SU SCAJOLA I PM HANNO IN MANO ALTRE CARTE: UN TESTIMONE PRESENTE AL MOMENTO DEL PASSAGGIO DEGLI ASSEGNI
GLI INQUIRENTI HANNO CHIESTO UNA PROROGA DI SEI MESI NELLE INDAGINI: PASSATI AL SETACCIO TUTTI GLI APPALTI DI ANEMONE… ATTENZIONE CONCENTRATA SULLA RISTRUTTURAZIONE DEL PALAZZO DEL SISDE, COSTATA 11 MILIONI DI EURO: SCAJOLA ERA MINISTRO DEGLI INTERNI
I magistrati inquirenti di Perugia che indagano sul caso Scajola hanno chiesto al gip una proroga di sei mesi all’indagine: per sostenerne la necessità , hanno preparato una serie di nuovi accertamenti ritenuti ineludibili, come la verifica sui nominativi della seconda “lista Anenome” e nuovi dettagli sui lavori di ristrutturazione nell’appartamento romano di Scajola.
Potrebbe così proseguire il tentativo di dare una spiegazione ai 900.000 euro serviti per pagare l’abitazione dell’ex ministro.
Vale la pena ricordare che Scajola finora non è stato indagato perchè non si è trovata una diretta corrispondenza tra l’episodio e possibili favori o piaceri transitati sull’asse Balducci, Anemone, Zampolini.
In pratica quale sia stata la contropartita che Scajola avrebbe dato in cambio dei 900.000 euro.
In mano agli inquirenti intanto c’è una carta nuova e non si tratta di Zampollini, ma di un testimone che dice come Scajola fosse presente al momento del passaggio degli assegni.
Ricordiamo che l’ex ministro ha sempre sostenuto di essere stato all’insaputa del movimento degli assegni.
Inoltre in questa strana storia è emerso un altro strano dettaglio: gli assegni del mistero avrebbero cambiato tasca almeno otto volte, prima di essere incassati.
L’altro passaggio su cui i magistrati stanno concentrando l’attenzione è la motivazione che starebbe alla base della regalia: per dare una risposta, i pm stanno setacciando decine di contratti, migliaia di pagine, in parte ancora da verificare.
Si lavora soprattutto sull’ipotesi di un possibile intervento di Scajola nel grande appalto che segnò l’inizio dell’ascesa imprenditoriale di Anemone e del suo gruppo, ovvero la ristrutturazione del palazzo del Sisde, in piazza Zama, a Roma, costata circa 11 milioni di euro.
I lavori furono affidati nel 2002, quando Scajola guidava il Viminale.
In quello stesso periodo il generale Francesco Pittorru, altro beneficiato di Anemone, era responsabile del settore logistico dell’intelligence.
Un affare che rese moltissimo ad Anemone, non solo in termini di ritorno economico, ma perchè lo lanciò nel mondo degli appalti d’oro.
In attesa delle decisioni del Gip, prevista tra pochi giorni, va rimarcato che il tribunale dei ministri ha dato via libera alla trasmissione degli atti in parlamento, ritenendo attendibile la ricostruzione dei magistrati, circa la vicenda che coinvolge l’ex ministro Lunardi, ovvero uno scambio di favori tra un affare immobiliare di Lunardi e un finanziamento concesso al museo di Propaganda Fide, con coinvolgimento del cardinale Sepe.
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