Destra di Popolo.net

BERLUSCONI IN DIREZIONE SUONA LA SOLITA MUSICA: “SONO SOTTO ATTACCO DI PROCURE, GIORNALI E MALAVITA”

Novembre 4th, 2010 Riccardo Fucile

IL PREMIER ELENCA IL SOLITO LIBRO DEI SOGNI, SENZA IDEE INNOVATIVE E PARLA DEL SOLITO COMPLOTTO CONTRO DI LUI… BOCCHINO REPLICA: “DISCORSO DELUDENTE, DOMENICA SI DECIDE, MA NULLA PUO’ RESTARE COME ADESSO”..GRANATA:”DISCORSO SCONTATO E FUORI TEMPO MASSIMO”

«Il frazionamento dei partiti politici è il peggior guaio che possa capitare ad una democrazia».
Silvio Berlusconi esordisce così nel suo intervento alla Direzione del Pdl.
Parlando davanti allo stato maggiore del partito – leggendo un testo scritto al posto del consueto discorso a braccio «perchè così ha deciso il partito» , il premier ha spiegato che d’ora in avanti ci saranno convocazioni regolari degli organi dirigenti e che l’obiettivo è aumentare la base di consenso arrivando a «un milione di iscritti».
Dal milione di posti di lavoro al   milione di iscritti, insomma.
Berlusconi ha esordito con un affondo nei confronti dell’opposizione («mi attaccano perchè sanno che fino a che ci sono io non potranno mai salire al potere») e ha parlato di campagne mediatiche mirate a sminuire i risultati del governo che invece «ha lavorato come mai nessun altro prima».
Ha elencato quelli che a suo dire sono i tanti successi dell’esecutivo, insistendo tra l’altro sugli arresti di esponenti di spicco della criminalità  organizzata, come se li avesse fatti lui («E visti i colpi che stiamo infierendo – ha fatto notare – , nessuno oggi può con certezza escludere che alcune cose che accadono siano frutto della vendetta della malavita»).
«Non faremo passi indietro – ha detto – bensì cinque balzi in avanti».
“L’Università ? Ci saranno risorse per la riforma. Il federalismo? Farà  ridurre la pressione fiscale. La famiglia? E’ al centro della nostra azione. La mafia? Possiamo vincerla. Pensioni? Abbiamo fatto una riforma senza un’ora di sciopero. Fisco? Non tasseremo bot e casa. Giustizia? Riformarla è una priorità , entro fine mese sarà  varato il testo condiviso”.
Chiuso il libro dei sogni un invito: «Cessino le polemiche e si interrompa quella che mi auguro non sia una strategia di logoramento del governo che non può essere accettata se si hanno a cuore gli interessi del Paese».
Poi un’esortazione diretta ai «ribelli» del centrodestra: «Se Futuro e Libertà  ritiene esaurita l’esperienza di questo governo e non intende andare avanti lo deve dire con chiarezza e lo deve dire subito. Noi siamo pronti a raccogliere la sfida e andare subito alle urne” (pare vero…).
«Se volete archiviare Berlusconi dovete chiederlo al popolo, non potete farlo voi con una congiura di palazzo e non potete farlo perchè gli italiani non ve lo permetterebbero» ( ha già  deciso per gli italiani)
“Discorso deludente figlio della debolezza, domenica si decide ma nulla può restare come adesso”.
Duro il commento del capogruppo di Fli Italo Bocchino al discorso pronunciato da Silvio Berlusconi alla direzione del Pdl.
Il Cavaliere ha sfidato i finiani: “Pronti a patto di Legislatura ma diteci subito se volete andare via. Nel caso la sfida è nelle urne”.
E Bocchino replica: “Ha riconosciuto l’esistenza della terza gamba nel Pdl? A Napoli si direbbe ‘e ci voleva la zingara?’. Berlusconi ha dovuto prendere atto della realtà , di una realtà  che esiste dal 29 luglio e che è certificata dai numeri”.
Quanto alla minaccia elettorale il dirigente finiano non ha dubbi: “Le urne? decide il capo dello Stato”.
D’altra parte Bocchino già  in mattinata aveva avvertito: “C’è una maggioranza alternativa per fare le riforme”.
Negativa anche la reazione di Adolfo Urso, coordinatore del comitato promotore di Fli: “E’ una reazione chiaramente difensiva, non completamente consapevole dei problemi e delle aspettative degli italiani. In questo senso la giudichiamo deludente”.
Fabio Granata, uno dei pasdaran finiani commenta: «Il discorso di Berlusconi è scontato e arriva fuori tempo massimo: noi siamo già  entrati in una fase nuova, stiamo costruendo una alternativa per l’Italia. Da Perugia dove terremmo l’assise di Fli si aprirà  una pagina nuova della politica italiana».
Indietro insomma non si torna.

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DIREZIONE DEL POLITBURO PDL: DALLA CRONISTORIA DEL PARTITO SCOMPARE OGNI IMMAGINE DI FINI

Novembre 4th, 2010 Riccardo Fucile

COME AI TEMPI DI STALIN: DAL FILMATO DELLA STORIA DEL PDL   E’ STATA FATTA SPARIRE OGNI IMMAGINE DEL COFONDATORE …. L’EPURAZIONE STALINISTA DEL PARTITO DELL’AMORE E DELLA LIBERTA’ FINISCE NEL RIDICOLO: LA SANTANCHE’ INNEGGIA ALL’ORGOGLIO ETERO CON DIECI MILITONTI AL SEGUITO

Sorpresa, sconcerto in alcuni e, probabilmente, molta soddisfazione nella schiera dei falchi del Pdl: dalla cronistoria per immagini che ha aperto la direzione del partito è scomparso Gianfranco Fini.
Chissà  se a qualcuno è tornata in mente la famosa foto del comizio di Lenin durante la Rivoluzione d’Ottobre, quella della iconografia ufficiale sovietica, dalla quale Stalin aveva fatto accuratamente scomparire la figura di Trotsky, l’eroe poi caduto in disgrazia.
Berlusconi come Stalin? Di sicuro Fini come Trotsky.
Protagonista del video è   solo   il vate Berlusconi.
Ha fatto tutto lui, ovviamente solo nel bene.
La cronistoria ricorda il giorno del ‘predellino’ del novembre 2007, passando per la vittoria elettorale del 2008 e il congresso che sancì la nascita del Pdl.
I voti li ha presi solo lui, il delirio di onnipotenza continua.
Ma non è stata l’unica sorpresa nella sala.
A dare ancora colore ci ha pensato la Santanchè: a due giorni dalle dichiarazione sui gay, una decina di militonti del Movimento per l’Italia hanno manifestato la propria solidarietà  al presidente esponendo uno striscione che inneggia all’orgoglio etero: “Ormai i diversi siamo noi”.
Il Pdl contende ormai il terreno alla Lega sul celodurismo d’accatto.
Anche se in effetti concordiamo con la ex pasionaria antiberlusconiana su una verità : i seguaci della Daniela sono in effetti “diversi”, visto che sono riusciti a passare dalla “posizione verticale contro gli orizzontali” a quella prona a 90° gradi ai voleri del sultano.
Vogliamo la Daniela regina della Repubblica del Bunga Bunga.

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NAPOLITANO: “ONORE AI NOSTRI SOLDATI IMPEGNATI A PROTEGGERE LA POPOLAZIONE CIVILE”

Novembre 4th, 2010 Riccardo Fucile

NEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA   IL COMMOSSO RICORDO DEI CADUTI CHE HANNO COMBATTUTO PER REALIZZARE L’ITALIA UNITA… LA VOLONTA’ DI ONORARE I GIOVANI SOLDATI SACRIFICATISI PER DIFENDERE LA PACE NEL MONDO E L’IMMAGINE PULITA DEL NOSTRO PAESE

«Il 4 novembre di 92 anni fa – scrive il capo dello Stato nel messaggio inviato alle Forze Armate – aveva termine il primo conflitto mondiale e si completava il grande disegno dell’Italia unita. Oggi, all’Altare della Patria, a nome di tutti gli italiani, renderò il mio deferente omaggio a tutti coloro che sono caduti per costruire un’Italia libera, democratica e prospera. In quel momento di commosso raccoglimento – sottolinea Napolitano – il mio pensiero andrà  in particolare ai tanti giovani che, anche recentemente, hanno perso la vita mentre assolvevano il proprio compito nelle missioni di pace. Il loro ricordo così vivo e doloroso in tutti noi ci deve indurre non a desistere ma a persistere nel nostro impegno, a moltiplicare gli sforzi, anche per onorare la memoria di quei ragazzi e dare il significato più alto al loro sacrificio, che altrimenti sarebbe stato vano».
“Nella ricorrenza del 4 novembre, che quest’anno, nel quadro delle Celebrazioni per il 150 anniversario dell’Unità  d’Italia, assume significato ancor più profondo, rendiamo onore ai soldati, ai marinai, agli avieri, ai carabinieri e ai finanzieri che operano nelle aree di crisi con perizia, abnegazione ed entusiasmo. Riconosciamone l’impegno e la professionalità  e ringraziamoli per i progressi che ci hanno permesso di compiere verso un mondo più stabile, pacifico e sicuro».
«Siamo orgogliosi di quanto essi fanno ogni giorno, in nome del nostro paese e della comunità  internazionale. Viva le Forze armate, viva la Repubblica, viva l’Italia», conclude Napolitano.

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IL SINDACATO DI POLIZIA (DI DESTRA) COISP: “NON NE POSSIAMO PIU’ DELLE SCORTE INUTILI”

Novembre 4th, 2010 Riccardo Fucile

“SIAMO COSTRETTI A SCORTARE NON SOLO ESCORT, MA ANCHE GENTE IMPUTATA DI MAFIA”…”NOI, SE FREQUENTIAMO PER AMICIZIA UN PREGIUDICATO, SIAMO PUNITI, MA SIAMO COSTRETTI A   SCORTARE CHI, SOTTO I NOSTRI OCCHI, VA A TRANS O A MINORENNI”…”LA SCORTA SERVE A MOLTI PER PAVONEGGIARSI: GLI AGENTI SIANO IMPIEGATI PER DIFENDERE I CITTADINI”

La denuncia è di Franco Maccari, segretario del sindacato di polizia Coisp, area di destra: “Non solo le scorte alle escort siamo costretti a subire con riluttanza. Ma anche quelle a gente imputata di mafia o a persone (come la Pivetti) che non hanno più nulla a che fare con la politica”.
Di fronte a quanto dichiarato ieri alla stampa da alcuni carabinieri sulla crescente insofferenza da parte dei tutori dell’ordine nel fare servizio di scorta ad accompagnatrici di politici per feste varie, il segretario del Coisp è netto: “Se è così, sarebbe encomiabile un sussulto di dignità  da parte dei nostri colleghi costretti a volte a svolgere servizi che rasentano la decenza. O costretti a vedere cose ai limiti della legalità . I festini, per fare un esempio, si svolgono a un passo dalle scorte.Se davvero si rifiutassero, guadagnerebbero un po’ meno, ma almeno potrebbero guardarsi allo specchio”.
Maccari poi aggiunge: “Siamo al paradosso: noi per regolamento siamo puniti quando frequentiamo pregiudicati, anche solo a titolo di amicizia. Ma come la mettiamo con quelli che siamo costretti a scortare che hanno precedenti penali? O che, sotto i nostri occhi, vanno a transessuali o a minorenni? Non mi sembra molto edificante.”
Il segretatrio del Coisp tira le somme: “Le scorte in molti casi sono usate dalle “personalità ” per pavoneggiarsi. E’uno status symbol. Bisognerebbe avere il coraggio di metterci mano con serietà , recuperando personale da mettere a disposizione dei cittadini.Ma non c’è nulla da fare, non lo fa nessuno. E noi non abbiamo neanche i soldi per riparare le macchine o per pagare la benzina”.
Ricordiamo che attualmente sarebbero 570 i soggetti protetti, con un impiego di 2.500 uomini impegnati nel servizio e una spesa di 100 milioni di euro l’anno.
Con agenti che arrivano a sommare persino 120 ore mensili di straordinario di cui vengono pagate per regolamento al massimo 30 ore.
Una vergogna.

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I VERBALI DELL’INTERROGATORIO DI PERLA GENOVESI: FINANZIAMENTI POCO CHIARI AL SAN RAFFAELE TRAMITE ENRICO PIANETTA (PDL)

Novembre 4th, 2010 Riccardo Fucile

COME EBBE UN INCARICO DA 10.000 EURO AL SAN RAFFAELE PER “STUDI SUL METABOLISMO DEL GLUCOSIO” SENZA SAPERE NULLA IN MATERIA…. IL DEPUTATO DI CUI ERA ASSISTENTE LE AVEVA CONFIDATO CHE BERLUSCONI E DON VERZE’ GLI DOVEVANO LA CANDIDATURA PER IL RUOLO CHE LUI AVEVA AVUTO PER FINANZIARE LE ATTIVITA’ DELL’OSPEDALE

Non solo il verbale di Nadia Macrì, la escort che ha detto di aver avuto incontri a pagamento con Silvio Berlusconi nelle sue residenze in Sardegna e ad Arcore, è stato spedito a Milano dalla Procura di Palermo.
Tra le carte trasmesse per competenza dalla Sicilia alla Lombardia c’è pure la copia di un interrogatorio reso ad agosto da Perla Genovesi, la «pentita» dell’inchiesta sul traffico di cocaina da cui sono scaturite le rivelazioni sulle feste a casa del premier.
È lo stesso verbale in cui la donna approfondisce i legami con i presunti narcotrafficanti arrestati insieme a lei nel luglio scorso nell’indagine chiamata «operazione Bogotà », e nel quale ha fatto per la prima volta il nome della sua amica Nadia svelando le frequentazioni della ragazza col presidente del Consiglio.
Prima però aveva parlato di altro: finanziamenti a suo dire poco trasparenti procurati all’ospedale San Raffaele fondato da don Luigi Verzè e alle sue fondazioni tramite la Commissione del Senato sui Diritti umani presieduta tra il 2001 e il 2006 da Enrico Pianetta, il parlamentare di cui la Genovesi è stata assistente.
«Mi disse che sia Berlusconi che don Verzè gli dovevano la candidatura – ha dichiarato la donna riferendo le parole di Pianetta, oggi deputato del Pdl -, gli chiesi il perchè e mi disse che erano stati dati parecchi soldi al San Raffaele, o meglio a Don Verzè, destinati alla costruzione di ospedali e non solo, anche nel Terzo mondo. Questi soldi erano dello Stato, e non erano stati utilizzati interamente per queste cose».
Pianetta si sarebbe confidato con la Genovesi nella primavera del 2006, quando erano in discussione le ricandidature per le elezioni politiche, e per questo – secondo la «pentita» – il senatore pretendeva la riconferma che poi ottenne; aveva agevolato, tramite la commissione che presiedeva, questi stanziamenti.
«Gli chiesi quanti soldi più o meno si erano intascati grazie a lui, e mi disse che era il valore di una finanziaria». Cioè di una legge finanziaria.
La donna Genovesi parla, genericamente, di «miliardi»; lei stessa, stando al suo racconto, credeva che il senatore esagerasse, ma lui le avrebbe confermato che si trattava di somme molto ingenti:
«La fetta più grossa, oltre a don Verzè, era stata assicurata, non so sotto quale forma, sicuramente non in maniera diretta, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Lì io rimasi di stucco».
Queste dichiarazioni dell’indagata-testimone (che ora si trova agli arresti domiciliari) dovranno essere valutate per controllare se possano configurare ipotesi di reato a carico di qualcuno, e poi eventualmente verificate e riscontrate. Perla Genovesi infatti, in maniera a volte confusa e comunque in termini sempre piuttosto generici, riferisce ciò che le avrebbe detto una terza persona, il senatore Pianetti.
Al quale pure, secondo il racconto della «pentita», erano state garantite erogazioni di denaro: «Mi disse che gli avevano promesso sui centocinquantamila euro, che erano briciole in confronto a quelli che avevano preso loro e Berlusconi, che gliene avevano dati sono una piccola parte, non ricordo se venti, trenta, quaranta o cinquantamila. Mi disse che il resto non gliel’avevano più dato, e che lo stava ancora aspettando».
Gli inquirenti hanno cercato di saperne di più, ma la donna ha saputo spiegare solo che attraverso alcune delibere della commissione Diritti umani di Palazzo Madama guidata da Pianetta erano stati finanziati progetti «per costruire ospedali in Brasile, mi sa anche in altri posti», ma che «le cose che andavano a fare non erano che una piccola parte. Erano gonfiate».
Secondo la donna le opere sarebbero state realizzate solo in parte: «Da quello che so usavano ditte proprie, così i soldi rimanevano in casa. Ditte loro che sembravano ditte esterne, invece erano loro, sempre con prestanome».
Il racconto della «pentita» contiene pochi riscontri.
Uno potrebbe derivare da un particolare che sembrerebbe collegato ai rapporti fra il parlamentare di Forza Italia di cui era collaboratrice e l’ospedale fondato da don Verzè, il sacerdote novantenne molto vicino a Silvio Berlusconi.
Per farle avere un compenso, l’allora senatore Pianetta inviò Perla Genovesi proprio al San Raffaele: «Mi disse che avrei preso cinquemila euro al mese per due mesi, in totale diecimila euro».
Agli inquirenti la donna, diplomata «come tecnico dei sevizi sociali», ha mostrato una pagina del contratto di consulenza che sostiene di aver firmato.
Su quel foglio sono indicate «analisi», studi relativi «al metabolismo regionale di glucosio in oncologia» e «traduzione di testi dall’italiano all’inglese».
Ma a specifiche domande dei pubblici ministeri la Genovesi dice di conoscere l’inglese senza essere in grado di tradurre testi, e di non sapere alcunchè del metabolismo in oncologia.
Si accorse delle mansioni che le erano state teoricamente affidate al momento della firma, nell’aprile del 2006, subito dopo la rielezione di Pianetta: «Rimasi un po’ basita. Ma cos’è il glucosio?».
Afferma di aver pensato che comunque le stavano dando una possibilità  che avrebbe voluto sfruttare: «Chiesi all’impiegato che mi stava facendo firmare il contratto quando avrei iniziato, e dove sarei dovuta andare. L’impiegato mi sembrava alquanto imbarazzato alla mia domanda. Non rispose, abbassò la testa e lì capii che non sarei mai andata a fare quel lavoro».
Però i soldi li prese – tramite bonifici sul suo conto corrente, racconta – e aggiunge in maniera non molto chiara che il senatore Pianetta gliene chiese una parte, ma lei aveva già  speso quasi tutto.
Dunque avrebbe intascato dall’ospedale di don Verzè diecimila euro netti.
E a specifica domanda degli inquirenti se sia mai andata a lavorare al San Raffaele, la «pentita» risponde: «No, mai».

Giovanni Bianconi
(da “il Corriere della Sera“)

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I VERBALI DELL’INTERROGATORIO D NADIA MACRI’: “AD ARCORE C’ERANO RAGAZZE PICCOLE E FEDE FACEVA LA SELEZIONE”

Novembre 4th, 2010 Riccardo Fucile

LA TESTIMONIANZA DELLA ESCORT EMILIANA, RESA IL 26 OTTOBRE A PALERMO… IL RUOLO DI LELE MORA ED EMILIO FEDE…TRE GIORNI A VILLA CERTOSA PER 10.000 EURO, INSIEME AD ALTRE 25 RAGAZZE: CAMERE CON CANNA…LE PRESTAZIONI CON BRUNETTA E CON IL SINDACO DI PARMA…. CONVOCATE AL MOTTO DI “AVANTI UN’ALTRA”

Le “marchette” con il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Le performance sessuali nella villa di Arcore, anche con “ragazze piccole d’età , di 17-18 anni”.
E nel bel mezzo del festino persino un saluto telefonico del premier alla mamma della escort.
Nadia Macrì, ex cubista e ragazza immagine di Reggio Emilia, ha raccontato questo e molto altro in un lungo interrogatorio che il 26 ottobre scorso è stato convocato dai sostituti procuratori di Palermo Marcello Viola e Geri Ferrara in una caserma dei carabinieri di Bologna.
“Verbale di assunzione di sommarie informazioni testimoniali redatto nell’ambito del procedimento penale numero 11178/10…” .
I magistrati siciliani cercavano solo alcuni riscontri alle dichiarazioni di una collaboratrice di giustizia, Perla Genovesi, ex assistente parlamentare e trafficante di droga, che è amica di Nadia Macrì.
Si sono ritrovati un dettagliato racconto, che è adesso il cuore di un’inchiesta per induzione e favoreggiamento della prostituzione.
Da due giorni, l’indagine è stata ormai trasferita dalla Sicilia alla Procura di Milano, “a carico di noti”: sono Lele Mora ed Emilio Fede.
“Ho conosciuto una persona che lavora per Lele Mora. Mi fa: “Vuoi guadagnare un po’ di soldi? Ti porto dal presidente. Guadagni, ti metti in tasca… “.
Il passo fu breve. Racconta Nadia Macrì ai magistrati: “Sono andata a casa di Lele Mora, c’erano anche altre ragazze. Da lì aspettavamo l’autista per andare dal presidente”. Ma prima, avrebbero fatto una tappa “nello studio di Emilio Fede”.
Spiega la testimone: “Fede è secondo me quello che decide. “Tu vai bene, tu non vai bene””. I pm domandano: “Perchè, lui faceva una selezione?”. La risposta è secca: “Sì”.
Questa la descrizione fatta dalla Macrì: “Sì, una selezione tipo, “Tu come ti chiami, di dove sei?”. Però, poi, siamo andate via tutte”.
Erano sette quella sera le ospiti in partenza per Arcore. C’era una festa a casa Berlusconi: “Ho visto Apicella. C’erano poi notai, avvocati, gente di prestigio – la descrizione della Macrì non è molto precisa sul punto – non me li ricordo i nomi”. Si giustifica con i pubblici ministeri: “A me interessava solo il presidente. Ero lì per lui. Dopo cena, gli altri se ne sono andati a casa. Le ragazze sono rimaste tutte insieme. Andavano con lui. Lui faceva: “Avanti la prossima, avanti la prossima””.
Ma quella prima volta, ad Arcore, non accadde nulla fra il presidente del Consiglio e la ventisettenne cubista di Reggio Emilia. “Abbiamo cenato, abbiamo chiacchierato nel salotto… lui con i suoi discorsi, trallallà , da Hitler a…, “Perchè per me è così la storia…”.
Ma io ero lì per i soldi, non è che io sono una fan di Berlusconi. Per me lui sbaglia, sbaglia parecchio, lui deve fare il presidente, non deve fare queste cosa qua. Cioè, lui è il primo mafioso”. I magistrati interrompono la testimone, non vogliono commenti, solo fatti. Lei fa una pausa e riprende: “Quella sera lui mi fa, vieni in Sardegna”. Tre giorni a villa certosa.
“Per le due prestazioni sessuali con Berlusconi ho avuto 10.000 euro in totale. I primi cinquemila, in Sardegna. Mi chiamò nel suo ufficio, per darmi una busta. Mi aveva anche prenotato l’aereo per tornare con un volo di linea”.
Nadia Macrì precisa: “La trasferta in Sardegna fu due giorni prima del terremoto in Abruzzo. Noi eravamo tutte quante lì, e lui poi se ne doveva andare a vedere il terremoto”. Erano “25-30” le ospiti di Berlusconi.
“Non davano molta confidenza, ognuna aveva la sua camera. Al massimo eravamo due in camera. Nelle stanze c’era anche dell’erba da fumare. Io mi sono fumata una canna di erba con loro. Le ragazze dicevano che l’erba la trasportavano tramite il jet di Berlusconi. Me lo dicevano le ragazze, quelle che erano giuste per lui, quelle che erano sempre sul jet”.
Nella piscina di Villa Certosa Berlusconi parla al telefono con la mamma di Nadia Macrì. “Gli dissi: “Le posso passare mia madre?” Acconsentì.
Lei quasi stava morendo d’infarto quando gli feci il nome di Berlusconi. Ma si riprese subito: “Qua stiamo morendo di fame”, disse mia madre.
E lui rispose: “Signora, cosa posso fare per lei?”. E niente – commenta Nadia Macrì davanti ai magistrati – cosa gli può dire mia mamma. Mica gli può dire “sono felice che mi figlia è a dormire lì con lei””.
Alla fine, la signora Macrì tornò a ripetere al presidente: “Qui stiamo morendo di fame”. E chiosò: “Ma tanto lei cosa fa?”. Berlusconi non rispose.
Nadia Macrì dice adesso: “Ha fatto bene mia madre a dirgli così, anche se la chiamata è stata velocissima. Berlusconi non può pagare così, in contanti. Questo è un reato ragazzi, ma stiamo scherzando? È normale che le ragazze sono d’accordo – prosegue la testimone sentita a verbale – io non sono d’accordo su questo fatto qua. Ma non per i soldi, non perchè lui mi ha pagato. Lui mi ha pagato bene, però non si paga una persona per farla stare zitta, io ragiono così…”.
Sembra un fiume in piena questa giovane, nonostante i ripetuti inviti dei magistrati ad attenersi ai fatti di cui è stata testimone. Nadia Macrì insiste: “Io non sto zitta, perchè per me comunque è uno schifo questa cosa qua. Mi fa schifo, perchè lui deve fare il presidente”.
“Pensavo che lui mi aiutasse, io gli ho parlato di mio figlio, volevo una mano da lui, lui mi dava soltanto… “.
Il racconto della giovane ragazza immagine ai magistrati di Palermo si blocca all’improvviso.
Sulle speranze di un tempo neanche troppo lontano, appena sei mesi fa, quando tornò nella villa di Arcore. Lei sperava ancora di entrare al Grande Fratello.
“Io l’avevo chiesto anche a Lele Mora – racconta – mi diceva, passa più in là . Sono passata due volte, ma zero. Basta che si sono messi soldi in tasca loro cosa gliene frega di me”.
Dopo la Sardegna, Nadia Macrì avrebbe trovato il modo di tornare ad Arcore tramite il sindaco di Parma, con cui la testimone dice di avere avuto un rapporto sessuale a pagamento.
“Gli ho detto: “Guarda, l’anno scorso, ho conosciuto il presidente in aprile, in Sardegna, gli ho lasciato il mio cellulare, ma lui non si è fatto più sentire. Tu lo conosci per caso?”. I
l sindaco mi dice: “Tra due giorni il presidente verrà  qui a Parma per una conferenza stampa. Se vuoi gli lascio il tuo numero””.
L’ambasciata sarebbe andata a destinazione: “Mi chiama il presidente – prosegue Nadia Macrì – e mi fa: “Nadia, mi ricordo di te, come stai?”. E poi da lì la seconda volta sono andata a Milano per fare un’altra prestazione”.
Accadde in piscina. “Tutte quante insieme le ragazze”, racconta la testimone. Quella volta, il presidente avrebbe detto a Nadia: “Tu parli tantissimo”. Così spiega la testimone: “Mi aveva chiesto, “cosa fai nella vita?”. Gli dissi: “Silvio, le marchette”.
E allora lui fece segno all’altra ragazza che era con me di uscire. Mi riprese: “Queste cose non le devi dire””.
Quella ragazza appena uscita dalla stanza del presidente del Consiglio “era piccola di età  – ricorda la testimone rispondendo a una domanda dei pm – molto piccola, 17-18 anni”.
“Fu Perla Genovesi a mettermi in contatto con dei politici”.
Nel 2006, Nadia Macrì cercava solo di risolvere un problema di affidamento del figlio. Berlusconi era ancora lontano dai suoi orizzonti.
“Andai con Perla nello studio di Brunetta, a Roma. E con Brunetta andai la sera stessa dall’avvocato Taormina. L’indomani, ero a casa di Brunetta, per una prestazione sessuale. E niente, mi regalò dei vestiti, dei gioielli, 2 o 300 euro. Però io volevo stare lì per essere la sua fidanzata. Ma con Brunetta è durato neanche un mese. L’ho visto due volte”.
Ma i magistrati sono interessati solo a ciò che può costituire reato.
Chiedono: “Per l’attività  di intermediazione prima degli incontri ci sono persone che hanno ricevuto soldi da qualcuno?”. La risposta: “Secondo me sì, io immagino di sì, mica lo fanno gratis”. Per certo, di soldi la giovane ha visto solo quelli che le furono dati da Berlusconi, per due prestazioni. Insistono i magistrati: “Fu lui personalmente a pagarla?”. Risposta: “Sì, con i nostri soldi, capito? Noi paghiamo le tasse e lui le fa le tasse”.

Salvo Palazzolo e Francesco Viviano
(da “la Repubblica“)

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BERLUSCONI: IL COPASIR VUOLE SENTIRLO, IL FORUM DELLE FAMIGLIE NON VUOLE VEDERLO

Novembre 4th, 2010 Riccardo Fucile

IL COMITATO DI CONTROLLO SUI SERVIZI SEGRETI PROVA A CONVOCARE PER L’ENNESIMA VOLTA IL PREMIER ANCHE ALLA LUCE DELLE ESIGENZE DI SICUREZZA … IL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI   GIUDICA IMBARAZZANTE UNA EVENTUALE PRESENZA DEL PREMIER AL CONVEGNO…. E ALTRI DUE DEPUTATI PDL SONO PASSATI CON FINI

Il Copasir ha chiesto al premier Silvio Berlusconi di riferire al Comitato di controllo sui servizi segreti sul tema della sua sicurezza.
Lo ha detto il presidente Massimo D’Alema al termine della riunione di oggi.
«Come è noto il Copasir ha chiesto fin dalla sua costituzione di incontrare il Presidente del Consiglio – ha spiegato D’Alema – ma fino adesso ciò non è stato ancora possibile».
E dunque, anche alla luce delle ultime vicende riguardanti la giovane Ruby «abbiamo confermato questa richiesta».
«Ad occuparsi della sicurezza del presidente del Consiglio – ha concluso D’Alema – sono i servizi segreti e noi intendiamo tornare su questo tema e riteniamo che sarebbe giusto sentire, su questo e altri temi, il presidente del Consiglio».
Intanto una nuova grana per il premier arriva dal Forum delle associazioni familiari.
Il presidente Francesco Belletti, in vista dell’ appuntamento governativo in programma a Milano dall’8 al 10 novembre prossimi dice no alla presenza del premier che «ci imbarazza».
«La sua presenza – ha precisato Belletti – era prevista fin dall’inizio ed era un fatto che abbiamo sempre giudicato come un segno di grande attenzione alla famiglia».
Ma alla luce degli ultimi eventi «questa presenza ci imbarazza, è un fatto delicato. Il dibattito sui comportamenti pubblici e privati del premier non ci vede in sintonià  ».
Tuttavia – ha proseguito Belletti – «se Berlusconi sarà  capace di proteggere il valore della famiglia, sarà  sostenuto da noi».
«Non ce la sentiamo di dire “non si deve presentare” ma da qui a lunedì mattina, quando è in programma il suo intervento, deve mandare un segnale diverso da quanto ha fatto finora. Deve fare una dichiarazione di impegno forte di distinzione fra la vita privata e l’impegno pubblico».
Farefuturo annuncia intanto in una conferenza stampa due nuovi deputati del Pdl passati con Fli, adesioni alle quali «tra breve seguiranno altre» ha detto il capogruppo Fli alla Camera, Italo Bocchino.
Entrano in Fli alla Camera Daniele Toto e Roberto Rosso.
Toto non ha nascosto che «fino all’ultimo… abbiamo ricevuto tante e tali pressioni».

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