GIAMPAOLO PANSA: “ECCO PERCHE’ NON MI FIDO PIU’ DEL PAROLAIO SILVIO”
LE VICENDE DEGLI ULTIMI GIORNI DIMOSTRANO CHE IL “PAROLAIO BLU” NON SA PASSARE DALLE CHIACCHIERE AI FATTI CONCRETI… CHE ALLA FINE CI VENGONO IMPOSTI DA ALTRI GOVERNI
Voglio dirlo fuori dai denti: di Silvio Berlusconi non mi fido più.
Qualche anno fa, per indicare il vetero comunista Fausto Bertinotti, avevo inventato il personaggio del Parolaio rosso.
Era un’etichetta beffarda che, purtroppo, oggi si adatta anche al nostro premier. Lui sta dimostrando, ogni giorno di più, di essere un altro parolaio, sia pure di colore diverso: il Parolaio Blu.
Mercoledì 3 agosto, nel discorso alla Camera e al Senato, il Cavaliere aveva garantito al paese che tutto andava per il meglio.
La crisi finanziaria globale non cancellava i fondamentali dell’economia italiana. Inutile darsi da fare.
Bastava restare fermi ad aspettare che la bufera passasse.
Il giorno successivo, giovedì 4 agosto, nell’incontro con le parti sociali, Berlusconi ha intonato la medesima tiritera. Con un corredo di battute surreali: «Le borse? Sono un orologio rotto», «La crisi non si aggraverà , credete a me. Partito da zero, ho 56 mila dipendenti e non sono rincoglionito di colpo», «Se avete dei titoli azionari, non vendeteli, teneteli al sicuro nel cassetto del comò», «Siamo in stallo perchè il governo non ha poteri».
Poi, di colpo, dopo appena ventiquattro ore, la sera di venerdì 5 agosto ecco l’improvvisa conferenza stampa del Cav, di Giulio Tremonti e di Gianni Letta.
Qui viene annunciata una svolta mai accennata prima.
A cominciare dall’anticipo della manovra al 2013 e dall’inserimento nella Costituzione dell’obbligo di tenere in pareggio il bilancio statale.
Nel giro di tre giorni, il Parolaio Blu ha cambiato tutte le carte in tavola.
Informandoci che siamo davvero sul Titanic, come ci aveva avvisato Tremonti nel dibattito sulla finanziaria. E che se non vogliamo affondare, è indispensabile stringere la cinghia.
Per raggiungere il pareggio nel 2013, dovremo prepararci a sopportare nel 2012 una quantità impressionante di tagli e di tasse.
Naturalmente il Cavaliere non ha usato queste parole crude. Berlusconi, ormai lo sappiamo, non ama il dramma.
Predilige un genere teatrale più allegro e giocondo.
Ma nel comportarsi così, fa un torto a se stesso e, soprattutto, agli italiani.
Chi è anziano ricorda che cosa disse agli inglesi Winston Churchill, all’inizio della guerra contro Hitler: «Vi prometto soltanto lacrime e sangue».
I figli di Mamma Italia sono di stomaco più debole dei sudditi di Sua Maestà britannica? Penso di no.
Se la verità che ci aspetta è brutta, perchè il nostro premier insiste a nasconderla?
Sappiamo tutti che la svolta del 5 agosto è arrivata sotto l’urto di richieste perentorie. Venute dalla Banca centrale europea, dalla Germania, dalla Francia e, forse, dagli Stati Uniti. È chiaro che anche loro non si fidano più del governo italiano.
E gli hanno imposto di anticipare la manovra di un anno.
Con tutto quello che ne consegue.
Già , ma che cosa comporterà l’anticipo?
Anche su questo, il Parolaio Blu, invece di spiegare, ha fatto scena muta.
Avrebbe dovuto passare dalle chiacchiere alle previsioni dure. Ma non è stato capace di farlo. Alla fine della conferenza stampa rideva. Ha persino annunciato che lui e Tremonti si sfideranno a duello: «Domani mattina all’alba, dobbiamo soltanto scegliere l’arma».
Nonostante le battute del Parolaio, da oggi in poi qualcuno ci spiegherà che cosa può avvenire nel nostro orribile 2012.
Prima di tutto, ci troveremo di fronte a molti miliardi di nuove tasse, si dice venti o giù di lì.
È facile prevedere che verrà varata un’imposta patrimoniale, sulla quale però c’è ancora il buio più totale.
Riguarderà soltanto i nostri conti correnti, con un prelievo più forte di quello che fece il governo Amato?
Sarà una bastonata secca, commisurata al reddito dichiarato? Investirà anche il patrimonio edilizio dei privati, ossia la casa o le case possedute?
Anche se navighiamo nell’oscurità , su questa probabile imposta una certezza c’è già . Colpirà soprattutto i contribuenti più fedeli, quelli che hanno sempre dichiarato il loro reddito vero, sino all’ultimo euro.
È una tradizione tutta italiana stangare gli onesti e lisciare il pelo ai disonesti. Un sistema balordo che sta per essere messo in atto per il pagamento dei nuovi ticket sanitari.
Volete un esempio? Ecco che cosa hanno deciso i governi di tre regioni rosse, la Toscana, l’Umbria e l’Emilia-Romagna.
A partire da lunedì 8 agosto, la misura del ticket verrà calcolata in base al reddito denunciato nel 740. Sono previste quattro fasce. Per chi sta nella prima, da zero a 36 mila euro all’anno, non è previsto il pagamento di alcun ticket.
Chi si trova nelle successive tre fasce (da 36 a 70 mila euro, da 70 a 100 mila, oltre i 100 mila) dovrà sopportare un ticket via via più alto.
Il governatore toscano, Enrico Rossi, ha dichiarato a Repubblica: «Ci siamo opposti all’ingiustizia del ticket, poi siamo stati obbligati a introdurlo. Ma almeno lo faremo a modo nostro, facendo pagare di più chi ha di più».
Mi sembra un principio sacrosanto, uno dei pilastri della democrazia economica. Che tuttavia presenta una falla assai grande: sono certi, in Toscana e nelle altre due regioni rosse, di sapere con sicurezza chi ha di più?
La domanda è inevitabile data la spaventosa evasione fiscale che affligge l’Italia, anche nelle tre regioni guidate dalla sinistra.
Chi ci garantisce che le categorie fissate a proposito dei ticket corrispondano alla ricchezza reale?
Basta sfogliare le tabelle pubblicate dall’Agenzia delle entrate per rendersi conto che moltissimi commercianti, ristoratori e artigiani dichiarano redditi ben al di sotto dei 36 mila euro lordi all’anno
L’evasore verrà esentato, il contribuente fedele sarà tartassato.
Pazienza, l’asino onesto continuerà a tirare il carro per conto di tutti. E non è improbabile che altre regioni seguano questo esempio.
Sempre sull’accomodante Repubblica del 5 agosto, Vasco Errani, presidente dell’Emilia-Romagna ci ha offerto la seguente rivelazione: «Noi non siamo regioni rosse. Questo è un modo vecchio di leggere la situazione. Noi siamo regioni europee!».
Avanti con i carri, dunque, lungo la strada decisa dall’Europa per noi. La scelta di accelerare la manovra è stata subito approvata dal Terzo Polo, ossia da Casini, Fini e Rutelli. Inoltre, Pier Ferdinando Casini ha rivolto a Bersani, a Di Pietro e a Vendola un saggio ammonimento: «Basta con le inutili litanie sulle dimissioni di Berlusconi».
Il leader dell’Udc ha ragione. Sappiamo tutti che il Cavaliere non lascerà mai Palazzo Chigi di sua volontà .
In fondo è giusto così. Berlusconi è stato eletto dal popolo e soltanto il popolo potrà mandarlo a casa. È un principio di democrazia elementare.
Che tuttavia non obbliga un cittadino ad avere fiducia in lui.
Il sottoscritto, per il poco che vale, non si fida più del Parolaio Blu.
Spero soltanto che Berlusconi si renda conto di stare sull’orlo di un abisso, come tutti noi del resto.
E la smetta di raccontarci la favola di Cappuccetto rosso.
Siamo adulti e vaccinati. La storia ci ha insegnato che il lupo cattivo può vincere, talvolta.
Dio non voglia che accada all’Italia.
Gianpaolo Pansa
(da libero-news)
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