Novembre 15th, 2010 Riccardo Fucile
ECCO L’ INOPPUGNABILE DOCUMENTO FATTO VEICOLARE DALLA LEGA CHE TESTIMONIA CHE NEL PARTITO PER LE TROTE NON C’E’ PIU’ SPAZIO, VENGONO APERTAMENTE PROPAGANDATE LE ORATE… CHE NELLA LOTTA TRA IL CERCHIO MAGICO DELLA FAMIGLIA BOSSI E LA CORRENTE DI MARONI-CALDEROLI SI COMINCI A PESCARE NEL TORBIDO?
Eppure Renzo Bossi è sempre accanto al padre e in qualche occasione lo fanno anche parlare.
Persino quando il Senatur deve incontrare Berlusconi per spartirsi qualche consiglio di amministrazione bancario, ecco che arriva anche la “trota” al seguito, con lo sguardo profondo e analizzatore di chi sa che un giorno il pitale del Po sarà suo.
E potrà così cospargere del prezioso liquido la cabeza di Calderoli, esorcizzando i riti pagani importati a basso costo dalla Cina.
In realtà la trota sta studiando da leader, sperando che il suo percorso sia meno accidentato di quello scolastico (tre bocciature secche all’attivo).
Il padre lo aveva mandato a studiare in una non meglio precisata università inglese, ma il Renzo è sempre in Italia.
Il dubbio che sorge in via Bellerio è che sia la stessa università inglese dove è uscita la famosa laurea fantasma del sottosegretario Belsito, quella che non esibisce mai perchè forse è difficile poterlo fare.
La trota peraltro ha trovato pure lo stipendio di consigliere regionale della Lombardia: 12.000 eurini fanno comodo a un ragazzotto di 24 anni che ambisce a passare dall’acqua di fiume agli spazi infiniti del mare aperto.
Ma ecco che ci giunge una notizia e un documento che non ci ha fatto quasi chiudere occhio.
All’interno della Lega c’è chi trama contro la trota, distribuendo materiale sovversivo di propaganda contro di lui.
E’ nostro dovere civico denunciare la cosa, pur se siamo agli antipodi della concezione leghista della politica.
Un’operazione molto subdola, veicolata attraverso auto e mezzi di locomozione di ogni tipo, dove, accanto ai simboli tradizionali della propaganda padagna, vengono distribuiti agli ignari iscritti patacche adesive sovversive.
E pazienza se il militante si rivela un distratto militonto e si presta inconsciamente alla guerra alla trota.
Abituati più al bicchiere in osteria o alla ronda serale che alla grammatica italiana, qualche disfattista ne ha approfittato per distribuire agli iscritti non solo gli adesivi da applicare sulle auto con la dicitura PDN o quella che recita “Per avere la padania veramente libera ci vuole la secessione”, ma anche quello che pubblichiamo accanto (con targa auto schermata per correttezza).
Il testo leghista doc recita: “VA PENSIERO SULLE ALI D’ORATE”.
Ecco qualcuno sta sobillando le truppe padane insinuando che non è più tempo della TROTA, ma della ORATA.
Una verità sconvolgente e foriera di chissà quali sviluppi: che si sia vicini a un sommovimento interno?
Magari poi tutto finirà a tarallucci e vino, o forse con un pesce (magari una orata) al forno, ma, attenti come sempre alle vicende interne leghiste, non potevamo ignorare un documento storico di tal fatta, intercettato sulle strade lastricate della nostra penisola.
argomento: Bossi, Costume, LegaNord, Politica | 1 Commento »
Novembre 15th, 2010 Riccardo Fucile
LA FONDAZIONE “ITALIA FUTURA” IRONIZZA SUL MINISTRO CON UNA VIGNETTA… DIVENTA UN CASO POLITICO LA SCONFITTA IN F1 , MA MARONI SI SMARCA DA CALDEROLI… IL VIZIO TIPICO DEGLI ARROGANTI NON SI PERDE MAI
Luca Cordero di Montezemolo non lascia. Anzi rilancia.
Dopo la sconfitta nel Mondiale di Formula 1 all’ultima gara, il ministro leghista Roberto Calderoli
aveva chiesto le sue dimissioni .
Ma Montezemolo non ci pensa affatto: “Parliamo di cose serie…”.
Poi, da Abu Dhabi, sceglie una risposta più dura: “Quando lo statista Calderoli nella sua vita avrà realizzato l’1% di quanto fatto in questi anni dalla Ferrari per il Paese in termini industriali e sportivi, a quel punto meriterà una risposta”.
Va in scena così, la nuova puntata dello scontro tra il Carroccio e Montezemolo. Con i leghisti che non gradiscono affatto l’attivismo politico della fondazione che fa capo al presidente della Ferrari.
Proprio ItaliaFutura, pochi giorni fa, aveva bacchettato la Lega.
Per questo le parole di Calderoli suonano come una rappresaglia.
A cui la fondazione replica con ironia, pubblicando una vignetta (originariamente pubblicata sul sito “Il Post”).
“Montezemolo deve dimettersi per avere fatto arrivare la Ferrari solo terza al mondiale di Formula Uno”, dice il ministro nel fumetto.
Una voce fuori campo ribatte: “Tu dici che è peggio dell’essere buttati fuori a metà gara avendo 100 giri di vantaggio?”.
Calderoli replica: “Non l’ho capita, semplificala”.
L’interlocutore: “Sei un ‘coglio’…?”.
E il ministro: “Uhm… Compro una vocale…”.
Al fianco di Montezemolo è sceso anche l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne: “Si tratta di frasi ingenerose e offensive. La Ferrari rappresenta nel mondo il meglio della tecnologia italiana. Le sue vetture sono considerate ovunque il simbolo di un paese all’avanguardia. E il risultato di ieri non mette in discussione questi valori”.
E anche il ministro dell’Interno, Roberto Maroni prende le distanze dal suo collega di partito. “Purtroppo è andata male, si poteva vincere – osserva Maroni – ma sono cose che capitano. Il team Ferrari è di altissimo livello e professionalità . E’ successo quello che è successo per una casualità credo”.
Insomma Calderoli ha fatto la sua solita figura di villico.
argomento: la casta, LegaNord, Politica, radici e valori | Commenta »
Novembre 15th, 2010 Riccardo Fucile
PEGGIO DEL TEATRINO DELLA POLITICA DELLA PRIMA REPUBBLICA: UN PREMIER CHE SI INVENTA LA SFIDUCIA SOLO ALLA CAMERA PER NON PRESENTARSI A DUE PROCESSI, INVECE CHE DIMETTERSI…UNA CORTE DI SERVI SCIOCCHI CHE GIA’ LITIGANO TRA DI LORO PER LA SUCCESSIONE…IL PARTITO DELL’AMORE FINISCE IN FARSA
Come i quattro esponenti finiani hanno ufficializzato le dimissioni dal governo, si è scatenata la corsa a chi, tra i superstiti dei mille scandali del Pdl, la spara più grossa.
Persino Sacconi, solitamente cauto, ha voluto guadagnarsi il rancio di corte abbaiando: “Il tradimento si è consumato”.
Il tutto condito da risvolti esilaranti come Straquadanio che lancia “offese abnormi” a Frattini e alla Gelmini, e viene cazziato dal premier e costretto a chiedere scusa.
Vediamo di stabilire alcuni punti fermi nelle nostre considerazioni.
1) Il traditore è Berlusconi, non certo Fini.
Senza il 10-12% di An, il Pdl alle politiche non avrebbe ottenuto il 37-38% dei voti, ma si sarebbe fermato al 25-26%.
Ne deriva che Berlusconi a quest’ora sarebbe a Palazzo di Giustizia e non a Palazzo Chigi.
Chi ha votato Pdl lo ha votato perchè c’erano sia Berlusconi che Fini capolista e cofondatori, inutile raccontare balle in giro come fanno i pennivendoli di regime.
2) Chi ha votato Pdl lo ha fatto perchè venisse realizzato il programma del Pdl, non quello della Lega, altrimenti avrebbe votato per il Carroccio senza interposta persona.
In due anni il premier si è venduto alla Lega persino il Veneto e il Piemonte, oltre che la dignità .
3) In due anni questo governo non ne ha azzeccata una e gli scandali hanno sommerso ministri, sottosegretari, premier, manutengoli vari, dando dell’Italia all’estero un’immagine penosa.
Il premier ha taciuto mentre veniva messa in discussione persino l’unità nazionale, mentre venivano violate le norme internazionali sull’immigrazione e mentre prendeva campo nel Paese una cultura razzista.
4) Sono stati spacciati per riforme tagli indiscriminati in tutti i settori che hanno alienato al centrodestra le simpatie di intere categorie sociali ( dalle forze dell’ordine ai docenti, dagli imprenditori ai precari, dagli artigiani ai dipendenti pubblici)
5) A chi chiedeva una correzione di rotta si è risposto con arroganza e presunzione da omuncoli, fino all’espulsione dei finiani dal Pdl.
Caso unico in Europa dove una minoranza interna viene cacciata invece che discutere i problemi che solleva.
6) A Perugia Fini ha chiesto di aprire una nuova fase, con le dimissioni del premier e la stesura di nuovo programma.
Il Pdl ha risposto che intende andare avanti: bene si schianti pure da solo. Passi pure un mese a comprarsi qualche senatore in attesa di arrivare alla pronuncia della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento.
Se poi qualcuno resterà senza scudo, finalmente farà quello che un vero uomo di destra fa solitamente: presentarsi ai processi a testa alta.
Non ci hanno insegnato di comportarci da vigliacchi da queste parti.
7) La questione morale ha la sua rilevanza.
Altro che teatrino della politica, come dice a sproposito Silvio: il primo attore si è rivelato lui con la sua corte di miracolati, di inquisiti, di servi sciocchi e di cortigiani. Per non parlare delle puttane con accesso libero a Palazzo.
8) Il tentativo di censurare l’informazione e la presunta riforma della giustizia tesa solo a risolvere i suoi processi, sono stati l’unico impegno concreto del governo degli spot per mesi, mentre nel Paese scoppiava la crisi economica e sociale.
9) Se qualcuno volesse contestare quanto abbiamo detto, i risultati parlano chiaro: il Pdl è sceso in due anni dal 38% al 26%, Fini è salito da solo in tre mesi oltre 8%.
Segno che gli italiani non sono stupidi e non intendono farsi prendere per i fondelli
Il premier non ha capito (tra tante) una cosa: “la responsabilità della crisi deve ricadere su Fini” ha detto per settimane.
Senza comprendere che gli italiani stanno invece premiando Fini proprio perchè ha deciso di provocarla.
argomento: Berlusconi, denuncia, destra, Futuro e Libertà, governo, Parlamento, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »
Novembre 15th, 2010 Riccardo Fucile
VOLEVANO IMPEDIRLE DI RACCONTARE LA VERITA’ SU QUANTO ACCADUTO IN QUESTURA A MILANO LA SERA DEL FERMO DI RUBY… MASI HA PROVATO A DISSUADERE LA ANNUNZIATA DALL’INVITARLA, IL TRIBUNALE DI MILANO LE HA PREANNUNCIATO UN’AZIONE DISCIPLINARE SE IL PM CI FOSSE ANDATA… MA LEI HA RIBADITO: “MAI CONCESSO AFFIDAMENTO, AVEVO DETTO DI ACCOMPAGNARLA IN UNA COMUNITA”
E’ cominciato il venticello della calunnia: Annamaria Fiorillo? Una un po’ isterica. 
Ma chi ha visto ieri pomeriggio la trasmissione di Lucia Annunziata “In mezz’ora” ha capito perchè quel venticello ha cominciato a soffiare.
Quella che ha visto sullo schermo è un pubblico ministero della procura per i minori di Milano, seria, chiara e puntuale nella ricostruzione di quella notte del 27 maggio scorso, quando Silvio Berlusconi ha chiamato la questura per far rilasciare Ruby.
In molti volevano fermare il magistrato. Impedirle di raccontare in televisione i fatti che smentiscono la versione del procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati e del ministro dell’Interno, Roberto Maroni.
Il direttore generale della Rai, Mauro Masi, ha provato a dissuadere Lucia Annunziata: non puoi invitarla, il ministro Maroni ha già annunciato querela nei suoi confronti.
Se viene in trasmissione, querela anche noi.
Il direttore è arrivato persino a dire alla giornalista (che difendeva la sua scelta) se proprio la devi invitare, parlate d’altro (sic!).
Fiorillo, invece, alla vigilia della trasmissione, ha ricevuto una lettera del procuratore Monica Frediani che le annunciava un provvedimento disciplinare se fosse andata in televisione. Ma non si è fatta fermare.
Nè dallo spauracchio di una sanzione nè dalle facili critiche, come accade spesso in questi casi, di essere scambiata per una toga in cerca di notorietà .
A Lucia Annunziata ha confermato quanto scritto al Csm: non ho mai autorizzato la polizia ad affidare la minorenne alla consigliera regionale del Pdl, Nicole Minetti.
Con toni pacati, guardando sempre negli occhi la conduttrice, sottolinea un elemento importante: in casi come quello di Ruby, cioè di intervento “penale, il pm non prende accordi con la polizia, ma dispone”.
Quindi, sostiene Fiorillo, io ho disposto in un modo (comunità o notte in questura) e la polizia ha fatto in un altro.
E quando Annunziata ricorda quanto riferito da Maroni in Parlamento e cioè che la polizia ha affidato Ruby a Minetti “sentito il pm”, Fiorillo ribatte: “Ma poi hanno fatto quello che volevano loro”.
Ed è a questo punto che la trasmissione affronta quella che è stata definita dalla giornalista “la corda a cui vogliono impiccarla”.
Quel “non ricordo di aver autorizzato l’affidamento”, che si legge nella relazione del magistrato.
Fiorillo non tentenna, anzi vuole chiarire la sua affermazione, che è stata per la procura di Milano un appiglio per liquidare questo pezzo di inchiesta.
E lo ha fatto senza mai averla ascoltata, al contrario dei funzionari di polizia e dell’allora questore, Vincenzo Indolfi. In quella relazione, dice Fiorillo, avrei dovuto scrivere: “ricordo di non aver autorizzato”, perchè il senso è questo.
Alle domande di Annunziata: Maroni è un bugiardo? Perchè il procuratore, una “toga rossa”, ha detto che il caso era chiuso?, il pm cerca di sottrarsi: “Non compete a me rispondere”.
Ma sul ministro, alla giornalista che insiste, alla fine dichiara: “Parlava a nome del governo, avrà anche delle ragioni politiche per aver detto quello che ha detto. Potrebbe essere, chiamiamola in modo molto generico, ragione di Stato. Ma qualunque ragione di Stato non può essere così assorbente da superare la violazione della legalità ”.
Fiorillo risponde poi a un’altra domanda che in molti si sono fatti: perchè dopo quella notte così tesa, per sua stessa ammissione, l’indomani non si è informata su che fine avesse fatto la ragazza? “Avevo finito il mio turno e come per ogni altro caso, il seguito documentale passa ad altri colleghi”. Delle telefonate di Berlusconi, invece, non era stata informata dalla polizia: “ L’ho appreso dai giornali”.
Un’autocritica però Fiorillo la fa anche in tv, come nei giorni scorsi sulla carta stampata: “Non ho capito che la funzionaria di polizia (Giorgia Iafrate, ndr) potesse essere in difficoltà . Avrei dovuto dirle di non preoccuparsi, di eseguire esattamente quanto da me disposto ed eventualmente di farmi parlare con i suoi superiori”.
Invece, ricorda, sembrava “come se fosse tenuta allo svolgimento di quell’atto. Era rigida e io mi sono indispettita e ho avuto con lei una sorta di diverbio. Ho spiegato di nuovo quali erano le mie disposizioni: la fotosegnalazione, l’inserimento della giovane in una comunità protetta e, qualora non ci fosse stato posto, “trattenerla finchè non fosse stata reperita una struttura che la potesse ospitare. Poi non mi dicono più niente”.
Eppure nelle varie telefonate, al pm avevano anche detto della “parentela” di Ruby con Mubarak. “Dissi ‘allora io sono Nefertiti, la regina del Nilo’.
Mi sembrava una situazione paradossale. Come fa una ragazza con parenti così importanti a stare in mezzo a una strada?”.
L’intervista al pm si è chiusa con Lucia Annunziata che le ha chiesto: non teme che possa accaderle quello che è già successo “a torto o a ragione a un’altra donna magistrato, Clementina Forleo, di passare per una instabile? Perchè delle donne si dice spesso così”.
Il viso di Annamaria Fiorillo si contrae: “L’ho messo nel conto”, risponde.
Poi si lascia andare a un sorriso e conclude: “Io sono una persona comune con un ruolo importante, devo ai cittadini la verità dei fatti”.
argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, emergenza, Giustizia, governo, la casta, Politica, polizia, radici e valori, RAI, Sicurezza | Commenta »
Novembre 15th, 2010 Riccardo Fucile
PISAPIA: “CON ME VINCE LA POLITICA, ORA DOBBIAMO BATTERE LA MORATTI”…L’ EX ESPONENTE DI RIFONDAZIONE CON IL 45% PREVALE SU BOERI (40%) E SU ONIDA (13%): 70.000 I VOTANTI….IL PREMIER INCORONA LA MORATTI, MA SE FINI CONVINCE ALBERTINI A PRESENTARSI PER IL TERZO POLO A MILANO SARANNO FUOCHI ARTIFICIALI
È un terremoto e la Puglia, al confronto, è nulla.
Alle primarie del centrosinistra, l’avvocato Giuliano Pisapia batte l’architetto Stefano Boeri, dandogli 5 punti di distacco, e sbaraglia il Pd che lo ha sostenuto a tutti i livelli.
Forte del suo impegno civico e della sua passione, Pisapia ha rovesciato i pronostici: «È la vittoria della democrazia delle primarie», ha commentato a caldo ieri sera.
Poi, le lacrime e il ringraziamento ai suoi competitor (oltre a Boeri, primo a chiamare per congratularsi, il professor Valerio Onida e l’ambientalista Michele Sacerdoti) «con i quali c’è stato un leale confronto e con cui insieme dobbiamo battere la Moratti», e ai partiti che lo hanno sostenuto (Sel e Federazione della Sinistra), ma anche «al Pd che continua a essere la componente principale di un centrosinistra rigenerato, in grado di sconfiggere il centrodestra».
Giuliano Pisapia era stato il primo a scendere in campo per le primarie. «Bisogna spendersi per cercare di rendere il mondo migliore e farlo in tutti i modi in cui si può», aveva scritto sul suo sito poche ore prima del voto.
In fondo, Pisapia aveva già sperimentato la fatica e il sacrificio che spesso ti chiede la politica: eletto deputato indipendente per Prc nel ’96, il penalista ha presieduto la commissione Giustizia ed è stato rieletto nel 2001.
Poteva bastare.
Invece no: e così in giugno, mentre già impazzava il toto-candidati, l’avvocato per bene, con i modi gentili, ha rotto gli indugi: «Ci sono».
Lo ha fatto per amore della città , spinto da tanti milanesi «stanchi di vedere Milano andare a pezzi».
Una corsa continua, che lo ha sfinito anche fisicamente, ma che ha coinvolto sempre più persone.
Partito svantaggiato rispetto a Boeri, Pisapia ha capito che poteva farcela quando ha cominciato a raccogliere messaggi di incoraggiamento di persone che da tempo avevano smesso di votare e che invece hanno accarezzato il sogno di sconfiggere il centrodestra nella terra di Berlusconi e Bossi.
Poi c’è stata la sera magica, quella del 6 novembre, quando Nichi Vendola (che ieri notte ha commentato dagli Stati Uniti: «Una lezione di buona politica in un Paese sgomento») è arrivato a Milano a dichiarare stima, affetto e sostegno a Pisapia.
Una sera magica, appunto, con migliaia di persone uscite dalla routine del sabato amici-cena-cinema per assieparsi al Teatro dal Verme, dentro tutto pieno all’inverosimile e fuori altre migliaia di uomini e donne, giovani e di mezza età in piedi a condividere e ribadire la voglia di cambiamento.
«Per me la politica è soprattutto servizio», ha ripetuto fino alla fine facendo tesoro degli insegnamenti della madre Margherita, cattolica e attenta ai più deboli, e del padre Giandomenico, avvocato e sostenitore del tema dei diritti. Per questo ha voluto tenere lontane le polemiche e bassi i toni, anche quando le primarie hanno avuto momenti di asprezza e tensione, anche quando alcuni dei suoi collaboratori avrebbero voluto contestare duramente l’invasione di campo del Pd, che ha mobilitato tutti, dal segretario nazionale Pierluigi Bersani alla maggioranza degli eletti nelle istituzioni, per garantire sostegno a Boeri.
Pisapia, che ha precisato di essere «uomo di sinistra ma non comunista», potrebbe però faticare a raccogliere consensi moderati.
Per questo, l’esito delle primarie apre le porte alla possibilità di una candidatura di centro.
E il nome gettonato è sempre quello: Gabriele Albertini, che da oggi riprende incontri tra Milano e Roma.
A fronte di un candidatura della Moratti, annunciata ieri da Berlusconi e mal digerita sia dalla Lega che da ampi settori del Pdl, una eventuale terza lista con Albertini candidato sindaco per Futuro e Libertà , Udc e altri settori di centrodestra , farebbe davvero saltare il banco.
Rendendo le comunali di Milano una incognita, con pesanti ripercussioni sulla politca nazionale.
argomento: Berlusconi, Bossi, elezioni, Milano, PD, Politica | Commenta »
Novembre 15th, 2010 Riccardo Fucile
URSO: “DIMISSIONI IRREVOCABILI: IN CASO DI VOTO, COALIZIONE DI CENTRODESTRA CON UDC, API E MPA”…SI APRE UFFICIALMENTE LA CRISI CONTRO UN GOVERNO CHE HA TRADITO IL PROGRAMMA DEL PDL E LE PROMESSE DI RINNOVAMENTO DELLA DESTRA ITALIANA
«Dimissioni irrevocabili».
Ai microfoni di Sky Tg24 l’annuncio del coordinatore di Futuro e libertà Adolfo Urso non lascia
spazio a fraintendimenti.
In mattinata il viceministro lascerà il suo incarico nel governo.
La sua lettera di dimissioni, assieme a quelle del ministro Andrea Ronchi e dei sottosegretari Menia e Buonfiglio, arriverà entro le 13 sul tavolo del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Un atto formale che aprirà ufficialmente la crisi.
Nel caso di un ritorno alle urne i finiani puntano ad un’altra coalizione di centrodestra, ha spiegato anche Urso, aperta a Udc, Api ed Mpa.
«Noi – ha spiegato Urso – vogliamo con queste dimissioni chiudere una pagina e proseguire la legislatura con un nuovo governo di centrodestra, ma nel caso che altri si dovessero assumere la responsabilità noi andremo al voto con un’altra coalizione di centrodestra, per voltare comunque pagina», aggiunge Urso, spiegando di non avere ricevuto pressioni di nessun tipo in questi giorni e smentendo inqualche modo le parole di Italo Bocchino.
«La nostra preferenza è un nuovo governo di centrodestra – sottolinea ancora Urso – e ove si andasse al voto per scelte altrui traumatiche, ci andremmo con un’altra coalizione di centrodestra con le forze che si richiamano ai valori del popolarismo europeo e quindi Fini, Casini, il movimento di Lombardo, l’Api di Rutelli e comunque le altre forze sociali e produttive del paese che vogliono, nel centrodestra, dal centrodestra, cambiare e rinnovare la politica, voltare pagina, fare davvero le riforme».
Per quanto riguarda poi l’apertura di Italo Bocchino ad un governo con la sinistra, Urso spiega: «in questo Parlamento, ove necessario, ove non si riescano a raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo, un’altra maggioranza per fare una riforma elettorale e consentire al paese di votare realizzando un sano, maturo, bipolarismo, ci sta. In questo caso ovviamente con chiunque ci stia, con tutti coloro che vogliono voltare pagina per consentire al paese di votare con un sistema che consenta agli italiani di scegliere davvero, in una sana alternza bipolare, tra un centrodestra moderno ed europeo e una sinistra che mi auguro sia altrettanto europea».
argomento: Berlusconi, elezioni, Fini, Futuro e Libertà, PdL, Politica | Commenta »
Novembre 15th, 2010 Riccardo Fucile
SOLO UN FERMATO SU TRE VIENE REALMENTE RIMPATRIATO E SOLO UNO SU DIECI VIENE CONTROLLATO….E’ IL DATO PIU’ BASSO DAL 1999, ALTRO CHE LE PALLE DI MARONI….PERSINO NEI CIE VIENE RIMPATRIATO SOLO IL 38% DEI DETENUTI
E’ il fallimento della politica delle espulsioni, la fine degli spot del peggiore ministro degli Interni che abbia mai avuto il nostro Paese, capace solo di prendersi i meriti di forze dell’ordine e magistrati nella cattura di latitanti.
Nel 2009 su oltre 52mila irregolari fermati, solo 18mila (il 34,7%) sono stati effettivamente rimpatriati.
E’ il dato più basso dal 1999.
Stando all’Ocse, oggi in Italia vivono e lavorano oltre mezzo milione di immigrati irregolari.
Il loro allontanamento dovrebbe avvenire o direttamente alle frontiere (respingimenti) o dopo l’ingresso sul territorio italiano (rimpatri).
I risultati?
Nel 2009 i respingimenti sono stati 4.298, in netto calo rispetto agli anni precedenti: 20.547 nel 2006, 11.099 nel 2007 e 6.358 nel 2008.
Quali sono le nazionalità più respinte?
Dopo l’ingresso di Romania e Bulgaria nella Ue, in testa ci sono gli albanesi (471 casi nel 2009), seguono i marocchini (320), i cinesi (196), i brasiliani (196) e i tunisini (186).
La maggioranza dei respingimenti avviene negli aeroporti (2.719), seguono le coste (911) e le frontiere di terra (668).
Stessa curva discendente si registra per i rimpatri: erano 24.902 nel 2006, 15.680 nel 2007, 17.880 nel 2008 e solo 14.063 nel 2009.
Insomma, l’anno scorso su un totale di 52.823 irregolari fermati dalle forze dell’ordine, solo 18.361 (tra respinti e rimpatriati) sono stati effettivamente allontanati: pari al 34,7%.
Il che conferma il trend decrescente dal lontano 1999.
Le cose non andrebbero meglio nel 2010: stando a quanto dichiarato il 16 agosto scorso dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, dall’inizio del 2010 sono stati espulsi solo 9mila irregolari.
Non è tutto.
Neanche i Centri d’espulsione paiono davvero funzionare, nonostante dal 2009 il tempo massimo di trattenimento sia passato dai due ai sei mesi.
Se, infatti, da un lato è diminuito il numero degli irregolari trattenuti (16mila nel 2005, 10.913 nel 2009), la quota dei rimpatriati è crollata: erano il 68,6% dei trattenuti nei Cie nel 2005, solo il 38% nel 2009.
E ancora: gli irregolari fermati e sanzionati nel 2009 sono stati 52.823, dunque solo un decimo degli immigrati senza documenti presenti in Italia, secondo l’Ocse.
Il calo di respingimenti e rimpatri potrebbe trovare spiegazione nella diminuzione del numero di irregolari presenti oggi in Italia?
In fondo, stando ai dati del Viminale, dal 1 agosto 2009 al 31 luglio di quest’anno gli sbarchi sono diminuiti di ben l’88%.
Peccato, però, che solo una minoranza degli immigrati che finiscono nella clandestinità arriva via mare.
L’Istat, per esempio, ha calcolato che gli sbarchi nel 2008 hanno inciso solo per il 5,4% sugli ingressi irregolari in Italia.
Il 65% degli immigrati, infatti, entra con un regolare visto turistico e alla scadenza resta da irregolare: li chiamano overstayers.
Un altro 30% arriva via terra, attraverso le frontiere degli accordi di Schengen.
E’ la dimostrazione, dati ufficiali alla mano, che non esiste alcun miracolo governativo nella lotta all’immigrazione clandestina e che Maroni ci ha solo riempito di spot leghisti, raccontandoci un sacco di palle mediatiche.
argomento: denuncia, emergenza, Giustizia, governo, Immigrazione, LegaNord, Politica, radici e valori | Commenta »