DRAGHI INCALZA IL PREMIER: “NON SI PUO’ TERGIVERSARE, LA BCE PRETENDE FATTI”
LA TELEFONATA DI OBAMA A BERLUSCONI…IL CONTATTO CON TREMONTI, MA IL GELO RESTA
A Porto Rotondo, nella war room allestita a villa Certosa, il telefono di Berlusconi squilla tutto il giorno.
È il lunedì decisivo, quello del verdetto dei mercati, e la situazione è di massima allerta.
Alla fine, alla chiusura delle borse, con lo spread Btp-Bund sceso intorno a quota 300, la telefonata più importante arriva da Mario Draghi.
Il governatore della Banca d’Italia risolleva il morale del premier, confermando che la giornata è andata benino, che l’ombrello steso dalla Bce ha funzionato.
Ma questo non deve assolutamente portare ad abbassare la guardia: “Adesso – così si congeda Draghi – il governo deve dare seguito agli impegni presi, non possiamo assolutamente permetterci di tergiversare”.
Le cose da fare sono lì, nero su bianco, nella lettera (firmata anche da Draghi) che Trichet ha scritto a Berlusconi.
Un menù fatto di tagli, liberalizzazioni da varare immediatamente “per decreto”, privatizzazioni, meno vincoli ai licenziamenti e alle assunzioni e, soprattutto, una correzione del rapporto deficit/Pil per il 2012 dal 2,7% all’1,5%.
Un taglio di oltre un punto percentuale, equivalente a circa 20 miliardi di euro.
Una mazzata talmente forte che Berlusconi sta raccogliendo le idee di tutti, consultando più gente possibile per capire come procedere: dal presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua al presidente di Equitalia Attilio Befera.
Consigli preziosi, anche perchè stavolta il Cavaliere non intende lasciare la partita nelle mani del solo Tremonti.
Tra il premier e il ministro dell’Economia la fiducia si è incrinata, tanto che una telefonata che c’è stata ieri a proposito del G7 – pura routine – è stata comunicata alle agenzie con la formula del colloquio “lungo e cordiale”, quasi fossero due estranei.
Un colloquio “cordiale” è invece quello che c’è stato tra Berlusconi e Obama. Entrambi i leader sono appannati e in difficoltà , entrambi i paesi affrontano crisi gemelle.
Così i due hanno cercato di farsi un po’ coraggio a vicenda, anche perchè pochi minuti prima c’era stato il tonfo di Wall Street.
A palazzo Chigi raccontano che Obama abbia esordito criticando con vigore il declassamento del rating Usa, passando quindi rapidamente a commentare la situazione italiana: “Ho sentito che avete deciso di anticipare il pareggio di bilancio al 2013. Bene, molto bene. Se farete tutto quello che avete annunciato risolverete sicuramente i vostri problemi”.
Incassato il sostegno americano, Berlusconi ha illustrato la sua teoria su quanto accaduto in questi giorni neri sulle borse: “L’attacco non è stato contro l’Italia, nel mirino della speculazione c’era l’euro. È successo a noi, domani potrebbe accadere a un altro grande paese. Per questo occorre un maggior coordinamento delle politiche europee”.
Nel governo si fronteggiano diverse (e opposte) idee su come rispondere all’ultimatum della Bce sul risanamento del bilancio.
La strada più gettonata sembra essere quelle di un intervento drastico sulle pensioni, ma Umberto Bossi è già sul piede di guerra.
Lo stesso Berlusconi è incerto, teme un autunno caldo con i sindacati in piazza.
Anche per questo ha deciso di non presenziare alla riunione di domani con le parti sociali, proprio perchè non sa ancora cosa dire.
Da un’altra parte chi ne ha raccolto lo sfogo assicura che il Cavaliere sarebbe anche tentato di prendere il toro per le corna: “Se non ora quando? Possiamo approfittare della crisi per approvare tutto quello che in tempi normali non riusciremmo a fare”. Nel caso gli riuscisse di tirare il paese fuori dalle secche, Berlusconi immagina di essere considerato un salvatore della patria.
La prospettiva inizia a solleticarlo.
Da qui l’ipotesi di un consiglio dei ministri straordinario da fissare proprio il giorno di Ferragosto, per dare agli italiani l’immagine di un governo che lavora e approva per decreto le misure necessarie.
Oltretutto sul rigore il terzo polo è pronto a dare una mano, persino votando a favore in Parlamento.
Un’occasione davvero insperata per riagganciare l’Udc. “Casini ci propone di superare le contrapposizioni – spiega il ministro Raffaele Fitto – e non possiamo lasciar cadere questa offerta di collaborazione. L’opposizione è divisa in tre: Di Pietro chiede le elezioni, Bersani chiede le dimissioni di Berlusconi, mentre il terzo polo vuole salvare con noi il paese. Io dico di andare a vedere”.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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