deriva che calpesta i diritti umani
Sono gli anticorpi democratici di uno o più Paesi, formazioni che esistono da sempre ma che spesso rimangono invisibili, finché non se ne sente disperatamente il bisogno.
L’Ombra del Passato e la Flotta della Dignità
Pochi giorni fa, non a caso, ho paragonato la Global Sumud Flotilla alla marcia dei 500 che ruppe l’assedio di Sarajevo. Ieri, la mente correva alla tragica ricorrenza del 3 ottobre 2013, quando 368 persone morirono al largo di Lampedusa. In quei giorni, ministri italiani e commissari europei pronunciarono il solenne giuramento: “mai più”.
Ma quel “mai più”, purtroppo, è stato tradito. Quattro anni dopo, chi era ai posti di comando ha deciso che la promessa non valeva per i morti, ma per le persone: mai più in Europa, mai più in Italia. Hanno chiuso le rotte, trasformando il Mediterraneo Centrale in quello che oggi è il più grande cimitero del mondo. Oltre 30.000 persone sono morte mentre cercavano dignità e salvezza.
Di fronte a questo vuoto etico e politico lasciato dagli Stati, la società civile ha risposto con i fatti. È il lavoro delle ONG, la flotta civile che si è fatta carico del soccorso in mare. Ed è la stessa logica di dignità che ora spinge la Global Sumud Flotilla con la prua rivolta a Est, verso Gaza.
La Pressione Globale non si Ferma
L’azione è in corso. Un’azione illegittima, lo ricordiamo, perché le acque dove è iniziata l’operazione sono internazionali e vige la libera circolazione, e perché le acque davanti a Gaza sono palestinesi, non israeliane.
Ma la Flotilla non è solo un convoglio di 43 barche. Rappresenta la rabbia e la frustrazione incanalata di un movimento più grande, fatto di persone che magari mai si erano interessate alla Palestina prima d’ora, ma che hanno deciso di non rimanere in silenzio davanti al genocidio al quale stiamo assistendo da due anni.
Dopo l’inizio dell’operazione israeliana, migliaia di persone sono scese in piazza in tutta Italia: da Roma a Milano, da Napoli a Palermo. E la dimensione è globale: Spagna, Francia, e perfino l’Argentina – dove a Buenos Aires migliaia di persone hanno manifestato – sono in agitazione
Questo “equipaggio di terra” va ben oltre le 43 barche. E nonostante i tentativi della destra internazionale di screditarlo, è riuscito a mettere una
pressione palpabile sui governi nazionali, mantenendo costantemente alta l’attenzione sul massacro in atto.
Il fastidio che trapela dalle dichiarazioni della premier Meloni ne è la conferma: la pressione c’è e aumenterà nelle prossime ore, in concomitanza con lo sciopero generale che vedrà uniti sindacati di base e CGIL. La mobilitazione è destinata a espandersi ad altri Paesi, e le prime reazioni a sostegno, anche a livello governativo, stanno già arrivando.
Queste ore segnano una di quelle crepe nella storia che, una volta formata, si allarga fino al punto in cui non è più possibile ignorarla. È troppo grande la distanza tra le due sponde, impossibile saltare e tornare indietro.
Chiudo con le parole di un gigante della storia, non solo palestinese, Mahmud Darwish: “Non avendo potuto trovare il mio posto sulla terra, ho tentato di trovarlo nella Storia.”
(da Fanpage)
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Ottobre 2nd, 2025 Riccardo Fucile
UN DOCENTE FERITO E UN PAIO DI RAGAZZI CONTUSI
Secondo il racconto di studenti e professori si è verificata una vera e propria aggressione
da parte di alcuni adulti della comunità ebraica, ai danni anche di studenti minorenni, in un cortile che la scuola divide con il Tempio ebraico, nel quartiere Monteverde.
«È successo tutto in un attimo, ho visto il professore che veniva strattonato, gli veniva tolto lo zaino e spinto a terra. Sono volate botte, ho avuto paura, siamo scappati tutti», ha spiegato un ragazzo, testimone di quanto avvenuto all’uscita del liceo di via della Villa Pamphili. Un altro giovane sarebbe stato strattonato, malmenato e gli sarebbe stata strappata una grossa ciocca di capelli. Sul posto è intervenuta la polizia che ha identificato diverse persone e avviato un’indagine per verificare anche se siano stati cantati cori offensivi contro la comunità ebraica.
Il racconto di una docente
Una docente, secondo una testimonianza raccolta da RomaToday, ha raccontato: “Hanno cercato di aggredire me. Mi sono messa in mezzo, dal momento che avevano picchiato prima il rappresentante di istituto e poi una ragazza, a cui hanno preso il cellulare. Io li ho subito invitati a ridare il telefonino alla ragazza”. Poi ha continuato: “Ho chiesto ‘Che state facendo? State menando i ragazzini. Poi spingevano via i ragazzi del Caravillani. Quando mi sono messa in mezzo, dicendo ‘non li dovete toccare, sono minorenni’ mi hanno risposto ‘ma chi li sta toccando?’. Mi hanno offesa pesantemente, aggiungendo ‘tornatene a Gaza’. E poi è intervenuta la polizia. Io avevo davanti un agente, dopo di lui c’erano quattro persone che cercavano di aggredirmi, tenuti dall’esercito”.
Una studentessa: “Ci hanno aspettato per picchiarci”
Una studentessa, in base a quanto raccolto dal nostro giornale, ha ammesso: “E’ successo un gran casino. I rappresentanti hanno fatto un
discorso e tutti abbiamo detto “Free Palestina”. A un certo punto, a ricreazione, sono scesi alcuni dal tempio ebraico. Hanno attaccato alcuni ragazzi e spinto dei professori. La questione sembrava chiusa lì. Invece, quando siamo usciti ci hanno aspettato per picchiarci. Ci hanno insultato, hanno colpito i rappresentanti di istituto e anche delle ragazze. E’ stato davvero pesante. Per fortuna non mi hanno toccato ma molti sono usciti davvero male. E’ pieno di polizia e carabinieri. Li denunceremo sicuramente”.
Uno studente: “Ho visto un professore che veniva strattonato”
“E’ successo tutto in un attimo, ho visto il professore che veniva strattonato, gli veniva tolto lo zaino e spinto a terra. Sono volate botte, mi sono messo paura, siamo scappati tutti”. Questo sono state le parole di uno studente a LaPresse da uno studente. Sempre secondo i testimoni, l’aggressione – ha indicato l’agenzia – sarebbe stata opera di un gruppo di persone adulte ai danni anche di qualche studente. Chi ha assistito alla scena ha sottolineato che nella mattinata ci sarebbe già stato un tentativo di aggressione nel giardino della scuola da parte di un uomo che “ha cominciato prima a urlare contro di noi e poi se l’è presa con il professore. Noi eravamo in giardino per fare un’assemblea sulla questione palestinese. A un certo punto abbiamo cantato tutti insieme ”Free Palestine”. Allora si è palesato questo signore, che se l’è presa con noi e con il professore. A calmare le acque – è stato aggiunto – ci ha pensato la vicepreside che appena vista la scena è scesa. All’uscita però ci stavano aspettando lì, avevano posto delle transenne davanti alla sinagoga”. Ed è stato aggiunto dal testimone: “Alcuni di questi signori sono rientrati nel cancello della scuola, aggredendo nuovamente il professore. Ho visto nitidamente che lo spintonavano, picchiandolo e tirandogli lo zaino. Io mi sono allontanato un po’ ma poi ho visto arrivare anche un’ambulanza”.
Il professore, ha specificato LaPresse, si sarebbe poi recato in questura per sporgere denuncia. Ferito alla nuca un ragazzo, che secondo un altro testimone dell’episodio “è stato buttato a terra, gli hanno strappato i capelli e riempito di mazzate. Aveva tutta la faccia viola e le manate sul volto. I professori a quel punto si sono messi in mezzo ed è successo un caos”.
(da Corriere della Sera)
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Ottobre 2nd, 2025 Riccardo Fucile
SILVIA SALIS INVITA ALLA “MOBILITAZIONE ALL’INSEGNA DELLA NON VIOLENZA”
Sono Jose Nivoi e Pietro Queirolo Palmas i due genovesi che in queste settimane hanno fatto parte degli equipaggi della Global Sumud Flotilla e che nella notte tra il 1 e il 2 ottobre sono stati abbordati e sequestrati dai militari israeliani in acque internazionali, a circa 40 miglia nautiche dal blocco navale su Gaza.
La sindaca di Genova Silvia Salis, questa mattina, in una nota, ha espresso “preoccupazione” per i due attivisti e per tutti gli altri componenti della missione umanitaria e auspicato che si “mettano in atto tutti i canali possibili per garantire l’assoluta incolumità e l’immediato ritorno a casa di tutti”.
Salis ha anche rivolto un appello a tutti coloro che in queste ore si mobiliteranno “affinché gli scioperi e le manifestazioni vengano portati avanti all’insegna della pace e dell’assoluta non violenza”.
Flotilla, chi sono Jose Nivoi e Pietro Queirolo Palmas
Ma chi sono Pietro Quierolo Palmas e Jose Nivoi?. A bordo, rispettivamente, delle imbarcazioni All In e Morgana, barche a vela di piccole dimensioni e con equipaggi internazionali formati da 6 e 7 persone. Entrambi i natanti sono stati abbordati nella sera del 1 ottobre dai militari israeliani e rientrano nella lista delle persone fermate diramata dal Sos di Global Sumud Flotilla.
Jose Nivoi è una figura nota a Genova. Di professione “camallo”, è da anni uno dei punti di riferimento del Calp, il collettivo autonomo dei lavoratori portuali, e referente del sindacato Usb per il porto di Genova.
E’ uno dei portuali che ormai da tempo si battono per contrastare il traffico di armi e la filiera bellica attraverso il porto di Genova, una battaglia che li ha portati, in passato anche a ricevere il plauso di Papa Francesco
Nei giorni prima della partenza della Flotilla, Nivoi si era mosso insieme a Music For Peace per promuovere la raccolta di generi di prima necessità tra la popolazione genovese, chiamata a cui hanno risposto migliaia di persone arrivando alla cifra record di 800 tonnellate di cibo raccolte.
Più giovane, e meno noto, è l’altro attivista genovese sequestrato, Pietro Queirolo Palmas. 23 anni, un diploma all’istituto Nautico San Giorgio di Genova, da tempo lavora imbarcato in giro per il mondo, un sogno da quando era piccolo.
Impegnato politicamente sul fronte dell’ambientalismo e dei diritti umani, è stato sequestrato a bordo di All In. “Una nave militare israeliana sta approcciando da dietro l’Aurora – ha comunicato ieri sera via social poco prima del fermo – altre imbarcazioni militari passano, illuminano e se ne vanno. Anche dietro di noi si vedono bagliori. Stanno approcciando la nave alla nostra sinistra usando o un cannone ad acqua sopra l’imbarcazione o dei lacrimogeni. Non sappiamo cosa sia, ci mettiamo le maschere per sicurezza“.
Questa mattina i genitori di Pietro Queirolo Palmas, Sara Urgeghe e Luca, entrambi docenti rispettivamente nelle scuole superiori e all’Università di Genova, hanno fatto girare una comunicazione – appello:
“Con la presente vi comunichiamo che nostro figlio Pietro Queirolo Palmas, a bordo della All in imbarcazione della missione umanitaria pacifica Global Sumud Flottilla è stato sequestrato da militari israeliani in acque internazionali in contrasto con le norme marittime. Tale sequestro è avvenuto alle ore 22.15 ora in cui abbiamo perso la comunicazione con nostro figlio. Nel suo ultimo messaggio ci avverte che sono stati colpiti con getti d’acqua a pressione e sostanze urticanti nonostante non opponessero alcun tipo di resistenza al sequestro violento.
Vi chiediamo di intervenire al più presto per difendere un vostro cittadino e condannare l’operato illegale dello Stato di Israele, sul cui primo ministro pende un mandato d’arresto della corte penale internazionale per il reato di genocidio”.
La sindaca Silvia Salis: “Apprensione per gli attivisti, a chi manifesta invito alla non violenza”
“La sindaca di Genova, Silvia Salis – si legge in una nota del Comune di Genova – sta seguendo con grande apprensione gli aggiornamenti che arrivano dalla missione della Global Sumud Flotilla nelle acque internazionali davanti alle coste Gazawi. La prima cittadina esprime forte preoccupazione per i componenti della missione umanitaria che sono stati abbordati in queste ore da Israele, che sta compiendo un atto che viola il diritto internazionale”.
Salis chiede al governo italiano, alla Farnesina e al ministro e vicepremier Antonio Tajani “di porre in essere tutte le azioni possibili per garantire l’assoluta incolumità e l’immediato ritorno a casa di tutti i componenti della missione umanitaria abbordati da Israele, in particolare dei due cittadini genovesi Josè Nivoi e Pietro Queirolo Palmas”.
La sindaca, confermando il pieno sostegno alla missione umanitaria, rivolge anche un appello “a tutti coloro che in queste ore si mobiliteranno al fianco della Flotilla affinché gli scioperi e le manifestazioni vengano portati avanti all’insegna della pace e dell’assoluta non violenza”.
(da Genova24)
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Ottobre 2nd, 2025 Riccardo Fucile
SILVIA SALIS , DOPO AVER FATTO VERIFICARE I CONTI UNA SOCIETA’ SPECIALIZZATA: “ANDREMO ALLA CORTE DEI CONTI, E’ LA PERDITA PIU’ GRANDE NELLA STORIA DI AMT, QUALCUNO NE RISPONDERA’”… FRUTTO DELLE SCELTE DEMAGOGICHE DEI SOVRANISTI: BUS GRATIS SENZA AVERE LE COPERTURE PER FINI ELETTORI
“Il 22 ottobre abbiamo un appuntamento con la Corte dei conti, non è questione di fare
caccia all’uomo ma le responsabilità vanno accertate, bisogna capire come siamo arrivati a questo punto, anche nell’interesse della città, questa è un’operazione verità sulla gestione dei nostri beni”. Lo ha detto la sindaca di Genova Silvia Salis durante la conferenza stampa sulla situazione dell’azienda di trasporto pubblico Amt alla luce dei primi risultati della due diligence effettuata dalla società di revisione PriceWaterHouseCoopers, a cui la nuova governance dell’azienda ha affidato lo studio .
Una relazione che evidenzia, per l’esercizio chiuso al 31 dicembre 2024, perdite tra 46 e 74 milioni di euro – una forbice variabile in base ai metodi di ricalcolo di alcune poste – ai quali si aggiunge una perdita sull’esercizio provvisorio 2025 di altri 25 milioni. Il buco di Amt Genova, quindi, potrebbe valere tra i 71 e i 99 milioni di euro.
“Questa è la perdita più grande nella storia di Amt”, ha sottolineato Salis, affiancata nella conferenza stampa dal vicesindaco e assessore al Bilancio Alessandro Terrile, dal nuovo presidente di Amt Federico Berruti, dal consigliere di amministrazione Chicco Franchini e dall’assessore alla Mobilità Emilio Robotti.
Amt verso una procedura di composizione negoziata della crisi
Ma le notizie della giornata sono anche altre. La prima è che Amt presenterà istanza per una procedura di composizione negoziata della crisi, uno strumento non fallimentare che consente di attuare diverse misure protettive per un periodo da 120 ai 140 giorni. “Questo consentirà soprattutto, mentre si mette in atto un piano industriale per risolvere la crisi – ha spiegato Salis – di interrompere eventuali azioni dei creditori”. Durante la conferenza stampa non è stata fornita una stima del dovuto ai creditori. Il presidente Berruti lo ha definito “dato sensibile”.
La composizione negoziata della crisi, ha aggiunto Berruti, consente “di sospendere gli obblighi di ricapitalizzazione per almeno sei mesi, ovvero tutta la durata della procedura, e per ulteriori sei mesi, e quindi affrontare la questione della ricapitalizzazione da parte dei soci con tempistiche ragionevoli per investitori pubblici che debbano affrontare una questione così complessa”
La composizione negoziata della crisi, ha sottolineato il vicesindaco Terrile, “non comporta limitazioni per quanto riguarda le assunzioni”. La giunta e i vertici Amt proprio questa mattina hanno incontrato i sindacati. “Abbiamo ribadito la volontà di mantenere pubblica l’azienda e di volere continuare a gestire il servizio in house, questo anche in risposta alle recenti osservazioni di Anac, di procedere con assunzioni non appena sarà possibile”, ha detto la sindaca.
Politica tariffaria, possibili ritocchi sulla base dell’Isee
L’altra questione è quella del piano tariffario. Sarà presentato insieme alle linee guida del piano anticrisi previsto per il 15 ottobre e attuato probabilmente già a partire da novembre. “Quest’anno – ha detto Salis – la previsione di Amt era di arrivare a 73 milioni di incassi ma siamo fermi a 51, questo significa che la politica tariffaria attuale non è sostenibile, per questo sarà imprescindibile lo strumento dell’Isee come criterio per indirizzare le decisioni”.
Le modifiche del piano tariffario potranno riguardare non solo le gratuità totali o parziali attualmente in vigore ma anche i titoli di viaggio. Il presidente di Amt Berruti ha fatto presente che “il benchmark stabilito per le aziende di trasporto pubblico porta a coprire il 35% dei costi con i ricavi, noi oggi siamo sotto di almeno 15 milioni l’anno ed è quindi questo, a grandi linee, il valore che dobbiamo recuperare, si tratta di fare un ragionamento tecnico sul corretto pricing del servizio”.
Dal Comune 8 milioni per un aumento del contratto di servizio
Il nuovo piano tariffario sarà uno de due strumenti principali tesi a ripianare il buco di bilancio. L’altro sarà un aumento del valore del contratto di servizio: “Come Comune faremo la nostra parte – ha detto il vicesindaco Terrile – proprio oggi in giunta votiamo una delibera per accantonare 8 milioni di euro di parte corrente, che saranno portati come variazione di bilancio in consiglio, per un eventuale aumento sul contratto di servizio che oggi ci vede impegnati già per 27 milioni di euro”.
Verso la ricapitalizzazione, Amt in deficit patrimoniale di 90 mln
Ma tra le cifre fornite durante la conferenza stampa ci sono anche 90 milioni di deficit patrimoniale netto. Una voragine, questa, che non potrà che essere colmata attraverso una ricapitalizzazione da parte dei soci
“attuali e futuri”, ha detto Berrutti. In questi giorni si è fatta sempre più strada l’ipotesi di un ingresso, anche pesante, della Regione Liguria nell’azionariato di Amt Genova.
(da Genova24)
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Ottobre 2nd, 2025 Riccardo Fucile
ORA IL VOLUME PER LA SCUOLA IN CUI VENEZI APPARE COME “UNICA VOCE AUTOREVOLE”
In attesa di capire se davvero, nonostante le proteste delle maestranze e l’appoggio degli spettatori – perlomeno a vedere le reazioni al comunicato letto dall’orchestra sabato scorso -, Beatrice Venezi sarà la direttrice musicale del teatro La Fenice a Venezia, anche per quest’anno scolastico migliaia di studenti delle scuole medie potranno apprezzarla sui propri libri per la scuola.
Infatti, per le lezioni di musica sono numerose le classi che hanno adottato Armonie (De Agostini scuola – Petrini), autori Giuseppina Mascari, Roberto Paoli e proprio Venezi.
Per non sbagliare, la 35enne è direttamente in copertina: Venezi assieme ad un altro noto musicista di fama internazionale, cioè Wolfgang Amadeus Mozart. Costo dell’opera: 39,15 euro.
Il “dinamismo” (copyright di Nicola Colabianchi, il sovrintendente della Fenice) di Venezi è ragguardevole: la vicinanza politica a FdI, le reclame per Bioscalin, le comparsate a Sanremo (oltre che ad Atreju), i libri per la scuola. E quest’ultima è un’attività – cominciata nel 2022 – che funziona
«Il punto – scrive il blog SariteLibre – è il contenuto di tale libro, che sembra uno spot su Venezi. Tutto sembra avere un solo punto di vista:
quello di Beatrice Venezi, presentata come persona che “conosce i segreti” della musica operistica e “dirige le orchestre in tutto il mondo”. Non vengono citati altri direttori d’orchestra».
Nelle parti in cui si parla di Opera, cioè da pagina 322 a pagina 346, Venezi è l’unica voce in capitolo, omaggiata di altre due belle fotografie a tutta pagina in apertura di capitolo.
«Il collegio dei docenti, sulla base delle richieste degli insegnanti, veicolate attraverso i consigli di classe e di interclasse, delibera la scelta dei libri di testo da adottare», è la spiegazione tecnica del ministero rispetto all’adozione dei libri.
Tradotto: il docente sceglie il libro, il consiglio di classe e il collegio docenti ratificano, il preside controlla che rientri in tetti di spesa. Il fatto che tanti ne scelgano uno o meno dipende dalla capacità di promozione delle case editrici. Ci sono agenti che visitano le scuole, lasciano copie omaggio, i professori le guardano e li adottano.
Insomma, fronte scuola vento in poppa per Venezi. Restano da convincere giusto i musicisti che, a dispetto della visibilità di Venezi, continuano a ribadire un concetto: il suo curriculum strettamente professionale non è all’altezza del ruolo.
(da Repubblica)
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Ottobre 2nd, 2025 Riccardo Fucile
“LA DINAMICA DEL PIL ITALIANO IN ASSENZA DI PNRR SAREBBE DI -0,3% NEL 2025 E DI +0,1% NEL 2026, NON CI SAREBBE CRESCITA, MA UNA STAGNAZIONE. È NECESSARIO MUOVERE L’ITALIA, INTERVENENDO CON LE LEVE PIÙ EFFICACI A DISPOSIZIONE, ANCHE SBLOCCANDO LA RICCHEZZA FINANZIARIA DAL PARCHEGGIO IN DEPOSITI BANCARI IMPRODUTTIVI”
Secondo le previsioni d’autunno di Confindustria quest’anno la crescita del Paese sarà
ancora più bassa del basso livello del Pil già previsto dal governo: a causa della grande incertezza che caratterizza il quadro internazionale, del peso dei dazi, del rallentamento dell’economia dell’Eurozona, quest’anno non andremo oltre il +0,5% (0,1 punti in meno dello scenario di aprile), mentre l’anno prossimo risaliremo a +0.7%.
«La dinamica annua dell’economia è frenata in particolare dalla battuta d’arresto nel 2° trimestre 2025 a causa della caduta delle esportazioni» spiegano dal Centro studi di Confindustria aggiungendo che «la debole dinamica del Pil, sia nella media del 2025 che nel 2026, sarà sostenuta prevalentemente dagli investimenti, in minor misura dai consumi delle famiglie, mentre contribuiranno negativamente le esportazioni nette».
Esportazioni che stando allo scenario del Csc, presentato oggi a Roma, rappresentano la componente più debole della domanda arrivando vicino allo zero nel biennio 2025-2026 (rispettivamente +0,2 e +01%).
«La crescita anemica del Pil attesa quest’anno e il prossimo rende chiede ora Confindustria secondo cui «all’impatto molto positivo del Pnrr, che è già all’opera ma che si concluderà nei primi mesi del prossimo anno, va affiancata una manovra di bilancio che sapientemente prosegua sulla strada dello stimolo agli investi menti produttivi.
Gli investimenti sono necessari per rilanciare la crescita del Paese e gli incentivi possono funzionare efficacemente per stimolarli, anche nel Mezzogiorno, come si è visto negli ultimi anni» rimarca l’associazione guidata da Emanuele Orsini.
«Le prospettive non sono buone, visto che l’attività industriale europea è attesa risalire solo gradualmente e i freni protezionistici e geopolitici appaiono duraturi – è scritto nel Rapporto -. Viceversa, la componente di domanda più robusta in Italia sono gli investimenti fissi.
Dopo il rallentamento nel 2024 (+0,5%), la loro dinamica è tornata a rafforzarsi tra fine anno scorso e prima metà del 2025. Sono attesi rimanere in espansione nella seconda parte di quest’anno (+3,0% in media) e
rallentare il prossimo (+1,9%)».
Per il resto i consumi delle famiglie residenti saliranno dello 0,5% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026, l’occupazione totale salirà dello 0,9% quest’anno e dello 0,5 il prossimo, i prezzi al consumo sui stabilizzeranno a +1,8% in entrambi gli anni, le retribuzioni pro-capite aumenteranno invece del 3,2% quest’anno e del 2,7% il prossimo.
Secondo l’analisi del Csc l’implementazione del Pnrr, che include investimenti pubblici, riforme, incentivi, avrà un impatto molto positivo sulla crescita del Pil nel biennio di previsione: nell’ipotesi che tra il 2025 ed il 2026 venga spesa la metà delle risorse disponibili, circa 65 miliardi, l’effetto positivo del Pnrr sul Pil è stimato in un +0,8% nel 2025 e un +0,6% nel 2026, rispetto alla variazione nello scenario base (+1,4% cumulato nei due anni)
«Questo significa – viene fatto notare che – la dinamica del Pil italiano in assenza di Pnrr sarebbe di -0,3% nel 2025 e di +0,1% nel 2026 (-0,2% nel biennio): non ci sarebbe crescita, ma una stagnazione».
Per Confindustria «è necessario tornare a disegnare incentivi che siano potenzialmente in grado di far fare il salto necessario all’Italia». Secondo Orsini con la prossima legge di Bilancio il governo per questo deve prevedere uno stanziamento di almeno 8 miliardi di euro all’anno per i prossimi tre anni.
Oltre a questo «un ruolo cruciale per accelerare gli investimenti può avere la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane» pari a oltre 6.000 miliardi di euro nel 2024 compresi 1.500 miliardi di depositi bancari di famiglie.
Per Confindustria basterebbe mobilitarne una parte, anche piccola, per liberare ingenti risorse per finanziare nuovi investimenti produttivi nel Paese: basterebbe spostare appena un 1% dai depositi verso obbligazioni e azioni emesse da aziende italiane per ottenere un finanziamento di 15 miliardi da destinare a nuovi investimenti.
«Per questo, servono misure di policy ben costruite, che inducano le famiglie e i grandi intermediari finanziari (come i fondi pensione, le società di assicurazione, i fondi comuni) a muovere risorse verso strumenti emessi dalle nostre imprese» sollecita Confindustria, sottolineando «che tali risorse potrebbero essere utilmente impiegate anche per finanziare
infrastrutture di interesse nazionale, investimenti in sanità e in istruzione, creando un contesto più favorevole alla crescita».
(da agenzie)
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Ottobre 2nd, 2025 Riccardo Fucile
NON CI SONO PIU’ I DEMOCRISTIANI DI UNA VOLTA, FORSE NEANCHE PIU’ I CRISTIANI
Al termine di una impeccabile carriera democristiana Bruno Vespa rischia di macchiare il suo impareggiabile curriculum consociativo, di stretta osservanza romana, proprio quando è in dirittura d’arrivo (ha passato gli ottanta).
Negli ultimi tempi gli capita di sbottare. Gli stanno sull’anima quelli di sinistra, e si sapeva. Ma era capace di essere cerimonioso anche con loro, magistralmente ipocrita, e pareva, quella sua maschera bronzea, una garanzia di quieto vivere. In un certo senso ammirevole: uno che trasforma i vaffanculo in buonasera, di questi tempi, può essere quasi considerato un
bene pubblico.
Ora non più: Vespa parla con l’attivista della Flotilla e pare, per qualche istante, che riesca a mantenere anche con lui il tradizionale aplomb. Ma inopinatamente sbraca, comincia a inveire come un influencer Maga, sibila al malcapitato che «di aiutare i palestinesi non ve ne fotte niente»; e l’altro, che è scamiciato e barbuto, prova a fronteggiare l’incravattato e ceronato, ma non c’è varco.
L’incravattato lo stronca, in sintonia con la grande revanche mondiale degli incravattati sugli scamiciati (si chiama: Restaurazione).
Beh, un poco ci dispiace. Preferivamo il Vespa mellifluo, pretesco, ora ci sembra di vedere il parroco che, senza preavviso, prende a sberle i fedeli che non gli garbano mentre somministra l’eucaristia. Non ci sono più i democristiani, e forse nemmeno più i cristiani di una volta.
(da Repubblica)
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Ottobre 2nd, 2025 Riccardo Fucile
“LE CONSIGLIO DI FARE UN PASSO INDIETRO, NEL SUO INTERESSE”
La direttrice d’orchestra Beatrice Venezi «dovrebbe fare un passo indietro». Nel suo
interesse. Perché La Fenice di Venezia «non è una palestra per un giovane direttore, ha bisogno di un nome che aumenti la qualità, non di chi ne approfitta per motivi di carriera». Fabio Lusi, che dirige la sua orchestra a Dallas e in passato ha lavorato al Met di New York e al Maggio Fiorentino, parla in un’intervista al Corriere della Sera. Genovese, 66 anni, Lusi vuole dire due cose: «La scelta di un direttore musicale va condivisa con le masse artistiche, che qui sono state messe di fronte al fatto compiuto. Non ha senso, nell’interesse di un ente, nominare qualcuno che non è benvoluto. Parliamo di un teatro storico che fa l’esaurito a ogni recita e che è stato diretto da gente come Chung e Harding. È impossibile non coinvolgere le masse artistiche in una scelta di questo genere».
Un gesto scolastico
Il secondo punto è che «Beatrice Venezi ha compiuto gli studi. La formazione ti permette di cominciare una sfida, ma questo non significa che tu sia un direttore. Ai miei allievi chiedo: volete un gesto tanto per gesticolare, o che trasmetta l’idea musicale?». Nel caso di Venezi «la gestualità è rudimentale, non è matura». Lusi dice di averla vista dirigere in alcuni video: «Non è all’altezza di un incarico di quel genere. Mi auguro che lo diventerà». Perché ha un gesto «scolastico. Semplicemente, non è matura. Ha un impatto limitato, non c’è corrispondenza tra le idee musicali e il gesto che le deve comunicare. Ci sono situazioni in cui il gesto non è ancora maturo ma si vede talento: in lei, non lo vedo. E poi devi prima frequentare grandi teatri, dirigere grandi orchestre, avere un repertorio vasto. Leggo che ora ha diretto un concerto con Domingo a Bangkok».
Tutti comunisti?
Lusi non vuole parlare della scelta arrivata su input di Fratelli d’Italia: «Sulla politica non mi pronuncio. Ci sono sempre state raccomandazioni, da una parte e dall’altra. Io faccio un discorso tecnico. La singolarità stavolta è che è una scelta artisticamente inspiegabile».
E non è vero che ce l’hanno con Venezi perché donna: «Discriminazioni di genere non esistono più, ci sono tante direttrici bravissime con incarichi importanti». Non sono tutti comunisti all’Orchestra della Fenice: «Che il teatro, in modo garbato, legittimo, fondato, abbia espresso all’unanimità la sua opinione, è la risposta».
Anche perché «l’assurdità della situazione è che chi la sostiene, esponendola in questo modo, l’ha messa in una condizione difficile, che forse lei ha alimentato, ma le sta facendo dei danni. A 35 anni, un direttore è un bambino. Ha tanto tempo davanti per costruire un percorso. Mi auguro che Venezi abbia il buon senso di fare un passo indietro, nel suo interesse e in quello del teatro».
All’estero
Infine, sostiene Lusi, all’estero non potrebbe succedere una cosa del genere: «Nel mondo anglosassone nella musica entrano gli sponsor, non la politica. La commissione che decide la nomina è fatta da un manager dell’orchestra, dal direttore artistico e da alcuni suoi musicisti. Anche in Europa le masse vengono interpellate, e prima di assumere un incarico un direttore deve averci lavorato, cosa che non è avvenuta in questa vicenda. Io ho sempre preso orchestre che mi hanno votato all’unanimità».
(da agenzie)
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Ottobre 2nd, 2025 Riccardo Fucile
BLOCCO DELLE UNIVERSITA’, CORTEI IN TUTTE LE CITTA’, OCCUPAZIONI: E’ RIVOLTA CONTRO L’ILLEGALITA’ DI ISRAELE
Dopo l’abbordaggio della Global Sumud Flotilla cominciato mercoledì sera, gli universitari di tutta Italia stanno facendo sentire la loro voce con proteste, picchetti e occupazioni. L’agitazione continuerà ancora fino a domani, quando agli atenei si aggiungeranno i sindacati che hanno già annunciato lo sciopero.
A Bologna blocco dell’università e scontri davanti alla stazione
A Bologna le proteste sono cominciate nella notte e si sono protratte fino al mattino. Intorno alle 10.30 i collettivi hanno bloccato diverse sedi universitarie. In via Zamboni gli studenti hanno realizzato una barriera di copertoni e sedie, mentre il rettorato è stato bloccato con delle tende. Fuori dall’ingresso è stato appeso uno striscione che recita “Block the University“. Sui social gli studenti, che hanno organizzato presidi e cortei, hanno scritto: «Ora serve un passo in più. Il Governo Meloni ha lasciato la Flotilla in mano a Israele terrorista. Non possiamo girarci dall’altra parte e tornare a scuola come se nulla fosse». Un corteo di studenti universitari e delle superiori si è diretto in stazione con l’intenzione di bloccare il traffico ferroviario, ma i carabinieri in tenuta antisommossa con alcune manganellate li hanno respinti. Alla stazione si sono vissuti momenti di tensione, con gli ingressi che sono rimasti chiusi con lancio di fumogeni e petardi, ma ora il corteo ha ripreso la marcia spostandosi sui viali.
L’occupazione della Statale di Milano
Gli studenti dell’Università Statale di Milano hanno occupato l’ateneo questa mattina, annunciando la partecipazione allo sciopero generale previsto per domani. La decisione arriva dopo la notte di protesta che ha visto migliaia di persone sfilare per le vie della città ed occupare le
stazioni. «Ieri sera Israele ha cominciato le prime operazioni di abbordaggio contro alcune navi della Global Sumud Flotilla. Alcune imbarcazioni, invece, sono riuscite a evitare l’attacco dell’IDF e procedono verso Gaza» scrivono in un comunicato. «Come abbiamo promesso, se avessero toccato la Flotilla, avremmo bloccato tutto: così questa mattina, dopo il corteo che ieri ha bloccato la stazione di Milano Cadorna, abbiamo occupato l’università Statale di Milano». «Oggi, di fronte alla gravità di quanto successo e alla sempre più diffusa indignazione degli studenti abbiamo deciso di lanciare un segnale forte per rompere ogni complicità con il genocidio e il sionismo», concludono.
Le mobilitazioni a Roma e Torino
La protesta si allarga a diverse università e scuole italiane, con occupazioni, picchetti e assemblee straordinarie a Roma, dove alla Sapienza, gli studenti di Cambiare rotta hanno bloccato la facoltà di Lettere, diffondendo video che mostrano le aule vuote «Lettere è bloccata. La facoltà è vuota. Stiamo bloccando tutto, pronti allo sciopero generale di domani» scrivono. Anche in molte scuole della capitale, come il liceo Morgagni, sono state convocate assemblee straordinarie. Per le 18 è previsto un corteo al Colosseo. Stesse scene a Torino dove Palazzo Nuovo è stato occupato, e la didattica è stata bloccata, come annunciano ancora gli studenti di Cambiare rotta.
Presidi in piazza a Napoli e Firenze
A Napoli la Rete Napoli per la Palestina ha rivendicato il blocco della stazione di ieri. E annuncia una nuova manifestazione oggi pomeriggio in piazza del Carmine: «Lo avevamo detto e lo faremo, blocchiamo tutto». A Firenze alcune centinaia di studenti hanno occupato il plesso universitario di via Laura e appeso uno striscione: “Se bloccate la Flotilla, blocchiamo tutto”. Nella vicina piazza Santissima Annunziata sono arrivati gli studenti del liceo Galileo e sul posto stanno convergendo anche ragazzi da altri istituti. Al momento è stato improvvisato un presidio con bandiere palestinesi e della pace, ma gli studenti hanno annunciato anche un corteo per le strade del centro, al grido “Blocchiamo le scuole, blocchiamo le università”.
Proteste anche in Puglia
Stesse scene anche nell’ateneo di Bari dove gli studenti hanno occupato le aule e annunciano proteste fino allo sciopero di domani, 3 ottobre: «In queste ore cruciali serve agire immediatamente e concretamente affinché vengano liberati gli ostaggi della Flotilla. Denunciamo con fermezza la responsabilità politica e diplomatica delle istituzioni italiane e internazionali. Le sanzioni a Israele, l’interruzione immediata dei rapporti diplomatici e commerciali non possono essere più oggetto di trattative e compromessi».
Bloccato l’interporto di Padova
A Padova gli studenti dei licei Modigliani, Tito Livio e Duca d’Aosta hanno appeso davanti alle loro scuole e sparso all’interno di esse delle barchette di carta per esprimere la loro solidarietà nei confronti della Global Sumud Flotilla. «È il momento di mostrare tutto il nostro supporto ai coraggiosi volontari salpati da 44 Paesi diversi per rompere l’assedio portato avanti da Israele contro i gazawi», hanno fatto sapere gli organizzatori. Sempre a Padova un gruppo di Extinction Rebellion, con alcuni studenti dell’ateneo locale, ha bloccato l’inteeporto. Gli attivisti sono arrivati ai cancelli in mattinata, si sono seduti e poi incatenati alle sbarre dell’ingresso principale, creando una barriera umana per impedire il passaggio dei tir.
A Venezia annunciato il blocco del ponte della Libertà
A Venezia e a Mestre per venerdì 3 ottobre gli attivisti hanno lanciato il blocco del ponte della Libertà e della stazione dei treni. In concomitanza con la mobilitazione nazionale e lo sciopero generale indetto da Cgil e Usb, sono previsti due cortei in partenza alle 9 del mattino da campo Santa Margherita a Venezia e dalla stazione ferroviaria di Mestre.
(da agenzie)
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