Settembre 8th, 2010 Riccardo Fucile
IL PARERE DI LORENZO CUOCOLO, DOCENTE DI DIRITTO COSTITUZIONALE ALLA BOCCONI DI MILANO, SULLA RICHIESTA DI DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA DA PARTE DEL PDL
Ritenendo di fare cosa utile, pubblichiamo l’intervento del prof. Lorenzo Cuocolo, uno dei più qualificati costituzionalisti italiani, in merito alla pretestuosa richiesta, avanzata dal Pdl, di dimissioni del Presidente della Camera, Gianfranco Fini (tratto dal “Secolo XIX”)
Salire al Quirinale per chiedere al Capo dello Stato la testa di Gianfranco Fini, presidente della Camera,
è un colpo di teatro legittimo, oppure l’annuncio di Berlusconi e Bossi stride con i principi della Costituzione?
La risposta è articolata: è vero infatti che il Presidente della Repubblica ha un ruolo di garanzia, ma è anche vero che il sistema è incardinato sul principio della separazioni dei poteri e su una prudente disciplina delle interferenze che possono manifestarsi tra i diversi organi istituzionali.
In questa prospettiva assume rilievo essenziale il principio di autonomia parlamentare, in base al quale ogni Camera sceglie il proprio presidente. L’autonomia è talmente marcata che neppure la Costituzione contiene una disciplina dettagliata di come debba eleggersi il presidente:l a scelta è rimessa al regolamento interno che prevede maggioranze qualificate, nell’intento di eleggere un presidente di garanzia che goda di un appoggio trasversale.
Non è un caso che che non si prevedono procedura di revoca: il presidente non ha un ruolo di parte e non deve essere esposto al possibile ricatto delle forze poitiche.
In caso di esplicita rchiesta a Napolitano di intervenire per ottenere le dimissioni di Fini è ragionevole ritenere che Napoitano declinerebbe qualunque competenza in materia e la gita al Colle si chiuderebbe con un nulla di fatto.
L’idea di tirare Napolitano nela mischia può però produre effetti perversi.
Di fronte a un suo rifiuto, la la maggioranza avrebbe buon gioco a fare fuoco sul Presidente della repubblica, rispolverado la tesi del complotto per impedire a Berlusconi di governare.
Successivamente l’atteggiamento di Napolitano potrebbe essere strumentalmente utilizzato per invocare elezioni anticipate, evitando i tentativi di formare un governo alternativo.
La salita al Quirinale sarebbe un disperato tentativo di appannare in un colpo l’immagine del Presidente della Repubblica e di quello della Camera.
Domanda: il presidente della Camera può essere anche un leader di partito? Il Presidente deve essere indipendente “nell’esercizio delle proprie funzioni”: non sarebbe ammissibile che piegasse le norme del regolamento per favorire il proprio gruppo politico.
Altra cosa è la provenienza elettorale.
Prima della riforma elettorale del 1993, i presidenti dei due rami del Parlamento venivano scelti in base a larghe intese tra maggioranza e opposizione.
Con la riforma maggioritaria del 1993, la coalizione vincitrice ha sempre scelto autonomamente i presidenti delle due Camere: proprio Berlusconi, con le elezioni di Irene Pivetti e Carlo Scognamiglio, inaugurò la stagione dei presidenti di parte.
Fra questi si pensi a Casini e a Bertinotti.
L’anomalia dunque non è senza precedenti
Lorenzo Cuocolo
professore di diritto costituzionale all’Università Bocconi di MIlano
(da il Secolo XIX)
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Settembre 8th, 2010 Riccardo Fucile
GLI INQUIRENTI HANNO CHIESTO UNA PROROGA DI SEI MESI NELLE INDAGINI: PASSATI AL SETACCIO TUTTI GLI APPALTI DI ANEMONE… ATTENZIONE CONCENTRATA SULLA RISTRUTTURAZIONE DEL PALAZZO DEL SISDE, COSTATA 11 MILIONI DI EURO: SCAJOLA ERA MINISTRO DEGLI INTERNI
I magistrati inquirenti di Perugia che indagano sul caso Scajola hanno chiesto al gip una proroga di sei mesi all’indagine: per sostenerne la necessità , hanno preparato una serie di nuovi accertamenti ritenuti ineludibili, come la verifica sui nominativi della seconda “lista Anenome” e nuovi dettagli sui lavori di ristrutturazione nell’appartamento romano di Scajola.
Potrebbe così proseguire il tentativo di dare una spiegazione ai 900.000 euro serviti per pagare l’abitazione dell’ex ministro.
Vale la pena ricordare che Scajola finora non è stato indagato perchè non si è trovata una diretta corrispondenza tra l’episodio e possibili favori o piaceri transitati sull’asse Balducci, Anemone, Zampolini.
In pratica quale sia stata la contropartita che Scajola avrebbe dato in cambio dei 900.000 euro.
In mano agli inquirenti intanto c’è una carta nuova e non si tratta di Zampollini, ma di un testimone che dice come Scajola fosse presente al momento del passaggio degli assegni.
Ricordiamo che l’ex ministro ha sempre sostenuto di essere stato all’insaputa del movimento degli assegni.
Inoltre in questa strana storia è emerso un altro strano dettaglio: gli assegni del mistero avrebbero cambiato tasca almeno otto volte, prima di essere incassati.
L’altro passaggio su cui i magistrati stanno concentrando l’attenzione è la motivazione che starebbe alla base della regalia: per dare una risposta, i pm stanno setacciando decine di contratti, migliaia di pagine, in parte ancora da verificare.
Si lavora soprattutto sull’ipotesi di un possibile intervento di Scajola nel grande appalto che segnò l’inizio dell’ascesa imprenditoriale di Anemone e del suo gruppo, ovvero la ristrutturazione del palazzo del Sisde, in piazza Zama, a Roma, costata circa 11 milioni di euro.
I lavori furono affidati nel 2002, quando Scajola guidava il Viminale. Continua »
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Settembre 8th, 2010 Riccardo Fucile
LETTA CONSIDERA UN AUTOGOL LA RICHIESTA DI DIMISSIONI DI FINI, SILVIO SI DIFENDE: “E’ UN’IDEA DI BOSSI”… PISANU SI SMARCA E DIVENTA “UN TRADITORE” ANCHE LUI…I MINISTRI: “SIAMO NEL CAOS TOTALE”… PASSANO CON FINI ALTRI DUE DEPUTATI E UN SENATORE
I resoconti giornalistici parlano di una lite tra il braccio destro del premier, Gianni Letta, e Silvio
Berlusconi, con il primo che cerca di farlo ragionare sulla necessità di cedere a un accordo con Fini e il secondo che continua a ripetere che “Fini è un usurpatore”, fino al punto di far perdere la pazienza persino al notoriamente controllato sottosegretario: “Se chiedi il voto, sarà la tua fine, ricordatelo”.
Letta non ha apprezzato per nulla la richiesta di Berlusconi e Bossi di andare a chiedere a Napolitano le dimissioni da Presidente della Camera di Fini e ha rinunciato al ruolo di tramite, accusando Silvio di non capire la gravità dell’atto.
Il premier a quel punto si è difeso dicendo che “l’idea è di Bossi, ho dovuto dirgli di sì”, peggiorando la situazione.
Letta è da tempo che accusa Berlusconi di non capire che i veri nemici sono Bossi e Tremonti, non Fini, e di muoversi come un paggio della Lega.
Lo hanno capito tutti gli italiani ormai, salvo il diretto interessato.
Per Silvio conta solo che un suddito abbia osato ribellarsi al sovrano e quindi la deve pagare in ogni modo.
E’ bastato che ieri Pisanu abbia definito “irricevibile” la richiesta di far dimettere Fini, per indurre il premier a ritenerlo un traditore: “C’è un piano per farmi fuori, Pisanu vuole guidare un governo di transizione”.
Ieri Berlusconi non è neanche andato in Consiglio dei ministri per non vedere i finiani, siamo alla paranoia.
I ministri presenti erano amareggiati: “siamo nel caos più totale”, sono emerse decine di posizioni e alla fine un ministro ha usato il sarcasmo: “adesso faremo una brillante sintesi di queste 50 tesi diverse”.
In serata arriva un’altra bastonata da Fini, ospite di Mentana: nessun passo indietro, Berlusconi ha il dovere di governare, lo faccia.
E’ lui che mi ha cacciato , è lui che vuole fare di testa sua, è lui che sta sfasciando il centrodestra.
E sul caso Montecarlo Fini fa capire quello che già sa, una carta che si giocherà a tempo debito: “quando la magistratura appurerà i fatti, vedremo chi riderà e chi pagherà i danni”.
Fini sulla vicenda della casa ha giocato forte: se dava spiegazioni plausibili in prima persona, sarebbe stato ugualmente attaccato, perchè dal’altra parte c’è un disegno preciso di annientamento.
Ha allora rischiato di farsi massacrare, ma quando i giudici gli daranno ragione, moltiplicherà per due i punti persi e crescerà lo sdegno verso il mandante del killeraggio.
Come non vedere il diabolico cervello della Bongiorno dietro questa strategia?
Nel frattempo Napolitano ha fatto sapere in via informale che se il premier e Bossi vogliono udienza per parlare delle vicende politiche ben vengano, se devono parlargli delle dimissioni di Fini possono anche restare a casa. Continua »
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Settembre 8th, 2010 Riccardo Fucile
I 207 PENITENZIARI ITALIANI POTREBBERO OSPITARE AL MASSIMO 44.000 DETENUTI: A GENNAIO ERANO 66.550, A MARZO SUPERATA QUOTA 67.000, A FINE AGOSTO ERANO 68.345…. LA SITUAZIONE E’ ESPLOSIVA E IL MINISTRO PENSA ALLO SCUDO PER IL PREMIER… GLI AGENTI PENITENZIARI SONO SOTTO-ORGANICO DI 6.000 UNITA’: IL GOVERNO DELLE CHIACCHIERE
Ormai è allarme in tutte le regioni: con 68.345 detenuti presenti il 31 agosto nei 207 penitenziari italiani si è al collasso.
La denuncia arriva dal sindacato degli agenti Sappe.
Le celle fatiscenti con quattro detenuti in nove metri quadrati non bastano più: il Consiglio d’Europa ci ha già mandato diversi richiami, ma la situazione, invece che migliorare, sta diventando a “rischio rivolta” ed è ormai una emergenza nazionale.
Il governo va avanti a chiacchiere e progetti, il ministro perde tempo dietro il processo breve e le leggi ad personam, mentre le carceri hanno battuto ogni record di presenze.
A gennaio erano ospitati 66.550 detenuti, a marzo si è sforata quota 67.000, a fine agosto 68.345.
“Adesso in cella non si respira più”, denuncia il sindacato,” è solo grazie alla professionalità e al senso dello Stato che hanno i poliziotti penitenziari, carenti in organico di ben 6.000 unità , che si riescono a contenere i disagi e le legittime proteste di quasi 69.000 detenuti”.
E’ da mesi che Alfano parla di investire 1,4 miliardi per 24 nuovi istituti da realizzare con procedure d’emergenza, come quelle molto discusse del G8. Dovrebbero essere stati stanziati in teoria 700 milioni, solo per espandere i nuovi padiglioni di strutture già esistenti, ma per ora non si è visto nulla. Continua »
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