Maggio 24th, 2010 Riccardo Fucile
RIUNITI A PARMA 50 PRIMI CITTADINI DI DESTRA E SINISTRA, DA ROMA A BARI, DA VARESE A TRAPANI: OCCORRE UNA NUOVA FISCALITA’ CHE TUTELI LA FAMIGLIA…. ATTRAVERSO UN NUOVO SISTEMA DI MISURAZIONE, LE FAMIGLIE POTRANNO AVERE SCONTI DIVERSIFICATI ED ACCESSO AGEVOLATO AI SERVIZI
Nella vicina Francia, un lavoratore dipendente con 36.500 euro di reddito, moglie e
quattro figli a carico è completamente esentasse.
In Italia il valore dei figli, mantenuti per una vita, non equivale neppure a uno sconto rottamazione del motorino.
Da tempo si parla di introdurre nel nostro Paese il “quoziente familiare”, ovvero un nuovo sistema di misurazione dello stato sociale delle famiglie che valuti le situazioni caso per caso, senza le sperequazioni dei vecchi scaglioni. Le famiglie così “pesate”, potranno poi avere sconti diversificati e agevolazioni sulle tariffe e un diverso modo di accesso ai servizi forniti dal Comune: asili nido, servizi socio-assistenziali, tassa sulla raccolta dei rifiuti. Un circolo virtuoso a favore dei cittadini e delle famiglie che più hanno bisogno di un sostegno pubblico.
Qualcosa in tal senso si è cominciato a proporre in qualche Comune, ma in realtà dovrebbe essere il governo a convertire il prelievo fiscale in un sistema che tuteli maggiormenti le famiglie. In concreto non è mai stato fatto nulla. Ora qualcosa pare si stia muovendo dalla base degli enti locali: ben 50 sindaci, provenienti da ogni parte d’Italia, da Roma a Bari, da Varese a Trapani, da Rimini a Viterbo, da Ascoli a Imperia, in rappresentanza di giunte di vario colore politico, da destra a sinistra senza distinzione, si sono riuniti a Parma per siglare un accordo politico.
La città emiliana non è stata scelta a caso, ma in quanto è stata la prima in Italia ad applicare il quoziente familiare, ribattezzato infatti “quoziente Parma”. Nel desolante panorama italiano, dove il governo spende solo lo 0,7% del Pil, Parma si piazza al secondo posto nella classifica delle città che destinano più soldi al sociale (377 euro pro-capite), la prima è Modena con 407. Continua »
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Maggio 24th, 2010 Riccardo Fucile
LA CHRYSLER ASSUMERA’ NUOVA MANODOPERA PER ASSEMBLARE LA JEEP GRAND CHEROKEE, SIMBOLO DELLA RINASCITA DELLA CASA AMERICANA…. MARCHIONNE OSANNATO DALLA PLATEA DELLO STABILIMENTO JEFFERSON NORTH, MENTRE IN ITALIA SI PARLA DI 5.000 ESUBERI NELL’INDIFFERENZA DEL GOVERNO
“Nemo profeta in patria” ? Certamente l’accoglienza che la platea aziendale dello stabilimento Jefferson North della Chrysler ha destinato a Sergio Marchionne, all’annuncio che la casa controllata dalla Fiat assumerà a breve 1.100 operai negli stabilimenti di Detroit, non ha paragoni con le proteste che in Italia accompagnano i tagli previsti dalla Fiat, sia in termini di impianti che di produzione.
In Italia fischi e cortei di dissenso, in Usa applausi e ovazioni.
Le maestranze Chrysler qualcosa avevano intuito, ma ora c’è la certezza: sarà assunta manodopera fresca per assemblare la nuova Jeep Grand Cherokee, icona per eccellenza, insieme alla sorella maggiore Commander, dell’american way of life.
Grande, spaziosa, ingombrante: è il fuoristrada del benessere su cui punta Sergio Marchionne per traghettare la compagnaia, controllata dalla Fiat, fuori dalla crisi che ha portato la casa di Detroit prima in bancarotta pilotata e quindi al salvataggio ad opera dell’azienda torinese.
Circondato dal management Usa, Marchionne ha promesso che ricomincerà la cavalcata per riconquistare quote di mercato.
La nuova Jeep è stata lanciata come il primo prodotto di una nuova linea che punta su qualità e velocità di produzione, una scommessa su cui Marchionne si gioca la sua partita americana, un’auto costruita con braccia americane, ma con cuore e gusto italiano. Continua »
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Maggio 24th, 2010 Riccardo Fucile
SI SONO CREATI L’ALIBI CHE NON SONO LORO A DECIDERE, MA IL MAGISTRATO DI SORVEGLIANZA, IL QUALE NON POTRA’ CHE APPLICARE LA LEGGE DA LORO APPROVATA…HANNO FATTO INTENDERE CHE MOLTI STRANIERI CHE NON HANNO UN DOMICILIO, RESTERANNO IN GALERA: MA SU 3.987 BEN 2.936 HANNO UN DOMICILIO E 5.694 SONO ITALIANI
Il tema del decreto “svuotacarceri” lo abbiamo trattato qualche settimana fa: ricordiamo
che il 10 marzo è stato presentato dal ministro della Giustizia il disegno di legge sulla detenzione domiciliare il quale prevede che i detenuti che si trovano oggi a scontare pene inferiori a 12 mesi, possano farlo agli arresti domiciliari. Alla base della proposta di Alfano, il fatto che le carceri sono sovraffollate oltri ogni limite.
In quell’occasione avevamo sottolineato la solita farsa leghista: a gennaio, quando Alfano presentò il progetto in Consiglio dei Ministri, nessun leghista alzò la manina per dissentire.
Quando poi si è trattato di tradurlo in pratica ed è divenuto di dominio pubblico, ecco Maroni imbracciare il sax e suonarci la solita stonata litania della Lega che “tutela il cittadino contro la criminalità ” e del “nessuna amnistia con la Lega al governo” .
Ma dato che di nuove carceri non se ne è costruita neanche una in due anni e che di far scontare la pena agli stranieri presso le strutture carcerarie nei Paesi di provenienza nessuno si è interessato, nonostante tante promesse e chiacchiere in tal senso, alla fine Alfano, nel timore di insurrezione estive negli istituti di pena, stipati all’inverosimile, ha pensato di alleggerirle con questa proposta.
Perchè la realtà , dati ufficiali di Franco Ionta, commissario straordinario per l’emergenza penitenziaria, alla mano, è la seguente: i detenuti nei 206 istituti penitenziari italiani sono 67.542 con un incremento mensile di 700 persone. Oltre 20.000 in più di quanto previsto e tollerabile.
L’indulto del 2006 ridusse i detenuti a 39.005, ma in 4 anni siamo tornati peggio di prima.
Le persone che si trovano oggi a scontare pene inferiori a 12 mesi, ovvero a cui resta da scontare solo un anno di carcere, sono 10.741. Continua »
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