Agosto 9th, 2011 Riccardo Fucile
TAGLIATO UN TRAGUARDO CHE BEN POCHI SITI DI DESTRA HANNO MAI RAGGIUNTO… OLTRE CINQUEMILA ARTICOLI POSTATI… RACCONTANDO SEMPRE VERITA’, ANCHE QUELLE SCOMODE: SOLO COSI’ PUO’ GERMOGLIARE UNA NUOVA DESTRA SOCIALE E POPOLARE CHE DIA SPERANZA AL NOSTRO PAESE
Nel concederci una settimana di ferie, approfittiamo dell’occasione, per una volta, per parlare di noi e festeggiare con i nostri lettori il raggiungimento di un traguardo impensabile: un milione di visite, obiettivo raggiunto da pochissimi siti italiani di destra.
Il nostro/vostro blog (senza il vostro aiuto non sarebbe stato possibile arrivare a certi numeri) è cresciuto in modo impressionante nell’ultimo anno con oltre 400.000 visite, pur non essendo pubblicizzato da nessuno, in quanto notoriamente diamo fastidio a tutti (in primis alla “becerodestra” che governa il nostro paese).
Ogni giorno cerchiamo di interpretare lo spirito e i valori che dovrebbero animare la destra sociale italiana: solidarietà , meritocrazia, unità nazionale, attenzione ai ceti deboli e più esposti alla crisi economica, lotta alla Casta e alla corruzione, alla criminalità e alle infiltrazioni mafiose nei partiti.
Ci siamo fatti tanti amici in quell’Italia pulita e onesta che, a destra come a sinistra, lotta per una società migliore e una politica pulita.
Siamo felici di rappresentare questa Italia, fatta di giovani, di donne, di uomini che non svendono la propria dignità e i valori, anche differenziati, in cui credono, comunque la pensino.
Ci siamo fatti anche qualche nemico, ma non è un problema: di lerciume in Italia ce n’è tanto, saremmo dei folli se pensassimo che non diamo fastidio a certi soggetti.
C’è a chi fa comodo che esistano ancora una destra e sinistra intrallazzate tra loro negli scandaletti da Prima Repubblica, c’è chi trova funzionale ai propri interessi una destra becera e puttaniera, reazionaria e borghese, parolaia e tangentara.
Siamo anche orgogliosi, insieme agli amici genovesi di Futuro e Libertà , di avere denunciato anomalie nella gestione della politica locale del partito di Fini, offrendo a Gianfranco una opportunità unica, finora non sfruttata.
Quella di rappresentare il primo partito in cui, proprio dall’interno e prima di eventuali provvedimenti di altro genere, tali anomalie vengono denunciate: abituati ai berluscones che difendono l’indifendibile, negando persino l’evidenza o a un certo Pd alla Penati e alla Pronzato dove tanti sapevano ma troppi sono stati zitti per convenienza, anche questa scelta è elemento di speranza e novità per il sistema politico italiano.
Noi dettagliamo, documentiamo, denunciamo, sempre e solo dati alla mano.
Siamo riusciti, con la nostra piccola macchina da guerra mediatica, a fare diventare giustamente il caso Fli-Genova un caso nazionale: ora qualcuno dovrà decidere a Roma da chi vuol farsi rappresentare.
E rivolgiamo nell’occasione un invito a chi milita in altri partiti: se vedete cose che non vanno o infiltrazioni della ciminalità fate come noi, denunciatele.
Così si fa pulizia morale, così si costruisce una nuova politica, solo cosi può rinascere la fiducia nella “cosa pubblica”.
Senza la vostra coraggiosa denuncia state certi che dai vertici nessuno farà mai un cazzo (ammesso che lo faccia dopo).
Vi o ci espelleranno da qualche organismo, non vi o ci daranno retta?
Peggio per loro, si sputtaneranno da soli, altro che parlare di legalità , dovranno chiudersi in casa a doppia mandata.
Sono cose che stiamo vivendo serenamente e lucidamente sulla nostra pelle, tra minacce, scippi persino di pagine facebook con iscritti in carico, diffamazione continuata, diffide patetiche.
Noi rispondiamo coi fatti e coi documenti, con le testimonianze e le norme giuridiche che abbiamo sempre osservato (a differenza di altri che saranno chiamati a risponderne) ): il fronte della legalità si è allargato, stampa e opionione pubblica sono con noi.
E’ la rivolta degli “indignados” futuristi che vogliono un partito pulito e la possibilità di fare politica senza inciuci e frequentazioni con inquisiti e condannati, attenzionati e pataccari.
Qualche autorevole esponente nazionale di Futuro e Libertà ha chiesto il commissariamento del partito in Liguria: vedremo chi in Fli oserà opporsi e poi magari continuare ad andare in Tv a parlare di legalità , rischiando gavettoni di ridicolo.
Comunque vada, abbiamo vinto.
Buon ferragosto a tutti, ci rileggiamo il 18 agosto.
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Agosto 9th, 2011 Riccardo Fucile
FINIANI TRA FALCHI E COLOMBE… DOPO L’APERTURA DI BOCCHINO, LA RISPOSTA DELLA BASE FUTURISTA, BEN RAPPRESENTATA DAL VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA
Domenica ha provato a fare la pace, e a una battagliera come Daniela Santanchè
succede raramente.
Su Libero, il sottosegretario ha fatto sapere che con Fini e i suoi si potrebbe tornare a parlare, perchè “c’è un tempo per essere falchi e un tempo per essere colombe”.
Dal “falco” Italo Bocchino, sul Corriere della Sera, è arrivata una risposta inimmaginabile per un deputato Fli : “Non è il caso di litigare ora”.
Che è successo?
Lo abbiamo chiesto a un altro dei “falchi” che ha lasciato la maggioranza per seguire Gianfranco Fini, Fabio Granata.
E a quanto pare, lui di litigare ha ancora parecchia voglia.
Sostiene che in Futuro e Libertà sono “responsabili”, ma solo “nei confronti del Paese”.
Bocchino sembra più conciliante
Bocchino la linea sua e di Fli l’ha espressa chiaramente nel discorso di mercoledì alla Camera. Non daremo nessun supporto a questo governo, che con la crisi ha un rapporto di causa-effetto.
Non tornerete a parlare con gli ex colleghi di maggioranza?
È normale che il Pdl cerchi sponde. L’introduzione del pareggio di bilancio, gli stati generali dell’Economia e la riapertura delle Camere, tra l’altro, sono proposte che abbiamo lanciato noi. Prendiamo atto che sono condivise, ma da qui alla riapertura del dialogo ce ne passa.
È una questione di principio o ci sono divergenze concrete tra voi e loro?
Intanto il berlusconismo è al crepuscolo, non saremo noi a rianimarlo. E poi noi siamo interessati a dare una direzione alla manovra, non siamo disposti a votare a occhi chiusi: ci sono fasce di privilegi e di enorme ricchezza, non può essere che alla fine paghino sempre dipendenti e pensionati.
Eppure, dice Bocchino, il Pdl ha accolto alcune delle vostre richieste di un tempo, come il coordinatore unico…
Parliamo del coordinatore unico di un partito che non è il nostro: e noi siamo impegnati a costruirne un altro. E poi parliamo di Alfano…
Ovvero?
Uno che anche da ministro della Giustizia non ha brillato per autonomia. È uno dei più fedeli che si potevano trovare.
Anche la Santanchè è una fidatissima del premier, eppure dice che “bisogna pensare al futuro”
Le cose che dice la Santanchè non appartengono al novero delle cose serie. La Santanchè è una categoria antropologica, non può cambiare. Quindi, quello che dice non ci riguarda.
Mi par di capire che non sarà una degli invitati a Mirabello, a settembre.
Non ci sarà nessuno del Popolo della libertà . Avremo ospiti esponenti del Pd e dell’Italia dei Valori. E abbiamo invitato il ministro Maroni.
Di cosa parlerete?
Ribadiremo la nostra linea, sempre la stessa: Berlusconi deve fare un passo indietro e lasciare posto a un governo di unità nazionale.
Paola Zanca
(da Il Fatto Quotidiano)
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Agosto 9th, 2011 Riccardo Fucile
LE VICENDE DEGLI ULTIMI GIORNI DIMOSTRANO CHE IL “PAROLAIO BLU” NON SA PASSARE DALLE CHIACCHIERE AI FATTI CONCRETI… CHE ALLA FINE CI VENGONO IMPOSTI DA ALTRI GOVERNI
Voglio dirlo fuori dai denti: di Silvio Berlusconi non mi fido più.
Qualche anno fa, per indicare il vetero comunista Fausto Bertinotti, avevo inventato il personaggio del Parolaio rosso.
Era un’etichetta beffarda che, purtroppo, oggi si adatta anche al nostro premier. Lui sta dimostrando, ogni giorno di più, di essere un altro parolaio, sia pure di colore diverso: il Parolaio Blu.
Mercoledì 3 agosto, nel discorso alla Camera e al Senato, il Cavaliere aveva garantito al paese che tutto andava per il meglio.
La crisi finanziaria globale non cancellava i fondamentali dell’economia italiana. Inutile darsi da fare.
Bastava restare fermi ad aspettare che la bufera passasse.
Il giorno successivo, giovedì 4 agosto, nell’incontro con le parti sociali, Berlusconi ha intonato la medesima tiritera. Con un corredo di battute surreali: «Le borse? Sono un orologio rotto», «La crisi non si aggraverà , credete a me. Partito da zero, ho 56 mila dipendenti e non sono rincoglionito di colpo», «Se avete dei titoli azionari, non vendeteli, teneteli al sicuro nel cassetto del comò», «Siamo in stallo perchè il governo non ha poteri».
Poi, di colpo, dopo appena ventiquattro ore, la sera di venerdì 5 agosto ecco l’improvvisa conferenza stampa del Cav, di Giulio Tremonti e di Gianni Letta.
Qui viene annunciata una svolta mai accennata prima.
A cominciare dall’anticipo della manovra al 2013 e dall’inserimento nella Costituzione dell’obbligo di tenere in pareggio il bilancio statale.
Nel giro di tre giorni, il Parolaio Blu ha cambiato tutte le carte in tavola.
Informandoci che siamo davvero sul Titanic, come ci aveva avvisato Tremonti nel dibattito sulla finanziaria. E che se non vogliamo affondare, è indispensabile stringere la cinghia.
Per raggiungere il pareggio nel 2013, dovremo prepararci a sopportare nel 2012 una quantità impressionante di tagli e di tasse.
Naturalmente il Cavaliere non ha usato queste parole crude. Berlusconi, ormai lo sappiamo, non ama il dramma.
Predilige un genere teatrale più allegro e giocondo.
Ma nel comportarsi così, fa un torto a se stesso e, soprattutto, agli italiani.
Chi è anziano ricorda che cosa disse agli inglesi Winston Churchill, all’inizio della guerra contro Hitler: «Vi prometto soltanto lacrime e sangue».
I figli di Mamma Italia sono di stomaco più debole dei sudditi di Sua Maestà britannica? Penso di no.
Se la verità che ci aspetta è brutta, perchè il nostro premier insiste a nasconderla?
Sappiamo tutti che la svolta del 5 agosto è arrivata sotto l’urto di richieste perentorie. Venute dalla Banca centrale europea, dalla Germania, dalla Francia e, forse, dagli Stati Uniti. È chiaro che anche loro non si fidano più del governo italiano.
E gli hanno imposto di anticipare la manovra di un anno.
Con tutto quello che ne consegue.
Già , ma che cosa comporterà l’anticipo?
Anche su questo, il Parolaio Blu, invece di spiegare, ha fatto scena muta.
Avrebbe dovuto passare dalle chiacchiere alle previsioni dure. Ma non è stato capace di farlo. Alla fine della conferenza stampa rideva. Ha persino annunciato che lui e Tremonti si sfideranno a duello: «Domani mattina all’alba, dobbiamo soltanto scegliere l’arma».
Nonostante le battute del Parolaio, da oggi in poi qualcuno ci spiegherà che cosa può avvenire nel nostro orribile 2012.
Prima di tutto, ci troveremo di fronte a molti miliardi di nuove tasse, si dice venti o giù di lì.
È facile prevedere che verrà varata un’imposta patrimoniale, sulla quale però c’è ancora il buio più totale.
Riguarderà soltanto i nostri conti correnti, con un prelievo più forte di quello che fece il governo Amato?
Sarà una bastonata secca, commisurata al reddito dichiarato? Investirà anche il patrimonio edilizio dei privati, ossia la casa o le case possedute?
Anche se navighiamo nell’oscurità , su questa probabile imposta una certezza c’è già . Colpirà soprattutto i contribuenti più fedeli, quelli che hanno sempre dichiarato il loro reddito vero, sino all’ultimo euro.
È una tradizione tutta italiana stangare gli onesti e lisciare il pelo ai disonesti. Un sistema balordo che sta per essere messo in atto per il pagamento dei nuovi ticket sanitari.
Volete un esempio? Ecco che cosa hanno deciso i governi di tre regioni rosse, la Toscana, l’Umbria e l’Emilia-Romagna.
A partire da lunedì 8 agosto, la misura del ticket verrà calcolata in base al reddito denunciato nel 740. Sono previste quattro fasce. Per chi sta nella prima, da zero a 36 mila euro all’anno, non è previsto il pagamento di alcun ticket.
Chi si trova nelle successive tre fasce (da 36 a 70 mila euro, da 70 a 100 mila, oltre i 100 mila) dovrà sopportare un ticket via via più alto.
Il governatore toscano, Enrico Rossi, ha dichiarato a Repubblica: «Ci siamo opposti all’ingiustizia del ticket, poi siamo stati obbligati a introdurlo. Ma almeno lo faremo a modo nostro, facendo pagare di più chi ha di più».
Mi sembra un principio sacrosanto, uno dei pilastri della democrazia economica. Che tuttavia presenta una falla assai grande: sono certi, in Toscana e nelle altre due regioni rosse, di sapere con sicurezza chi ha di più?
La domanda è inevitabile data la spaventosa evasione fiscale che affligge l’Italia, anche nelle tre regioni guidate dalla sinistra.
Chi ci garantisce che le categorie fissate a proposito dei ticket corrispondano alla ricchezza reale?
Basta sfogliare le tabelle pubblicate dall’Agenzia delle entrate per rendersi conto che moltissimi commercianti, ristoratori e artigiani dichiarano redditi ben al di sotto dei 36 mila euro lordi all’anno
L’evasore verrà esentato, il contribuente fedele sarà tartassato.
Pazienza, l’asino onesto continuerà a tirare il carro per conto di tutti. E non è improbabile che altre regioni seguano questo esempio.
Sempre sull’accomodante Repubblica del 5 agosto, Vasco Errani, presidente dell’Emilia-Romagna ci ha offerto la seguente rivelazione: «Noi non siamo regioni rosse. Questo è un modo vecchio di leggere la situazione. Noi siamo regioni europee!».
Avanti con i carri, dunque, lungo la strada decisa dall’Europa per noi. La scelta di accelerare la manovra è stata subito approvata dal Terzo Polo, ossia da Casini, Fini e Rutelli. Inoltre, Pier Ferdinando Casini ha rivolto a Bersani, a Di Pietro e a Vendola un saggio ammonimento: «Basta con le inutili litanie sulle dimissioni di Berlusconi».
Il leader dell’Udc ha ragione. Sappiamo tutti che il Cavaliere non lascerà mai Palazzo Chigi di sua volontà .
In fondo è giusto così. Berlusconi è stato eletto dal popolo e soltanto il popolo potrà mandarlo a casa. È un principio di democrazia elementare.
Che tuttavia non obbliga un cittadino ad avere fiducia in lui.
Il sottoscritto, per il poco che vale, non si fida più del Parolaio Blu.
Spero soltanto che Berlusconi si renda conto di stare sull’orlo di un abisso, come tutti noi del resto.
E la smetta di raccontarci la favola di Cappuccetto rosso.
Siamo adulti e vaccinati. La storia ci ha insegnato che il lupo cattivo può vincere, talvolta.
Dio non voglia che accada all’Italia.
Gianpaolo Pansa
(da libero-news)
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Agosto 9th, 2011 Riccardo Fucile
LA TELEFONATA DI OBAMA A BERLUSCONI…IL CONTATTO CON TREMONTI, MA IL GELO RESTA
A Porto Rotondo, nella war room allestita a villa Certosa, il telefono di Berlusconi
squilla tutto il giorno.
È il lunedì decisivo, quello del verdetto dei mercati, e la situazione è di massima allerta.
Alla fine, alla chiusura delle borse, con lo spread Btp-Bund sceso intorno a quota 300, la telefonata più importante arriva da Mario Draghi.
Il governatore della Banca d’Italia risolleva il morale del premier, confermando che la giornata è andata benino, che l’ombrello steso dalla Bce ha funzionato.
Ma questo non deve assolutamente portare ad abbassare la guardia: “Adesso – così si congeda Draghi – il governo deve dare seguito agli impegni presi, non possiamo assolutamente permetterci di tergiversare”.
Le cose da fare sono lì, nero su bianco, nella lettera (firmata anche da Draghi) che Trichet ha scritto a Berlusconi.
Un menù fatto di tagli, liberalizzazioni da varare immediatamente “per decreto”, privatizzazioni, meno vincoli ai licenziamenti e alle assunzioni e, soprattutto, una correzione del rapporto deficit/Pil per il 2012 dal 2,7% all’1,5%.
Un taglio di oltre un punto percentuale, equivalente a circa 20 miliardi di euro.
Una mazzata talmente forte che Berlusconi sta raccogliendo le idee di tutti, consultando più gente possibile per capire come procedere: dal presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua al presidente di Equitalia Attilio Befera.
Consigli preziosi, anche perchè stavolta il Cavaliere non intende lasciare la partita nelle mani del solo Tremonti.
Tra il premier e il ministro dell’Economia la fiducia si è incrinata, tanto che una telefonata che c’è stata ieri a proposito del G7 – pura routine – è stata comunicata alle agenzie con la formula del colloquio “lungo e cordiale”, quasi fossero due estranei.
Un colloquio “cordiale” è invece quello che c’è stato tra Berlusconi e Obama. Entrambi i leader sono appannati e in difficoltà , entrambi i paesi affrontano crisi gemelle.
Così i due hanno cercato di farsi un po’ coraggio a vicenda, anche perchè pochi minuti prima c’era stato il tonfo di Wall Street.
A palazzo Chigi raccontano che Obama abbia esordito criticando con vigore il declassamento del rating Usa, passando quindi rapidamente a commentare la situazione italiana: “Ho sentito che avete deciso di anticipare il pareggio di bilancio al 2013. Bene, molto bene. Se farete tutto quello che avete annunciato risolverete sicuramente i vostri problemi”.
Incassato il sostegno americano, Berlusconi ha illustrato la sua teoria su quanto accaduto in questi giorni neri sulle borse: “L’attacco non è stato contro l’Italia, nel mirino della speculazione c’era l’euro. È successo a noi, domani potrebbe accadere a un altro grande paese. Per questo occorre un maggior coordinamento delle politiche europee”.
Nel governo si fronteggiano diverse (e opposte) idee su come rispondere all’ultimatum della Bce sul risanamento del bilancio.
La strada più gettonata sembra essere quelle di un intervento drastico sulle pensioni, ma Umberto Bossi è già sul piede di guerra.
Lo stesso Berlusconi è incerto, teme un autunno caldo con i sindacati in piazza.
Anche per questo ha deciso di non presenziare alla riunione di domani con le parti sociali, proprio perchè non sa ancora cosa dire.
Da un’altra parte chi ne ha raccolto lo sfogo assicura che il Cavaliere sarebbe anche tentato di prendere il toro per le corna: “Se non ora quando? Possiamo approfittare della crisi per approvare tutto quello che in tempi normali non riusciremmo a fare”. Nel caso gli riuscisse di tirare il paese fuori dalle secche, Berlusconi immagina di essere considerato un salvatore della patria.
La prospettiva inizia a solleticarlo.
Da qui l’ipotesi di un consiglio dei ministri straordinario da fissare proprio il giorno di Ferragosto, per dare agli italiani l’immagine di un governo che lavora e approva per decreto le misure necessarie.
Oltretutto sul rigore il terzo polo è pronto a dare una mano, persino votando a favore in Parlamento.
Un’occasione davvero insperata per riagganciare l’Udc. “Casini ci propone di superare le contrapposizioni – spiega il ministro Raffaele Fitto – e non possiamo lasciar cadere questa offerta di collaborazione. L’opposizione è divisa in tre: Di Pietro chiede le elezioni, Bersani chiede le dimissioni di Berlusconi, mentre il terzo polo vuole salvare con noi il paese. Io dico di andare a vedere”.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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Agosto 9th, 2011 Riccardo Fucile
CALO DEL 70% DI TURISTI SULL’ ISOLA… COME MAI NON SI USANO I MEZZI MILITARI, DELLA GUARDIA DI FINANZA O DELLA SIREMAR ?
L’emergenza profughi continua ad occupare le aperture dei tg e dei giornali, seminando paura tra i turisti, che scelgono altre mete.
Risultato: a Lampedusa i migranti non ci sono. O meglio, quelli che ci sono stanno rinchiusi in quella specie di lager che chiamano centri di accoglienza (ieri ne sono sbarcati altri 430, il Cie è di nuovo al collasso con 1200 presenze) e non ci sono neppure i turisti.
Il 70% in meno dell’anno scorso, percentuale che rischia di raggiungere l’80% a fine mese.
Le spiagge hanno il passo della vita settembrina più che ferragostana: ombrelloni semi-vuoti, nessuno in fila per mangiare o nei bar della centrale via Roma per gustare una granita.
Tutta colpa dello spauracchio migranti? Sicuramente, ma soprattutto dei rari voli che collegano l’isola al continente e dei costi elevatissimi che hanno.
Per venire qui abbiamo pagato un biglietto di sola andata da Roma 300 euro con la Blue Panorama.
La stessa compagnia che il ministro del Turismo Michela Brambilla nella conferenza stampa che seguì alla visita del premier Silvio Berlusconi sull’isola, invitava ad utilizzare in quanto avrebbe garantito lo sbarco a Lampedusa con soli 50 euro.
Forse intendeva il costo del taxi per arrivare a Fiumicino dal centro città .
Per non parlare dell’Alitalia che garantisce un volo al giorno, solo il sabato e la domenica.
Eppure l’atmosfera misteriosa e incontaminata del mare e delle baie, la gentilezza ruvida e autentica dei pescatori, continua a rendere Lampedusa la più bella isola che guarda all’Africa.
E abbassa gli occhi di fronte all’indifferenza e all’incapacità dei nostri governanti. L’emergenza immigrazione non conosce la parola fine.
Mentre conosce bene il suo prezzo. In termini umani, ovviamente, e questo non è quantificabile. E in termini di costi. Questi sì quantificabili.
Come i 140 mila euro al giorno che per due mesi — tanti ne sono trascorsi finora — fanno 8 milioni e quattrocento mila euro per pagare la nave Moby, che trasporta in altri luoghi gli immigrati che non trovano posto nei centri.
Affidamento diretto in nome dell’emergenza all’armatore Vincenzo Onorato socio di Cin, l’Associazione temporanea d’impresa che si è aggiudicata la gara per l’acquisto della Tirrenia, un tempo società pubblica.
Ci si chiede perchè non vengano utilizzate le motovedette della Guardia di Finanza, le navi militari o quelle della flotta Siremar, compagnia partecipata dalla Regione Sicilia. Domande destinate a restare senza risposta.
Come quella che in molti si pongono sull’isola: che fine fanno i barconi sui quali arrivano i migranti una volta che vengono caricati con la gru sulla nave?
In quali mani finiscono?
Mentre si sa dove vengono portati i bambini.
Raggiungiamo in sella ad un motorino la ex base Loran poco distante dall’Isola dei Conigli.
E lo spettacolo che ci attende toglie il respiro.
Occhi neri, blu e perfino celesti, con capelli biondi e pelle scura, magia della miscellanea delle razze.
Sguardi imploranti che trapelano come raggi di sole dalla rete.
Mani piccole e già coraggiose aggrappate al filo spinato. Lamenti che si perdono nel vento.
Ecco dove sono i bambini. Non possiamo entrare. Non ce lo permettono.
Li possiamo solo guardare. E ascoltare.
Prigionieri senza colpa di una modernità che calpesta la dignità , ma una cosa non riesce a fare: azzerare l’istinto di sopravvivenza, altrimenti come potrebbero resistere qui dentro? La sola cosa che ci viene permessa è andare via.
E mentre torniamo verso il molo Favaloro, dove altri barconi stanno arrivando ci chiediamo dove li porteranno questi bimbi, questi ragazzini semmai un giorno decideranno di liberarli.
E dove sono quelli che sono riusciti a scappare?
Sandra Amurri
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 9th, 2011 Riccardo Fucile
I COSTI DELLA POLITICA E’ DOVEROSO DIMEZZARLI, MA SULLA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI L’INTESA E’ SOLO A PAROLE
Vogliono la fiducia dei cittadini in questo momento nero? 
Se la guadagnino.
Il governo, la maggioranza e la stessa opposizione non possono chiedere un centesimo agli italiani senza parallelamente (anzi: prima) tagliare qualcosa di loro.
Conosciamo l’obiezione: non sarà un taglio di 1000 euro dallo stipendio reale (l’indennità è solo una parte) di deputati e senatori a risolvere il problema.
Perfino se tutti fossero condannati a lavorare gratis risolveremmo un settemillesimo della manovra.
Vero.
Ma stavolta non hanno scelta: è in gioco la loro credibilità .
Per partire devono aver chiaro un punto: il perfetto è nemico del bene.
In attesa di una ridefinizione generale dello Stato (campa cavallo) certe cose si possono fare subito. Alcune simboliche, altre di sostanza.
Sono stati presentati nove progetti di legge, dall’inizio della legislatura, per ridurre o addirittura dimezzare il numero dei parlamentari.
Da destra, da sinistra… Dove sono finiti? Boh…
Sono tutti d’accordo, a parole? Lo facciano, quel taglio. Senza allegarci niente.
Sennò finisce come sempre finisce: la sinistra ci aggancia una cosa inaccettabile dalla destra, la destra ci aggancia una cosa inaccettabile dalla sinistra. E tutto resta come prima.
Esattamente il giochino della riforma bocciata al referendum del 2006, che vedeva sì una modesta riduzione da 630 a 518 deputati, da 315 a 252 senatori (non il dimezzamento sbandierato: quella è una frottola) ma anche uno svuotamento dei poteri del Quirinale e un aumento dei poteri del premier.
Dettagli che garantivano la bocciatura: la sinistra non l’avrebbe votato mai.
Vogliono ridurre davvero? Trovino un accordo e lo votino tutti insieme: non servirà neanche il referendum confermativo.
Sennò i cittadini sono autorizzati a pensare che sia solo propaganda.
Come propaganda appare per ora la mega-maxi-super-riforma votata dal Consiglio dei ministri il 22 luglio. Se era così urgente perchè non risulta ancora depositata e non se ne trova traccia neanche nel sito di Palazzo Chigi? Era sufficiente l’annuncio stampa?
Forse erano più urgenti le vacanze.
Non si possono abolire subito le province senza ripartire parallelamente le competenze e i dipendenti?
Comincino a toglierle dal tabù della Costituzione e a sopprimere quelle che hanno come capoluogo la capitale regionale destinata a diventare area metropolitana o non arrivano a un numero minimo di abitanti.
Vogliono inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione? Inizino col riconoscere, concretamente, che la cosa oggi più lontana dal pareggio sono le pensioni dei parlamentari: alla Regione Lazio i contributi versati sono un decimo di quanto esce per i vitalizi.
Alla Camera e al Senato un undicesimo.
Al netto dei reciproci versamenti addirittura un tredicesimo.
Immaginiamo la rivolta: non si toccano i diritti acquisiti!
Sarà , ma quelli dei cittadini sono già stati toccati più volte.
Deve partire una stagione di liberalizzazione? Partano introducendo una regoletta esistente nei Paesi più seri: un deputato pagato per fare il deputato può far solo il deputato.
Un caso come quello di Antonio Gaglione, il parlamentare pugliese espulso dal Pd per avere bucato il 93% delle sedute e così assenteista («preferisco fare il medico»), da bigiare addirittura il passaggio chiave del 14 dicembre scorso che vide Berlusconi salvarsi per pochissimi voti dalla mozione di sfiducia, in America è impensabile.
E così quelli dei tanti avvocati (uno su sette alla Camera, uno su sette al Senato) e professionisti di ogni genere che pretendono di fare l’una e l’altra cosa.
Dice uno studio de «lavoce.info» che un professionista che continua a fare il suo lavoro anche dopo l’elezione «bigia» in media il 37% in più degli altri parlamentari.
Basta.
Negano di intascare i soldi destinati ai collaboratori non messi in regola e pagati in nero?
La riforma è già pronta e depositata: il deputato o il senatore fornisce al Parlamento il nome del collaboratore di fiducia e questi viene pagato direttamente dal Parlamento.
Ed ecco che l’«equivoco infamante» su certe furbizie sarebbe all’istante risolto.
Il vero cambiamento, però, quella rivoluzionario, sarebbe la decisione di spalancare finalmente le porte alla legittima curiosità dei cittadini.
Massima trasparenza: quella sarebbe la svolta epocale.
Se un americano vuole vedere se «quel» deputato che si batte per la ricerca farmaceutica ha avuto finanziamenti, commesse, incarichi professionali da un’azienda di prodotti farmaceutici va su Internet e trova tutto.
Se un tedesco vuol sapere se «quel» deputato ha guadagnato dei soldi fuori dal Parlamento e in che modo, va su Internet e trova tutto.
Se un inglese vuole conoscere i nomi di chi quel giorno ha viaggiato su quel volo blu dal 1997 ad oggi o quanto spendono a Buckingham Palace per le bottiglie di vino va su Internet e trova tutto.
Da noi per avere le sole dichiarazioni dei redditi dei parlamentari un cittadino di Vipiteno o di Capo Passero deve andare a Roma, presentarsi in un certo ufficio della Camera o del Senato, dimostrare di essere iscritto alle liste elettorali e poi accontentarsi di sfogliare un volume senza manco la possibilità di fare fotocopie.
Per non dire del Quirinale dove ogni presidente, per quanto galantuomo sia, pur di non smentire la cautela del predecessore, mantiene riservato il bilancio del Colle limitandosi a dare delle linee generali.
Che magari sono sempre meno oscure ma certo sono lontanissime dalla trasparenza britannica.
Cosa risparmieremmo? Moltissimo.
Un solo esempio: sapere che il passaggio dato su un volo di Stato a una ballerina di flamenco finirebbe all’istante sui giornali, spingerebbe automaticamente a ridurre se non a eliminare del tutto certi «piacerini».
Lo stesso vale per certi voli elettorali vietati, come ricorda una dura polemica sui giornali, anche in Turchia.
Il governo, la maggioranza e l’opposizione (per quanto possa incidere) ritengono di avere, sui costi della politica, la coscienza a posto?
Pensano di avere tagliato il massimo del massimo e che non si possa tagliare di più?
Mettano tutto online. Con un linguaggio non inespugnabile.
Ma soprattutto, vale per la destra e per la sinistra, la smettano una volta per tutte di gettare fumo fingendo di fare confusione (confusione voluta, ipocrita, pelosa) tra il qualunquismo, la demagogia e il diritto di sapere dei cittadini.
Che sudditi non sono.
Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella
(da “Il Corriere della Sera“)
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Agosto 9th, 2011 Riccardo Fucile
IL DEPUTATO “RESPONSABILE” GUIDA IL FORUM CHE DOVREBBE COMBATTERE GLI ABUSI SUI PRESTITI…MA SI CIRCONDA DI PERSONAGGI CHE HANNO GUAI CON LA LEGGE: CHI E’ ACCUSATO DI SPACCIARSI PER DENTISTA E CHI E’ RITENUTO VICINO AL CLAN DEI CASALESI
Il 29 aprile dello scorso anno, in una sala della Camera dei deputati traboccante di folla, alla presenza di un notaio, nacque il “Forum Antiusura Bancaria”.
Artefice dell’impresa di mettere assieme i dannati del credito e le associazioni che se ne occupavano, fu un onorevole dell’Idv, ancora non noto alle cronache parlamentari: Domenico Scilipoti.
A lui guardano ancora coloro che hanno rapporti di “schiavitù” con gli istituti di credito, sperando che l’unico parlamentare che fino ad oggi ha issato con convinzione la bandiera della “guerra alle banche”, possa riuscire nel difficile compito di creare almeno quello che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi annunciò il 5 febbraio scorso, nella prima convention nazionale del Forum.
Vale a dire un dipartimento interministeriale (tra Interno ed Economia) in grado di fornire risposte a piccole e medie imprese o famiglie che siano entrate in pericolosi (e lunghissimi) contenziosi con le banche.
Ci crede ad esempio Emidio Orsini, consigliere del Forum, che è un po’ il simbolo di questo mondo essendo il primo imprenditore in Italia ad essere stato riconosciuto vittima di usura bancaria: “Scilipoti è l’unico che ci aiuta — afferma, ma subito chiarisce — Il sistema del Forum è troppo permeabile e le persone che hanno problemi con il credito sono vittime fin troppo facili per chi voglia approfittarne”.
Pare infatti che sia proprio quello che è successo.
Un anno dopo alcuni tra i 76 fondatori, e gli altri che si sono frattanto aggregati, hanno problemi con la giustizia.
Lorena Sacchi di problemi con la legge ne ebbe nel 2007, quando fu fermata perchè esercitava abusivamente l’attività di dentista.
Si è avvicinata al Forum da subito, con l’associazione Antiracket Antiusura Contro tutte le Mafie.
Nelle scorse settimane vantava di aver peritato attraverso studi a lei vicini oltre mille conti in sei mesi.
Al prezzo di 1500-2000 euro a perizia, parliamo di un giro di oltre un milione e mezzo di euro.
Giuseppe Catapano non c’era all’epoca della nascita dell’associazione, ma per il Forum è stato tra gli organizzatori di convegni in mezza Italia.
à‰ stato arrestato a giugno perchè ritenuto il perno di un’associazione considerata vicina al clan dei Casalesi: in cambio del 15% contante dei debiti accumulati dalle imprese, il gruppo — affermano gli inquirenti — acquisiva aziende decotte nel padovano, le spogliava e le faceva fallire attraverso prestanome (il giro di affari stimato era attorno ai 50 milioni di euro). Catapano al Forum si presentava come il Rettore dell’Università Popolare degli studi di Milano e come presidente dell’Ope, l’Osservatorio Parlamentare Europeo (che nelle istituzioni europee nessuno sa cosa sia).
Come legale dell’Ope si presentava anche Antonello Secchi, “commissario del dipartimento per la giustizia, affari interni e libertà civile dell’Ope”.
Nel marzo di quest’anno, a nome dell’Ope e del Forum presenta ricorso al Tribunale di Verona contro un decreto ingiuntivo di sequestro.
Il tribunale gli rigetta l’istanza perchè “non è procuratore di nessuna delle parti”.
Qualche giorno dopo, ottenuta la procura, ripropone il medesimo appello.
Il giudice anche questa volta chiude le porte alla richiesta: “Non trova alcun fondamento normativo ed è giustificata su elementi di opportunità anzichè su motivazioni giuridiche”.
Ancora.
C’è una querela in corso tra uno dei primi di coloro che si associarono al Forum, Virgilio Mira, e Giuseppe Candotti, che risulta nell’esecutivo dell’associazione. Candotti si sarebbe fatto pagare da un’azienda una parcella di duemila euro per una consulenza fatta dal Mira.
Spiega quest’ultimo: “Quando mandai la fattura me la rispedirono indietro dicendo: ‘Abbiamo già pagato Candotti’”.
Che girino soldi a vagoni attorno al Forum è questione fuori discussione.
Che qualcuno ne abbia approfittato appare evidente dalle cronache.
Ma esistono anche questioni di opportunità quando il rappresentante del Forum è anche avvocato o commercialista (e quindi può avere una pubblicità dall’adesione alla onlus).
E’ il caso di Francesco e Sergio Petrino, padre e figlio, consulenti, spiega Scilipoti, “a titolo gratuito”.
Ma anche di Gennaro Baccile che con la moglie anima l’associazione Sos Utenti. Sul loro sito si legge che “L’istituto creditizio Fineco Prestiti (…) ha selezionato un campione di 40.000 nomi fra i suoi clienti” e li ha iscritti per due anni a Sos Utenti.
L’associazione conta poco più di 40mila iscritti.
Se 40mila sono gli iscritti di una banca (Fineco è Unicredit) come si fa a fare la guerra alla banca?
Eduardo Di Blasi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Costume, Giustizia, governo, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »