Settembre 29th, 2010 Riccardo Fucile
IL PREMIER, COSTRETTO A RICONOSCERE DIGNITA’ POLITICA ALL’UNICA VERA FORZA DI DESTRA DEL PAESE, ABBASSA I TONI PER SALVARE LA POLTRONA… “ANDASSIMO AL VOTO ORA RISCHIEREMMO DI PERDERE”…FINIANI E MPA VOTERANNO SI’, I TRE DINIANI ABBANDONANO IL PREMIER…. BOSSI ALLE CORDE: SONO FINITI I RICATTI LEGHISTI
Ha dovuto trattenere le battute “pungenti”, indossando i panni del “moderato”.
Ha lanciato ramoscelli di ulivo ai finiani e ai centristi, per sopravvivere ai processi.
Silvio Berlusconi evita accuratamente strappi e chiede la fiducia per andare avanti.
E’ una sorta di discorso di inizio legislatura, che però arriva a due anni dal voto.
Un discorso senza particolari sussulti, che riserva l’unico momento di asprezza all’unico tema che gli sta a cuore: la giustizia.
Per il resto, il Cavaliere evita volutamente di entrare in rotta di collisione con i finiani, confessando la sua “amarezza” per i contrasti ma riconoscendo legittimo “il dibattuto interno tra le diverse opinioni”.
Al tempo stesso prova a blandire sia i centristi (riaffermando l’impegno per il quoziente familiare) che l’Mpa di Lombardo (rilanciando gli investimenti per il Sud).
Arriva a dire: “Tutto si può dibattere e il governo dopo le elezioni si può trovare alle prese con problemi nuovi come quelli scatenati dalla crisi che può portare a scelte nuove. Su problemi nuovi ci può essere legittimo dibattito, la discussione può servire a mettere a punto risposte ai bisogni. La mia indole è aperta alla ricerca delle soluzioni migliori attraverso contributi diversi”.
Finisce così, senza sorprese.
Con la fiducia vicina, ma senza certezze per il domani.
Dopo averle provate tutte,ora si prospetta una maggioranza sostanzialmente ostaggio del gruppo di Fli, che sulla giustizia e sul federalismo avrebbe in mano una sorta di golden share da usare o meno a seconda delle circostanze.
Il tentativo di mettere insieme 20 deputati per dimostrare che i finiani non sono determinanti è fallito, persino i tre diniani si sono tirati indietro all’ultimo momento.
Alle 19 la fiducia passerà grazie ai 35 voti di Futuro e Libertà e ai 5 dell’Mpa di Lombardo.
Berlusconi ha cercato di distruggere Fini, ma ha fallito.
“Sulle questioni che riguardano la giustizia – ha detto Fini – non c’è nulla di nuovo, ma occorrerà verificare come concretamente verranno tradotte in iniziative legislative le parole di Berlusconi e andranno verificate in corso d’opera”.
Nel frattempo, lo stesso Presidente della Camera accelera nella strutturazione di Futuro e libertà .
L’appuntamento è per martedì prossimo, quando i gruppi parlamentari si incontreranno «per un’ampia discussione di un nuovo progetto politico».
Chi sperava in un Fini arrendevole si è sbagliato: lo stesso premier ieri ha ammesso “se andassimo ad elezioni non solo rischieremmo di non avere una maggioranza al Senato, ma di perdere proprio”.
E dato che a lui interessano solo i suoi processi, la strada è obbligata: dovrà riconoscere come interlocutori determinanti i finiani.
Fini ha rilanciato: il nuovo partito a breve sarà la risposta a chi lo voleva politicamente morto.
Alle 19 la votazione sulla fiducia.
argomento: Berlusconi, Bossi, destra, elezioni, emergenza, Fini, governo, LegaNord, PdL, Politica | Commenta »
Settembre 29th, 2010 Riccardo Fucile
DICHIARAZIONI DI INTENTI GENERICHE PER NON SCONTENTARE NESSUNO…. GIA’ PRIMA DELL’ORA DI PRANZO A MONTECITORIO SI E’ SENTITO UN PROFUMO DI ARIA FRITTA… FORSE IL DISCORSO ERA STATO PREANNUNCIATO “ALTO” PERCHE’ IL PREMIER AVREBBE PARLATO IN PIEDI
Il premier ha iniziato a parlare alle ore 11.
“Il Parlamento è il luogo in cui la sovranità popolare trova la sua più alta espressione. Non vi
può essere nè autentica democrazia nè buon governo se il Parlamento non è libero e forte.. Tra il Parlamento e il Governo non vi può mai essere contrapposizione”.
“Con il voto del 2008 ci fu la prima grande riforma voluta e certificata dal popolo nel segno di un bipolarismo maturo, mettendo in archivio le pratiche della vecchia politica”. La minoranza “deve avere rispetto per la legittimità della maggioranza e del governo”.
Dal passaggio parlamentare di oggi “riparta la legislatura, senza compromessi al ribasso”.
“Credo si debba formulare un giudizio positivo sull’operato del governo, a cominciare da quanto è stato fatto sul fronte della crisi economica. Non ci siamo fatti trovare impreparati di fronte alla crisi, ma nessuno poteva immaginare che sarebbe stata così profonda”.
Bisogna “guardare avanti con saggezza e realismo” e “a questo fine mi soffermerò su principali obiettivi legislatura, e lo farò senza eludere i nodi politici, senza esimermi dall’affrontare le ragioni che hanno portato alla lesione della maggioranza”.
Serve una maggiore coesione nazionale, “in giro vedo e sento troppo odio e la storia ha insegnato che spesso l’odio ha armato le mani delle persone. Tutti dovremmo esserne consapevoli e preoccupati”.
“Il federalismo fiscale non prevede la divaricazione tra Sud e Nord”
‘Bisogna attuare l’agenda bioetica e il piano per la vita” .
Berlusconi rilancia anche la volontà di realizzare il quoziente familiare.
“La riforma della giustizia è una priorità del Paese”
‘L’obiettivo del governo è ridurre la pressione fiscale e disboscare la grande giungla di un sistema fiscale rimasto invariato nelle sue parte fondamentali, fin dalla riforma dei primi anni 70, tenendo conto delle esigenze del bilancio pubblico e sulla base della lotta evasione: senza creare deficit il governo intende intervenire entro la legislatura al varo di norme con revisione su famiglie lavoro, ricerca”
“Nessuno ha combattuto la mafia come noi” dice Berlusconi.
Il governo intende “intervenire sulla struttura del Csm con una riforma costituzionale”, dando vita a “due organismi separati, uno per i magistrati inquirenti e uno per quelli giudicanti”, con “conseguente rafforzamento della separazione delle carriere” tra pm e giudici.
“Occorrerà rafforzare, a maggior tutela dei cittadini, la normativa sulla responsabilità dei magistrati che sbagliano”
“Cinque capisaldi di una strategia” che servirà per “rafforzare le istituzioni, l’economia, il territorio, il tessuto sociale in modo che l’Italia esca dalla crisi più competitiva”. Il premier parla così dei cinque punti del governo. “Fondamento irrinunciabile – è la premessa – è il rigore delle finanze pubbliche, bisogna essere chiari con i cittadini”, insiste il presidente del Consiglio.
“Saranno triplicati gli interventi sul Mezzogiorno nei prossimi anni con investimenti per circa 21 miliardi di euro pari al 40% di quelli totali, raggiungendo nel 2013 alcuni risultati importanti come il completamento del Salerno-Reggio Calabria”.
“Ho sempre sostenuto che ferma restando l’intangibilità del programma di governo tutto si può dibattere e migliorare. La dialettica nella maggioranza ha superato i limiti – dice Berlusconi riferito ai finiani – Sono amareggiato”
“Adesso non conviene rischiare all’instabilità – dice il premier – Sono convinto che in entrambi gli schieramenti si debba proseguire pur nel riconoscimento delle differenze con alleanze di governo e non cartelli elettorali”
‘Non ci sono alternative a questo governo – afferma Berlusconi – Rivolgo un appello a tutti i moderati e tutti i riformatori, è un appello che faccio anche alle forze più responsabili dell’opposizione: valutate il nostro programma”
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Settembre 29th, 2010 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DEL PARCO ARRESTATO RIVELA CHE, PER INGRAZIARSI IL MINISTRO, GLI FECERO PAGARE SOLO IL COSTO DEI LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE… BRUNETTA NON E’ INDAGATO IN QUANTO SAREBBE STATO ALL’OSCURO DEL FATTO CHE COMPRAVA UN RUSTICO A UN DECIMO DEL SUO VALORE REALE
Sono scattate manette eccellenti ieri mattina per lo scandalo delle Cinque Terre: arrestato Franco Bonanini (area Pd), presidente del Parco dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
In carcere anche il sindaco di Riomaggiore e tutto il suo staff, compreso il comandante dell polizia municipale.
In tutto 12 ordinanze di custodia cautelare con accuse gravissime che vanno dalla truffa aggravata ai danni dello Stato per 1 milione di euro, al falso ideologico, dalla corruzione alla concussione, dalla violenza privata all’associazione a delinquere.
Un materiale probatorio molto vasto con intercettazioni inequivocabili, frutto di un’indagine in parte stimolata dagli esposti di abitanti delle Cinque Terre nei confronti di una gestione disinvolta di contributi regionali.
Ma anche derivante dagli accertamenti sul rustico, comprato in zona, del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta per appena 40.000 euro.
Che corrisponderebbero ai soli lavori di ristrutturazione del manufatto, fatti eseguire dal precedente proprietario, Stefano Pecunia, prima della cessione al ministro.
Brunetta (che non è indagato) ha comprato, pagando solo il valore dei lavori effettuati, un rustico che è stato stimato dagli esperti per una cifra non inferiore a 300.000 euro.
Da parte degli inquirenti si cerca di comprendere se la generosità del proprietario sia poi stata “ricompensata” in qualche modo dal presidente delle Cinque Terre, Franco Bonanini, vecchio amico del ministro, noostante appartenenze politiche distanti.
Dopo la vicenda Scajola, la polizia giudiziaria volle fare un controllo su quel rustico di Brunetta.
Trovarono sul posto un’impresa edile (la Carpanese) che stata finendo i lavori, ma che non aveva ancora incassato il corrispetivo di 40.000 euro. lavorava sulla fiducia, in quanto da garanti avrebbero fatto Bonanini e il capo dell’ufficio tecnico del comune di Riomagiore.
Scrivono gli inquirenti: ” sembrerebbe il tentativo di ingraziarsi il ministro e acquisire cosi un debito di riconoscenza dallo stesso Brunetta”.
Il valore reale sarebbe poi stato recuperato dagli inquisiti utilizzando i fondi pubblici destinati al sito Canneto e con una falsa redicontazione.
Un dubbio ci rimane: come ha potuto Brunetta comprare a soli 40.000 euro un rustico che ne valeva 300.000, quasi dieci volte di più?
Non ha mai avuto qualche sospetto?
Potrebbe un argomento di interessante valenza per i segugi dei giornali berlsuconiani, esperti di case e scandaletti.
Suggeriamo il titolo: “Come poteva Brunetta non sapere di stare acquistando un immobile a un decimo del suo valore?”.
Quello che vale per altri vale anche per i ministri fedeli al premier o in questo caso nessuno ne deve parlare o scrivere?
Fateci sapere.
argomento: Brunetta, casa, Costume, denuncia, Giustizia, governo, PdL, Politica | Commenta »
Settembre 29th, 2010 Riccardo Fucile
DEDICATA DAI ROMANI A BOSSI
Un ciuccio attempatello e scarcagnato
-che ar cambio ormai nun vale più ‘na sega-
er socio der Sovrano Re Patacca,
(quello che cià er pendaglio raggrumato
ma core appresso a tutte le patonze)
se ne sortì, grattannose la panza,
cò na frasetta pè alliscià la Lega:
“li romani, sò porci, sò ladroni e sò magnaccia!”
Pè scaccolasse via ‘sta vijaccata
ed allustrasse er popolo indignato,
li servi der Patacca fanno er coro:
ma nun è gnente, è solo ‘nà frescaccia,
‘na cosa detta senza la malizzia
da chi nun sa tenesse un cecio in bocca!
Ce vole propio tanta cattiveria
pè penzà che er somaro raja il vero.
Anzi, er ciuccio, a ripensacce mejo,
-informeno i scagnozzi der Magagna-
è solo un martire der libbero penziero.
E quanno torna ne la Capitale,
ve la fa vede lui Roma Capoccia,
cor fatto che ha inventato la padagna
-la gran cuccagna fonte di bisboccia
je svòta la saccoccia e se la magna.
Se va a rubbà la trippa puro ai gatti
e fa er federalismo cò l’abbacchio.
Ma li romani a ‘sti buffoni a cacchio
che calano da loro a cercà rogna
ar massimo je fanno ‘na scafetta,
e pe risponne ar ciuco ed ar suo
rajo
-romani sì, ma mica sò cornuti-
je fanno con il voto un ber cucchiaio
e poi con carma -tranquilli, nun c’è fretta-
li vonno vède all’arberi pizzuti.
(di ellekappa-trilussa)
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Settembre 28th, 2010 Riccardo Fucile
E’ LA DIMOSTRAZIONE CHE NON HA RAGGIUNTO QUOTA 316 SENZA I FINIANI… DOMANI O RESTA NEL VAGO SUL PROGRAMMA E FORSE SE LA CAVA O CONTINUA A DISCRIMINARE I FINIANI E ALLORA SI PRENDERA’ LA RESPONSABILITA’ DELLA CRISI
“Silvio Berlusconi ha convocato per domattina il Consiglio dei ministri per porre la questione di fiducia” alla Camera dopo il suo intervento, ha riferito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti.
Una decisione, riferiscono alcuni dei partecipanti al vertice a palazzo Grazioli, motivata dallo stesso premier come una necessità per fare chiarezza, da privilegiare rispetto a un mero calcolo numerico.
Alcuni dei partecipanti al vertice con Berlusconi riferiscono che la decisione sia stata dettata anche dalla volontà di evitare che domani ci possano essere diversi voti su parti separate e anche diversi documenti, alla luce delle indiscrezioni che ipotizzavano la presentazione di un documento alternativo da parte dei finiani.
Ma la scelta sembra avere ricompattato il Fli, che rimanda ogni decisione a dopo il discorso alla Camera.
Ma precisa che voterà solo i punti contenuti nel programma di governo.
Quasi una minaccia che Fabio Granata spiega così: “Se nella fiducia ci mettono cose che non sono nel programma, noi non la votiamo perchè non è una fiducia verso il premier ma verso il programma”.
Detto questo, Granata osserva che porre la fiducia “non è una scelta improntata a una grande sicurezza sui numeri. Dà l’idea che, forse, ancora una volta si tratta di calcoli sbagliati”.
E comunque, “non si può andare avanti solo con una maggioranza numerica – conclude – serve una maggioranza politica”.
Il premier ha fallito la campagna acquisti e anche il tentativo di dividere i finiani.
“Sì, il Cavaliere ha capito che i suoi 316 voti non li trova – è la riflessione di molti- “Così con la fiducia raggruppa tutti, e per questo sarà un discorso conciliante”
Il primo intervento di Berlusconi è fissato per le 11 di mercoledì mattina, poi è previsto un dibattito che si concluderà alle 18 quando toccherà al premier replicare.
A quel punto, se si decidesse di votare la fiducia subito ci sarebbe ancora un’ora di dichiarazioni di voto sulla fiducia, quindi la prima e al seconda chiama per appello nominale.
Se la fiducia passa con il voto dei finiani, perchè il premier fa un discorso conciliante, sarà una vittoria di Fini.
Se non passa perchè il premier fa un discorso di rottura, la responsabilità sarà sempre solo sua.
“Senza voti tutti a casa” ha detto Silvio.
In realtà l’unico che andrebbe a casa sarebbe solo lui.
Chi ha detto che si andrebbe ad elezioni?
Magari prima di andare a casa, potrebbe dover andare a testimoniare ai suoi processi.
argomento: Berlusconi, Bossi, elezioni, emergenza, Fini, Giustizia, governo, Parlamento, PdL, Politica | Commenta »
Settembre 28th, 2010 Riccardo Fucile
E’ LA DIMOSTRAZIONE CHE NON HA RAGGIUNTO QUOTA 316 SENZA I FINIANI… DOMANI O RESTA NEL VAGO SUL PROGRAMMA E FORSE SE LA CAVA O CONTINUA A DISCRIMINARE I FINIANI E ALLORA SI PRENDERA’ LA RESPONSABILITA’ DELLA CRISI
“Silvio Berlusconi ha convocato per domattina il Consiglio dei ministri per porre la questione di fiducia” alla Camera dopo il suo intervento, ha riferito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti.
Una decisione, riferiscono alcuni dei partecipanti al vertice a palazzo Grazioli, motivata dallo stesso premier come una necessità per fare chiarezza, da privilegiare rispetto a un mero calcolo numerico.
Alcuni dei partecipanti al vertice con Berlusconi riferiscono che la decisione sia stata dettata anche dalla volontà di evitare che domani ci possano essere diversi voti su parti separate e anche diversi documenti, alla luce delle indiscrezioni che ipotizzavano la presentazione di un documento alternativo da parte dei finiani.
Ma la scelta sembra avere ricompattato il Fli, che rimanda ogni decisione a dopo il discorso alla Camera.
Ma precisa che voterà solo i punti contenuti nel programma di governo.
Quasi una minaccia che Fabio Granata spiega così: “Se nella fiducia ci mettono cose che non sono nel programma, noi non la votiamo perchè non è una fiducia verso il premier ma verso il programma”.
Detto questo, Granata osserva che porre la fiducia “non è una scelta improntata a una grande sicurezza sui numeri. Dà l’idea che, forse, ancora una volta si tratta di calcoli sbagliati”.
E comunque, “non si può andare avanti solo con una maggioranza numerica – conclude – serve una maggioranza politica”.
Il premier ha fallito la campagna acquisti e anche il tentativo di dividere i finiani.
“Sì, il Cavaliere ha capito che i suoi 316 voti non li trova – è la riflessione di molti- “Così con la fiducia raggruppa tutti, e per questo sarà un discorso conciliante”
Il primo intervento di Berlusconi è fissato per le 11 di mercoledì mattina, poi è previsto un dibattito che si concluderà alle 18 quando toccherà al premier replicare.
A quel punto, se si decidesse di votare la fiducia subito ci sarebbe ancora un’ora di dichiarazioni di voto sulla fiducia, quindi la prima e al seconda chiama per appello nominale.
Se la fiducia passa con il voto dei finiani, perchè il premier fa un discorso conciliante, sarà una vittoria di Fini.
Se non passa perchè il premier fa un discorso di rottura, la responsabilità sarà sempre solo sua.
“Senza voti tutti a casa” ha detto Silvio.
In realtà l’unico che andrebbe a casa sarebbe solo lui.
Chi ha detto che si andrebbe ad elezioni?
Magari prima di andare a casa, potrebbe dover andare a testimoniare ai suoi processi.
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Settembre 28th, 2010 Riccardo Fucile
ACQUISTATE ANCHE LE ALI TORNANTI CALEARO E CESARIO, ORA SONO IN 17 MA LA PANCHINA E’ ANCORA CORTA, SERVONO ALTRI TRE RISERVISTI…. L’OSSERVATORE AUGELLO SONDA IL MERCATO ESTERO, A CACCIA DI VECCHI (SENSIBILI AI) TALENTI… QUALCUNO VERRA’ RICICLATO IN RACCONTAPALLE, MA NEL PDL TROVERA’ TROPPA CONCORRENZA… CONFERMATO SCODINZOLINI COME ADDETTO STAMPA… LA D’ADDARIO PER I RAPPORTI CON GLI ARBITRI
Gli ultimi cambi di casacca si consumano a ridosso dell’intervento di Silvio Berlusconi alla
Camera previsto per domani.
Oggi i dissidenti siciliani dell’Udc hanno lasciato il gruppo guidato da Pier Ferdinando Casini (che voterà no al governo) e si sono iscritti al misto.
Si tratta di Calogero Mannino, Saverio Romano, Giuseppe Drago, Giuseppe Ruvolo e Michele Pisacane che daranno vita a una componente del misto che si chiamerà ‘popolari per l’italia”.
Rottura anche tra Massimo Calero e Bruno Cesario con l’Api di Rutelli.
I due hanno deciso di lasciare il partito e restare nel gruppo misto.
Ironico il saluto del partito di Rutelli a Calearo (eletto nelle liste del Pd): “Auguriamo buona fortuna a Calearo che ha confermato nella riunione del gruppo la sua speranza di diventare ministro con Berlusconi”.
Nel frattempo oggi è stato convocato un vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli ma, nonostante la loro esplicita richiesta, senza i finiani.
Berlusconi è noto che tratta solo con chi chiama porci una parte degli italiani.
“Se non verremo coinvolti presenteremo una nostra risoluzione”, dice il portavoce Benedetto Della Vedova.
Pare ormai certo, infatti, che non verrà chiesta la fiducia (non si sa mai), mentre il premier punterà su una risoluzione programmatica cercando di allargare i confini dell’attuale maggioranza, senza rendere indispensabile l’apporto dei finiani.
La maggioranza, infatti, non vuole riconoscere il ruolo dei finiani come “terza gamba” dell’alleanza.
Scelta che potrebbe portare all’astensione di Fli, anche se la decisione definitiva verra’ presa solo dopo aver ascoltato le parole del presidente del Consiglio.
Il tema principale resta la riforma della giustizia.
I finiani sono disposti a votare una nuova versione del Lodo Alfano, inserito in una riforma costituzionale, ma continuano a dire no al processo breve o ad altre soluzioni legislative per garantire la non processabilita’ del presidente del Consiglio e delle altre alte cariche dello Stato nel periodo in cui esercitano le loro funzioni elettive.
Ma ormai il mercato sta per terminare, la situazione di partenza era nota: mancavano 20 voti per toccare quota 316, ma 10 erano certi: Nucara, Pionati, i tre diniani e i cinque di noi Sud.
Ora sono stati acquistati anche 5 Udc siciliani, Calearo e Cesario (rutelliani). Siamo a 17, ne mancano tre per la panchina lunga e la cassetta di sicurezza piena.
L’osservatore Augello è stato mandato a visionare il mercato estero a caccia di vecchi (sensibili ai) talenti (intesi come pecunia). Di giovane idealista invecchiato male basta solo lui.
Il talent scout Alfano invece è stato inviato nei campetti di periferia del Sud: servono anche raccontapalle, quelli che ci sono hanno già perso la faccia e occorre rinnovare il teatrino della politica berlusconiana.
Si cercano altri tre poveri cristi per inchiodarli non al muro (come ad Adro), ma alla poltrona.
Necessitano deputati senza problemi alle vie urinarie, come ci si alza dalla sedia si rischia di andare sotto.
Fini è stato chiaro: “ci deve chiedere il voto o non lo avrà ” ed è davvero singolare che il vertice di oggi veda legittimato un personaggio inqualificabile che ha dato dei porci ad altri italiani, mentre i finiani non devono sedere al tavolo come terza forza.
A questo punto i seguaci di Fini sono pronti ad astenersi o a votare una propria risoluzione.
Nel frattempo si allarga alla’Udc la richiesta di sfiducia personale a Bossi, dopo le sue raffinate considerazioni.
E anche questa mozione non va sottovalutata, potrebbe coagulare molti altri consensi.
Stasera in ogni caso il mercato chiude: domani il premier probabilmente otterrà la fiducia per pochi voti, grazie agli ultimi acquisti, ma la maggioranza ormai non c’è più.
Berlusconi ha tradito il popolo di centrodestra, prima toglie il disturbo e meglio è per tutti.
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Settembre 28th, 2010 Riccardo Fucile
PRATICHE DI CAMPAGNE ACQUISTI: PER FAR CADERE PRODI, DUE EX LEGHISTI PASSATI AL GRUPPO MISTO FURONO CONVINTI A VOTARE LA SFIDUCIA….NON PIU’ RIELETTI, DAL 2008 HANNO UN CONTRATTO CON IL GRUPPO PARLAMENTARE DEL PDL A 10.000 EURO AL MESE…. LI RICEVONO A CASA, VISTO CHE A ROMA NON LI VEDE NESSUNO
Storie di compravendita dei peones, il parlamento come terreno di scambi di favori e promesse, tradimenti e premi, cambi di casacca, paracaduti generosi in caso di mancata rielezione.
E’ un quadro già visto, ma la storia raccontata dal giornalista Carmelo Lopapa su “Repubblica” è emblematica del destino di tanti deputati peones che, nei momenti cruciali di crisi di una maggioranza, vengono corteggiati, lusingati e convinti con “solide ragioni” a cambiare bandiera.
Vediamo nel dettaglio il caso specifico: si tratta di due oscuri peones, ex onorevoli del Nord-Est.
Transitati dalla Lega al gruppo misto nella passata legislatura, alla fine del 2006, nel pieno del biennio ballerino del governo Prodi.
Quando ogni singolo senatore diventa determinante per la tenuta dell’esecutivo.
Dopo aver rotto con la Lega in Friuli per beghe locali, Marco Pottino, allora deputato, classe ’74, e Albertino Gabana, allora senatore, classe ’54 (entrambi di Pordenone) dopo un anno di navigazione a vista nel gruppo misto, vengono “convertiti” a fine 2007 al credo berlusconiano.
Per essere acquisiti infine al gruppo forzista.
Sono le settimane in cui l’esecutivo del Professore già vacilla. E il senatore Gabana in più di un’occasione vota con quella maggioranza, in un Palazzo Madama trasformato ormai in una casbah.
Poco influente Pottino a Montecitorio, ma strategico Gabana per tentare la spallata. I due però camminano insieme. Inseparabili.
I messi del Cavaliere sanno che il “pacchetto” va acquisito in tandem.
La contropartita?
Dentro il Pdl raccontano come in quegli ultimi giorni della Pompei prodiana, Berlusconi chieda all’alleato Bossi il via libera per tentare l’operazione aggancio.
E di come la manovra sia stata accordata dal Senatur, a patto che i due “ex” del Carroccio non vengano poi rieletti.
Clausola che il Cavaliere, o chi per lui, mette subito in chiaro ai due, nel momento in cui viene prospettato il passaggio.
Ma allora che interesse avrebbero avuto i peones ad accettare l’offerta? Transitare per poi perdere il seggio? È qui che scatta la rete di protezione.
La garanzia per entrambi, qualora non eletti, di mantenere comunque lo status economico da parlamentare, magari con una consulenza ad hoc.
.Accade che nel dicembre 2008, pochi mesi dopo l’inizio della legislatura, entrambi stipulino due distinti “contratti di lavoro a progetto” con il gruppo Pdl di Montecitorio, “in persona del suo presidente, Fabrizio Cicchitto”, con tanto di firma in calce.
Durata (art. 5 del contratto): a partire dal gennaio 2009 e “fino al termine della XVI legislatura”.
Compenso (art. 6): “Complessivi 120.516 euro annui al lordo delle ritenute”, da corrispondere “in dodici rate di 10.043 euro”.
Nè più nè meno che l’indennità sommata alla diaria di cui godono gli onorevoli.
Bingo! Professionisti da gratificare per i servigi e la dedizione, consulenti meritevoli (“considerevoli esperienze professionali nell’ambito delle comunicazioni istituzionali” è l’identica motivazione nei due contratti), da impiegare al gruppo.
Il tutto, con soldi pubblici, i budget messi a disposizione dalla Camera, quattrini del contribuente.
Ma si dà il caso che a Montecitorio, al gruppo Pdl, di loro non vi sia traccia (se non al libro paga).
“Non risultano nei nostri elenchi, è sicuro che lavorino qui?” risponde la segretaria interpellata dal giornalista di “Repubblica”.
“Forse potete provare al partito”.
Ma la risposta non cambia.
Il giornalista rintraccia Gabana e Pottino al telefono a Pordenone.
I due ex leghisti, oggi pidiellini, ammettono di andare poco a Roma: “Ma solo perchè è meglio lavorare qui in Friuli, ci dedichiamo alla costruzione del partito”.
Un consiglio: visto che domani il governo ha la necessità di arrivare a 316 voti per salvare la legislatura, controllate i nomi di chi cambia casacca.
Magari tra qualche tempo potete così verificare i benefit che hanno acquisito.
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Settembre 28th, 2010 Riccardo Fucile
NEL LUGLIO 2004 UN INVESTIMENTO CONSISTENTE AI CARAIBI PER LO SVILUPPO DELLE COMUNICAZIONI ….DIVERSE VISITE PRIVATE NELL’ISOLA…E IERI IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA HA PARLATO DI “QUALCUNO CHE TRE MESI FA HA SOLLECITATO UN INTERVENTO”
Nel luglio del 2004, il governo Berlusconi ha investito 9 milioni di dollari nei Caraibi, ivi inclusa
Santa Lucia, per lo sviluppo dell’ICT locale.
Nove milioni di dollari per un Paese come il nostro che nel 2010 continua ad essere refrattario ad investire 100 milioni di euro in banda larga ed è il fanalino di coda in termini ICT in Europa, sono, davvero, una bella cifra.
I rapporti tra il Governo Berlusconi e la piccola perla dei Caraibi, peraltro, sono sempre stati ottimi come nel luglio del 2005, l’ex primo ministro dell’isola, confermava all’on. Giampaolo Bettamio (Pdl) all’epoca sottosegretario del Ministero degli affari esteri, nel corso di una sua visita di cortesia.
Kenny Anthony, peraltro, in quell’occasione, sottolineava anche come lo stesso Premier, Silvio Berlusconi, in passato, fosse stato gradito ospite dell’isola.
Con una punta di malizia, si può ipotizzare che un investimento di 9 milioni di dollari in ICT abbia garantito a qualche impresa italiana la possibilità di sviluppare reti, software e sistemi di comunicazione al sole dei Caraibi e che, magari, qualcuno abbia conservato qualche buon amico tra chi gestisce i sistemi di comunicazione locali.
Venendo all’attualità , va segnalata la strana conferenza stampa che il ministro della Giustizia Francis ha tenuto ieri a St.Lucia: in pratica erano ammessi solo i giornalisti locali, tutti fuori quelli italiani.
All’uscita , di fronte alle domande dei giornalisti “è’ lecito svolgere un’indagine su una società registrata a St.Lucia, uno Stato che dovrebbe garantire segretezza? E’ lecito svolgere questi accertamenti solo sulla base di notizie di stampa o sarebbe stata necessaria una rogatoria? Quale urgenza, quale pericolo imminente gustificava un’indagine confidenziale?”, la scena era quella di un ministro imbarazzato che non sapeva cosa rispondere e che fuggiva giù per le scale (scena che potrete vedere ad Anno Zero).
Si è poi saputo che di fronte a una precedente domanda analoga di un cronista locale, il ministro si era messo a urlare “Non è stato commesso nessun reato”.
Poi però ha dichiarato che “qualcuno ha suggerito un’indagine circa tre mesi fa”.
Una strana coincidenza con l’inizio della campagna mediatica contro Fini da parte dei giornali vicini al premier.
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