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DUEMILA ASSUNTI NELLE SOCIETA’ COMUNALI: A ROMA ESPLODE LA NUOVA PARENTOPOLI, E’ QUESTA LA MERITOCRAZIA?

Dicembre 9th, 2010 Riccardo Fucile

COINVOLTA ANCHE L’AZIENDA RIFIUTI, VIA IL CAPOSCORTA DI ALEMANNO… ALL’ATAC CHIAMATE 850 PERSONE, CIRCA 1.000 GLI ARRUOLATI ALL’AMA… APERTO FASCICOLO DA PARTE DELLA PROCURA E DELLA CORTE DEI CONTI

Non bastava la bufera esplosa sulla Parentopoli in Atac, la società  del trasporto pubblico romano che dopo l’elezione di Gianni Alemanno in Campidoglio ha imbarcato più di 850 persone, tutte per chiamata diretta e legate da rapporti familiari o politici ad esponenti del centrodestra locale, dirigenti aziendali e sindacalisti.
Ora, per il sindaco della capitale si apre un nuovo fronte: il reclutamento di un migliaio di nuovi dipendenti (sui 7mila totali) in un’altra ex municipalizzata, l’Ama, che si occupa di raccogliere e smaltire i rifiuti della città .
Dove, partire dal 2008, sono stati assunti, tra gli altri, il genero dell’ad Franco Panzironi, braccio operativo della Fondazione alemanniana Nuova Italia; la figlia del caposcorta del sindaco, Giorgio Marinelli, il quale aveva già  provveduto a piazzare il primogenito in Atac; la compagna dell’ex capogruppo pdl in Campidoglio, ora traslocato a La Destra, Dario Rossin; oltre alla solita pletora di mogli, cognati e cugini di vari pidiellini di secondo piano, ma assai utili in campagna elettorale.
La prova provata di come l’occupazione clientelare delle società  controllate dal Comune sia ormai diventato un sistema. Ai confini del lecito.
Tant’è che sia la Procura della Repubblica sia la Corte dei Conti hanno aperto un fascicolo per accertare eventuali responsabilità  sotto il profilo penale e del danno erariale.
Finora l’unico a rimetterci è stato il caposcorta del primo cittadino che si è dimesso dal suo incarico.
Ad annunciarlo, lo stesso inquilino del Campidoglio: «Marinelli non è più il mio caposcorta, è ritornato in polizia», decisione assunta «in via precauzionale per evitare speculazioni sull’accaduto», ha spiegato Alemanno, negando tuttavia ogni suo coinvolgimento.
«Non mi occupo di assunzioni, sull’Ama non mi risultano particolari scandali e poi non mi ricordavo neanche che quell’agente avesse una figlia», ha tagliato corto.
E pazienza che l’azienda dei rifiuti abbia sostanzialmente confermato il numero dei dipendenti (954) arruolati a partire dal «9 agosto 2008, giorno di insediamento della nuova amministrazione», e ammesso di aver effettuato, «come prevede la normativa vigente», delle semplici selezioni affidate ad agenzie per l’impiego pubbliche e private.
Per il sindaco sotto assedio ora è tempo di cambiare: «Bisognerebbe rendere obbligatoria la pratica dei concorsi anche per le municipalizzate, così come si fa al Comune, in modo da superare il problema delle chiamate dirette o dalle selezioni fatte da agenzie interinali», dice ora che dalle sue parti tutto il sistemabile è stato sistemato.
Che triste immagine della destra…

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“BASTA TAGLI ALLA POLIZIA”: GLI AGENTI PROTESTANO SOTTO CASA DI BERLUSCONI AD ARCORE

Dicembre 9th, 2010 Riccardo Fucile

SPUTTANATO IL GOVERNO DEL “FARE NULLA”: MANIFESTAZIONI DELLE FORZE DELL’ORDINE IN TUTTE LE CITTA’ D’ITALIA… SONO PRESENTI TUTTE LE SIGLE SINDACALI, IN PRIMIS QUELLE DI DESTRA: HANNO ADERITO ANCHE VIGILI DEL FUOCO E GUARDIE FORESTALI… UN CENTINAIO DI AGENTI SONO SOTTO VILLA SAN MARTINO

Un centinaio di agenti della Polizia di Stato, fra poliziotti, vigili del fuoco e guardia forestale, sta dando vita a una manifestazione ad Arcore.
I poliziotti, appartenenti a tutte le principali sigle sindacali, stanno protestando davanti a Villa San Martino, residenza del premier Silvio Berlusconi.
Il presidio è stato deciso a livello unitario per protestare contro i tagli al bilancio delle forze dell’ordine.
Analoghe manifestazioni sono in corso in tutto il territorio nazionale, a Roma all’esterno del Senato e con volantinaggi davanti le prefetture.
E per il 13 dicembre i sindacati hanno indetto una manifestazione nazionale a Roma, in piazza Montecitorio.
In particolare, le 22 sigle sindacali di settore radunatesi ad Arcore rivendicano la necessità  di fondi e denunciano la scure dei tagli alla sicurezza che dal 2008 si sta abbattendo sulle forze di polizia.
“Nelle ultime finanziarie i tagli sono stati di oltre due miliardi di euro e siamo al collasso. Oltre alla mancanza di personale dobbiamo anche fare i conti con il blocco degli stipendi. Vuol dire che se sono necessari straordinari per far fronte alla mancanza di personale, questi non vengono pagati”.
“Manifestiamo contro lo smantellamento della sicurezza. Il governo dà  un’ulteriore colpo alla sicurezza e di fatto ora abbiamo serie problematiche legate al controllo del territorio. Solo in Lombardia, ad esempio, c’è un ammanco di 1.300 persone, -40% per la Stradale, -45% alla Polfer, -80% alla Postale.
Anche per il parco mezzi la situazione grave, da tempo non viene rinnovato, le auto spesso non sono in condizione con il risultato che i pattugliamenti vengono svolti a piedi. La situazione è allarmante”.
I presidi in tutta Italia precedono la manifestazione unitaria indetta per il 13 dicembre, il giorno prima della fiducia, in piazza Montecitorio alla quale aderiscono Siulp, Sap, Siap-Anfp, Silp-Cgil, Ugl-polizia, Coisp, Sappe, Sinappe, Uil-Penitenziari, Fns-Cisl, Fp-Cgil, Ugl-Polizia penitenziaria, Sapaf, Ugl-federazione nazionale corpo forestale dello Stato, Fns-Cisl, Fp-Cgil, Conapo, Confsal, Fp Cgil Vvf, Fns-Cisl, Ugl-vvf, Uil-Pa.

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FINI HA RIUNITO LO STATO MAGGIORE DEL PARTITO: UNA SOLA LINEA “VOTEREMO TUTTI UNITI LA SFIDUCIA”

Dicembre 9th, 2010 Riccardo Fucile

BARBARESCHI: “SILVIO PENSA DI AVERE A CHE FARE CON UOMINI IN VENDITA, SI VA ALLA SFIDUCIA”… CONSOLO: “CI POSSONO ESSERE PUNTI DI VISTA DIVERSI, MA AL MOMENTO DEL VOTO SAREMO COMPATTI CON FINI”… OGGI PARLANO CALEARO, CESARIO E SCILIPOTI

Gianfranco Fini ha convocato stamane i vertici del partito e i coordinatori regionali per fare il punto in vista del 14 dicembre.
Nel corso dell’incontro, al quale sono presenti tutti gli esponenti di punta di Fli, da Italo Bocchino a Carmelo Briguglio, a Fabio Granata, Adolfo Urso, Benedetto Della Vedova, Vincenzo Consolo, Di Biagio, Viespoli, Moffa, Raisi e Barbareschi, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha ribadito la linea dura in previsione del voto di sfiducia.
Fini avrebbe confermato la richiesta di ”dimissioni del premier Silvio Berlusconi” per poi ”aprire un ragionamento sul da farsi”.
Giuseppe Consolo, considerato una delle “colombe” del partito, lasciando la sede di Farefuturo dopo la riunione con Fini ha spiegato che “c’è una linea unitaria di tutto Fli” malgrado punti di vista diversi. “Nel nostro movimento c’è chi la pensa più in un modo o più in un altro, ma poi saremo compatti”.
«Non è cambiato nulla. Si va alla sfiducia e chi in queste ore si fa prendere dai dubbi è solo un pazzo irresponsabile» afferma l’attore e deputato finiano Luca Barbareschi lasciando la sede di Farefuturo dopo il vertice con Gianfranco Fini dello stato maggiore di Futuro e Libertà .
«Siamo tutti coesi – aggiunge comunque Barbareschi -. Se esiste un calcio mercato? C’è ed è una cosa vergognosa. Berlusconi manca di serietà , pensa di avere a che fare con un gruppo di persone in vendita e invece di riflettere e fermarsi va avanti con la logica “muoia Sansone con tutti i filistei”».
Secondo quanto si apprende da fonti di Fli, la linea emersa nel corso dell’incontro Fini e lo stato maggiore del partito sarebbe proprio quella di ribadire la richiesta di dimissioni del premier. In caso contrario, riferiscono, Futuro e libertà  voterà  la mozione di sfiducia già  presentata a Montecitorio.
La riunione di Futuro e libertà  non è però l’unico appuntamento in grado di dare indicazioni sulla sorte del governo.
In giornata è prevista infatti anche la conferenza stampa congiunta di Domenico Scilipoti, Massimo Calearo e Bruno Cesario, i tre parlamentari che dopo la comprevendita di voti lanciata da Silvio Berlusconi sembrano tentati di passare al fianco del premier.

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UN CONSIGLIO A FINI: LA PRIMA COSA DA FARE? MANDARE I CARABINIERI A MONTECITORIO

Dicembre 9th, 2010 Riccardo Fucile

DI FRONTE A PUBBLICHE DICHIARAZIONI DI TARIFFE DI COMPRAVENDITA DEI DEPUTATI, IL PRESIDENTE DELLA CAMERA FACCIA REGOLARE DENUNCIA ALLA MAGISTRATURA… CORRUZIONE NON E’ SOLO OFFRIRE DENARO, MA ANCHE PROMETTERE POSTI DI GOVERNO… LA BASE FUTURISTA VUOLE CHE BERLUSCONI SE NE VADA A CASA

Che l’avvicinarsi della data del 14 dicembre, con relativa votazione della sfiducia al governo forzaleghista, avrebbe determinato fibrillazioni in tutti i gruppi politici era cosa scontata.
Come era da mettere in preventivo lo scatenersi della campagna acquisti da parte di chi teme di ritrovarsi senza poltrona, magari sostituita da una scomoda sedia di tribunale dove presentarsi, come tocca peraltro a tutti i comuni cittadini.
Ci chiediamo però, di fronte a una sudamericana campagna acquisti dei deputati, posta in essere per restare aggrappati disperatamente alla poltrona, denunciata non solo da tutta la stampa italiana, ma addirittura da singoli parlamentari, se sia lecito far finta di nulla.
Se di fronte a un Calearo che parla di tariffe dai 300.000 ai 500.000 euro, se dinanzi a un Razzi che parla di promessa di azzerargli il mutuo, se di fronte a offerte di posti da ministro, sottosegretario, rielezioni sicure, consulenze, qualcuno non ritenga opportuno intervenire.
In primo luogo proprio Fini che di tale manovra è vittima e che in qualità  di presidente della Camera, di fronte a notizie di reato, dovrebbe chiedere l’intervento della magistratura, per porre fine a un lercio scambio che sta recando un grave danno di immagine internazionale al Paese.
Che i deputati vengano convocati dai carabinieri e mettano nero su bianco chi, come e quando sono stati “invitati” ad assicurare la fiducia al governo, in cambio di quali promesse o assicurazioni.
Se si vuole parlare di legalità , si cominci dal vertice a dare l’esempio, tutelando l’immagine delle istituzioni parlamentari.
Sarebbe una iniziativa che provocherebbe polemiche?
Caro Fini, fai in questo caso come ha detto Verdini: fregatene, gli italiani onesti sarebbero con te.
Ma sarebbe anche opportuno che Fini non rimanesse vittima dei giochi di palazzo in cui Berlusconi è esperto, da tipico commediante del teatrino della politica.
La base di Futuro e Libertà  a Perugia è stata chiara, accogliendo con un boato la richiesta di dimissioni del premier.
I passaggi erano stati indicati chiaramente: dimissioni, visita a Napolitano per rimettere il mandato, stesura di un nuovo programma, non solo economico, riduzione dei poteri di Tremonti e soprattutto della Lega, riequilibrio della coalizione con l’entrata dell’Udc, nuova legge elettorale.
Berlusconi ha rifiutato con la sua solita arroganza tale ipotesi?
Suo diritto, ma a quel punto si voti la sfiduci come promesso, senza se e senza ma.
Ricordate quando si diceva che “non vogliamo morire democristiani”?
E ora dovremmo morire per puttanieri e zoccole, amichetti dei mafiosi e corrotti?
Altro che Berlusconi bis, il governo degli spot e del “fare nulla” se ne deve andare a casa.
Sono loro i traditori della vera destra sociale, nazionale e liberale.
E quanto ai collusi con la sinistra, se c’è un amico dei dittatori comunisti e dei regimi dei peggiori tagliagola marxisti quello si chiama Silvio Berlusconi che con loro ci fa pure gli affari.

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I NUMERI ATTUALI ALLA CAMERA: BERLUSCONI LA MAGGIORANZA NON CE L’HA

Dicembre 9th, 2010 Riccardo Fucile

ANCHE CON CALEARO, CESARIO E SCILIPOTI ARRIVA A 310… MENTRE I SI’ ALLA MOZIONE DI SFIDUCIA SI ATTESTANO A 316… ESISTONO POI LE INCOGNITE, LE ASSENZE, I MALATI IMPROVVISI… LA CAMPAGNA AQUISTI VERSO IDV E PD

Il quadro politico è in continua evoluzione e la situazione potrebbe venire modificata dai contatti fino all’ultimo minuto.
Dato che si parla di possibile superamento dei 316 voti da parte delle truppe berlusconiane, vediamo di fare il punto della situazione.
Sulla carta, fino a questo momento, la maggioranza ha 308-310 voti.
Pdl (235), Lega (59), Noi Sud-Pid (11), il repubblicano Francesco Nucara e Francesco Pionati dell’Adc fanno 307 voti
A questi potrebbero essere sommati Cesareo, Calearo e Scilipoti, ma gli ultimi due potrebbero semplicemente astenersi, quindi si puo’ arrivare a quota 308, massimo 310.
Vediamo l’altro fronte.
L’opposizione di centrosinistra conta su 229 voti: Pd (206), Idv senza Scilipoti (23) a cui bisogna aggiungere due deputati del misto, Giuseppe Giulietti (non iscritto ad alcuna componente) e Roberto Rolando Nicco (minoranze linguistiche) e siamo a 231.
Il cosiddetto terzo polo, in base alle firme in calce alla mozione di sfiducia depositata a Montecitorio nei giorni scorso, ha 85 voti: Fli 34 (vanno esclusi, infatti, Fini che per prassi non vota e l’ ‘indecisò Giampiero Catone), Udc (35), Api (6), Mpa (5), i 3 Liberaldemocratici, visto che il loro leader, Italo Tanoni, assicura anche il consenso dell’incertò Maurizio Grassano.
A questi si aggiungono 2 parlamentari del misto, il repubblicano Giorgio La Malfa e il non iscritto ad alcuna componente, il liberale Paolo Guzzanti.
Sommati a quelli precedenti, danno un totale di 316 si alla sfiducia.
Nella peggiore delle ipotesi, sarebbe quindi un 316 a 310.
Resta, quindi, il nodo delle minoranze linguistiche.
In occasione del voto di fiducia del 29 settembre scorso i due altoatesini della Svp Siegfried Brugger e Karl Zeller si astennero, mentre il valdostano di Uv Nicco votò contro.
Dovrebbero fare la stessa cosa, quindi non inciderebbero.
Ma vi sono poi le trattative e gli incerti.
Sono gli Idv Razzi a Anita Di Giuseppe, l’Udc Scanderebech, il liberal Grassano, il Fli Catone, 1 deputato abruzzese del Pd, Guzzanti del misto.
Poi c’è il problema reale delle tre deputate prossime al parto: Cosenza e Nogherini sono in gravidanza a rischio e oltre il limite di gestazione, la Bongiorno ricoverata già  da una settimana.
Se non dovessero votare saremmo a 313 a 310, con un margine quindi molto ridotto per l’opposizione. Ma, salvo impedimenti dell’ultimo minuto, siamo convinti che le tre ci saranno.
Sempre tra i nomi degli incerti, prevarrebbe più l’astensione che il voto a favore del governo.
Resta il capitolo “finiani”, ma quello merita di essere trattato a parte, anche alla luce dell’incontro di stamane che i deputati Fli avranno con Fini.

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L’INDEGNO MERCATO DEI VOTI ALLA CAMERA: CONSULENZE DA 100.000 EURO ANNUI PER 4 ANNI IL PREMIO AI VOLTAGABBANA

Dicembre 9th, 2010 Riccardo Fucile

UNA SQUADRA PUNTA AGLI ACQUISTI, POI VERDINI TRATTA LE CONDIZIONI… LA RAGNATELA DEL PDL SUI DEPUTATI TENTATI CON CONTRATTI DI CONSULENZA… CONTROLLI SULLA SITUAZIONE PATRIMONIALE DELLE “PREDE”…   ALLA FINE SUMMIT COL PREMIER

“Quando la caccia si fa grossa e si punta a uno come Scilipoti, che fino a due giorni fa urlava dall’altra parte, allora vuol dire che è entrato in gioco Denis Verdini”.
Un dirigente Pdl che è di casa a Palazzo Grazioli racconta quel che sta accadendo in queste ore, racconta cosa accade in casa Pdl quando “non ci si può limitare alla promessa della ricandidatura”.
Perchè adesso che la partita entra nel vivo non si punta ai soliti finiani incerti e centristi confusi, ma a dipietristi e persino democratici.
Chi ci sta conquista un allettante win for life.
Ci sono i pescatori da transatlantico, che lavorano sotto costa.
E anche in questo caso sembra ne sia entrato in gioco uno, anzi una, finora defilata.
Si tratta di Maria Rosaria Rossi – al fianco del Cavaliere questa estate al castello di Tor Crescenza e alla Certosa – che proprio sull’imminente passaggio del siciliano Scilipoti al partito della fiducia sembra abbia svolto un ruolo delicato.
Ma poi ci sono i pescatori da mare grosso.
Tre, in movimento in queste ore.
Il coordinatore Verdini, appunto, il tesoriere del Pdl Rocco Crimi e una seconda fila ma molto attiva, il campano Mario Pepe.
La triade, stando alle informazioni acquisite da autorevoli fonti interne al partito, si muove a tenaglia sugli obiettivi, con funzioni e assunzioni di impegni diversificati.
Al pari di Pepe, altri si muovono nell’acquario di Montecitorio.
Daniela Santanchè, per gli avversari il “Luciano Moggi” del calciomercato, e il ministro Elio Vito. Francesco Pionati e Saverio Romano sugli amici dell’Udc dal quale provengono.
Non vi è traccia, nè mai ve ne sarà  di passaggio di denaro. “I 350-400 mila euro di cui si parla è il corrispettivo in 3-5 anni di una consulenza col partito o col gruppo – racconta dietro anonimato chi ha ricevuto e rifiutato – Il sistema è collaudato: ti propongono di indicare il nome di un amico, un parente col quale stipulare subito il contratto, che si aggira attorno ai 100 mila euro lordi l’anno, per più anni”.
Cosa ne faccia il “prestanome” del compenso, a chi giri quei soldi, non è affare dell’offerente.
“La consulenza poi può passare a tuo nome a fine legislatura – continua nel racconto il deputato – in caso di mancata rielezione”.
Perchè la ricandidatura è la prima offerta avanzata, ma nessuno, nemmeno il leader può garantirla.
Poche settimane fa Repubblica aveva pubblicato il contratto di consulenza col gruppo Pdl che due ex parlamentari transitati a Forza Italia a fine 2007, Marco Pottino e Albertino Gabana, hanno stipulato dopo la mancata rielezione. Compenso, tuttora percepito: “120.516 euro l’anno al lordo delle ritenute”.
La regola numero uno di Palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi l’ha dettata a coordinatori e capigruppo a settembre, in occasione del primo calciomercato: “Non voglio ricevere nessuno che venga qui a far richieste o aprire trattative, non intendo passare altri guai per colpa di inaffidabili che registrano o vanno a raccontare chissà  che”.
Gli scandali dell’ultimo anno e mezzo hanno imposto cautela.
Sono altri a condurre le trattative.
Il presidente del Consiglio si congratula e concede il privilegio dell’abbraccio finale, il sigillo. Il pidiellino Dore Misuraca, potente calamita elettorale in Sicilia occidentale e in odor di transito all’Udc, è stato il recordman degli ingressi a Palazzo. Tre nelle ultime sei settimane. Fruttuosi.
“Il presidente l’ha buttata tutta sul rapporto personale, mi ha confermato che sono una risorsa” minimizza Misuraca.
Ma la famiglia Misuraca è regina della sanità  privata nell’isola, il rapporto personale non è stato l’elemento decisivo per convincere altri deputati che si sono avvicendati dal premier.
Non trova conferma l’indiscrezione che circola sullo screening che sarebbe stato effettuato sulla situazione patrimoniale e le esposizioni bancarie di una serie di “avvicinabili”.
Però sul dipietrista Domenico Scilipoti, stando alla documentazione inviata al partito da uno dei suoi creditori, pende un decreto ingiuntivo (89/07) sostenuto da sentenza del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto per 200 mila euro.
L’altro idv sotto tiro, Antonio Razzi, non fa mistero della proposta avanzatagli per l’estinzione del mutuo per la casa acquistata a Pescara, tramite Previdencassa svizzera. “Mutuo? Pressioni ancora più forti su di lui” allude Di Pietro.
A Palazzo Chigi poi un occhio di riguardo lo hanno anche per gli “idealisti”. Deputati e senatori pronti a discutere in cambio di un impegno per una “giusta causa”.
La situazione delle carceri per Pannella ricevuto da Berlusconi, la gestione del Parco dello Stelvio da affidare agli enti locali per i due Svp Brugger e Zeller, la galleria del San Bernardo per il valdostano indipendente Nicco.
E martedì sera al Senato Giovanni Pistorio, dell’Mpa di Lombardo, scherzava ma neanche tanto coi colleghi pidiellini: “Ragazzi, se sbloccaste i fondi Fas della Sicilia da 1,4 miliardi fermi al ministero, potremmo discutere”.

Carmelo Lopapa
(da “la Repubblica“)

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ENI-GAZPROM, L’ASSE ENERGETICO CHE NON SERVE ALL’ITALIA

Dicembre 9th, 2010 Riccardo Fucile

GLI INTERESSI, LE STRATEGIE CHE HANNO ACCOMUNATO ITALIA E RUSSIA E CHE HANNO SUSCITATO   LE PREOCCUPAZIONI STATUNITENSI… PERCHE’ INVECE DEL PROGETTO NABUCCO L’ITALIA SI E’ LEGATA MANI E PIEDI A GAZPROM, FACENDO UN GROSSO REGALO A PUTIN?

Il gas è il nodo attorno a cui si coagulano i dubbi e le perplessità  americane sui rapporti fra Berlusconi e Putin.
Perchè, si chiede Elizabeth Dibble, in un file che l’ambasciata a Roma manda alla Casa Bianca nel giugno del 2009, l’Italia «ha un atteggiamento ambivalente rispetto a progetti che aiuterebbero l’Europa a diversificare le sue importazioni di energia, mentre, contemporaneamente, appoggia progetti che aumentano la dipendenza energetica europea dalla Russia»?
Il file messo in rete da WikiLeaks si riferisce, senza citarlo, al gasdotto South Stream, un progetto congiunto Eni-Gazprom, che dovrebbe portare in Italia il gas russo, senza passare attraverso l’Ucraina, che tanti problemi ha creato negli anni scorsi.
Proprio per questo, South Stream non è privo di senso economico.
Ma il punto, che non sfugge probabilmente agli americani, è un altro: l’Italia potrebbe fare a meno di South Stream, Putin no.
In realtà , visto con gli occhi di oggi, anche il senso economico di South Stream è discutibile.
Con il crollo delle importazioni negli Stati Uniti, che hanno scoperto imponenti riserve di shale gas, il metano è diventato, nel mondo, una risorsa relativamente abbondante e conveniente.
Non solo. Il governo continua, infatti, a rinviare una scelta difficile e decisiva: quella fra gas e nucleare.
Se tutti i progetti di importazione di gas (gasdotti, rigassificatori) andassero in porto, l’Italia avrebbe soddisfatto la sua fame di energia dei prossimi anni. Rendendo superfluo il nucleare. O viceversa.
Se sia gasdotti e rigassificatori che centrali atomiche saranno realizzati, uno dei due sarà  fuori mercato.
Considerando che, in Italia, gas significa Eni e nucleare significa Enel, si capisce l’esitazione del governo, ma la politica energetica, compreso South Stream, ne risulta scarsamente comprensibile.
Ancora due anni fa, tuttavia, il metano era una risorsa scarsa e preziosa. L’Italia avrebbe potuto, però, soddisfare il suo fabbisogno di energia puntando non su South Stream, ma su un gasdotto concorrente, estraneo al regno Gazprom: il Nabucco, caldeggiato dall’Unione europea e apertamente favorito dagli Stati Uniti.
Il duello fra i due gasdottiè una guerra economica di quelle epiche.
I gasdotti, infatti, sono investimenti pesanti.
South Streame Nabucco hanno, ognuno, un costo preventivato di 15 miliardi di dollari circa.
I profitti attesi, e anche i rischi, sono commisurati all’entità  dell’investimento. L’interesse americano, però, non è economico, ma strategico.
Il Nabucco è l’arma che può contenere e limitare i sogni di egemonia energetica di Putin.
Per capirlo, bisogna entrare nel labirinto del Grande Gioco del gas nell’Asia centrale.
La Russia, con il 25% del totale, è, di gran lunga, il paese con le maggiori riserve di gas (shale escluso) al mondo.
Ma non sono così facilmente disponibili.
Oggi, il gas russo che circola in Europa proviene ancora dai grandi giacimenti sovietici della Siberia centrale.
Quei giacimenti sono, però, in via di esaurimento. Le imponenti riserve rimaste ai russi sono, sempre più, quelle sotto i ghiacci dell’Artico, che Putin non ha nè i soldi, nè le tecnologie per estrarre, a meno di rivolgersi agli stranieri.
Le tormentate vicende delle diverse joint-venture fra russi e grandi multinazionali per il gas dell’Artico confermano la riluttanza di Mosca ad imbarcarsi per una via che limiterebbe l’indipendenza di Gazprom: il colosso russo è infatti il braccio, cui Putin affida le rinnovate ambizioni di una politica di potenza, fondate sull’energia.
Da dove viene, allora, il metano che Gazprom invia e invierà  in futuro, verso l’Europa?
In misura crescente, lo compra in Asia centrale: in Turkmenistan, Kazakhstan, Azerbaijan, i paesi dell’antica orbita sovietica.
Putin ha bisogno di poter dire a questi paesi che l’unico modo di mandare il gas verso i ricchi consumatori europei è attraverso i tubi della Gazprom (come avviene oggi).
E di dire all’Europa che l’unico modo di avere il gas dell’Asia centrale è attraverso i tubi della stessa Gazprom.
Una sorta di doppio monopolio: all’acquisto e alla vendita. In questo scenario, il Nabucco è un colpo gravissimo.
Il gasdotto europeo si rifornirebbe, infatti, dagli stessi paesi dell’Asia centrale che oggi alimentano il metano di Gazprom. E consentirebbe a Turkmenistan, Azerbaijan, Kazakhstan, da un lato, consumatori europei, dall’altro, di scegliere su quale strada far passare il gas da vendere e comprare, se attraverso Gazprom oppure no.
In realtà , la posta in gioco è anche più alta.
Nello scenario attuale, concorrenza è una parola troppo piccola.
E’ più esatto parlare di sopravvivenza.
Ci sono, infatti, forti dubbi, fra gli esperti, sulla capacità  dei giacimenti dell’Asia centrale di alimentare, allo stesso tempo, due gasdotti della portata di Nabucco e South Stream, in misura sufficiente a renderli remunerativi, rispetto all’investimento effettuato.
E, contemporaneamente, ci sono forti dubbi anche sulla presenza di una domanda europea sufficiente ad assorbirne il flusso.
In altre parole, forse non c’è abbastanza gas per riempirli tutt’e due e, se ci fosse, forse non c’è, allo sbocco, un consumo sufficiente per svuotarli.
Il risultato è che non c’è spazio per tutt’e due: l’uno esclude l’altro. «Accrescere il flusso di gas russo che passa all’esterno dell’Ucraina – scrive la Dibble ad Obama – è una politica diversa da quella che cerca una effettiva diversità  di fonti, canali, tecnologie di energia».
Ma la scelta di Berlusconi di andare avanti con South Stream, anzichè con Nabucco, non riguarda solo la dipendenza o meno dal gas russo.
Salvando South Stream, il presidente del Consiglio italiano ha, probabilmente, condannato Nabucco.
Se avesse scelto Nabucco, sarebbe avvenuto il contrario.
E’ questa la portata del favore di Berlusconi a Putin. –

Maurizio Ricci
(da “La Repubblica“)

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PARENTOPOLI ATAC A ROMA: IL CLUB DELLE SEGRETARIE DEI POLITICI, ESCONO FUORI ALTRI NOMI

Dicembre 9th, 2010 Riccardo Fucile

DOPO MOGLI, FIGLI E NIPOTI, I CASI DELLE EX ASSISTENTI DI ANTONIO TAJANI E GIORGIO SIMEONI… LO SCANDALO DI 854 ASSUNZIONI PER CHIAMATA DIRETTA ALL’AZIENDA TRASPORTI… MANCANO GLI AUTISTI (ASSUNTI SOLO DUE NEL 2010), PROLIFERA LA CORTE

Atac, il capolinea delle segretarie.
Sia di politici sia di sindacalisti.
Il percorso, più o meno, è simile per tutte: anni, o mesi, di collaborazione con personaggi influenti e poi – oplà  – si spalancano le porte di viale Ostiense. In questo senso, la segretaria dell’assessore alla Mobilità  Sergio Marchi (Loredana Adiutori, passata in Atac dopo una lunga carriera nella pubblica amministrazione) e quella del segretario della Fit Cisl Roma e Lazio Alberto Chiricozzi (Francesca Roiate), sono in buona compagnia.
Non sempre è dato sapere cosa fanno adesso in azienda, ma di sicuro si sa cosa facevano prima.
La «Parentopoli» in Atac (854 assunzioni a chiamata diretta negli ultimi due anni), finita in un’inchiesta della Procura per abuso d’ufficio, si arricchisce dunque di un nuovo tipo di legame.
Non solo mogli, cugini, fratelli, figli, o direttamente esponenti politici: tra i beneficiari del «posto fisso» nella municipalizzata del Campidoglio, adesso, ci sono anche le ormai ex segretarie.
Il «metodo» è identico ad altri casi già  noti.
Ci sono quelle – come l’assistente personale dell’ex ministro Claudio Scajola, Fabiana Santini – che diventano assessori regionali.
E altre che, più modestamente, trovano un posto di lavoro all’Atac, dove una scrivania e un computer, a quanto pare, non si negano quasi a nessuno. L’importante, al di là  delle formali procedure di selezione, è che il tramite sia la politica.
È il caso di Michela Martucci, nata a Roma il 5 febbraio ’77, ex assistente di Giorgio Simeoni, l’ex vicepresidente alla Pisana con Francesco Storace eletto nel 2008 alla Camera (fa parte, sarà  senza dubbio una coincidenza, della commissione Trasporti).
La Martucci, mora, capelli lunghi, appassionata di viaggi tra Capri e la Sardegna, frequentatrice del «Sofia» – la stessa discoteca dove è un habituè Gianni Sammarco, coordinatore romano del Pdl– è stata candidata per il Pdl al V Municipio nel 2008, senza risultare eletta, e ha fatto parte dei giovani Pdl.
Da Montecitorio, in qualche modo, è finita in Atac.
Simeoni nega di averla «raccomandata»: «Ha lavorato per me una vita fa, è una persona seria e io certamente non ho dato alcuna indicazione sul suo nome, nè l’ho segnalata».
Sicuramente, nessuno ha segnalato che all’azienda servivano gli autisti.
E infatti nel 2010 ne sono stati presi pochissimi: stando ai dati della terza trimestrale dell’azienda 2 sono state le assunzioni, contro le 123 «cessazioni» (tra pensionamenti e uscite varie).
Sulle ex segretarie mancano dati ufficiali.
Ma, oltre alle già  citate, ha trovato un posto in azienda anche Emanuela Gentili, classe ’74, una figlia di un anno.
Lei è stata l’assistente parlamentare di Antonio Tajani, figura di spicco del Pdl: in Atac, esattamente nell’Area relazioni industriali, Gentili entra nell’ottobre 2009.
Nella stessa selezione della Martucci, pure lei con un passato da assistente a un politico Pdl.
Chissà  se, per arrivare alla «selezione», hanno preso lo stesso autobus.

Alessandro Capponi
Ernesto Menicucci
(da “il Corriere della Sera“)

argomento: Alemanno, denuncia, economia, emergenza, Lavoro, PdL, Politica, radici e valori, Roma | Commenta »

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