Agosto 7th, 2011 Riccardo Fucile
POI HA UN VUOTO DI MEMORIA: PARLA DI CHI HA CREATO IL DEFICIT E DIMENTICA BELUSCONI
Vittorio Feltri vuole mandare in galera il premier Silvio Berlusconi. 
Ieri Il Giornale ha dedicato la prima pagina a una proposta choc: applicare in Italia la legge proposta in Ungheria, cioè spedire in galera il premier “che alla fine del mandato presentasse un bilancio negativo”.
Il Giornale di ieri, sotto il titolo “È colpa loro se siamo ridotti così”, pubblica le foto degli otto colpevoli della “voragine”.
Nell’ordine: Forlani, Spadolini, Craxi, Fanfani, Goria, De Mita, Andreotti, Amato (nelle pagine interne anche Ciampi) e…
E niente. Stop.
La foto di Silvio Berlusconi non c’è. Eppure basta guardare il grafico qui sotto per scoprire che uno dei maggiori responsabili della voragine è proprio il Cavaliere.
Il debito pubblico dal massimo livello mai raggiunto al tramonto della prima Repubblica (119 per cento) è sceso durante i governi del centrosinistra.
Prima dal 1995 al 2000 e poi nel 2007, quando Romano Prodi lo ha portato poco sopra il 103 per cento.
Se è schizzato quasi al 120 per cento nel periodo 2008-2011 lo si deve alla politica economica asfittica e alla crescita da prefisso telefonico dell’era del Cavaliere.
Vittorio Feltri ieri scriveva: “L’inchiesta del Giornale offre ai lettori la possibilità di identificare gli ‘statisti dei miei stivali’ che ci hanno mandato in malora esponendoci al pericolo di non essere considerati affidabili sul piano internazionale… massì guardiamoli in faccia i campioni della malapolitica e facciamo loro le pulci”.
Massì caro Vittorio, guardiamoli in faccia.
Tutti però.
Anche quelli che ci pagano lo stipendio a fine mese.
Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 7th, 2011 Riccardo Fucile
QUANTO E’ FATICOSO IL MESTIERE DEL CORRUTTORE: “PAGARE? COSTA TEMPO E FATICA, TROVARE CHI TI PRESENTA E AVERE ACCESSO ALLE CENE”
Tra chi offre e chi coglie, tra chi dà e chi riceve sempre in due bisogna essere. 
«Ma lei non sa la fatica e il tempo per restare soli.
Il corruttore e il corrotto. Insomma per poter finalmente mettersi d’accordo sul fatto di pagare».
Sostiene l’imprenditore 59enne Piero Di Caterina, il grande accusatore di Filippo Penati, che anche la mazzetta oramai necessita della gavetta.
La concorrenza da superare.
Attesa, trafila.
Soprattutto: i tanti altri, «la marea di imprenditori» che al pari tuo puntano allo stesso obiettivo.
Del resto la tangente, come dimostrano il «sistema Sesto San Giovanni» e sempre in provincia di Milano l’inchiesta sui Pgt modificati con le bustarelle a Cassano D’Adda, ecco dicevamo la tangente è cambiata.
Non più valigetta.
Adesso viene pagata, anzi mascherata con consulenze, parti di società regalate, lussuose automobili prestate.
È il caso, e per la terza volta rimaniamo attorno a Milano, a Buccinasco, del sindaco Loris Cereda, arrestato a marzo.
Cereda, 49 anni, Pdl, in cambio del sì ad appalti riceveva gratis una Ferrari F141 di color nero, una Bentley e una Ferrari rossa 599.
Certo emergono, dalle inchieste, punti in comune.
Che fanno statistica e battezzano una tendenza; e che hanno la loro sublimazione in Di Caterina.
Secondo alcuni un «vero bandito»; secondo altri «un uomo coraggioso che racconta le verità ».
Dice Di Caterina d’esser arrivato a Sesto nel ’79 e d’aver cominciato a trarre guadagni a inizio Duemila.
E per quale motivo non prima?
«Bisogna accreditarsi. Trovare chi ti presenta. Avere accesso alle cene».
Ora, se le cene – giovedì e venerdì, di rado il fine settimana – rappresentano l’atto conclusivo del corteggiamento, il segnale che le parti siano in dirittura d’arrivo, il primo incontro non avviene mai in ufficio.
Piuttosto in località di vacanza e ristoranti per pranzo. Vacanza: Di Caterina giunse dall’ex re delle bonifiche Giuseppe Grossi in Sardegna con un elicottero messogli a disposizione. Quanto ai ristoranti, preferenza per quelli di pesce, scelti che si giochi in casa o si vada in trasferta.
Nella classifica della corruzione stilata da Transparency International l’Italia è al posto numero 67.
In coda in Europa e superata nel mondo perfino da nazioni con governi ballerini e smottamenti sociali.
Non a caso da noi le mazzette si sono fatte più concrete.
Cioè: meno improvvisazione.
Le banconote nascoste nelle mutande e nei giornali arrotolati son roba di Tangentopoli.
Qui ci sono le precise liste compilate da Di Caterina.
Data e somma.
E a proposito di somma, attenzione: deve avere un’evoluzione regolare; rimanere stabile per mesi, salire di poche centinaia di euro, galleggiare ancora e ancora ripartire.
Esempio, e affidiamoci proprio a una delle liste: il 26 gennaio 2.500 euro, idem il 20 febbraio, il 5 marzo, il 9 marzo, il 20 aprile; 5 mila euro il 7 maggio, 3 mila il 21 maggio, 5 mila il 28 maggio… Soldi, soldi.
Una perquisizione ha portato i finanzieri a scoprire 40 mila euro in contanti dall’architetto Renato Sarno, indagato a Sesto.
La replica: «Denaro di destinazione legittima, comprovata da documentazione, per un posto barca e un posto auto in un porto».
Presenti e protagonisti, gli architetti, nei faldoni milanesi. Michele Ugliola, per ritoccare il Pgt a Cassano D’Adda chiese la cessione a titolo gratuito di quote di capitale d’una società , di 3 milioni d’euro e di 120 mila euro da versare alla sua azienda con una coppia di assegni da 60 mila e riferibili a una prestazione di lavoro.
Che complicazione, che esagerazione.
Andateci piano, con le tangenti.
Scrivevano al Corriere nel ’92, epoca di Mani pulite, Gino e Michele mettendosi nei panni sporchi di due mazzette: «Siamo persone discrete, educate e non abituate alle luci della ribalta».
Andrea Galli
(da “La Repubblica”)
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Agosto 7th, 2011 Riccardo Fucile
RIDOTTI I CONSULENTI, NUOVE REGOLE PER LE AUTO BLU DELLA REGIONE: SI POTEVA FARE DI PIU’ MA ALMENO E’ UN PICCOLO SEGNALE
Ottantacinque milioni e mezzo di euro di tagli ai costi della politica.
Raffaele Lombardo annuncia in una conferenza stampa la ristrutturazione delle spese approvate dalla giunta regionale, per ridurre la spesa.
Partendo dal vertice: il presidente abbasserà del 10 per cento da settembre la sua indennità mensile (che passa da 18.500 euro a 16 mila 650 euro netti) e di tutti gli assessori (da 12 mila 500 e 11 mila 250 euro), per un risparmio complessivo annuo di oltre 300 mila euro.
Gli assessori dovranno inoltre rinunciare al 30 per cento delle spese per le consulenze, che scendono di 800 mila euro.
Il vero risparmio, dai numeri forniti da palazzo D’Orleans, riguarda la riduzione del 20 per cento di tutti i contratti per i beni e servizi della Regione, permettendo così di fare economia per 80 milioni di euro.
Arriva la scure anche per i componenti degli uffici di gabinetto, che passeranno da 21 a 14, per 2 milioni e 200 mila euro di risparmi.
Giù le spese anche sulle auto blu per dirigenti e capi di gabinetto: meno 200 mila euro.
E ancora, sempre da settembre, scatterà la riduzione dell’80 per cento delle spese per la comunicazione di Regione ed enti (risparmio per un milione di euro) e l’eliminazione dei compensi per i dirigenti e i pensionati regionali che fanno parte dei consigli di amministrazione di società partecipate.
I tagli promessi dal presidente della Regione si completano con un ulteriore risparmio di 500 mila euro, grazie all’istituzione di un tetto massimo a 120 mila euro annui per i compensi dei direttori di enti e società partecipate.
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Agosto 7th, 2011 Riccardo Fucile
IL PARENTE DEL MINISTRO AMMINISTRA BELMONTE MEZZAGNO, IN PROVINCIA DI PALERMO…IL PROVVEDIMENTO RICHIESTO DAL PREFETTO DOPO LE INDAGINI DEI CARABINIERI SULLE INFILTRAZIONI CRIMINALI NELLA POLITICA LOCALE…UN NUOVO CASO FONDI, CON AGGIUNTA DI MOTIVI FAMILIARI
Agosto è il mese in cui la mafia brinda, soprattutto quella infiltrata e collusa con il potere
politico.
Nel 2009, il 15 agosto, Roberto Maroni e Silvio Berlusconi spiegavano il no allo scioglimento per condizionamento mafioso di Fondi, in provincia di Latina, con “l’assenza di indagati”.
La legge non prevede ve ne siano, avendo il provvedimento un carattere preventivo, e, comunque, la voluminosa relazione del prefetto Bruno Frattasi motivava influenze criminali e livelli di infiltrazione.
Due anni dopo, il copione si ripete.
Nell’ultimo consiglio dei ministri, il governo Berlusconi ha salvato dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose il Comune di Belmonte Mezzagno, in provincia di Palermo.
Anche in questo caso il Comune ha una “protezione” politica nazionale.
Il sindaco di Belmonte si chiama Saverio Barrale ed è lo zio del ministro dell’agricoltura Saverio Romano, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e accusato di corruzione aggravata in un’altra inchiesta.
Nella storia degli scioglimenti per mafia dei comuni non è mai successo che un ministro dell’Interno si veda bocciata la proposta di azzeramento dell’ente.
A Maroni è successo due volte.
Anche in questo caso, il ministro aveva fatto sua la relazione dell’ex prefetto di Palermo Giuseppe Caruso, chiedendo lo scioglimento del Comune, ma il consiglio dei ministri ha risposto di no.
Il ministro dell’agricoltura Romano non ha partecipato al voto.
Tutto inizia con l’operazione della Procura di Palermo, ribattezzata Perseo, che nel 2008 porta in carcere 98 persone.
In galera finisce l’ex vicesindaco di Belmonte mentre altri due arrestati hanno parentele in comune. In un’intercettazione spunta anche Saverio Romano, che viene evocato da un esattore del racket come colui che, insieme a un assessore, aveva fatto vincere l’appalto all’imprenditore taglieggiato.
Romano smentirà ogni contatto, attaccando la divulgazione spregiudicata di quelle conversazioni.
La prefettura apprende le notizie dall’operazione dei carabinieri e invia un gruppo ispettivo per valutare la possibile infiltrazione mafiosa nel Comune.
Si arriva al via libera allo scioglimento. Nella relazione del prefetto si farebbe menzione anche alla vicenda che riguarda il padre di Saverio Romano, che avrebbe costruito un piano abusivo in una palazzina di fronte alla casa comunale.
Edilizia di famiglia.
Il comunicato di Palazzo Chigi conferma le infiltrazioni della mafia, ma chiede al ministro Maroni di intervenire in altro modo.
“Preso atto”, recita il comunicato, “della relazione del ministro dell’Interno sulla situazione nel Comune di Belmonte Mezzagno (Palermo), il Consiglio ha poi autorizzato il ministro ad avvalersi dei poteri conferitigli dalla legge per contrastare, a livello delle strutture comunali, ogni condizionamento della vita amministrativa da parte della criminalità organizzata, senza pervenire allo scioglimento del Consiglio comunale”.
La legge, però, non prevede altri strumenti, se non lo scioglimento.
Nella relazione si evidenzia il quadro solito di un Comune con la mafia sotto casa: affidamenti di lavoro con la procedura di somma urgenza, in modo da favorire le solite ditte, una radiografia di rapporti e vicinanze sospette degli amministratori e l’abusivismo edilizio.
Di mezzo non ci sono i respingimenti o le ronde, ma parliamo di rapporti mafia politica.
Un argomento sul quale il ministro dell’interno Roberto Maroni preferisce non lanciare ultimatum.
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