“CHE LA PIETA’ NON VI RIMANGA IN TASCAâ€: A GENOVA L’INSTALLAZIONE ANTI-RAZZISTA
IN PIAZZA DE FERRARI “ARTE PER RIFLETTERE SUI MORTI IN MARE”
“Navigammo su fragili vascelli per affrontar del mondo la burrasca ed avevamo gli occhi troppo belli: che la pietà non vi rimanga in tasca.” Fabrizio De Andrè #arteresistente.
E’ una delle scritte che “spiega” l’installazione che questa mattina tutti i genovesi che passano per piazza De Ferrari possono vedere davanti all’entrata di Palazzo Ducale.
Mani di cartone che spuntano dalla pavimentazione della piazza cuore e in questo caso simbolo di una Genova che non rimane a guardare quello che continua ad accadere nei mari che solcano persone che, giorno dopo giorno, da anni, sono trasformate in numeri che si perdono in una conta di morti e, al massimo, di indesiderati: «Le persone devono riflettere fermandosi a guardare, l’arte serve a questo – ci ha spiegato Gabriella Barresi – Il Mediterraneo sta diventando un enorme cimitero. Queste mani che affondano sono dei migranti morti in mare, sepolti ormai nel profondo delle acque ma vivi nel dolore che tutti ci portiamo dentro».
C’è chi passa e si ferma a fare il segno della croce: «Per rispetto a tutti i morti in mare. Perchè sono tutti figli nostri», ha detto un signore anziano, visibilmente commosso.
La pietà non deve morire: il collettivo ha scelto una frase di De Andrè – tratta dall’album “Tutti morimmo a stento”, pubblicato nel 1968 – per spiegare la performance comparsa alle sei del mattino sui gradini di Palazzo Ducale.
«Navigammo su fragili vascelli per affrontar del mondo la burrasca ed avevamo gli occhi troppo belli: che la pietà non vi rimanga in tasca», si legge nel cartellone centrale.
«La pietà , intesa come l’antica pietas, non deve morire – ha precisato la Barresi – Noi che probabilmente vediamo le immagini nei Tg dei migranti che affogano stiamo mostrando che cosa potrebbe accadere se le mani che chiedono aiuto fossero le tue».
“Arte Resistente” nasce come collettivo artistico a febbraio, seguendo le iniziative nate attorno all’hashtag #Apriamoiporti, quando Matteo Salvini si recò ad Atri in campagna elettorale e si ritrovò ad aspettarlo questa installazione: «Quest’operazione dall’impatto visivo forte serve a lanciare un messaggio altrettanto importante – ha aggiunto Gea Riondino, dello stesso collettivo – Anche i bambini sanno che queste braccia sono dei migranti morti in mare, questo dolore è parte integrante anche delle loro vite, delle vite di tutti».
A rappresentare tutto è un «gruppo di cittadini», come si sono definiti nel comunicato che spiega la loro azione: « Anche a Genova abbiamo deciso di realizzare un’installazione artistica contro le politiche disumane della Lega di Salvini. Tra queste mani che affondano, silenti come coloro che ogni giorno perdono la vita nel Mediterraneo, c’è ancora il nostro coraggio resistente, che quotidianamente persegue Umanità , diritti, contro tutte le forme di razzismo, discriminazione, xenofobia. Tra queste mani c’erano uomini, donne e bambini in cerca del nostro aiuto, del nostro rispetto per la vita umana; non potranno più imparare, fare, condividere vita e bellezza. Sono mani di cartone sparpagliate sulle piazze delle nostre città e dei nostri quartieri che trasformano la pietra e l’asfalto nel Mediterraneo che chiede aiuto. La nostra protesta pacifica e civile crede fermamente che il confronto quotidiano e il rispetto delle diversità siano alla base di ogni sapere. Oggi più che mai non possiamo fare finta di non vedere, è importante rafforzare il valore di una comunità accogliente. Nell’indifferenza muore la nostra umanità . Nella paura annega la nostra solidarietà ”
(da “Il Secolo XIX”)
Leave a Reply